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Augusto Ninni (Modulo I) Monopolio
Economia Industriale, (3° anno Corso di Laurea in Economia Aziendale) Augusto Ninni (Modulo I) Monopolio
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MONOPOLIO Un monopolio è una forma di mercato in cui opera una sola impresa (venditore). Il monopolio esiste se e solo se non può esservi entrata di altre imprese Quindi la caratteristica fondamentale del monopolio è quella di operare in un mercato in cui esistono elevate e durature barriere all’entrata
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Come si crea un monopolio:
1) L’impresa è innovatrice assoluta: è in possesso di conoscenze particolari che le consentono di produrre un prodotto nuovo o migliore, non imitabile innovazione di prodotto è in possesso di conoscenze particolari che le consentono di produrre un prodotto meno costoso, non imitabile innovazione di processo 2) Le sue conoscenze sono imitabili, ma ottiene un brevetto (attività rent seeking ?)
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3) Fruisce di barriere istituzionali all’entrata (attività rent seeking ?)
4) Ha costruito barriere strategiche 5) è in situazione di monopolio naturale
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In realtà l’assenza di concorrenza è raramente assoluta:
diciamo allora che il consumatore non trova altri produttori che offrono lo stesso bene o servizio, ma può trovare altri produttori che soddisfano lo stesso bisogno. Deve però affrontare rilevanti costi aggiuntivi (del tipo “search cost”)
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il monopolista deve praticare prezzi più bassi per convincere gli acquirenti ad acquistare ulteriori suoi prodotti Quindi a differenza dell’impresa concorrenziale l’impresa monopolista affronta una curva di domanda inclinata verso il basso (domanda residuale = domanda di mercato) Inoltre l’elasticità della domanda è relativamente piccola per il monopolista (Vs. infinita per l’impresa in CP)
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Monopolio: meno la domanda è elastica, maggiore il grado di monopolio
Q Q Monopolio: meno la domanda è elastica, maggiore il grado di monopolio Concorrenza perfetta: domanda infinitamente elastica
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Il monopolista è l’unico fornitore di prodotti per i quali non esistono sostituti stretti
Il monopolista non deve temere, quando alza i prezzi, di cedere quote di mercato ai concorrenti, perché non ne ha: l’unico suo vincolo è la pendenza negativa della curva di domanda
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Come operatore razionale, l’obiettivo del monopolista è la massimizzazione del profitto.
Come già nelle imprese di concorrenza, questo significa estendere la produzione e le vendite sino al punto in cui l’incremento decrescente nei ricavi che ne deriva (ricavi marginali) è uguale all’incremento dei costi (costi marginali) Quindi ricavi marginali = costi marginali come condizione di massimizzazione del profitto (nel monopolio come in concorrenza, ma in CP: MRP dato)
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l’impresa monopolista sa di doversi confrontare con una curva di domanda decrescente
Può vendere maggiori quantità di prima solo a prezzi più bassi, ma non è affatto sicura che alla riduzione dei prezzi corrisponda un aumento della domanda q più che proporzionaleaumento dei ricavi conseguiti: dipende dall’elasticità della domanda al prezzo che deve essere >1 in valore assoluto
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A causa della pendenza negativa della curva di domanda, il monopolista può vendere di più solo abbassando il prezzo. Ma se abbassa il prezzo, lo abbassa per tutte le quantità vendute, non solo per l’ultima. Se riuscisse a ridurre il prezzo solo per i consumatori con prezzo di riserva più basso, aumenterebbe ulteriormente il suo benessere appropriandosi del surplus dei consumatori discriminazione di prezzo (ulteriore riduzione o annullamento del benessere dei consumatori)
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In un determinato momento il monopolista vende a un prezzo A la quantità C: il suo ricavo totale è quindi pari all’area ABCO (data la curva di domanda) p A B O C q
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Per vendere di più, il monopolista deve abbassare il prezzo: da A a D
Per vendere di più, il monopolista deve abbassare il prezzo: da A a D. Spostandosi da B a E sulla curva di domanda a questo prezzo corrisponde la quantità OF. p B A D E G F O C q
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L’area DEFO rappresenta il nuovo ricavo totale, al prezzo D e data la curva di domanda.
B A D E F F O C q
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L’area DEFO rappresenta il nuovo ricavo totale, al prezzo D e data la curva di domanda.
