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PubblicatoMaría Capasso Modificato 10 anni fa
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CATULLO VITA: Catullo nasce da un agiata famiglia intorno all'84 a.C. e morì tra il a.C. Educato in gioventù a Verona, dove era nato, si trasferì a Roma a vent'anni. A Roma frequento oratori come Ortensio Otralo e poeti come Cinna e Calvo . Catullo entrò a far parte di un gruppo di poeti, soprannominati da Cicerone con il dispregiativo Poeti Novi. La poesia neoterica è un movimento letterario che si sviluppa a Roma nell'età di Cesare. Questo tipo di poesia era fatta dai neoteroi (o poetae novi), così chiamati da Cicerone che coniò queste espressioni usandole in modo ironico e dispregiativo, per designare questo gruppo di poeti poiché disapprovava per ragioni ideologiche il marcato distacco dalla tradizione della poesia romana arcaica (i poeti prendevano dunque le distanze da quello che era chiamato mos maiorum). Il termine mos maiorum (cioè "costume degli antenati") identifica il nucleo della morale tradizionale romana. Per una società patriarcale come quella romana le tradizioni sono il fondamento dell'etica; esse comprendono innanzitutto il senso civico, poi la pietas, il valore militare, l'austerità dei comportamenti, il rispetto delle leggi. Il mos maiorum fondendosi all'insieme di valori acquisiti in seguito all'ellenizzazione della cultura latina darà vita all'humanitas. Infatti Cicerone li considerava il nemico numero uno delle tradizioni romane, inoltre li considerava dei poeti che producevano solo "bazzecole", lo stesso Catullo chiama le sue poesie Nugae( delle bazzecole, ragazzate, scherzose). L'avvenimento più importante della vita di Catullo, secondo la biografia dello stesso, fu l'incontro con Lesbia. Lesbia era il senal di una donna realmente esistita :Clodia. Lo pseudonimo è motivato da molteplici ragioni: le donne di Lesbo erano molto belle (e Clodia era certamente molto bella, se anche il suo accusatore Cicerone rimase turbato dalla sua bellezza); inoltre Catullo volle certamente richiamarsi al fascino di Saffo, la poetessa di Lesbo. Clodia (con cui Catullo ebbe una relazione di estrema importanza per l'autore)era una donna sposata con un importante uomo dell'epoca, Metello Celere. La differenza tra Catullo e i poeti greci è ,appunto, la scelta del poeta di cantare l'amore per una donna sposata. A Clodia dedicherà molti Carme alcuni pieni di risentimento e delusione ,altri invece pieni di speranza e amore. In molti Carme si sente il celato interrogativo sulla morte con la conclusione della precocità della vita.
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Liber catulliano Della produzione poetica di Catullo sarebbero probabilmente rimasti solo pochi frammenti, come è avvenuto per gli altri "poeti nuovi", se nel Trecento non fosse stato ritrovato un manoscritto con le sue poesie. Il manoscritto, il cosiddetto "Codice Veronese", ignorato per secoli, fu copiato e poi perduto. Le liriche del manoscritto non furono quasi sicuramente pubblicate dall'autore, ma raccolte dopo la sua morte in un Catulli Veronensis Liber (Libro di Catullo di Verona) che comprende 116 carmi per un complesso di circa versi. I compilatori della raccolta non seguirono un criterio cronologico o di affinità tematica, bensì uno metrico e stilistico: all'inizio e alla fine le poesie più brevi, al centro le più lunghe ed erudite. Si ritiene comunque che sia in parte diverso da quel lepidum novum libellum (garbato nuovo libretto) che Catullo aveva dedicato all'amico Cornelio Nepote, come si legge nel primo canto, e che doveva essere composto solo da poesie brevi. Le tre sezioni del Liber Il Liber catulliano viene comunemente ripartito in tre sezioni. Alla prima (carmi ) appartengono le cosiddette nugae (bagattelle, cose da nulla), composizioni in genere brevi e in metri vari, come il trimetro giambico, lo scazonte, il saffico, il coliambo e, prevalentemente, l'endecasillabo falecio; nella raccolta vi sono ben 14 metri diversi, alcuni dei quali usati per la prima volta nella letteratura latina. La seconda sezione (carmi ) contiene quelli che gli studiosi hanno chiamato carmina docta ("poesie dotte"), sempre in metri diversi, ma di ampiezza e di impegno formale maggiori rispetto alle nugae. Nel terzo gruppo (carmi 69 116), infine, si trovano i cosiddetti epigrammi, brevi liriche in distici elegiaci di argomento prevalentemente erotico.
