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Le parole della misericordia
“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36)
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Misericordia e identità
Cos’è la misericordia per la Bibbia? E’ diffuso il pensiero che la misericordia è un sentimento, bello, nobile ed interiore. Siamo portati a pensare che sia una dimensione particolare, legata a determinate occasioni. Dio sceglierebbe in alcune circostanze di esercitare la misericordia come una risorsa “naturale” (e così dovrebbe fare l’uomo). Vale a dire: l’amore misericordioso di Dio – e quello umano di rimando – sarebbe un evento straordinario, legato alla debolezza umana e limitato alla risposta di Dio a certe nostre specifiche azioni. Dio sarebbe “giusto” e visto che noi non lo siamo, è anche “misericordioso”…. Ma il Dio di Gesù non ha queste dicotomie, perché la sua natura personale è la Paternità. Quindi non è giusto “o” misericordioso, ma è giusto “perché” è misericordioso, ed è misericordioso perché giusto. E’ “il” Padre, da cui ogni paternità ha consistenza perché il suo amore è “ricco” e “grande” di misericordia e ce lo rivela il Cristo crocifisso e risorto. ( Ef 2,4-5.3,14)
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Misericordia e identità
La categoria biblica della misericordia, a partire dalla rivelazione del nome di Dio nel tempo dell’Esodo, ci mette di fronte all’equazione, in Dio, fra la misericordia e l’identità. << 5Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, 7 che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione˃˃. ( Es 34, 5-7) (Nel Corano, ogni Sura inizia con la formula «Nel nome di Dio, il misericordioso, il Clemente»). In questo testo Dio si auto-proclama con attibuti preziosi fra cui risaltano due termini fondamentali nell’A.T. : Raham (misericordioso e pietoso) ed Hesed (amore e fedeltà), i due cardini principali del vocabolario della rivelazione biblica.
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“HESED” (chesed) significa favore immeritato, amicizia, indulgenza , fedeltà, bontà. E’ il termine usato per indicare sia amore, che misericordia. Nella traduzione italiana è usato come amore. Parola ebraica che indica un libero e gratuito interessamento di Dio per l’uomo. Si tratta di un termine relazionale, che non indica una singola azione, ma un atteggiamento costante, Dio è fedele nel suo amore (paterno), sempre. Non nasce da un sentimento, ma da una scelta, una relazione con Altro, che nella Bibbia è Dio. Nel messaggio dell’Hesed si manifesta qualcosa del mistero di Dio che l’uomo non sempre comprende.
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“HESED” (chesed) Il termine "hesed" indica un profondo atteggiamento di bontà, acquista valore giuridico se si tratta di un patto fra due persone che si impegnano interiormente, e perciò "hesed" è una fedeltà verso se stessi. Solitamente questo termine è, però, usato in riferimento all'Alleanza che Dio fa con il suo popolo epresso soprattutto da temi nunziali come nel profeta Osea (Os 2,21) “Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore (hesed) è per sempre” (“Lodate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia”) (Sal 136,1) L’espressione perché il suo amore è per sempre ricorre nel salmo 136 toccando i temi della creazione, della liberazione e della provvidenza.
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“HESED” (chesed) L’espressione perché il suo amore è per sempre ricorre nel salmo 136 toccando i temi della creazione, della liberazione e della provvidenza: Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Ha creato i cieli con sapienza, perché il suo amore è per sempre. Ha disteso la terra sulle acque, perché il suo amore è per sempre. Ha fatto le grandi luci, perché il suo amore è per sempre. Colpì l'Egitto nei suoi primogeniti, perché il suo amore è per sempre. Da quella terra fece uscire Israele, perché il suo amore è per sempre. Con mano potente e braccio teso, perché il suo amore è per sempre. Egli dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre. Rendete grazie al Dio del cielo, perché il suo amore è per sempre. (Sal 136, )
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“RAHAMIM” (Rachamim) Il verbo Raham significa avere misericordia, essere compassionevole. L’aggettivo Rahum (Rachum = misericordioso, compassionevole) ricorre nella Bibbia ebraica a partire da Es 34,6 ed è, sempre e soltanto, riferito a Dio, quasi un Suo sinonimo: solo Dio, cioè, viene chiamato misericordioso Il sostantivo Rahamim (Rachamim = misericordia , viscere) ha la stessa radice (è il plurale) di "rehem"= grembo materno, seno della madre; quindi indica le viscere. E’ il sentimento che sottolinea le caratteristiche proprie dell’amore della donna e della madre. E’ l’amore viscerale che mette in risalto la dimensione interiore della misericordia.
