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Immagini di un letterato rinascimentale
LUDOVICO ARIOSTO Tiziano, Ritratto di uomo (Ariosto?), 1512, Olio su tela, Londra, National Gallery Immagini di un letterato rinascimentale
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Un ritratto, una personalità
Il ritratto di TIZIANO ritrae un gentiluomo, forse Ludovico Ariosto. Un giudizio critico per avviare la conoscenza della personalità artistica di Ariosto. Per il Caretti Ariosto è un attento e sagace osservatore della realtà del suo tempo, seriamente implicato in essa. Un uomo tutt’altro che astratto e evasivo: un uomo dotato di moralità raccolta e schiva e di un sentimento critico e lungimirante dell’esistenza. Molto simile dunque, nonostante certe disvianti apparenze, al suo grande contemporaneo fiorentino, al ‘realista’ per definizione N. Machiavelli. Se fosse davvero Ariosto il cortigiano ritratto in quel quadro, troveremmo assonanze ben precise con la personalità del poeta ferrarese, così come oggi – dopo aver superato la tradizionale immagine di un poeta “estraneo” alla realtà, svagato, perso nelle fantasie di eroi, maghi e grifoni – i critici più attenti hanno delineato. Fra i critici a cui dobbiamo – più di altri – la restituzione di un’immagine nuova su Ariosto vi è Lanfranco Caretti, che ha dedicato al poeta e alle sue opere lunghi anni di studio. Cfr. Manuale pag. C237 «Per approfondire la figura e l’opera di A., il miglior punto di partenza è costituito da L. Caretti, Ariosto e Tasso, Einaudi 1961». Una parte di questo saggio vi è proposto nei materiali online digilibro («Umanità dell’Ariosto»).
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Forse Ariosto… La tradizione identifica nell’uomo del ritratto Ariosto. All’epoca di questo ritratto il poeta aveva circa 35 anni. L’amicizia di Ariosto e Tiziano è ricordata dal Vasari, nella biografia del pittore: «Fece in quel tempo Tiziano amicizia con il divino Messer Lodovico Ariosto, e fu da lui conosciuto per eccellentissimo pittore, e celebrato nel suo Orlando furioso: Tizian, che onora non men Cador che quei Venezia e Urbino …(XXXIII, 2)»
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Un poeta sì, ma dentro la realtà
Dal saggio di L. Caretti (1961) «L’Ariosto mostrava infatti di voler trarre partito da qualsiasi situazione, propizia o avversa che fosse, per indagare più da vicino la natura degli uomini, e la verità del proprio tempo, con spirito quanto mai penetrante ed acuto. Egli infatti sapeva, come i suoi contemporanei Machiavelli e Guicciardini che la conoscenza del mondo si può attuare ovunque la sorte ci collochi, tra i potenti come tra gli umili, nelle città come nelle campagne, nelle corti come nei mercati, nei traffici o negli ozi della pace come negli orrori o nelle violenze della guerra. Da qui quella singolare e ammirevole forma di adattamento, erroneamente interpretata come acquiescenza morale».
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Un disegno di Tiziano Ingrandimento fotografico del disegno eseguito dal Tiziano per la stampa del Furioso del 1532 in cui il poeta è ritratto di profilo. La cornice che lo circonda, ornata di delfini e panoplie, è una xilografia incisa per la stessa occasione sempre su disegno del Tiziano. Ritratto di Ludovico Ariosto di Settimio Buzzoni(Ferrara ) Fotografia su carta, mm 580x540
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Delineare un ritratto dell’uomo Ariosto? Semplice, basta leggerlo!