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Le liriche per Lesbia Le liriche per Lesbia sono in tutto 25, e costituiscono un breve, sincero diario dell'impetuosa passione amorosa che travolge il poeta fin dal loro primo incontro. È un amore sensuale, delirante per una donna la cui bellezza vive nei versi di Catullo, anche se non vi è nessun accenno ai suoi tratti fisici. È gioia di stare insieme, è desiderio di intimità; tutti devono sapere di questa loro relazione, in modo che gli invidiosi si consumino per la rabbia e i benpensanti moralisti si turbino. Ma i momenti di felicità si alternano a quelli di sconforto: Lesbia è una donna volubile, che non si sottrae ad altri uomini; così la relazione più volte si rompe e nascono la gelosia, l'odio e le invettive contro i rivali in amore; più lei si allontana, più il poeta si sente attratto. Poi più volte avviene la riconciliazione, il ritorno ai momenti appassionati. Le liriche rispecchiano l'esaltante e dolorosa varietà di stati d'animo, in cui si alternano tristezza e gioia, riso e pianto, speranza e delusione, esplosioni di giubilo e tristi pensieri sull'infedeltà della donna. Infine il distacco definitivo, la nostalgia e lo straziante rimpianto.
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Il concetto di amore Catullo fu uno dei primi poeti latini che portò nella poesia lirica il dramma della propria vita. Non si interessò molto di politica, ma, anzi, sottolineò il suo disimpegno civile. Per esempio Catullo, nei carmi dedicati al suo amore per Lesbia, fa emergere i più svariati sentimenti come l’estasi, la gioia dovuta al suo amore, la gelosia, la speranza e, per finire, l’odio e l’amarezza derivanti dal fatto che il suo amore non è ricambiato. Quello di Catullo è un amore intenso, che si nutre di stati d'animo diversi, ora lieti ora tristi, a seconda del procedere della relazione come si può rilevare dal carme V: “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus”,il poeta esprime la sua esultanza per lo scorrere felice del suo rapporto amoroso, in altri carmi Catullo parla della degradazione morale, cui è giunta la donna e aggiunge che le parole che la donna rivolge al suo innamorato son prive di credibilità, come se fossero state scritte nel vento. Un altro elemento dei carmi amorosi è la "Fides", che è alla base del "Foedus", questo patto ha tutta la forza e la sacralità di un accordo fatto tra due sposi in cui la potenza del sentimento lega una persona all'altra; è un patto basato sulla reciproca fiducia, sulla sicurezza di potersi aprire all'altro senza problemi. Catullo, quindi si distacca dalla figura del civis romanus del tempo, tutto preso dalla “res publica” e dalla “civitas”
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Catullo descrive la donna amata in modo distorto, in quanto il poeta è accecato dall’amore fortissimo che lo lega all’oggetto del suo desiderio e che gli impedisce di vedere Lesbia come realmente è , cioè una donna di facili costumi che non ricambia pienamente il suo amore. Quindi rende Lesbia un angelo e tale sentimento non gli permette di vedere i lati negativi del suo carattere. Questo non gli impedisce di capire il grande potere che l’amata esercita su di lui: può influenzarlo, deluderlo e poi riconquistarlo, respingerlo e attrarlo di nuovo. Però il suo sentimento è talmente forte e tenace che gli impedisce di fuggire da lei. E’ prigioniero della sua bellezza ma vive ugualmente del suo tormento. Egli desidera alleviare “i tristi affanni dell’animo” ma è pienamente consapevole che non può farlo. Questo suo desiderio irrealizzabile viene anche reso grazie all’uso delle diverse figure retoriche. Inoltre sia per la sua naturale espansività, sia per la natura elitaria del cenacolo culturale dei neoteroi, Catullo manifesta un bisogno costante di confidarsi e manifestare i propri sentimenti; molti carmi sono dedicati ad amici e tale dedica comporta nel poeta un reale ed affettuoso colloquio con la persona.
