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A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda
GABRIELE D’ANNUNZIO
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LA POETICA e LE OPERE
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D’Annunzio praticò molteplici generi letterari:
poesia lirica poesia epica romanzo novelle teatro scritti di critica cronaca giornalistica prosa d’arte
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Tutta la sua produzione si ispira ad uno spiccato sperimentalismo
Dallo sperimentalismo scaturirono: la varietà dei suoi modi metrici la ricchezza delle sue scelte linguistiche
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D’Annunzio coltivava molteplici interessi letterari e culturali
In D’Annunzio, infatti, possiamo ritrovare tutte le novità (culturali, sociali e politiche) di fine Ottocento: il decadente: egli fece proprie le tendenze della letteratura contemporanea (anche per rispondere alla sete di novità del pubblico) diventando con diverse opere (Il piacere, Intermezzo di rime, Isottèo-La chimera, Poema paradisiaco) uno dei più grandi rappresentanti del Decadentismo europeo
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il superuomo: fu D’Annunzio (dopo aver conosciuto la filosofia nietzschiana) a divulgare anche in Italia il motivo del superuomo, uno dei temi più attuali della cultura europea di allora Il modernista: D’Annunzio fu il letterato italiano più attento alla modernità (nella villa della “Capponcina” si fece installare il telefono, guidava le prime automobili, frequentava i primi campi d’aviazione divenendo un provetto pilota). A sviluppare questi temi è il suo ultimo romanzo Forse che sì forse che no (1910)
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nell’industria culturale: fu il primo scrittore italiano a intuire le grandi possibilità espressive del cinema e a collaborare per la realizzazione di diversi film per lo più tratti dalle sue opere (in particolare firmò il soggetto e le didascalie di Cabiria nel 1914), fu lui a coniare il nome de “La Rinascente”
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Uno dei motti di D’Annunzio era “o rinnovarsi o morire” ed infatti egli riuscì varie volte a rinnovare la propria immagine presso l’opinione pubblica così pure a rigenerare la propria creatività in forme nuove: La prima svolta si ebbe nel 1911 quando pubblicò una serie di scritti autobiografici (Le faville del maglio) che inaugurarono una stagione nuova nella sua arte
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la seconda svolta si ebbe nel 1915 quando D’Annunzio, aderendo alla campagna interventistica della Prima Guerra Mondiale, diede vita ad infiammati discorsi (raccolti sotto il titolo Per la più grande Italia) e si gettò in prima persona in straordinarie imprese belliche (guadagnandosi la fama di eroe presso l’opinione pubblica) la terza metamorfosi si ebbe nel quando si trasformò da soldato in uomo di stato guidando l’occupazione militare di Fiume (tanto che poco più in là il fascismo lo proclamerà uno dei padri della patria)
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D’Annunzio con la sua vita e le sue opere aspirava a un’esistenza d’eccezione, al “vivere inimitabile”, a “fare la propria vita come si fa un’opera d’arte” La parola-chiave della poetica dannunziano è ESTETISMO (= sensazione) che si esprime in tre forme:
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ESTETISMO come Culto della sensazione, cioè esaltazione di ciò che ricade nella sfera dei sensi, della corporeità, dell’istinto; la sensazione diviene l’unico criterio per conoscere la realtà ESTETISMO come Panismo (= la natura è tutto) e vitalismo. Il culto della sensazione tende a collocare la vita dell’uomo dentro la vita della natura in una visione metamorfica (e panica); questa gioia sfrenata, questa voglia di vivere e di godere si esprime soprattutto nelle liriche di Alcyone
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ESTETISMO come Assenza di gerarchie (per il poeta esteta le sensazioni raffinate sono preziose quanto quelle più volgari; la condizione essenziale è che non siano banali)
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Dall’estetismo dannunziano deriva la convinzione che il poeta deve farsi “supremo artefice” cioè un artista che crea le proprie opere sottoponendole a una lunga elaborazione tecnica Egli si definiva il “poeta dell’Imaginifico” cioè il creatore di immagini attraverso suoni ricercati e parole preziose e rare
