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DoroteArte Macchiaioli Classe 3^A STORIA.

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Presentazione sul tema: "DoroteArte Macchiaioli Classe 3^A STORIA."— Transcript della presentazione:

1 DoroteArte Macchiaioli Classe 3^A STORIA

2 Storia dell’arte macchiaiola
Uno dei Movimenti artistici più importanti dell'Ottocento italiano nasce a Firenze. Questo movimento è l'unico che nel panorama del secolo meriti veramente il nome di scuola sia per la comunità di intenti che legava i componenti del gruppo provenienti da diverse regioni e tradizioni artistiche, sia per l'alta qualità complessiva dei risultati pittorici raggiunti. Il termine macchiaioli venne usato per la prima volta sulla gazzetta del popolo nel In questi tempi la saletta del Caffè Michelangelo in Via Larga oggi Via Cavour era affollata di giovani talenti e qui gli artisti amavano scambiarsi le proprie idee al di fuori di ogni regola scolastica ed accademica, in un’atmosfera forse confusionaria ed irrequieta, ma densa di stimoli e fermenti creativi. L'arte di questi pittori come la definì Adriano Cecioni teorico e critico del movimento, consisteva: “Nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri". Al suo ritorno da Parigi anche Il critico Diego Martelli nel corso di un importante conferenza sugli impressionisti fatta a Livorno nel 1879, parla del caffè Michelangelo, descrivendolo come un luogo ricco di discussioni sui problemi dell'arte e di come la cultura figurativa locale si fosse diffusa, uscendo così dai limiti della provincia toscana internazionalizzandosi. STORIA

3 Il movimento dei Macchiaioli nasce di fatto nel 1856; affermando che la forma non esiste ma è creata dalla luce e che l'individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura, quindi, come macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore, perché la luce colpendo gli oggetti viene rinviata al nostro occhio come colore. Il colore, è per l'individuo l'unico modo di entrare a contatto con la realtà che dovrà per i macchiaioli essere restituita nel quadro come una composizione a macchie. Da questa teoria prende le mosse e viene influenzato il movimento degli impressionisti francesi nato ben più tardi ed informato delle nuove tendenze dalle frequenti visite a Parigi dei nostri artisti. I principali esponenti di questo movimento sono: Serafino De Tivoli, Vincenzo Cabianca, Cristiano Banti, Nino Costa, Vito d'Ancona, Odoardo Borrani, Giuseppe Abbati, Raffaello Sernesi, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, in campo pittorico. Teorici del gruppo sono invece Diego Martelli critico d'arte del movimento ed Adriano Cecioni che dettò le regole basilari dello "stile". G. Fattori S. Lega Andrea Sala

4 DoroteArte Giovanni Fattori G. Fattori Andrea Sala

5 Giovanni Fattori Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825 e inizia a lavorare fin da  piccolo al banco d'affari del fratellastro Rinaldo, manifestando una precoce  passione e un indubbio talento per il disegno. A 15 anni il padre Giuseppe lo  manda perciò a lezione dal pittore Giuseppe Baldini. E' il 1846 quando Fattori  si trasferisce a Firenze, dove studia per alcuni mesi con Giuseppe Bezzuoli per  poi iscriversi all'Accademia di Belle Arti. Le condizioni economiche assai  precarie non gli impediscono di seguire i corsi con regolarità. Attratto dagli  ideali risorgimentali, nel 1848 si lega al Partito d'Azione diffondendone la  stampa clandestina, senza tuttavia prender parte ai moti rivoluzionari. L'anno  dopo è a Livorno assediata dagli austriaci, tragica esperienza che ne alimenta il  patriottismo e la sensibilità morale e artistica. G. Fattori

6 Fattori legge soprattutto i grandi romanzi storici, da cui trae spunti iconografici  importanti. È il periodo della ricerca artistica condotta in solitudine, lontano  dalla scuola. A Firenze è tra i primi frequentatori del Café Michelangelo.  Fattori inizialmente resta ai margini delle discussioni dei pittori progressisti  (chiamati di lì a poco Macchiaioli), ma ne viene comunque influenzato. Nel  1852 lascia l'Accademia e inizia una carriera autonoma che lo costringe a  guadagnarsi da vivere. Con una serie di vignette litografiche per le gazzette  debutta nella grafica e attratto dalla pittura dal vero dipinge numerosi ritratti dei  familiari e paesaggi. Nell'estate del 1859 ritrae dal vero dei soldati francesi  accampati alle Cascine. Sono i suoi primi esperimenti di pittura con stesura a  macchia, escursioni in un realismo particolare, che ricava nuovi fermenti  dall'incontro con il pittore romano Nino Costa. Dietro suo consiglio Fattori  partecipa al concorso Ricasoli, che vince con il bozzetto Il campo italiano dopo  la battaglia di Magenta in cui risalta un'inedita concezione della cronaca. È la  fase dei soggetti di carattere militare. G. Fattori