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Amicizie e affetti familiari
Nel mondo di Catullo grande importanza hanno i legami affettivi con persone e cose care: i luoghi dell’infanzia, il fratello scomparso, gli amici cin i quali divide3 esperienze letterarie e di vita. L’amicizia occupa un posto di rilievo : è un sentimento intenso che aspira ad essere esclusivo e totalizzante e che, come l’amore, può essere fonte sia di felicità sia di sofferenza. Il rapporto di amicizia è infatti descritto con lo stesso linguaggio dell’eros, sia quando produce gioia tenera e intensa, sia quando, a causa di un tradimento, diviene cocente disillusione che genera amarezza e profonda sofferenza. Sono invece rari i riferimenti ai familiari: fa eccezione la figura del fratello morto, non sappiamo in quali circostanze, nelle Troade, che compare in diversi componimenti sempre accompagnata da intenso dolore e da grande commozione. Il rapporto con i potenti di Roma L’ostentato disprezzo per la politica fa parte del modello ci comportamento del poeta Novus , che vive e opera in una dimensione individualistica, in un mondo circoscritto da ideali di bellezza e perfezione non sfiorati dalla bruttezza della vita quotidiana. Nessuno dei “Poetae Novi” si occupa di politica, ma questa attività costituisce per tutti lo spunto per feroci epigrammi nei confronti dei potenti. Nel “Liber” di Catullo ci sono diversi carmi che attaccano gli uomini politici di Roma, in particolare alcuni amici di Cesare
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L’Amore felice Si può immaginare facilmente la prima fase del “Romanzo d’Amore” e collegarla entro i salotti mondani di Roma in cui Clodia brillava per il suo fascino e la sua cultura e con i suoi atteggiamenti disinibiti, esercitava un’ indubbia attrazione sui giovanissimi poeti che proprio della dissacrazione e della novità avevano fatto la loro bandiera . L’atteggiamento del poeta deve aver suscitato l’interesse di Clodia, che lusingata da una corte serrata deve aver accettato una relazione che aveva il sapore dell’avventura, eccitante e fuori dalle regole. Dai canti di Catullo emerge un’atmosfera magica, la gioia di una passione divorante, la sensazione di vivere un’esperienza unica con una donna diversa da tutte le altre: L’Amore come tormento Catullo sognava un amore esclusivo che coinvolgeva i sensi e i sentimenti che non poneva alcuna distinzione tra amore e bene velle, e proietto tale ideale il rapporto con Lesbia . Ma Lesbia non era in grado di incarnare l’ideale di bene velle: per lei l’amore era soltanto gioco di sensi, divertente evasione della routine quotidiana, e l’amore per catullo non andava a di là di un’avventura eccitante, ma passeggera. Il loro rapporto è fatto soprattutto di litigi, rotture e di riconciliazione; di qui la sofferenza di catullo, sempre più consapevole della reale natura del suo rapporto con lesbia e della complessa dinamica del sentimento d’amore, ma sempre più legato al suo sogno
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La fine della storia d’amore
Il sogno d’amore si infrange di fronte alla dura realtà: catullo deve prendere atto che la donna che aveva idealizzato con il nome di lesbia è soltanto un fantasma creato dal suo sentimento e non trova alcuna possibilità di concretizzarsi in clodia. Con il passare del tempo egli avverte sempre più lucidamente l’estraneità della donna dal suo sogno e vorrebbe staccarsene in modo definitivo. La concezione dell’amore è rivoluzionaria nel quadro della letteratura e dei valori dei romani In alcuni componimenti, appartenenti probabilmente alla prima fase della relazione, l’amore appagato divampa gioiosamente, ma subito la gioia è offuscata dalla gelosia dalla dolorosa consapevolezza che la donna, amata < quando nessuna sarà amata mai > , non contraccambia la totale dedizione dell’innamorato. E’ da rivelare la novità veramente rivoluzionaria, nella letteratura latina, di un amore ( che non è soltanto desiderio fisico , ma anche affetto tenero e aspirazione ad un’unione totale dei corpi e delle anime ) concepito e presentato come una esperienza fondamentale nella vita di un uomo, tale che senza di esso l’esistenza perderebbe significato. Questo amore si pone al di fuori degli schemi socialmente accettati, configurandosi come proibito. Infatti lesbia non èp una cortigiana o una donna libera, ma una matrona, sposata ad un imminente politico
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L’amore in Platone e Socrate
La principale differenza tra l'amore di oggi e quello dei tempi di Platone è che al giorno d'oggi abbiamo in mente un amore "bilanciato", biunivoco, dove i due amanti si amano reciprocamente; ai tempi di Platone era univoco, uno amava e l'altro si faceva amare: nel mondo greco o l'uomo amava la donna o l'uomo amava l'uomo: l'omosessualità era diffusissima. Talvolta ci poteva essere un amore biunivoco, che Platone spiegava ricorrendo sempre alla teoria del flusso che intercorre tra gli occhi. Secondo lui poteva venirsi a creare una situazione di "specchio": in realtà l'amato vede negli occhi di chi lo ama se stesso perché vede riflessa la propria bellezza; è una concezione mitica che rievoca i celeberrimi versi di Dante:"amor ch'a nullo amato amar perdona...":è come se chi è amato si innamorasse del sentimento stesso. Platone ci parla dell'amore(in Greco "eros", che designa l'amore passionale ed irrazionale, diverso da "agape", l'amore puro)nel "FEDRO": in realtà gli argomenti trattati sono due: 1)l'eros 2)la retorica .