L’area DGCO è comune alle due situazioni (prima e dopo il ribasso di prezzo) e quindi non ci interessa. p B A D E G G O C F q
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Occorre confrontare il quadrangolo ABGD, perso perché il produttore non pratica più il prezzo A, con il nuovo quadrangolo GEFC, che rappresenta l’aumento delle vendite dovuto al nuovo prezzo D p B A D E G C F O q
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Se l’area GEFC, il ricavo aggiuntivo, è maggiore dell’area ABGD, il ricavo perso, vendere un’unità addizionale fa aumentare i ricavi (il ricavo marginale è positivo). p B A D E G F O C q
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p B A D E G A’ B’ E’ D’ F O C C’ F’ q
Ma se siamo a livelli di prezzo più bassi – A’ < A - la stessa riduzione di prezzo in livello assoluto (AD=A’D’) che riduce della stessa quantità in assoluto il bene acquistato (CF = C’F’) porta a un ricavo marginale negativo, perché A’B’G’D’ > G’E’F’C’ p B A D E G A’ B’ E’ D’ G’ F O C C’ F’ q
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Come in concorrenza, obiettivo dell’impresa è max П = profitti
П = p·q – C (q) Per massimizzare questa funzione deriviamola rispetto a q e poniamola uguale a 0: Max П Max R – C Max p q – C Max p dq/dq + q dp/dq – d C (q) / d q = 0 qui q dp/dq ≠ 0 (come invece era in concorrenza ! ) Perché ora esiste p(q) domanda inversa p dq/dq + q dp/dq - d C (q) / d q = 0 ma dq/dq=1, quindi: p + q dp/dq = d C (q) / d q MR = MC MR = p + q dp/dq = p + p q/p dp/dq Raccogliendo p: = p (1 + q/p dp/dq) = p (1 + q/p Δp/Δq) (approssimazione della variazione nel discreto) ma ε = (Δq / Δp) p/q (elasticità della domanda) MR = p (1 + 1/ ε) = p + p/e
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MR=p+p/ (1) MR=MC (2) Sostituiamo la (1) nella (2): p + p/ = MC p – MC = - p/ divido tutto per p (p-MC)/p= -1/ (p-MC)/p = margine prezzo-costo (indice del grado di monopolio di Lerner) (indice del potere di mercato)
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Quando l’elasticità della domanda è molto alta, il prezzo di monopolio è molto vicino al costo marginale Quando l’elasticità della domanda è molto bassa, il prezzo di monopolio è di gran lunga superiore al costo marginale Quindi il monopolio è tanto più inefficiente quanto meno esistono sostituti del bene oggetto di monopolioelasticità bassa
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Tornando alle variazioni di produzione, il ricavo marginale è positivo
se la curva di domanda è elastica (|ε | > 1) (il ricavo totale aumenta all’aumentare delle produzioni)
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il ricavo marginale è negativo se la curva di domanda è anelastica (rigida)
(|ε | < 1) (il ricavo totale diminuisce all’aumentare delle produzioni)
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L’elasticità della domanda dipende sia dalla particolare curva di domanda …
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p2 rigida elastica p1 P1’ P2’ q1
Il ricavo marginale nel secondo grafico è sicuramente positivo e maggiore del primo grafico (a domanda rigida)
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sia dal particolare punto sulla stessa curva di domanda
b elastica c a elasticità unitaria d rigida e f
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La curva del ricavo marginale
Sia la curva di domanda lineare p = a – b q (curva di domanda inversa, dove il prezzo è funzione della quantità) RT = p · q = (a-bq) q = aq – bq2 (differenziamo rispetto a q) MR p = a – 2 b q
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Domanda inversa La curva p=a-bq interseca l’asse delle ascisse (p=0) in q=a/b Infatti per p = 0 0 = a – bq a = b q a/b = q p q=a/b
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La curva MR p = a-2bq interseca l’asse delle ascisse (P=0) in q/2=a/2b
Infatti per p = 0 0 = a – 2bq a = 2b q a/2b = q P MR q q/2
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La massimizzazione del profitto può aversi solo in questo segmento elastico della funzione di domanda perché altrove il ricavo marginale è negativo (domanda anelastica) P, MR q q/2
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Il monopolista massimizza il profitto uguagliando ricavo marginale e costo marginale
(spingendo la produzione sino al punto in cui ricavo marginale e costo marginale sono uguali) P, MR MC q q/2
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Il monopolista massimizza il profitto uguagliando ricavo marginale e costo marginale
(spingendo la produzione sino al punto in cui ricavo marginale e costo marginale sono uguali: fino a Qm) P, MR MC Pc Qm Qc q q/2
