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Gli alunni della classe quinta B raccontano
LE LEGGENDE DELL’ANTICA ROMA 84° CIRCOLO DIDATTICO DI ROMA VIA CASALOTTI 259 ANNO SCOLASTICO 2006/07
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UN’ORIGINE LEGGENDARIA LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO
LA GUERRA DI PIRRO UN’ORIGINE LEGGENDARIA ATTILIO REGOLO IL RATTO DELLE SABINE I VERI GIOIELLI ORAZI E CURIAZI LE IDI DI MARZO LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO CLEOPATRA GUAI AI VINTI!
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ROMA: UN’ORIGINE LEGGENDARIA
Enea, fuggito da Troia in fiamme, dopo una lunga navigazione per il Mar Mediterraneo,approdò con alcuni compagni sulle coste del Lazio. Il figlio Ascanio fondò la città di Albalonga. Alcuni secoli dopo, il malvagio Amulio fratello del re Numitore, costrinse la figlia Rea Silvia, a diventare una sacerdotessa di Vesta, (temeva che potesse avere figli e che gli portassero via il trono). Il dio Marte si innamorò di Rea Silvia, e da loro amore nacquero due gemelli chiamati Romolo e Remo. Amulio ordinò che i due bambini fossero uccisi, li fece sistemare in una cesta di vimini e di abbandonarli alla corrente del fiume Tevere. Ma i due gemelli si salvarono,vennero allevati da una lupa da un pastore. Cresciuti, fondarono una città, Roma. Però litigarono e Romolo uccise il gemello Remo;egli divenne il primo re di Roma. Guarda il disegno
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IL RATTO DELLE SABINE Una volta fondata la città c’era però il problema di popolarla:Romolo raccolse i pastori dalle zone circostanti, ma mancavano le donne .Come fare? Pensò allora di organizzare una festa, alla quale invitò i Sabini , con mogli e figlie. Mentre le feste si svolgeva fra canti e danze , ad un segnale convenuto , i giovani Romani rapirono le donne sabine e , armati di pugnali , misero in fuga gli uomini. Questi ritornarono, poco tempo dopo, guidati da Tito Tazio,re della tribù sabina dei Curiti,con l' intento di liberare le loro donne e di vendicarsi dell'affronto ricevuto. Una fanciulla ,Tarpea aprì loro le porte della città:chiese di tradire i Romani in cambio di quello che portavano sul braccio (bracciali d'oro)ma pagò il suo gesto con una morte atroce,infatti fu gettata da una rupe. Le generazione daranno poi il nome di lei alla rupe Tarpea,dalla quale diverrà consuetudine gettare i traditori di Roma. Penetrati a Roma, i Sabini si lanciarono contro i guerrieri nemici;ma appena iniziò la battaglia le donne intervennero per ottenere un armistizio.Molte fanciulle infatti,si erano già affezionate agli sposi Romani e non potevano tollerare la vista di quella sanguinosa battaglia nella quale erano coinvolti i loro padri e i loro mariti. La vicenda ebbe così una pacifica conclusione:Romani e Sabini si fusero in solo popolo. Dal nome della tribù di Tito Tazio,quella dei Curiti,derivò poi, dai Romani l'appellativo di Quiriti. Guarda il disegno
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ORAZI E CURIAZI Si era nel pieno della guerra con le città latine.
Roma, governata dal re Tullo Ostilio,aveva già vinto numerose battaglie,ma ancora rimaneva da battere la città più forte, Albalonga, retta a quei tempi dal re Gaio Cluilio. Per evitare ulteriori spargimenti di sangue i rispettivi sovrani decisero di affidare a due gruppi di rappresentanti le sorti del conflitto fra le due città. Furono scelti per Roma gli Orazi e per Albalonga i Curiazi. Iniziato il combattimento,quasi subito, due Orazi furono uccisi,mentre i due Curiazi riportarono solo lieti ferite.Il terzo Orazio,vistosi in difficoltà pensò di ricorrere all’astuzia e finse di scappare verso Roma. I tre Curiazi lo inseguirono, ma nel correre si distanziarono tra loro e così l’Orazio potè ucciderli uno alla volta. La sorella dell’Orazio supersite si gettò sul corpo del Curazio morto suo promesso sposo e così il soldato per farla tacere la uccise. L’Orazio venne messo in galera, ma il popolo chiese la sua liberazione. Guarda il disegno
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LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO
I Romani rifugiati a Veio, seppero che Roma stava incendiando e decisero di andare al Campidoglio per soccorrere i compagni chiusi all’interno di esso . Dovevano eleggere un capo e alcuni votarono Furio Camillo. Ci doveva però essere il permesso del Senato, ma molti senatori erano morti e i sopravvissuti erano chiusi nel Campidoglio . Allora per chiedere il consenso dei senatori si fece avanti un ragazzo valoroso dicendo di sapere la strada per arrivare al Campidoglio senza che i Galli lo scoprissero . I Galli, però, seguirono le sue impronte e durante la notte anche loro si arrampicarono silenziosamente per la stessa rupe. Le oche uditi i rumori iniziarono a starnazzare. I Romani si svegliarono e quella volta Roma fu salva. Guarda il disegno
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GUAI AI VINTI! Passati molti giorni la guerra continuava e i romani,chiusi nella rocca del Campidoglio, non avevano nulla da mangiare. I Galli però non erano in condizioni migliori, anche perché insieme alla mancanza del cibo venne anche la malattia della peste che causò molte vittime. Per cessare l’assedio il re dei Galli (Brenno) chiese in cambio 1000 libre d’oro da portare via. I Romani misero l’oro sulla bilancia, ma si accorsero che le loro bilance erano fasulle.. Arrabbiato Brenno gridò:-Guai ai vinti! Gettò la sua spada nella bilancia ed esclamò che ora ci voleva molto più oro. I Romani stavano per andare a prendere l’altro oro quando arrivò Camillo con un esercito e disse che senza di lui non si potevano prendere le decisioni e quindi fece riportare l’oro nel Campidoglio. I Galli si trovarono circondati dall’ esercito romano, quindi furono sbaragliati in poco tempo e dovettero lasciare Roma.. Guarda il disegno
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GUAI AI VINTI!