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Platone, dunque, vuole argomentare in difesa della filosofia: le vicende si svolgono nella campagna circostante Atene, in una calda giornata estiva. Protagonista è Socrate ,che si potrebbe dire sempre presente nei dialoghi di Platone sebbene man mano che l'autore matura tenda a sfumare;Socrate in campagna si imbatte in Fedro,un suo discepolo che ama i bei discorsi a tal punto da trascriverli tutti. I due si siedono al riparo dal sole sotto un platano e Fedro mostra a Socrate un'orazione di Lisia,uno dei più grandi oratori greci,che si è appena trascritto:è un'orazione riguardante l'amore a carattere "sofistico",si cercano cioè di dimostrare cose paradossali ed assurde. Lisia (va senz'altro notato come Platone ben riproduca lo stile lisiano)cerca di dimostrare come sia meglio concedersi a chi non ama: Lisia parte dal presupposto che l'amore sia una "follia" e che concedersi a chi ama è una stoltezza:si avrebbe un amore troppo "appiccicaticcio" che se mai si rompesse farebbe soffrire terribilmente l'innamorato-amante;poi dopo che è passato l'ardore iniziale si torna in sé e ci si rimprovera di essersi comportati così da "rimbambiti" e si finisce per soffrire di continuo. Con una persona non amata è chiaro che ci si comporterebbe in tutt'altro modo:più che altro si penserebbe ad essere felici noi rispetto all'amato non amato .
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Guido Guinizelli: Secondo la tradizione cortese, l’amore di Guinizelli ha il suo luogo nel “cor gentile”. La gentilezza di cui parla il poeta è la nobiltà d’animo, l’elevatezza del pensiero, la disposizione del carattere verso la virtù, la sensibilità e la delicatezza, la capacità di provare sentimenti profondi. Al cor gentil rempaira empre amore è la lirica di Guinizelli che è considerata il manifesto dello stil novo. La donna accende l’amore nel cuore dell’uomo. La donna ha l’aspetto di un angelo e ha le capacità di migliorare il cuore dell’uomo e di disporlo alla virtù. Ma la donna anche se sembra un angelo non può portare l’amante all’amore che viene da Dio. In Guinizelli lo scontro tra amore erreno e fede in Dio non si risolve. Le lodi vanno rivolte e Dio e non alla donna. Guido Cavalcanti: in Cavalcanti c’è l’idea di amore come passione, tormento, sentimento travolgente che la ragione non può conoscere né controllare. L’impotenza (cioè il fatto che non ce la fa) della ragione provoca nel poeta paura e angoscia. Anche in Cavalcanti la donna sembra un angelo ma non può elevare l’uomo a Dio.Di fronte alla donna il poeta è sconvolto dalla sua bellezza oppure è tormentato dall’amore che gli fa immaginare la morte. Dante nella Vita Nova: Nella prima parte della Vita Nova Dante riprende il concetto di “cor gentil” di Guinizelli e la visione dell’amore come sofferenza di Cavalcanti. Ma dopo che Beatrice non lo saluta (perché credeva che Dante si innamorasse di tante ragazze) e dopo il “gabbo” (quando Beatrice lo prende in giro perché Dante è svenuto davanti a lei) la concezione dell’amore in Dante cambia. L’amore per Beatrice diventa spirituale, mistico: Beatrice è una creatura che è tra il poeta e Dio. Al centro della poesia non c’è più la sofferenza dell’amante ma la celebrazioni delle doti spirituali dell’amata. Lo scontro tra amore e fede si risolve ma si deve rinunciare all’amore terreno.