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Il monopolista massimizza il profitto uguagliando ricavo marginale e costo marginale
(spingendo la produzione sino al punto in cui ricavo marginale e costo marginale sono uguali) Ma alla quantità domandata Qm corrisponde sulla curva di domanda il prezzo Pm (prezzo di monopolio), più alto del costo marginale. P, MR Pm MC Pc Qm Qc q q/2
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Implicazioni di Pm > Pc = MC: monopolio e perdita di benessere
MR
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Monopolio e perdita di benessere
Concorrenza, benessere di consumatori: ACB Surplus dei produttori=0 Surplus collettivo = ABC Pm C Pc B MC MR
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Monopolio e perdita di benessere
Concorrenza, benessere di consumatori: ACB Monopolio, benessere di consumatori: ALK Monopolio, surplus dei produttori: KLDB Surplus collettivo = ALK + KLBD = ALDB Pm K L C Pc B D MC MR
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Monopolio e perdita di benessere
Concorrenza, surplus totale: ACB Monopolio, surplus totale: (ALK + KLDB) < ACB Differenza totale: LCD (perdita secca DWL) Pm K L C Pc B MC D MR
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Gli svantaggi: la perdita secca
L’area LCD rappresenta la perdita secca (deadweight loss) del passaggio dalla concorrenza al monopolio: è una struttura inefficiente nel senso paretiano Pm K L C Pc B MC D MR
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A Naturalmente il differenziale di inefficienza è correlato con l’elasticità della domanda … Ipotizziamo un monopolista che affronta una domanda rigida, AC. Con costi marginali costanti pari a MC, DWL rappresenta la perdita secca. Pm D W L MC A qm Z O C
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A Naturalmente il differenziale di inefficienza è correlato con l’elasticità della domanda … Ora ipotizziamo in alternativa che lo stesso monopolista affronti un’altra scheda di domanda, BR, tale però che in concorrenza, e dati i costi dell’impresa, la quantità domandata e il prezzo praticato siano gli stessi di prima (p==MC=OA, q =OZ). Pm D B W L MC A qm Z R O C
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Pm Pm’ MC MR MR
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A La differenza fra le due “perdite secche”, a parità di domanda, è evidente: la domanda più elastica induce perdite di efficienza molto minori Più elastica è la domanda e più il monopolio si avvicina all’efficienza concorrenziale Pm D Pm’ MC qm O
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I vantaggi del monopolio
Il principale vantaggio è che la condizione di monopolio è più favorevole per l’innovazione (ipotesi schumpeteriana)
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Secondo Schumpeter l’unico modo che le imprese hanno di uscire da una situazione di concorrenza con profitti nulli è quella di introdurre innovazioni (grazie al credito bancario) (1° Schumpeter) Tuttavia in una fase storica più evoluta (“capitalismo trustificato”) l’innovazione è il risultato dell’attività di R&S dentro le grandi imprese (2° Schumpeter) Esiste quindi una correlazione positiva tra dimensioni dell’impresa ed attività di R&S
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Però c’è anche correlazione fra innovazione e struttura di mercato: le dimensioni dell’impresa aiutano l’innovazione, ma l’assenza di concorrenza ne rallenta gli stimoli Propensione ad innovare Tasso di concentrazione
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Resta molto di Schumpeter 2 (cioè una dimensione di impresa maggiore facilita l’innovazione) nell’approccio istituzionale alla valutazione degli accordi e delle fusioni tra imprese: proibizione o richiesta di modifiche se con accordi/fusioni si raggiunge una posizione dominante che può falsare la concorrenza via libera se si dimostra che tali comportamenti o politiche sono condizione necessaria per le innovazioni
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Monopolio e concorrenza: i benefici dell’innovazione per i consumatori.
Dipende anche dal grado di radicalità dell’innovazione Pm Pc=mc’ Pc=mc’ Mc’’ Pm Mc’’ Innovazione incrementale Innovazione radicale Il passaggio da concorrenza a monopolio provoca riduzione di prezzo nel caso di innovazione radicale, (tendenziale) aumento di prezzo nel caso di innovazione incrementale
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Monopolio e concorrenza: i benefici dell’innovazione per i consumatori.