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LA GUERRA DI PIRRO I Romani, dopo aver conquistato l’Italia centrale, volevano estendere i loro territori fino alla Magna Grecia. La città più ricca era Taranto e per questo motivo era la più preoccupata. I Tarantini allora chiesero aiuto a Pirro, re dell’Epiro (attuale Albania). Pirro sbarcò in Italia portando con sé gli elefanti. I Romani alla vista di quelle immense bestie scapparono impauriti e le soprannominarono Buoi lucani. Un giovane soldato romano volle vedere se l’elefante fosse invulnerabile e così si avvicinò alla bestia e con la spada gli trafisse il ventre. L’elefante morì sul colpo e,a quel punto,i romani fecero una strage di elefanti . Durante la battaglia morirono molti soldati. Pirro che guardava dall’alto di una collina scosse la testa e disse:” Un’ altra vittoria come questa e tornerò in Epiro senza neppure un soldato”. Da questa frase deriva l’espressione VITTORIA DI PIRRO, un modo di dire che indica un successo che si trasforma poi in una clamorosa disfatta. Guarda il disegno
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ATTILIO REGOLO I Romani vollero conquistare Cartagine, la città padrona del commercio del Mediterraneo. Il primo combattimento si fece via mare al comando del console Caio Duilio e i Romani stavano vincendo. Non erano però soddisfatti della vittoria via mare e vollero continuare via terra, comandati dal console Attilio Regolo. Questa volta però, ebbero la meglio i Cartaginesi che catturarono e fecero prigioniero Attilio Regolo. I Cartaginesi avanzarono una richiesta di pace e proposero ad Attilio Regolo di andare a Roma e di convincere il Senato. Solo così avrebbe ottenuto la libertà. Disse ai Senatori di inviare un esercito perché quello era il momento favorevole. Attilio Regolo tornò a Cartagine, anche se i Romani glielo avevano impedito, perché la morte era sicura. Una volta giunto lì lo rinchiusero in una botte irta di chiodi e lo fecero rotolare dal fianco di una collina. Guarda il disegno 1 Guarda il disegno 2
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I VERI GIOIELLI Le matrone romane erano molto vanitose e uscivano sempre adornate con gioielli; alcune avevano anche degli schiavi che portavano in mano dei cofanetti con dentro tutti i monili d’oro, che facevano vedere ad ogni minima occasione. Non tutte le donne, però, erano fanatiche: c’era anche Cornelia vedova di Sempronio Gracco che amava stare in casa con i suoi figli Tiberio e Caio. Un giorno venne a farle visita una ricca matrona e subito le fece vedere i suoi nuovi ori. Volle vedere, poi, i gioielli di Cornelia, la quale chiamò i suoi due figli e disse che quelli erano i suoi gioielli. La ricca matrona arrossì e i propri oggetti preziosi le parvero meno sfavillanti. Guarda il disegno
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Mi mostri i tuoi, di gioielli?
Sì, eccoli!
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LE IDI DI MARZO In diverse occasioni il Senato aveva provato ad offrire a Cesare la corona e il titolo di imperatore,ma lui rifiutava. Molti aristocratici però vedevano in lui un pericolo per la Repubblica perciò vollero ucciderlo. Cesare fu assassinato da alcuni congiurati e tra questi c’era suo figlio adottivo Bruto. Cesare però poi cadde davanti alla statua di Pompeo suo grande nemico. La morte di Cesare, secondo alcuni storici, era stata annunciata da molti segni misteriosi. Come se non bastasse, la notte precedente alle Idi, Calpurnia, moglie del dittatore, aveva sognato di tenere Cesare ferito tra le braccia. Cesare non ascoltò quei cattivi presagi e si recò comunque in Senato dove incontrò la morte. Guarda il disegno
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Anche tu Bruto figlio mio!
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CLEOPATRA REGINA DEI SERPENTI
Il primo pensiero di Ottaviano appena entrato in Alessandria fu quello di catturare la regina Cleopatra : la voleva trascinare a Roma in catene per poterla esibire,durante il suo trionfo, come bottino di guerra. Cleopatra ricevette l’annuncio della visita di Ottaviano e comprese le sue intenzioni. Decise a quel punto che nessuna regina egizia sarebbe mai stata ridotta schiava da un nemico. Chiese allora al nobile romano se poteva mangiare ancora una volta i frutti della sua terra. Ottaviano acconsentì e la donna ordinò alle ancelle di chiamare il suo schiavo per farle portare il cesto di fichi maturi che le aveva ordinato. Nel cesto lo schiavo aveva nascosto un’aspide, con il morso del quale l’ultimo sovrano d’Egitto morì. Guarda il disegno
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Ti concedo di mangiare i fichi, poi verrai con me
Servo, portami il cesto dei fichi
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Questo lavoro è stato realizzato da:
Anedda Martina Basile Giada Cerboni Roberto Cesaroni Francesca Ciurleo Marco Conforzi Luca Di Ianni Davide Fischetti Daniele Galante Flavio Imbastaro Francesca Magnoni Micaela Mibelli Giada Miele Giulia Mirashi Antonella Misimi Ilber Muslii Qndresa Penna Giulia Politi Lorenzo Salvioni Flavio Sarno Veronica Scarpone Lorenzo Spadafora Manuel Vernone Veronica Virdis Chiara
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