Online tutte le satire – Manuale C Online tutte le lettere – Manuale C223 Nele “Satire” Ariosto ripensa e narra in versi i momenti salienti della propria vita, senza nascondere l’ombra dei propri crucci, i turbamenti della propria coscienza mortificata, e soprattutto il peso avvilente di un’esistenza necessariamente servile. Le “Lettere” rivelano un Ariosto curioso e acuto annotatore di fatti e di persone, per indagare da vicino e capire i pensieri e le passioni degli uomini e il significato degli avvenimenti del proprio tempo. Sat. I Io son de dieci il primo, e vecchio fatto di quarantaquattro anni, e il capo calvo da un tempo in qua sotto il cuffiotto appiatto. La vita che mi avanza me la salvo meglio ch'io so. Sat. VI Alla morte del padre e de li dui sì cari amici, aggiunge che dal giogo del Cardinal da Este oppresso fui; che da la creazione insino al rogo di Iulio, e poi sette anni anco di Leo, non mi lasciò fermar molto in un luogo, e di poeta cavallar mi feo: vedi se per le balze e per le fosse io potevo imparar greco o caldeo! Così scrive al cardinale Ippolito: N’ho voluto dar aviso a vostra excellentia, alla quale non voglio già dar ricordo di quello che debbe fare, che non so io; pur la certifico che né al bosco, né dentro alle terre, né serrato in le case nessuno in questo paese è sicuro da li homicidi et assassini (1). Hora, se a tanti mali non si piglia riparo, dubito che non solo li viandanti et homini del paese che vanno a lavorare fuore non saranno sicuri, ma né noi officiali anchora saremo sicuri ne le terre e ne le rocche (2). Lettera 84, 5-6 Lettera 87, 3-4
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Un autoritratto letterario
Dalla Satira VI* vv Mi more il padre, e da Maria il pensiero drieto a Marta bisogna ch'io rivolga, ch'io muti in squarci et in vacchette Omero; truovi marito e modo che si tolga di casa una sorella, e un'altra appresso, e che l'eredità non se ne dolga; coi piccioli fratelli, ai quai successo ero in luogo di padre, far l'uffizio che debito e pietà avea commesso; a chi studio, a chi corte, a chi essercizio altro proporre, e procurar non pieghi da le virtudi il molle animo al vizio. vv Mio padre mi cacciò con spiedi e lancie, non che con sproni, a volger testi e chiose, e me occupò cinque anni in quelle ciancie. Ma poi che vide poco fruttüose l'opere, e il tempo invan gittarsi, dopo molto contrasto in libertà mi pose. *E’ dedicata all’amico P. Bembo, in merito all’educazione dell’amatissimo figlio Virginio.
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… in città si conservano ancora i versi delle sue Satire…
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PERCORSI Ferrara: la città degli Este
Biografia Opere Ferrara: la città degli Este Il legame con Ferrara e con la corte Le Rime Le Commedie Le Satire e le Lettere Orlando furioso - Un best-seller del ‘500 - Immagini dal capolavoro - Il testo integrale, online
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Biografia dei primi studi a Ferrara La famiglia e gli anni
Dall’esordio a corte a funzionario degli Estensi Il ritorno a Ferrara e la morte Gli anni del Furioso e della Garfagnana La casa museo oggi e la Biblioteca Comunale “Ariostea”
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Ferrara Durante il ‘400 e i l ‘500 Ferrara, la capitale del Ducato d’Este, era uno dei principali centri culturali ed artistici del Rinascimento italiano. Gli Estensi, che qui iniziarono la loro ascesa politica con Obizzo d’Este nel 1259, tra la metà del ‘300 e i primi del ‘400 avevano esteso il loro dominio anche ai territori di Modena e Reggio. La famiglia paterna di Ariosto, di cui alcuni membri si erano stabiliti a Ferrara già nel XIV sec., proveniva dal castello bolognese di Riosto, dal quale prende il nome (oggi vicino a Pianoro). Cfr. Manuale pag. C20 e C106
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La mappa della città
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Ferrara, 1490 Xilografia “Alzato di Ferrara” (Modena, Biblioteca Estense) Cfr. le mura; a dxt il Duomo; a snx il castello estense; in basso un corso d’acqua con imbarcazioni.
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DUOMO DI FERRARA
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Il legame con Ferrara e con la corte 1/2
…e di poeta / cavallaro mi feo … Sat. VI 237-8 Dalla vita di Ariosto emerge con forza un profondo legame con Ferrara: un legame biografico, affettivo, esistenziale, ideologico. Così nella Satira VII, “Da me stesso mi tol chi mi rimove de la mia terra, e fuor non ne potrei viver contento”. La città è il centro degli affetti familiari e delle amicizie di una tradizione letteraria con cui il poeta si sente solidale di una corte intorno a cui egli gravita per tradizione di famiglia e per libera scelta, pur non avendo rapporti sereni con essa. La corte gli offre: un impiego uno stato sociale relazioni intellettuali un pubblico di élite per la propria opera MA NON gli riconosce: - il ruolo di specialista della parola poetica e fantastica LO CONFINA nel ruolo di cortigiano, allontanandolo da Ferrara nelle vesti di: Emissario con il cardinale IPPOLITO a Roma Funzionario con il duca ALFONSO in Garfagnana