Dipende anche dall’elasticità della domanda Pc=mc’ Innovazione incrementale Il passaggio da concorrenza a monopolio provoca riduzione di prezzo nel caso di domanda elastica (DX), (tendenziale) aumento di prezzo nel caso di domanda rigida (SX)
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Monopolio naturale P,C In genere motivazioni tecnologiche: funzione dei costi sempre decrescente AC q
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Monopolio naturale Motivazioni tecnologiche: funzione dei costi sempre decrescente: c’è tecnicamente posto per una sola impresa P,C D AC2 AC1 q
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P,C D Pm AC Qm q Massimizzazione del profitto
Curva dei costi marginali MC AC Qm q
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P,C Massimizzazione del profitto della 1° impresa: in tutti i punti della domanda che resta (domanda residuale) l’impresa 2 produrrebbe in perdita, perché P > AC (e quindi non entra) D Pm AC Qm q
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Basso costo medio solo per alto Q
MONOPOLIO NATURALE In questo caso il permanere del monopolio è una soluzione più efficiente della concorrenza. Ciò accade in particolare nei servizi a rete (telefono, acqua, elettricità, trasporti ferroviari, ecc.). Costi fissi molto elevati (rispetto alla domanda) la domanda interseca il costo medio in un punto in cui esso è ancora ampiamente decrescente Basso costo medio solo per alto Q
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come si fa a impedire all’incumbent di sfruttare il mercato da una posizione di monopolio ?
P,C D Pm AC Qm q
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RIMEDI per il monopolio naturale
Produzione pubblica (nazionalizzazioni) e regolamentazione delle tariffe Regolamentazione e controllo della produzione (privata) di servizi pubblici
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Tre soluzioni: a) europea (ormai in disuso?): impresa pubblica, che non massimizza il profitto b) di origine americana, ma ormai diffusissima in Europa: impresa regolamentata (prezzi) c) di origine americana, diffusa nei monopoli locali: franchise bidding, ovvero concessione temporanea dopo il superamento di un’asta (concorrenza per il mercato se non vi può essere concorrenza nel mercato)
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L’impresa dominante Nello stesso mercato impresa dominante, price-maker, con grande quota di mercato, + molte imprese marginali, price taker (schiera concorrenziale).
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L’impresa dominante Nello stesso mercato impresa dominante, price-maker, con grande quota di mercato, + molte imprese marginali, price taker (schiera concorrenziale).
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Vantaggi dell’impresa dominante, rispetto alle marginali
Vantaggi di costo: gode di una tecnologia superiore, protetta da un brevetto (non fungibile) Impr marginali p,c Impresa dominante q
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Vantaggi dell’impresa dominante, rispetto alle marginali
Vantaggi di costo: gode di economie di apprendimento, perché è stata la prima a entrare sul mercato [stessa C(q) ] p,c Impr marginali Impresa dominante t
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Vantaggi dell’impresa dominante, rispetto alle marginali
Vantaggi di costo: gode anche di economie di scala, perché è stata la prima a entrare sul mercato ed ha raggiunto la MES p,c Imprese marginali Impresa dominante MES q
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Impresa dominante: first move advantage + asimmetria informativa
L’impresa è dominante, grazie a vantaggi di costo; è price maker L’impresa dominante conosce la curva di domanda dell’intera industria Esistono nel mercato imprese marginali, price taker, in numero fisso: non possono entrare altre imprese L’impresa dominante conosce la tecnologia e quindi la curva di offerta delle imprese marginali
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MCi P,c ACi MCi = curva dei costi marginali dell’impresa rappresentativa i ACi = curva dei costi medi dell’impresa rappresentativa i S(p) i = curva di offerta (somma orizzontale delle curve dei costi marginali) del complesso delle imprese marginali p = prezzo di chiusura: al di sotto di quel prezzo le imprese non operano; al di sopra guadagnano un profitto S(p) i Imprese marginali p D q
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Domanda residuale = D – S (p) i
a) l’impresa dominante è di poco più efficiente delle imprese marginali MCi ACi MCdom S(p) i ACdom Domanda residuale p Impresa dominante Imprese marginali Domanda residuale = D – S (p) i
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Domanda residuale = D – S (p) i
a) l’impresa dominante è di poco più efficiente delle imprese marginali MCi ACi MCdom S(p) i ACdom p’ p Impresa dominante Imprese marginali qdom Domanda residuale = D – S (p) i
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Domanda residuale = D – S (p) i
a) l’impresa dominante è di poco più efficiente delle imprese marginali MCi ACi MCdom S(p) i ACdom p’ p Impresa dominante Imprese marginali Marg i dom qdom Domanda residuale = D – S (p) i
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Domanda residuale = D – S (p) i
a) l’impresa dominante è di poco più efficiente delle imprese marginali MCi ACi MCdom Q marg S(p) i ACdom p’ p Impresa dominante Imprese marginali marg dom qdom Domanda residuale = D – S (p) i
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Domanda residuale = D – S (p) i =D-0=D
b) l’impresa dominante è parecchio più efficiente delle imprese marginali: si comporta come un monopolista (nessuna impresa marginale sopravvive) MCi ACi S(p) i p Impresa dominante p’ Imprese marginali MCdom MRdom Marg < 0 Q dom Domanda residuale = D – S (p) i =D-0=D
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