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«Pittore e figlio della Natura» (Voltaire)
Carlo Goldoni «Pittore e figlio della Natura» (Voltaire)
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Per una prima conoscenza dell’autore e del suo tempo
Da «Il tempo e la storia» - puntata del 6/2/2015 In studio lo storico Lucio Villari Il ritratto e il rifiuto della parrucca («abbandonare tutto ciò che non apparteneva alla realtà, alla verità, alle cose essenziali così come esse si presentano») – altri ritratti La parola al prof. Carmelo Alberti, uno dei maggiori studiosi goldoniani (docente di Discipline dello Spettacolo presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e direttore dell'Istituto per la ricerca teatrale della Casa di Goldoni). La vocazione per il teatro (il nonno, la passione in famiglia per le marionette, la barca dei commedianti a Chioggia), la capacità di scrivere (le sue prime prove a Pavia) e gli incontri decisivi (l’attore «truffaldino» Antonio Sacchi e la compagnia di Girolamo Medebach).
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Dalla «Commedia dell’arte» alla «Commedia riformata»
Come recitare? Ecco le disposizioni di Goldoni («Teatro comico», 1750) nella prefazione Io perciò non intesi di dar nuove regole altrui, ma solamente di far conoscere, che con lunghe osservazioni, e con esercizio quasi continuo, son giunto al fine di aprirmi una via da poter camminare per essa con qualche specie di sicurezza maggiore; di che non fia scarsa prova il gradimento che trovano fra gli spettatori le mie Commedie. Io avrei desiderio che qualunque persona si dà a comporre, in ogni qualità di studio, altrui notificasse per qual cammino si è avviata, percioché alle arti servirebbe sempre di lume e miglioramento. Così bramo io parimente, che qualche nobile bell'ingegno d'Italia diasi a perfezionare l'opera mia e a rendere lo smarrito onore alle nostre scene con le buone Commedie, che sieno veramente Commedie, e non scene insieme accozzate senz'ordine e senza regola; e io, che fin ad ora sembrerà forse a taluno che voglia far da maestro, non mi vergognerò mai di apprendere da chichessia, quando abbia capacità d'insegnare. Testo in pdf In evidenza gli elementi di continuità con la riflessioni galileiane sul sapere
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Dalla «Commedia dell’arte» alla «Commedia riformata»
Recitate piuttosto adagio, ma non troppo, e nelle parti di forza, caricate la voce, e accelerate più del solito le parole. Guardatevi sopra tutto dalla cantilena, e dalla declamazione, ma recitate naturalmente, come se parlaste, mentre essendo la commedia una imitazione della natura, si deve fare tutto quello, che è verisimile. Circa al gesto, anche questo deve essere naturale. Movete le mani secondo il senso della parola. Gestite per lo più colla dritta, e poche volte colla sinistra, e avvertite di non moverle tutte due in una volta, se non quando un impeto di collera, una sorpresa, una esclamazione lo richiedesse; servendovi di regola, che principiando il periodo con una mano, mai non si finisce coll'altra, ma con quella con cui si principia, terminare ancora si deve. D'un'altra cosa molto osservabile, ma da pochi intesa voglio avvertirvi. Quando un personaggio fa scena con voi, badategli, e non vi distraete cogl'occhi e colla mente; e non guardate qua e là per le scene, o per i palchetti, mentre da ciò ne nascono tre pessimi effetti. Come recitare? Ecco le disposizioni di Goldoni («Teatro comico», 1750) nelle parole di ORAZIO, capo della compagnia de' comici Video dal 10’10’’
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Per rivedere l’allestimento scenico di un’edizione della commedia molto bella e celebre 2 44’ 43’’
Il regista Franco Enriquez allestì La Locandiera nella stagione con attori di inconfondibile presenza scenica: Valeria Moriconi (attrice dalla lunga e fortunata carriera ricca di successi a teatro, in televisione e al cinema) nei panni di Mirandolina, e Glauco Mauri in quelli del marchese di Forlipopoli. Questo spettacolo ebbe uno straordinario successo, tanto da sfiorare le 400 repliche in tutta Europa. Registrazione messa in onda dalla RAI Radiotelevisione italiana nel 1966.
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L’arrivo delle due attrici comiche
Atto I scene , ovvero la conclusione del primo atto Le riflessioni in merito di un noto critico teatrale, Guido Davico Bonino – pag. 146 e sgg Il teatro nel teatro: non solo un’occasione di divertimento, ma un profondo avvio alla riflessione (e proprio sull’ambiguità della funzione scenica) «Due commedianti avvezze a far sulla scena da contesse, da marchese e da principesse, avranno difficoltà a sostenere un carattere sopra di una locanda?»
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Dal commento all’opera «La locandiera» a cura di G.Davico Bonino
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…per guardare lontano Pirandello, Premio Nobel della Letteratura 1934*
«Questa sera si recita a soggetto» «Sei personaggi in cerca d’autore» «Maschere nude» «Il gioco delle parti» * Ecco parte della motivazione del suo premio: «per il suo audace e ingegnoso rilancio dell'arte drammatica e scenica» «Io penso che la vita è una molto triste buffonata; perché abbiamo in noi, senza sapere né conoscere né perché né da chi, la necessità "di ingannare di continuo noi stessi, con la spontanea creazione di una realtà la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria. Chi ha capito il gioco non riesce più ad ingannarsi; ma chi non riesce più ad ingannarsi ,non può più prendere né gusto né piacere alla vita». Luigi Pirandello dalla lettera autobiografica inviata a Filippo Sùrico direttore del periodico romano Le Lettere e pubblicata sul nel numero del 15 ottobre 1924
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A Dario Fo chiediamo di capire che cos’è la «Commedia dell’arte»
Fo, Premio Nobel della Letteratura 1997* «Arlecchino» – la maschera** 6’6’’ Video Documentario sulla Commedia dell’arte»***1 12’25’’ *Ecco parte della motivazione del suo premio : «Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi» (link ad intervista) **Dalla prima puntata del ciclo "Teatro in italia" con Giorgio Albertazzi e Dario Fo, dedicato ai due secoli d’oro del teatro italiano, il Seicento e il Settecento. ***Fino al .12’25’’ dedicato a Dario Fo – poi fino alla fine al «Servitore di due padroni», omaggio a Ferruccio Soleri. Regia di Giorgio Strehler (per uno sguardo sul successo delle edizioni del Teatro Piccolo «Arlecchino, servitore di due padronI») «…poi ho imparato, con fatica, piano piano…». «…E’ un mestiere. L’arte è un mestiere…» Il mestiere dell’attore è fare fatica affinché altri possano vedere: non solo vedere quello che accade in scena, ma quello che accade oltre la scena, dentro di noi e attorno a noi.
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