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Il poeta imaginifico (il poeta-artefice) deve colpire l’immaginazione del pubblico come un mago che fa degli incantesimi che suggestionano i lettori offrendo emozioni sempre nuove e profonde Egli è anche un poeta-tribuno perché è in grado non solo di toccare le corde di pochi lettori scelti, ma anche di arringare e dominare le folle
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Nei primi anni del Novecento il “dannunzianesimo” (l’uomo superiore che vive una vita sfarzosa e gaudente) divenne un vero fenomeno di costume Ufficialmente D’Annunzio proclamava il disprezzo della folla, ma in realtà sapeva bene come lusingarla: appariva nelle cronache giornalistiche, collaborava con i giornali alla moda, scriveva sceneggiature per il cinema
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La relazione con Eleonora Duse e gli altri episodi scandalistici della sua biografia servivano a divulgare l’immagine del poeta di lusso, che non si limita a descrivere nelle sue opere gli amori proibiti alle masse, ma li vive nella realtà
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I ROMANZI DEL SUPERUOMO
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Tra il 1889 e il 1910 D’Annunzio scrisse sette romanzi:
Il piacere (1889) (divulgazione di Estetismo e Decadentismo) Giovanni Episcopo (1891) (lungo monologo e confessione del protagonista) L’innocente (1892) (ambigua “bontà”; inquietudine e turbamenti; imitazione dei narratori russi) Il trionfo della morte (1894) (passione sensuale; senso della decadenza) Le vergini delle rocce (1895) (romanzo-saggio sul superuomo di Nietzsche) Il fuoco (1900) (poeta superuomo, idolatrato dalla folla) Forse che sì forse che no (1910) (superuomo modernizzato e donna fatale: un intreccio folle e perverso)
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La fase superomistica di D’Annunzio ha inizio intorno al 1895 in seguito alla lettura di Nietzsche
I primi romanzi (antecedenti a questa data) contengono elementi anticipatori della futura concezione del superuomo Troviamo l’esasperato individualismo in Andrea Sperelli (protagonista de Il piacere), in Tullio Hermil dell’Innocente, in Giorgio Aurispa nel Trionfo della morte Superuomini sono anche Stelio Effrena (protagonista de Il fuoco) e Paolo Tarsis (in Forse che sì forse che no)
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Il romanzo in cui però la teoria del superuomo si afferma pienamente è Le vergini delle rocce
Una temporanea parentesi è rappresentato dal motivo della “bontà” affiorante nel Giovanni Episcopo e nell’Innocente (motivo ripreso dalla lettura di Dostoevskij) Si tratta di un motivo estraneo a D’Annunzio perciò l’esito finale di questi due romanzi è di una sgradevole impressione di falsità
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I romanzi dannunziani sono accomunati dallo sperimentalismo
In particolare lo sperimentalismo si esprime con: il simbolismo di luoghi e situazioni una prosa lirico-musicale (o poetica) l’invadente presenza di commenti, riflessioni pseudo-filosofiche, descrizioni, etc.
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Nei romanzi dannunziani troviamo, inoltre, il tema della decadenza
L’esteta e il superuomo, infatti, conoscono l’amaro sapore della sconfitta, dell’incapacità di vivere (in contrasto con la volontà di potenza del superuomo) La figura femminile, invece, nei romanzi dannunziani è spesso dipinta come “donna fatale” , misteriosa e lussuriosa, quasi sempre superiore all’eroe maschile, in grado di dominarlo tanto con la volontà quanto con la sensualità
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LA POESIA DANNUNZIANA
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Importanti quanto i romanzi dannunziani sono anche le raccolte di poesia
A soli 16 anni D’Annunzio esordì con i versi di Primo vere (titolo che rimanda alla “primavera”, cioè all’età del poeta) La raccolta ottenne grande successo La seconda edizione, l’anno successivo, venne preceduta dalla notizia (diffusa ad arte e poi smentita) della tragica morte dell’autore La trovata della falsa morte favorì un rilevante successo di vendite ed evidenzia la spregiudicatezza e l’astuzia dell’autore (che già da allora ricorreva ad ogni espediente pur di conquistarsi i favori del pubblico)
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In Primo vere D’Annunzio imitava Carducci delle Odi barbare
La successiva raccolta era intitolata Canto novo (1882), dove emerge la sensualità, l’immersione “panica” nella natura, la ricerca di musicalità
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Nel 1883 pubblicò i versi di Intermezzo di rime caratterizzati da un accentuato erotismo e da atteggiamenti estetizzanti (le vicende biografiche del poeta e le donne da lui amate si trasformano in letteratura)
