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Gesù e il denarodenaro L impegno dei Cristianiimpegno A chi parlava Gesù?chi SolidarietàSolidarietà e promozione umana:il pensiero della CHIESA A cura.

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Presentazione sul tema: "Gesù e il denarodenaro L impegno dei Cristianiimpegno A chi parlava Gesù?chi SolidarietàSolidarietà e promozione umana:il pensiero della CHIESA A cura."— Transcript della presentazione:

1 Gesù e il denarodenaro L impegno dei Cristianiimpegno A chi parlava Gesù?chi SolidarietàSolidarietà e promozione umana:il pensiero della CHIESA A cura di Luigi V. e Melissa S.

2 Per sapere qual è la posizione di Gesù di fronte al denaro, per sapere cosa pensa dei ricchi e dei poveri, non basta leggere quello che ha detto ma si deve osservare quello che ha fatto, come è vissuto. Gesù è vissuto da povero, povero di beni materiali, ma soprattutto povero nel cuore perché indifferente e distaccato da quelle agiatezze e comodità tanto ricercate dai ricchi. Tra lui e i ricchi non correva buon sangue: … un giorno al tempio cacciò via con una frusta i mercanti che volevano arricchirsi alle spalle delle persone devote … … unaltra volta consigliò a un giovane di vendere tutti i suoi beni e di donarli ai poveri; quello si allontanò contrariato e Gesù non lo vide più tornare… … in unaltra circostanza, lodò una vedova che nel tempio aveva dato in elemosina solo due monetine si rame.

3 I destinatari privilegiati del suo vangelo erano i poveri, cioè i malati, gli storpi, i ciechi, i prigionieri, gli schiavi … a queste categorie riservò spesso la sorpresa e il dono di un miracolo. Ai suoi discepoli che già avevano lasciato tutto per seguirlo ordinava di non procurarsi, né oro né argento e di non prendere nulla per il viaggio, né borsa e né bisaccia. Dopo la sua morte, i membri della giovane comunità di Gerusalemme adottarono un atteggiamento molto libero rispetto ai loro averi: scelsero il Modello della condivisione dei beni. Anche San Paolo nelle sue lettere torna spesso sullargomento >, per esprimere concretamente la condivisione dei beni con i più bisognosi.

4 I Cristiani non sono stati né i primi e né gli unici ad aiutare il prossimo. La novità che Gesù ha portato è il motivo per cui aiutare il prossimo bisognoso: ogni uomo e ogni donna è mio fratello e mia sorella, perché in Gesù siamo tutti figli di Dio! Le prime comunità cristiane imparano a mettere insieme i propri beni, per poter aiutare i bisognosi. I monaci medioevali creano accanto alle loro abbazie punti di accoglienza, per ospitare profughi e pellegrini Le confraternite di laici creano ospedali, per assistere i più indigenti. Continua

5 Vengono fondati diversi ordini religiosi maschili e femminili, per aiutare schiavi, ammalati, analfabeti... NellOttocento varie organizzazioni caritative vengono in aiuto ai generati dalla rivoluzione industriale e dallurbanizzazione: i proletari. Dopo il concilio vaticano II si chiama > la missione dei cristiani verso i paesi più poveri. Ai nostri giorni, i servizi a favore di nuove categorie di bisognosi si specializzano, per offrire un aiuto specifico e mirato. Una delle forme di solidarietà più diffuse ed efficaci è il volontariato che coinvolge tutte le categorie di persone: credenti, non credenti, intellettuali o lavoratori...

6 La Chiesa non può essere da sola la > dellumanità. Tra i grandi principi che il magistero della Chiesa ha molte volte richiamato, rileviamo i seguenti: Il primato della persona umana; Lo sviluppo integrale delluomo; L autonomia e dellattività umana; La destinazione universale dei beni; Non cè carità senza prima la giustizia.


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