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Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana... Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai... Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio... Se questo è errore e mi sarà provato io non ho mai scritto... E nessuno ha mai amato... -- William Shakespeare Scrisse una delle storie d’amore più belle e travolgenti di tutti i tempi “ Romeo e Giulietta “
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Trama Romeo e Giulietta
Da anni a Verona due importanti famiglie, i Montecchi e i Capuleti,sono destinati ad un odio inestinguibile. Romeo,figlio ed erede della famiglia Montecchi,è innamorato della bella Rosalina e non teme di affrontare gli scherzi dei suoi amici Benvolio e Mercuzio. Capuleti,il capo della famiglia rivale si prepara a dare una grande festa per permettere a sua figlia,Giulietta,di incontrare il conte di Parigi.Il conte,l'ha richiesta in matrimonio ed i genitori di Giulietta erano favorevoli a questo matrimonio. Romeo voleva partecipare a questa festa,senza farsi riconoscere, perchè sperava di incontrare Rosalina, ma durante la festa si accorge di Giulietta,e se ne innamora pazzamente. Al cader della notte,Romeo si nasconde nel giardino della casa dove si trova il balcone di Giulietta,dove lui le dichiara il suo amore. Il giorno dopo Romeo si confida con Fra Lorenzo,il suo confessore. Fra Lorenzo promette di unirli in matrimonio. Tebaldo cugino di Giulietta,sfida Romeo a duello,ma lui rifiuta di battersi. Ma il suo amico Mercuzio molto coraggioso decide di battersi al posto di Romeo e viene ucciso da Teboldo, Romeo per vendicare il suo amico uccide Teboldo. Romeo ormai ricercato deve fuggire in esilio e Giulietta è in preda al dolore. Il padre vedendola preoccupata decide di affrettare la data del suo matrimonio con il conte. Ma lei è contraria perché innamorata di Romeo quindi si precipita da Fra Lorenzo per farsi aiutare. Il frate le consegna una pozione che l'avrebbe fatta sembrare morta per almeno quarantotto ore. Romeo doveva essere a conoscenza del tranello, ma poiché era stato mandato in esilio a Mantova non viene informato, e viene a sapere che Giulietta era morta,allora si precipitò da Giulietta e la crede morta e lui premunito di un veleno lo beve e muore,Giulietta al suo risveglio vede Romeo morto e si suicida,e morirono insieme. I loro genitori da anni rivali,venuti a sapere della loro storia mettono a tacere per sempre questo odio.
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“Romeo e Giulietta" è una tragedia delle 11 tragedie di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra 1594 e il 1596 è sicuramente tra le più famose e rappresentate in tutti i teatri del mondo. Ricca e densa, la tragedia fonde tutti i generi, tutti gli stili, alternando la grossolanità più rozza ed il lirismo più raffinato. Ma soprattutto è un'opera sostenuta da una poesia che oltrepassa il tempo e lo spazio. Queste tragedie hanno per soggetto l'amore e la tragicità dell'amore. Ma con Shakespeare la triste e struggente vicenda è divenuta una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo tanto che la vicenda dei due protagonisti ha assunto nel tempo un valore simbolico, diventando l'archetipo dell'amore perfetto ma avversato dalla società. Gli inestinguibili odi familiari, lo sferragliare delle armi, i sussurri amorosi e tutti gli equilibri tra comico e patetico, andamento prosastico e slancio lirico, linguaggio sostenuto e grossolanità portano la firma del suo anticlassico autore. Ma già, trent'anni prima dell'esordio di Shakespeare, si sapeva dell'esistenza di un famoso dramma sull'argomento, non specificandone però l'autore. La popolarità di questo proto dramma, anche se non ci sono pervenuti copioni né adattamenti, induce facilmente a pensare che molti autori minori avessero già messo in scena la storia un gran numero di volte prima che il Shakespeare si cimentasse con la propria versione. Shakespeare arricchì e trasformò stilisticamente la trama in modo più intenso con le vivide caratterizzazioni dei personaggi minori, tra cui Benvolio, amico di Romeo e vicino al Principe, nelle funzioni di testimone della tragedia, la nutrice che rappresenta un momento di comica leggerezza, e infine Mercuzio, creatura scespiriana di straordinaria potenzialità drammatica e figura emblematica, che incarna l'amore dionisiaco e vede la donna solo nel suo aspetto più immediatamente materiale. Romeo rivela però una concezione più alta, che innalza Giulietta oltre la pura materialità dell'amore. In Shakespeare il tempo rappresentato si comprime al massimo, aumentando così l'effetto drammatico