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Nel 1886 uscì il nuovo libro di versi Isaotta Guttadàuro (nel 1890 il titolo diventò Isottèo-La Chimera), in cui il lessico ricercato, i metri insoliti, le sonorità “antiche” rinviano ad un raffinato Decadentismo (“il Verso è tutto”)
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Nel 1893 D’Annunzio pubblicò il Poema paradisiaco, una raccolta di versi nuova per linguaggio e tematiche Vi compare il tema della “bontà”, già sperimentato anche nei romanzi Giovanni Episcopo e L’innocente Qui il poeta immagina di tornare a contatto con le cose dell’infanzia, la casa e la vecchia madre e si esprime con toni più smorzati e malinconici
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Successivamente D’Annunzio compose molte altre liriche che raccolse in grande libro di versi: le Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi (in cui emerge tutta la visione pagana del mondo dannunziano, costruito sulla bellezza e la gioia di vivere) Il titolo richiama le Laudes creaturarum di San Francesco, ma il motivo francescano si degrada in senso anticristiano e terreno Il vero tema delle Laudi è l’istintiva felicità prodotta dalla fusione corporea con la natura ed espressa in una forma di canto ininterrotto
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La raccolta doveva essere suddivisa in sette libri (ma ne scrisse solo cinque), ciascuno intitolato ad una stella delle Pleiadi I primi tre libri (Maia, Elettra, Alcyone) uscirono nel 1903 Il quarto libro, Merope, uscì nel 1912 e comprendeva le Canzoni delle gesta d’oltremare scritte per celebrare la guerra in Libia Il quinto libro, Asterope, fu pubblicato nel 1934 con i Canti della guerra latina (scritti in occasione della Prima guerra mondiale)
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I libri più riusciti delle Laudi sono i primi tre (Maia, Elettra e Alcyone)
Maia è quasi tutto occupato dalla lunghissima Laus vitae (Lode della vita) di oltre ottomila versi ispirati a Dioniso (dio della gioia) Elettra contiene liriche di diverso metro, dedicate a vari “eroi” (Verdi, Garibaldi, Dante)
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Alcyone, è il capolavoro poetico
Il tema è la fusione tra l’individuo e la natura, il sensuale abbandono all’incessante movimento della vita cosmica Vi è sempre l’ideologia del superuomo Solo a pochi eletti (superiori a tutti per la loro sensibilità) è concesso perdersi nel fluire degli elementi e raggiungere così i segreti misteri della natura
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L’ULTIMA STAGIONE E LA NUOVA PROSA “NOTTURNA”
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Dopo il 1910 l’interesse di prosatore di D’Annunzio si espresse in forme di prosa breve, soprattutto di carattere autobiografico Queste prose brevi poi vennero raccolte in diverse opere: Le faville del maglio ( ) Contemplazione della morte (1912, in ricordo di Pascoli e di un amico francese morti nello stesso giorno) Il compagno dagli occhi senza cigli ( , su un’amicizia giovanile) Libro segreto (1935, note di poetica, ricordi biografici) Solus ad solas (diario uscito postumo nel 1939)
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Uno dei libri più intensi di D’Annunzio è Notturno, concepito nei primi mesi del 1916, nel periodo in cui lo scrittore era costretto all’immobilità per la perdita di un occhio Notturno rappresenta il momento più alto della scrittura autobiografica, in cui lo stile oratorio di un tempo è sostituito da frasi veloci e impressionistiche
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ALTRE OPERE
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OPERE TEATRALI La città morta La gioconda La gloria
Francesca Da Rimini La figlia di Iorio La fiaccola sotto il moggio La nave Fedra Parisina Si tratta di drammi composti per la Duse o tragedie in versi
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DISCORSI POLITICI Per la più grande Italia (per l’interveto dell’Italia nella Prima guerra mondiale) Discorsi per l’impresa di fiume
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SCENEGGIATURE CINEMATOGRAFICHE
La nave (tratta dall’omonimo dramma) Cabiria (per il film di Giovanni Pastrone)
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STUDIARE I SEGUENTI TESTI:
O falce di luna calante (da Canto novo) pagg del libro di Letteratura Il piacere (da pag. 315 a pag. 323) Il programma del superuomo (da Le vergini delle rocce, pag ) La pioggia nel pineto (da Alcyone, pag )
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Per chi fosse interessato all’audiolibro de “Il piacere”:
Per una lettura d’autore de “La pioggia nel pineto” si veda:
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