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Il legame con Ferrara e con la corte 2/2
Solo tenendo conto di questo complesso rapporto con la corte e con la tradizione poetica ferrarese si può comprendere l’intera produzione di Ariosto (che non è solo il capolavoro del Furioso). Un rapporto che da un lato è di solidarietà, ma dall’altro è anche di attrito; da un lato è adesione ideale, dall’altro è disincanto lucido e realistico. Continuerà sì l’opera di Boiardo, ma la rinnovò profondamente: interruppe infatti l’immedesimazione fra LETTERAT. FERRARESE E CORTE ESTENSE; NON scelse più l’idealizzazione della corte estense rappresentandola coma depositaria di valori cortesi. Ariosto OPERA UNA DISTINZIONE fra la corte “storica” e la corte “fantastica” narrata nel poema; solo in quest’ultima possono regnare i puri ideali del poeta. La polemica anticortigiana – presente nel Furioso – continua, anzi con più violenti accenti nelle Satire. Statua di Ariosto, a Reggio Emilia
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La famiglia e gli anni dei primi studi a Ferrara
Figlio primogenito di Nicolò Ariosto e di Daria Malaguzzi Valeri, Ludovico nasce a Reggio Emilia l’8 settembre del Primogenito di una famiglia destinata a divenire assai numerosa (ben 9 fratelli, fra cui Gabriele, paralitico). Il padre, di origini ferrarese (ma il cognome rinvia all’area bolognese: RIOSTO), è capitano di guarnigione al servizio degli Estensi: una carriera molto faticosa, per i numerosi trasferimenti richiesti per il lavoro, per la precarietà della sua funzione (più spia che diplomatico), per il compenso poco soddisfacente. Infatti se nel 1481 con la famiglia si trasferì a Rovigo, per curare là gli interessi estensi, solo l’anno dopo – a motivo della vittoriosa avanzata veneziana – ancora un trasloco fortunoso a Reggio, presso i parenti Malaguzzi. Ludovico ha 10 anni quando (finalmente) giunge a Ferrara, la città che resterà il legame più forte per lui. Il motivo del trasferimento è il nuovo incarico del padre, un incarico – questa volta – di prestigio: tesoriere generale delle truppe. Sono gli anni dei suoi primi studi a Ferrara: studi regolari di grammatica, proseguiti sotto la guida di umanisti importanti (fra cui Luca Ripa). Cinque anni più tardi (1489) ancora un cambio di lavoro per il padre e quindi un cambio di città: Modena, capitano di guarnigione. Ma questa volta il 15enne Ludovico poté restare a Ferrara, presso parenti, per poter continuare gli studi all’Università. Tutto bene, se non fosse che il padre lo aveva costretto a seguire la facoltà di giurispudenza proprio perché un domani potesse seguire le sue orme. Ludovico non amava gli studi di diritto. Solo a 20 anni ottenne dal padre il consenso per potersi dedicare a quelli letterari. Sarà di fatto la sua vocazione! Tuttavia è bene anticipare che quella preparazione di base nello studio del diritto gli tornerà molto utile, quando di lì a poco il destino lo chiamerà a sostituire il pater familias. E’ il 1493 il suo “battesimo” letterario (non ha ancora 30 anni): in questo anno figura nel gruppo degli organizzatori degli spettacoli teatrali della corte estense (è bene anche qui anticipare che Ariosto fu un profondo conoscitore della commedia classica e la rinnovò, inaugurando la prima commedia moderna in lingua italiana).
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Dall’esordio a corte a funzionario degli Estensi
Sempre al 1493 risale la sua prima composizione (perduta però): Tragedia di Tisbe. Contemporaneamente inizia il sua apprendistato poetico, in latino, accompagnato da un frate agostiniano. Nel 1498 è fra gli stipendiati di corte, pur senza incarichi di rilievo. Sono gli anni in cui si dedica alla filosofia (sptt neoplatonica, Platone e Ficino) e intesse relazioni importanti, in ptc con P. Bembo (che proprio in quegli anni a Ferrara componeva gli Asolani). Ma nel 1500 la morte del padre rende improrogabile la necessità per Ludovico di recare alla sua famiglia il suo soccorso economico: come per lunghi decenni lo erano stati i suoi avi, così ora lui – pur non motivato – si ritrovò funzionario degli Estensi. Primo incarico: tre anni a Canossa, come capitano di guarnigione. Secondo incarico: nell’autunno del 1503 è fra i “familiari” del cardinale Ippolito d’Este, fratello del duca Alfonso. La sede di servizio è però Ferrara. Amareggiato per la sua condizione di “cortigiano”, tuttavia L. trae positive esperienze dalle missioni in cui viene coinvolto: a Bologna, nel 1506; a Mantova, nel 1507; nel e 1510 a Roma, presso Giulio II (incarico diplomatico difficile: far da paciere fra gli Estensi, filofrancesi, e il fautore della “Lega santa”; stabilire nuovi accordi per la valle di Comacchio; la scomunica papale al duca Alfonso conclusasi con una drammatica fuga); nel 1513 ancora a Roma come diplomatico accreditato per la nuova elezione di papa Leone X.