7 Lo sperimentalismo della macchia si allarga alle scene dal vero e procede verso  una crescente libertà esecutiva, che Fattori applica soprattutto alla pittura di  paesaggio e ai temi dell'umile lavoro quotidiano, autentica fonte di ispirazione.  Nel luglio del 1860, a 35 anni, sposa Settimia Vannucci che nel 1867 morirà di  tubercolosi. La malattia della moglie costringe la famiglia a lasciare il clima  insalubre di Firenze per Livorno, dove l'artista dipinge vari ritratti. Cambia  intanto l'atmosfera politica. Il nuovo Regno d'Italia (1861) non corrisponde alle  aspettative e agli ideali del Risorgimento e la cocente delusione, insieme alla  morte di Settimia, ha in Fattori effetti deprimenti, uno stato d'animo triste e  negativo dal quale lo riscatta l'amicizia di Diego Martelli. La grande tenuta di Martelli a Castiglioncello lo ospita per qualche mese per poi diventare meta di  frequenti soggiorni e scenario di numerosi dipinti maremmani. G. Fattori

8 Nel 1869 Fattori riceve dall'Accademia di Belle Arti di Firenze la nomina a professore di pittura. Negli anni seguenti si esercita nelle prime incisioni.  Una delle sue tele più famose, la Carica di cavalleria, è del 1872, l'anno in cui  l'artista va per la prima volta a Roma. Nel 1875 si decide anche ad andare a  Parigi, viaggio tuttavia culturalmente deludente. L'incontro con gli artisti  francesi, in particolare con gli impressionisti, lo lascia infatti quasi indifferente. Intanto l'Esposizione Internazionale di Filadelfia premia il suo dipinto Mercato  di Cavalli in Piazza Montanara, opera poi perduta nel naufragio del piroscafo  Europa col quale stava rientrando in Italia. Alla Battaglia di Custoza lavora  fino a circa il 1880, anno in cui l'Istituto di Belle Arti di Firenze nomina Fattori  professore onorario. L'approccio ai temi militari e all'epopea del Risorgimento  è cambiato, l'entusiasmo annega nel rimpianto, nella rassegnazione. Fattori  prende sempre più spesso la via della Maremma, la campagna diventa il tema  prediletto. Ormai avviato alla mezza età, il pittore conosce Amalia Nollemberg, una giovane di cui si innamora e con cui avrà una lunga relazione fonte di  molte critiche e perciò poi interrotta. G. Fattori

9 In Maremma, nella tenuta La Marsiliana del principe Tommaso Corsini di cui  è ospite, Fattori scopre i butteri e lavora a vari studi. In questi anni realizza  anche le prime importanti incisioni (nel 1884 la Cromo-Lito Pistoiese fa una  tiratura di venti sue litografie), tra cui quella derivata dal dipinto Carica di  cavalleria. L'inizio della relazione con la vedova Marianna Bigazzi, che sei  anni dopo sposerà, risale al L'anno dopo l'Accademia di Firenze gli  affida l'incarico di professore di perfezionamento. I riconoscimenti non bastano  a ripagare i nuovi stimoli creativi e ciò provoca in Fattori una spinta crescente a  chiudersi in se stesso. Nel 1887 il mondo dei butteri debutta all'Esposizione  Nazionale di Venezia con tre dipinti: Il riposo, Marcatura dei puledri e Il salto  delle pecore. Nel 1889 Fattori espone delle acqueforti alla Prima Esposizione  di Belle Arti di Bologna. Nella circostanza, l'Accademia locale lo nomina  membro onorifico. Nel 1890 riceve una menzione speciale all'Esposizione  Universale di Parigi e la medaglia d'oro alla rassegna internazionale di Colonia. G. Fattori

