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PubblicatoEgidio Campana Modificato 10 anni fa
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missione statutaria Confcommercio Trieste tutela e promozione degli interessi degli associati 3.000 imprese associate oltre il 90% micro o piccole imprese del commercio, turismo, servizi e professioni oltre 12.000 imprenditori, familiari ed addetti associate anche imprese della grande distribuzione con 50 punti vendita e 1.300 addetti
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quanta grande distribuzione ci aspetta in prov. di Trieste 135.000 metri quadrati di superficie di vendita commercio alimentare e non alimentare + 30% con servizi, ristorazione, artigianali-commerciali, e siamo ad oltre 165.000 metri in ogni progetto di sviluppo del territorio sempre centri commerciali, anche in Porto Vecchio
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quanta grande distribuzione abbiamo adesso 52.000 metri quadrati di superficie di vendita commercio alimentare e non alimentare vendite e consumi in crisi, nel grande e nel piccolo, crescita zero nel 2005, +1,9% nel 2006 per la Regione FVG il commercio in provincia di Trieste è settore in grave crisi occupazionale dal 2001 a giugno 2007 -800 imprese e -3.000 addetti forte turn over nei centri commerciali esistenti
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a cosa servono i nuovi centri nuovi consumatori? grandi centri commerciali già presenti nella cinta udinese, a Palmanova, a Lubiana, a Capodistria, in Veneto e a Zagabria già autorizzati o in fase di realizzazione nuovi grandi insediamenti a Villesse, a Palmanova, a Gorizia ed a Nova Gorica, a Skofje, a Sezana e a Fiume quanti nuovi consumatori? solo a Muggia ne servirebbero 100.000 al giorno gli stessi delle Galleries Lafayette a Parigi…
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perchè i nuovi centri investitori fiduciosi di vincere la sfida competitiva ma non si conoscono le ragioni di tanto ottimismo cosa non si sa dei nuovi centri tipologie commerciali, imprenditori, format, mix merceologico, servizi ed intrattenimento che saranno presenti non si conosce lattrattività che potranno esercitare sui consumatori rispetto alla rete commerciale già presente
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le procedure di autorizzazione dei grandi centri assenti vere valutazioni dimpatto e sostenibilità socio-economica e commerciale il caso ex Aquila nessuna concertazione preventiva sulla bonifica dellarea tutti concordi, anche noi ma a pagarla non deve essere solo il commercio richiesto un coinvolgimento diretto nella procedura, ma le norme non lo impongono, quindi non si fa
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cosa succede quando apre un centro commerciale lofferta è spesso simile a quella dei negozi del centro i piccoli negozi soffrono, e poi chiudono per le politiche aggressive di marketing e lo strapotere finanziario dei grandi per il Censis per ogni nuovo occupato nelle grandi strutture si perdono 3 posti di lavoro nel piccolo commercio nella guerra tra i grandi si brucia altra occupazione il commercio si sposta in aree extraurbane accessibili solo in automobile, causando costi alle famiglie ed alla collettività le Città perdono la funzione fondamentale del commercio per la loro vita economico-sociale
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a cosa serve un negozio in un centro urbano porta un prodotto o servizio vicino alla residenza o al luogo di lavoro del consumatore fornisce un servizio professionale ed umano al cliente è arredo urbano per la Città, la illumina e la rende più sicura fa risparmiare tempo e denaro
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quanto costa un negozio in un centro urbano personale qualificato spesso per il negoziante incidono sui prezzi finali al consumatore più del costo dacquisto dei prodotti acquisto o affitto di locali centrali o semi-centrali utenze, consumi, imposte e tasse e spesso si dimentica che limprenditore deve guadagnare per vivere e per remunerare i suoi investimenti inoltre ricavi e margini sono imposti dagli studi di settore
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senza commercio in centro urbano danni per tutti per gli anziani, che prediligono i negozi di vicinato per turismo e pubblici esercizi, che vivono con il commercio per uffici, grandi imprese, università e centri di ricerca per la filiera locale di produttori, distributori, grossisti, agenti rappresentanti, trasportatori e corrieri per il mercato immobiliare, le multiutility, le banche e le assicurazioni, per le casse comunali e regionali per tutti i servizi, pubblici e privati, della Città
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come sono valutati i nuovi centri commerciali compatibilità formale con le regole dellurbanistica valutazioni formali dellimpatto sulla viabilità non si considerano i centri commerciali extra-regionali nessuna valutazione sullimpatto economico-sociale e sul settore del commercio, del turismo e dei servizi su tutto aleggia il furore delle liberalizzazioni ma a senso unico
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nel resto dellUE e del Mondo in Francia le tasse dei grandi vanno ad aiutare i piccoli in GB centri autorizzati dal governo e priorità per i centri urbani negli USA sanno che i grandi costano socialmente di più in Austria limiti alle dimensioni ed integrazione con centri urbani
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nel resto dItalia in Lombardia valutazioni sulle trasformazioni della rete distributiva privilegiati insediamenti in aree dismesse equilibrio tra le diverse tipologie commerciali valore al ruolo sociale dei piccoli in Piemonte la valutazione integrata territoriale si valuta la pressione su tutte le risorse territoriali si tiene conto dei conflitti duso raccordo obbligatorio tra urbanistica ed attività produttive coinvolgimento concreto dei commercianti
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considerazioni finali nel 2007 più vendite nei piccoli negozi in FVG la grande distribuzione perde occupazione in altri Paesi tendenze in atto da tempo, ma si stanno trovando anche i rimedi (v. USA e Canada) più spazio allintrattenimento ed allintegrazione con i centri urbani nel resto UE si organizzano i centri urbani le soluzioni passano attraverso tutti i soggetti che sono oggi presenti alla nostra assemblea pubblica 2007
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