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PubblicatoGiuliana Corso Modificato 9 anni fa
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Lettera 144
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Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
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A voi, carissima e dolcissima suora mia in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo e vi conforto nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi unita e trasformata nel fuoco della divina carità; il quale fuoco unì Dio con l'uomo, e lo tenne confitto e chiavellato in Croce.
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Oh ineffabile e dolcissima Carità, quanto è dolce l'unione che hai fatta con l'uomo! Bene hai dimostrato l’inestimabile amore tuo, per molte grazie e per molti benefizi fatti alle creature, e specialmente per il beneficio dell’Incarnazione del Figliuolo tuo. Vedete dunque la somma Altezza venire a tanta bassezza quanta è la nostra umanità.
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Bene si deve vergognare l'umana superbia di vedere Dio tanto umiliato nel ventre di Maria dolce; la quale fu quel campo dolce, dove fu seminato il seme della Parola incarnata del Figliuolo di Dio. Veramente, dolcissima suora, in questo benedetto e dolce campo di Maria fece questo Verbo innestato nella carne sua, come il seme che si getta nella terra; che per il caldo del sole germina, e trae fuori il fiore e il frutto; e il guscio rimane alla terra.
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Così veramente fece, per il caldo e per il fuoco della divina carità che Dio ebbe all'umana generazione, gettando il seme della parola sua nel campo di Maria. O beata e dolce Maria, tu ci hai donato il fiore del dolce Gesù. E quando produsse il frutto questo dolce fiore? quando fu innestato in sul legno della santissima Croce: però che allora ricevemmo vita perfetta.
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E perché dicemmo che il guscio rimane alla terra? quale fu questo guscio? fu la volontà dell'unigenito Figliuolo di Dio; il quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio dell'onore del Padre, e della salute nostra: e tanto fu forte questo smisurato desiderio, che corse come innamorato, sostenendo pene, vergogne, e vituperi, fino alla obbrobriosa morte della Croce.
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Considerando, dunque, carissima suora, che questo medesimo fa Maria, cioè ch'ella non poteva desiderare altro che l'onore di Dio, e la salute della creatura; però dicono i dottori, manifestando la smisurata carità di Maria, che di sé medesima avrebbe fatto scala per porre in Croce il Figliuolo suo, se altro modo non avesse avuto. E tutto questo era, perché la volontà del Figliuolo era rimasta in lei.
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Tenete a mente, suora mia carissima, e non v'esca mai del cuore né della memoria né dell'anima vostra, che siete stata offerta e donata, voi e tutte le vostre figliuole, a Maria. Pregatela dunque, che ella vi rappresenti, e doni al dolce Gesù, Figliuolo suo: ed ella lo farà, come dolce madre e benigna, e madre di misericordia. Non siate ingrata e sconoscente; però che non ha schifata la petizione, anco l'accetta graziosamente.
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Siate tutte fedeli, non ragguardando per nessuna illusione di dimonia, né per detto di nessuna creatura; ma virilmente correte, pigliando quell’affetto dolce di Maria; cioè che sempre cerchiate l'onore di Dio e la salute dell'anime. E così vi prego. E, quanto è possibile a voi, studiate la cella dell'anima, e del corpo vostro.
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Ine vi studiate, per amore e santo desiderio, di mangiare e partorire anime nel cospetto di Dio. E quando foste richieste nell'atto delle tribolazioni da alcuna persona, con perfetta sollecitudine vi studiate di cavarle delle mani delle dimonia. E questo sia il segno vero che noi siamo veri figliuoli; perché a questo modo seguiamo le vestigia del padre.
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Ma sappiate che a questo effetto del grande e smisurato desiderio non potremo pervenire senza il mezzo della santissima Croce, cioè del crociato amore e affettuoso del Figliuolo di Dio: però ch'egli è quel mare pacifico che dà bere a tutti quelli che hanno sete e fame e desiderio di Dio, e pace a tutti coloro che sono stati in guerra, e si vogliono pacificare con lui.
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Questo mare getta fuoco, che riscalda ogni cuore freddo; e tanto lo riscalda fortemente, che ogni timore servile perde, e solo rimane in perfetta carità, e in santo timore, lasciando di più offendere il Creatore suo. E non temete, né voglio che voi temiate, le insidie e le battaglie delle dimonia, che venissero per rubare e togliere la città dell'anima vostra.
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Non temete; ma come cavalieri poste nel campo della battaglia, combattete coll'arme e col coltello della divina carità; però ch'egli è quel bastone che flagella il dimonio. E sappiate che, a non volere perdere l'arme colla quale ci conviene difendere, ce la conviene tenere nascosta nella casa dell'anima nostra per vero conoscimento di noi medesime.
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Però che quando l'anima conosce sé medesima non essere, ma sempre operare di quella cosa che non è, e subito diventa umiliata a Dio, e a ogni creatura per Dio; e riconosce ogni grazia e ogni beneficio da lui; e vede in sé traboccare tanta bontà di Dio, che per amore cresce in tanta giustizia di sé medesimo, che volentieri, non tanto che ne voglia far vendetta, ma egli desidera che tutte le creature ne facciano vendetta di lui, e ogni creatura giudica migliore di sé.
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Allora nasce un odore di pazienza, che non è nessun peso sì grande, né tanto amaro, che non lo porti per amore di quell’innamorato innestato Verbo. Or oltre, carissime figliuole. E tutte di bella brigata corriamo, e mettiamoci in su questo Verbo; e io vi invito alle nozze di questo innesto, cioè di spendere il sangue per lui, come egli l'ha sparto per voi, cioè al santo Sepolcro, e ine lasciar la vita per lui.
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Il Padre santo ha mandata una lettera con la bolla sua al Provinciale nostro e a quello dei Minori, e a frate Raimondo che essi abbiano a fare scrivere tutti quelli che hanno desiderio e volontà d'andare ad acquistare il santo Sepolcro, e morire per la santa Fede; e vuole che tutti se gli mandino per iscritto. E però v'invito che v'apparecchiate. Permanete nella santa dilezione di Dio.
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Confòrtati da parte di Cecca stolta, e Alessa, e di Giovanna Pazza; e confortate tutte quante da parte di Cristo crocifisso. Gesù, Gesù, Gesù.
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