10 Il decennio di fine secolo si distingue per la particolare produttività. Fattori  realizza molte incisioni all'acquaforte e partecipa regolarmente alla Biennale di  Venezia fin dalla prima edizione del Riceve anche molti riconoscimenti  ufficiali: nel 1900 la medaglia d'oro dell'Esposizione Universale di Parigi  per l'incisione Bovi al carro (Maremma); nel 1901 è chiamato a far parte della  Commissione artistica della Calcografia Nazionale di Roma; nel 1903 il corpus  delle sue incisioni viene pubblicato in edizione speciale in cartella. Nel maggio  di quello stesso anno muore anche la seconda moglie Marianna. Nel 1904  l'Esposizione universale di St. Louis lo premia con la medaglia d'argento.  Nel 1907, a 82 anni, sposa in terze nozze la sessantaduenne Fanny Martinelli  che solo un anno dopo lo lascia di nuovo vedovo. È il 1908: il 30 agosto anche  Giovanni Fattori muore a Firenze, in un'aula dell'Accademia G. Fattori

11 DoroteArte Lettura delle opere Giovanni Fattori Opere

12 La rotonda dei Palmieri
Il riposo Bovi al carro Al campo di Magenta La rotonda dei Palmieri Libecciata 12

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14 Giovanni Fattori Il campo italiano al campo di Magenta Boscani N.
Giovanni Fattori, periodo Luogo di conservazione: Firenze Galleria d’arte moderna. L’autore ha dipinto la battaglia di Magenta nella seconda guerra di indipendenza , cioè i piemontesi contro gli austriaci. I colori principali sono: l’ azzurro per il cielo, il nero per le giubbe dei soldati e il verde per il prato. La costruzione geometrica è costituita da molte linee di costruzione. L’artista voleva comunicare la sofferenza e la tristezza della battaglia. L’opera mi suscita tristezza e solidarietà . Boscani N. Cl 3^A

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16 Lettura dell’opera: Bovi al carro
Quest’opera di Giovanni Fattori che è uno degli artisti più significativi della corrente macchiaiola, rappresenta la pianura toscana della maremma. L’artista ha evidenziato un carro di buoi bianchi al pascolo. Sullo sfondo si notano dei cespugli informi e uno scorcio di mare. I colori predominanti sono il bianco dei buoi e del cielo e le varie gradazioni di verde del terreno e dei cespugli. Il dipinto non ha una costruzione geometrica precisa . Con questo quadro, secondo me Fattori voleva comunicare la bellezza della natura che, durante la rivoluzione industriale del 1870, si stava perdendo. Dipingendo i buoi di bianco voleva mettere in evidenza che gli animali devono essere trattati quasi come una persona e che non sfruttati, ma soprattutto accuditi. Alberto A.

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18 G. Fattori - 1887- Il riposo - Pinacoteca di Brera.
Il dipinto è fatto su tela con colori ad olio e il colore che prevale è il giallo del campo. L’artista ha raffigurato un contadino stanco che riposa seduto in un campo dopo aver staccato i buoi dal carro. Il carro incombe su noi con la sua mole, talmente ravvicinato da non poter essere contenuto entro la tela. Il centro invece è occupato dalla mole dei buoi, di uno dei quali intuiamo la presenza in profondità per mezzo delle zampe e del posteriore. Alla perfetta orizzontalità della natura dell'estrema linea più scura del mare si contrappongono le linee oblique della sponda, della lunga ombra portata, dell'aratro posato in terra in corrispondenza con questo, della stanga del carro sostenuta da un bastone verticale. Il mare a distanza appare calmo increspato appena dai brevi frangenti biancheggianti della risacca presso la riva. Il quadro mi trasmette una sensazione di stanchezza e rilassamento.

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20 Libecciata Giovanni Fattori - 1880 – Libecciata - Pitty Place Museum
Lettura dell’opera Fattori ha dipinto il paesaggio ventoso. Vengono usati molto i colori scuri, ma nella parte in basso a sinistra si schiariscono in un misto di tonalità di gialli e di arancioni. Non ha costruzione geometrica. Il pittore voleva rappresentare una scena realistica e anche quotidiana. L’opera mi suscita una sensazione di libertà che fa sembrare possibile tutto; mi trasmette anche una punta di selvaggio. Andrea Sala

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22 La rotonda dei Palmieri autore Giovanni Fattori periodo 1866
conservato a Modena galleria dell’ arte L’artista ha rappresentato un gruppo di signore sulla rotonda dello stabilimento balneare di Palmieri sul lungo mare di Livorno e le donne sono all’ ombra di un grande tendone. I colori sono distesi a macchie utilizzando colori contrastanti fra loro rendendo le figure rigorose. La costruzione geometrica è costituita da molte linee . L’ artista voleva sottolineare la vastità dell’ orizzonte. L’ opera mi suscita un senso di pace e tranquillità Crippa Andrea Cl 3^A S. Lega

