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PubblicatoFiorenzo Mariotti Modificato 10 anni fa
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Il Natale di Greccio Riflessione in preparazione al Natale a partire dall’affresco giottesco della Basilica superiore di Assisi e dalla narrazione della Leggenda Maggiore di san Bonaventura
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Greccio: la grotta del Natale
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Greccio: veduta del Santuario
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Greccio: passaggio della cometa Hale
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1. Gli affreschi di Giotto e la Leggenda M di san Bonaventura
Le 28 grandi scene con le Storie di San Francesco riempiono tutta la fascia centrale della navata della Basilica superiore di san Francesco in Assisi. Furono probabilmente dipinte tra il 1290 e il 1295 da un ampio numero di pittori, al capo dei quali la quasi totalità degli esperti pone Giotto. Il testo delle scene è desunto dalla «Leggenda Maggiore» di san Bonaventura, scritta nel 1260 su mandato del Capitolo generale di Narbona.
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2. Il Natale di Greccio (LM X,7: FF 1186)
Tre anni prima della sua morte, Francesco decise di celebrare vicino al borgo di Greccio il ricordo della natività del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfocolarne la devozione. Ma, perché ciò non venisse ascritto a desiderio di novità, chiese ed ottenne prima il permesso del sommo Pontefice.
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Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre sul luogo un bove ed un asino.
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Vengono convocati i frati, accorre la popolazione;
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il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose.
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L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia.
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Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo, canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e, nel nominarlo, lo chiama, per tenerezza d'amore, il «bimbo di Bethlehem».
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Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secolaresca e si era legato di grande familiarità all'uomo di Dio, il signor Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno.
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Questa visione del devoto cavaliere è resa credibile dalla santità del testimone, ma viene comprovata anche dalla verità che essa indica e confermata dai miracoli da cui fu accompagnata. Infatti l'esempio di Francesco, riproposto al mondo, ha ottenuto l'effetto di ridestare la fede di Cristo nei cuori intorpiditi.
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3. Che cosa accadde a Greccio?
A Greccio avvenne un’attualizzazione liturgica del mistero del Natale che mirava a far comprendere attraverso la via esperienziale lo stretto legame tra l’Incarnazione e l’Eucaristia: «Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato». (Amm I,16-19: FF 144)
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4. Gli elementi teologici della raffigurazione
Uno sguardo globale sul mistero dell’incarnazione: il bambino la Parola la croce l’Eucaristia l’annuncio
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4. Gli elementi teologici della raffigurazione
Uno sguardo ecclesiale ampio: il sacerdote il diacono i religiosi i Christifideles laici
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4. Gli elementi teologici della raffigurazione
La partecipazione discreta del creato: il cielo azzurro l’asino e il bue.
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4. Gli elementi teologici della raffigurazione
Uno sguardo spaziale: il convergere su quanto accade dentro (le persone) il protendersi verso l’esterno (l’ambone e la croce).
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5. Pregare con Francesco Il Salmo XV (FF 303) dell’Ufficio della Passione composto per il tempo del Natale. Al suo interno dialogano: il Figlio diletto il Padre La Chiesa che contempla, loda, annuncia e invita alla sequela.
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Salmo XV: FF 303 Esultate in Dio nostro aiuto, * giubilate al Signore Dio vivo e vero con voce di gioia. Poiché eccelso e terribile è il Signore, * re grande su tutta la terra. Poiché il santissimo Padre celeste, * nostro Re prima dei secoli ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto * ed egli è nato dalla beata Vergine santa, Maria.
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Egli mi ha invocato: «Tu sei mio Padre», † e io lo costituirò mio primogenito, * più alto dei re della terra. In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia * e nella notte il suo cantico. Questo è il giorno, che ha fatto il Signore: * esultiamo in esso e rallegriamoci. Poiché il santissimo bambino diletto è dato a noi † e nacque per noi lungo la via e fu posto nella mangiatoia, * perché egli non aveva posto nell’albergo.
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Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli,
Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli, * e pace in terra agli uomini di buona volontà Si allietino i cieli ed esulti la terra, † frema il mare e quanto racchiude, * gioiscano i campi e quanto contengono. Cantate a lui un cantico nuovo; * cantate al Signore da tutta la terra. Poiché grande è il Signore e degno d’ogni lode, * è terribile sopra tutti gli dèi.
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Date al Signore, o terre dei popoli, † date al Signore la gloria e l’onore, * date al Signore la gloria del suo nome. Portate in offerta i vostri corpi † e prendete sulle spalle la sua santa croce* e seguite sino alla fine i suoi santissimi comandamenti. Gloria al Padre…
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6. Per continuare a riflettere
Quali aspetti della narrazione di Bonaventura e della raffigurazione di Giotto mi aiutano a meditare sul mistero del Natale? Quale gioia riesco a testimoniare dal mio incontro personale con il Gesù di Betlemme? Quanto sono consapevole che «nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione»? (EG179) Come riesco a concretizzare l’umiltà e la povertà del Natale in questi miei giorni?
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