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“RAHAMIM” (Rachamim) In ebraico il termine per dire misericordia è rahamim, che vuol dire “viscere”, “grembo” che custodisce e genera la vita. Si tratta di un “moto interiore”: la misericordia nasce e si sviluppa dentro l'uomo, non è in primo luogo un atto, un gesto, una cosa che faccio, ma una cosa che percepisco nell’intimo. Si tratta di un moto profondo, che nasce, si sviluppa e vive nei recessi più intimi e vitali del nostro essere (cuore e viscere: ciò che ci mantiene in vita; grembo: ciò che in noi genera la vita degli altri!). E’ il sentimento profondo che lega due esseri umani per ragioni di sangue e di cuore , come avviene nel rapporto d’amore fra genitori e figli, in quello tra fratelli. Questo amore tutto gratuito corrisponde ad una necessità interiore, ad un’esigenza di cuore. Acquista perciò un senso più profondo e originario, genera una gamma di sentimenti come la bontà, la tenerezza, la pazienza, la comprensione. La compassione, la prontezza al perdono. Papa Francesco usa spesso il termine tenerezza come sentimento delle viscere umane e della misericordia. Dio ama così: è Padre e Madre nell’amore. Saperlo, è sorgente di pace, perché ci libera da tutto l’affanno di cercare motivi – sempre improbabili – per meritare il suo amore.
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Due immagini bibliche:
Quella sponsale Osea 2, Così dice il Signore: Ecco, la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Baal Mio padrone. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. Quella materna Isaia 49,13-16 Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Il Signore non dimentica Sion. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato.
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Misericordiae Vultus n.6
˂˂…Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono˃˃.
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“ELEOS” Nel N. T. la parola greca éleos, esprime il sentimento dell’intima e profonda commozione dell’animo che si traduce in atteggiamenti di pietà. Traduce di solito hesed e significa “avere o agire con misericordia”; deriva dalla radice eleèo (avere pietà, avere misericordia). Viene usata soprattutto nei racconti narrativi, dove indica per lo più l’irruzione della compassione di Dio nella realtà della storia umana, specialmente attraverso la potente azione liberatrice di Gesù Cristo. Altri termini che derivano da eleeo: - “Eleèmon” misericordioso (Eb 2,17) - “Eleemosyne” elemosina in senso pratico - da ELEOS deriva l’invocazione KIRYE ELEISON= Signore pietà, Signore misericordia (Mt 20,30-31)
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SPLANCHNIZOMAI dalla radice splanchna che in greco è l’equivalente dell’ebraico rahamim = viscere materne; in genere è tradotto con “provare compassione”, ed evoca cioè un’emozione profonda, viscerale. E’ da questa “compassione” che sgorga l’energia terapeutica di Gesù. E’ il verbo usato nella parabola del Samaritano (Lc 10,33: “vide e ne ebbe compassione”) e descrive i sentimenti del Padre verso il figlio nella parabola del Padre misericordioso ( Lc 15,20) e il fremito profondo quando incontra la vedova di Nain ( Lc 7,11). Il vocabolo “compassione” deriva dal latino “cum = con” + “passio = dolore, sofferenza”, da cui deriva l’etimologia propria di “soffrire insieme a…, provare dolore con…”.
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“AGAPE” Agàpe (dal greco ἀγάπη, agápē, in latino caritas) significa amore disinteressato, fraterno, smisurato. Viene utilizzato per indicare l’ amore di Dio nei confronti dell'umanità. “Dio è amore” (1Gv 4,8.16)
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Cosa significa “misericordia”?
È l'attenzione di Dio per l'altro: l'altro gli importa e gli manca... Egli lo desidera, sente il bisogno di incontrarlo... È il padre della parabola che non ha mai dimenticato il figlio partito di casa; è il pastore che non ha mai dimenticato quell'unica pecora, tra cento, che si era smarrita; è la donna che non ha il cuore in pace finché non ritrova la moneta perduta. L'altro, per Dio, non è mai perso per sempre... Anche perché, in qualche modo, Dio sa che in quel figlio-pecora-moneta perduto c'è una parte di se stesso che si è allontanata.
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Un’unica conseguenza:
È interessante notare che Dio non si interessi innanzitutto ai bisogni dell'altro, ma all'altro in quanto persona! L'altro non è un insieme di problemi da risolvere o un'esistenza da ricondurre sulla retta via ma è un volto che mi manca, che desidero, che cerco, di cui io ho bisogno! Il segreto di Dio, e della compassione, è che l'altro, anche quando è lontano, continua a vivere in me. E questa sua presenza continua, scava in me la misericordia per lui. Più mi è presente, più il sentimento di compassione cresce in me. Allora la misericordia, prima che un gesto o una parola, è una presenza nel cuore. È questa la meraviglia della redenzione: non i miracoli di guarigione o i discorsi di Gesù hanno svelato definitivamente il suo essere figlio di Dio, ma il suo muto morire sulla croce (cfr. Mc 15,39).
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