23 DoroteArte Silvestro Lega Classe 3^A S. Lega

24 Biografia Silvestro Lega nasce a Modigliana (Forlì) da Antonio, proprietario terriero e dalla sua seconda moglie, l'ex domestica Giacoma Mancini, terzo di diciotto figli. Dal 1838 studia nel collegio degli Scolopi di Modigliana e, avendo mostrato una buona propensione al disegno, nel 1843 si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti. Dopo aver fatto qualche esperienza e dopo essere diventato un uomo maturo, Silvestro Lega inizia a frequentare il famoso ritrovo artistico del Caffè Michelangelo, dove, per il suo carattere timido e schivo, mantiene una posizione appartata, che lo spinge ad abbandonare la pittura purista per avvicinarsi al realismo. Lega presenta due opere ad una mostra organizzata dai Macchiaioli nelle sale dell’Accademia nel 1870, viene premiato con la medaglia d’argento per il dipinto”Bambine che giocano alle signore”. Nel 1862 inizia la stagione più felice dell'artista: ospite dalla famiglia Batelli, si lega sentimentalmente alla figlia maggiore Virginia; inizia varie ricerche pittoriche e la nascita della scuola di Piagentina a Firenze. Nel 1870 però, la morte per tubercolosi di Virginia Batelli gli provoca una crisi depressiva aggravata dal manifestarsi di una malattia agli occhi. Tra il 1892 e il a causa di una malattia agli occhi, la cataratta, diventa quasi cieco, si aggiunge poi un tumore allo stomaco che lo porterà presto alla morte. Nel 1895 muore nell’ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio. S. Lega

25 Lega e la pittura macchiaiola
La carriera artistica di Lega è tipica, nel suo svolgimento in sintonia con le vicende storiche italiane: partito da una formazione accademica, con la presa di distanze progressive dal Risorgimento si avvicina, inizialmente con cautela, alla corrente artistica più democratica che l'Italia potesse allora offrire, quella macchiaiola della Toscana. Nelle sue opere si volgeva al paesaggio, alla vita contadina e ai proprietari di quelle terre ai quali credeva dovessero affidarsi i destini economici e politici di una nuova e migliore Italia: proprietari benestanti ma non necessariamente ben pensanti, attenti ai loro interessi e amanti dell'ordine, ma aperti alle novità e consapevoli della necessità di una nuova moralità e di un nuovo ordine. Quando Lega si unisce al gruppo dei macchiaioli è già passato dal quadro storico di carattere accademico a un forma di purismo fondata su un disegno essenziale, distinguendosi dagli altri macchiaioli per una poetica di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di provincia. Lega infatti fu la colonna portante della corrente macchiaiola; consapevole dei vecchi valori della pittura accademica aggiunse i nuovi valori del colore a macchia, del colore-luce, una nuova luce che calava sui vecchi valori pittorici una “controllata patina romantica”, il sentimento della bontà e della semplicità, della serenità e della pulizia di cui quella classe era, secondo lui, portatrice. S. Lega

26 DoroteArte Lettura delle opere Silvestro Lega S. Lega

27 Lettura delle opere Silvestro Lega Il Pergolato La madre
Alla villa di Poggiopiano 27

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29 Costruzione geometrica : prospettiva centrale
Autore: Silvestro Lega - Periodo: 1868 Titolo: il pergolato Luogo di conservazione: Milano pinacoteca di Brera Costruzione geometrica : prospettiva centrale Colori : bianco, verde, rosa, oro, nero, grigio, azzurro chiaro, questi rendono il dipinto allegro e caldo. Il pittore ha voluto comunicare la tranquillità e la bellezza nello stare insieme sotto il sole d’estate. L’artista ha dipinto l’immagine di alcune nobili che stanno bevendo un tè sotto un ombroso pergolato per non esporsi ad un caldo sole d’estate. Le nobili stanno chiacchierando allegramente. La bambina abbracciata dalla mamma sembra annoiata dai loro discorsi, ma contemporaneamente ammaliata da essi. Il pergolato si trova a lato di un campo dorato di grano, in fondo, c’è una casa che può essere la residenza di una delle nobili rappresentate nel dipinto oppure un deposito dove i contadini mettono i loro attrezzi a fine lavoro.