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Cos’ è L’amore ? Il dizionario Devoto-Oli da, come definizione di amore, questa spiegazione: “Dedizione appassionata, esclusiva ed istintiva nei confronti di una persona, che porta a condividere con questa sentimenti ed emozioni e a desiderarla dal punto di vista fisico”. La definizione di amore che invece fornisce wikipedia è questa: “un sentimento intenso e profondo, di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto, o verso un concetto, un ideale. Oppure, può semplicemente essere un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona”. Si tratta di definizioni di amore per certi versi simili, per altri differenti, ma hanno una cosa su tutte che li accomuna: non definiscono cosa sia l’amore, ma solo come lo si viva e intenda oggi, giusto o sbagliato che sia. Sono quindi definizioni che si adeguano al contesto invece di formarlo. Queste due definizioni di amore non definiscono affatto l’energia più potente che esiste in noi, ma semplicemente spiegano come oggi viviamo questa emozione. Inoltre viene data un’immagine di questo sentimento del tutto passiva (“impulso che ci spinge” o “dedizione istintiva”). In sostanza siamo allo stesso livello degli animali. Wayne W. Dyer da una definizione di amore differente, che recita: “la capacità e volontà di permettere alle persone a cui si vuole bene di essere ciò che vogliono essere, senza resistenza o pretesa alcuna che esse diano soddisfazione”. Qui andiamo molto meglio, perché stiamo parlando di persone, finalmente.
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Il grande errore è confondere l’istinto sessuale, o il bisogno degli altri, con l’amore. L’amore non è mai egoista, l’amore è incondizionato, non pone mai compromessi e non avanza pretese. L’amore non gode del male. Soprattutto, l’amore è un dono che concediamo agli altri, senza distinzione, senza pregiudizi. Non amiamo veramente, se amiamo solamente alcuni e non altri. Oggi la definizione di amore comune è vittima di un modo di vivere l’amore ingannevole: chiamiamo amore quello che amore non è. A volte mi dicono che per come intendo io l’amore mi converrebbe trovare una parola differente, meno abusata. Non lo faccio per un semplice motivo: l’amore è qualcosa di molto lontano dal sentire comune, non ho bisogno di trovare una nuova parola perché Amore è la parola giusta, sbagliato è l’uso che oggi se ne fa. La mia definizione di amore potrebbe quindi suonare così: “Dare agli altri tutto quello che vorremmo ricevere, senza pretendere nulla, senza chiedere niente in cambio, per il solo piacere di amare”. L’amore è un dono. L’amore include il rispetto, la comprensione, la pazienza, la generosità, la calma, la verità, l’onestà, il perdono e molto altro. Una vera definizione di amore dovrebbe considerare proprio questo, che l’amore, quello vero, non ha molto da spartire con il nostro modo di vivere spesso egocentrico e insicuro. Mi auguro che tra qualche anno, anche i dizionari, comincino a definire l’amore come un dono e non più come un semplice istinto animale.
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MA … Il concetto d'amore è soggettivo, non assoluto. Ognuno di noi ha un suo modo di amare, ognuno di noi ha un suo modo di interpretare il ruolo dell'amante. Non si può toccare l'amore, non lo si può vedere, ma in nome dell'amore sono state compiute le pazzie più folli. Partendo da questo presupposto ho cercato quella che potesse essere la migliore "definizione" per quel sentimento chiamato amore e ho chiesto questa definizione a migliaia di persone, tanta era la mia necessità di averne una, come se trovare la "definizione perfetta" potesse placare il mio bisogno di amare ed essere amato. Per anni ho interrogato chiunque finché... ecco cosa mi ha risposto una ragazza pochi giorni fa: "se io rispondessi alla tua domanda, se io ti dessi una definizione su cosa è l'amore per me, ne rovinerei al tempo stesso la sua essenza, la sua magia, la irrazionalità e follia contenute in esso... l'amore lo puoi soltanto vivere". Finalmente ho smesso di cercare quella risposta. ( Anonimo )
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