30 Lettura DELL’opera Quest’opera si intitola “Il Pergolato” e fu dipinto da Silvestro Lega (un pittore macchiaiolo) nel 1868 ed è oggi conservata nella Pinacoteca di Brera. L’artista ha rappresentato delle dame insieme a una bambina che gioca, esse erano nell’atto di prepararsi a prendere un caffè o un te e, vicino a una serie di vasi, arriva una serva con le tazze. Come sfondo il pittore ha dipinto un paesaggio di campagna con alberi e un campo pieno di grano color oro, vicino alle dame si trova un pergolato con un rampicante molto esteso di color verde scuro. I colori principali sono il verde per gli alberi, giallo per il grano e il sole mentre bianco e grigio per i vestiti. La costruzione geometrica è un’ assonometria. L’artista voleva far vedere quanto fosse piacevole godersi un bel pomeriggio in campagna. Il dipinto mi suscita una sensazione di tranquillità.

31 Silvestro Lega: Il pergolato
Il pergolato è un’opera di Silvestro Lega dipinto nel 1866 circa e ora viene conservato a Milano alla pinacoteca di Brera è lungo 94 cm ed è alto 74 cm, è stato realizzato con la tecnica dell'olio su tela. Silvestro Lega raffigura una semplice scena domestica: quattro figure femminili siedono sotto un pergolato, mentre una cameriera porta una caffettiera su un vassoio. La bambina in fondo alla scena, appoggiata alla madre, ha le braccia aperte e le mani levate come se stesse recitando una poesia alla signora vestita di nero che l'ascolta con attenzione La tecnica. I Macchiaioli rifiutano la pittura insegnata nelle accademie, in particolare quella che obbligava a disegnare i contorni di una figura, inserita in un contesto prospettico, passando poi a disporre i colori entro il profilo delineato. I Macchiaioli affermano che i nostri occhi vedono nella realtà un insieme di "macchie di colore e chiaroscuro": il pittore deve quindi stendere sulla tela macchie per dare una forma all'immagine e rendere riconoscibile un oggetto rappresentato. La prospettiva: soprattutto nel pavimento si nota la cura con cui l'artista dà l'illusione della profondità: le macchie diminuiscono di ampiezza via via che ci si avvicina alla fine del pergolato. La luce: questo gruppo di signore si riunisce in un tardo pomeriggio estivo; ce lo dicono le ombre che si allungano sul pavimento del pergolato, la luminosità calda e diffusa, il dolce e graduale passaggio dalle zone assolate a quelle in ombra. I colori: freschi, nitidi studiati nei rapporti reciproci e nelle variazioni coloristiche, sono belli soprattutto nella descrizione del paesaggio, nella ricchezza delle tonalità della vegetazione, nelle piccole macchie che rappresentano i fiori, nella resa delle zone soleggiate, con quei toni rossastri, caldi, che invadono il terreno al di là dell'ombra creata dal pergolato.

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33 L’arte macchiaiola “La Madre” Silvestro Lega
L’opera evidenzia l’amore materno; nonostante la madre lavori ha lo sguardo costante sul proprio figlio che tenta i primi approcci alla scrittura. Lo sguardo è dolce e rasserenante pieno di gioia sommessa perché vede il figlio crescere a poco a poco e conquistare il mondo. Anche il figlioletto non si stacca dalla madre perché è attaccato con i piedi sul vestito. È una scena d’interno dove vive una famiglia della borghesia del tempo. La madre è colei che guida i figli nel cammino della crescita. Francesca e Caterina

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35 Lettura dell’ opera Quest’ opera si intitola “Alla villa di Poggiopiano” è stata dipinta nel 1882 da Silvestro Lega ed oggi è conservata a Firenze. L’ artista ha voluto dipingere delle signore che si dilettano in giardino. Una delle due ragazzine sembra assolta nella lettura mentre l’altra sembra intrattenersi parlando con una ragazza più grande, la guarda con ammirazione, come fosse il suo modello di vita; come sfondo della vicenda si vedono alcuni alberi, un campo di grano e un muro in fondo al giardino. Il colore prevalente è il verde, ma sono presenti in gran parte anche il giallo-oro e il marrone; la tecnica usata è quella della macchia e quindi i contorni delle persone non sono delimitati chiaramente e i volti sono indefiniti. La costruzione geometrica è in prospettiva e non è messa molto in risalto la profondità. L’ artista ha dipinto delle ragazze in relax. L’ opera mi suscita calma e tranquillità soprattutto per il paesaggio e per il campo di grano. Luca e Riccardo Opere Lega

36 2009 DoroteArte Macchiaioli FINE Classe 3^A 2010


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