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Gli anni del Furioso e della Garfagnana
Nell’aprile del 1516 a Ferrara esce la prima edizione del Furioso, al quale L. vi attendeva fin dal Seguirà un lavoro di integrazione e di revisione linguistica fino al 1532, quasi fino alla fine della sua vita. Nel 1517 la svolta: il cardinale Ippolito deve recarsi in Ungheria, per raggiungere la sede vescovile di Agria (oggi Eger). Ariosto si oppone (tante le motivazioni, non ultime l’amore per una donna). Il duca Alfonso decide, fortunosamente, di assumere L. fra i propri stipendiati, esentandolo da incarichi gravosi e lasciandogli l’agio di coltivare i suoi studi. Nel 1520 porta a termine la sua terza commedia e l’anno dopo esce la seconda edizione del Furioso. Nel febbraio del 1522 nuovamente per L. ritornano le difficoltà: è nominato governatore della Garfagnana, il cui capoluogo è Castelnuovo, all’epoca regione semiselvaggia e sede del presidio estense. Un paese sconvolto dal brigantaggio e dalle frequenti liti fra fazioni avverse. L. poeta, scrittore, commediografo, “politico” per necessità e controvoglia, si dimostrò all’altezza della situazione. Con dignità e spt con grande senso di umanità assolve al suo compito: lo testimoniano le lettere di quegli anni. A maggio del 1525, appena gli fu possibile rinunciare all’incarico, rientrò nella sospirata Ferrara.
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Il ritorno a Ferrara e la morte 1/2
Ritornato definitivamente in città si occupa della spartizione del patrimonio di famiglia e acquista una “parva domus”, che diviene per lui il simbolo della tranquillità conquistata con il proprio lavoro. La celebrità (dovuta alla diffusione del Furioso: le edizioni clandestine sono una conferma indiretta del successo) e una condizione economica sufficientemente agiata (tanto da poter vivere di rendita) gli permettono di rifiutare la nomina ad ambasciatore di Ferrara alla corte di papa Clemente VII. Non rinuncia però alla vita pubblica, ma in Ferrara (è magistrato fra i Dodici Savi) per potersi dedicare interamente all’attività letteraria: per il carnevale del compone la sua ultima commedia, La lena. Nel 1531 si manifestano i primi sintomi di una devastante malattia allo stomaco, ma le riconoscenze pubbliche non mancano. A Correggio il marchese di Vasto lo accoglie con grandi onori e gli assegna una pensione annua di 100 ducati d’oro. Tutto si dedica alla “parva domus” e al Furioso: ad ottobre del 1532 esce la terza e definitiva edizione. L’ultima “missione” è presso Mantova, per rendere onore all’imperatore Carlo V. Il 6 luglio 1533 la malattia, peggioratasi irreversibilmente, lo conduce alla morte.
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Il ritorno a Ferrara e la morte 2/2
La casa di Ferrara, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla terza e definitiva edizione dell’ Orlando Furioso Dal 1801 il suo corpo è tumulato nella sala maggiore della Biblioteca Ariostea di Ferrara
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Casa di Ludovico Ariosto
Sulla facciata, scolpita su una lunga fascia di cotto a ornamento del muro di entrata, il Poeta mantiene l’iscrizione preesistente, il distico dettato da Dionigi dell’Aquila per Bartolomeo Cavalieri: "Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non / sordida, parta meo, sed tamen aere domus"(La casa è piccola ma adatta a me, pulita, non gravata da canoni e acquistata solo con il mio denaro). Al primo piano è sistemato un piccolo museo dedicato al grande poeta. Vi sono conservati il calco del suo calamaio, la sua sedia e molte medaglie che lo rappresentano, fra cui quella rinvenuta nella sua tomba nel Nel piccolo corridoio centrale è conservata la preziosa edizione dell’O.F. illustrata da Gustave Doré nel
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DOVE SI TROVA A FERRARA LA CASA DI ARIOSTO Via Ariosto, 67 - 44100 Ferrara
Orario: feriale / ; festivo - Chiuso Lunedì - Aperto lunedì dell'Angelo Giorni di chiusura annuali: 1 e 6 Gennaio, Pasqua, 1 Novembre, 25 e 26 Dicembre Ingresso: gratuito
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La casa museo, oggi. Link al museo
Oggi grazie allo sforzo congiunto dell’Assessorato alle Politiche e Istituzioni Culturali, dei Civici Musei di Arte Antica e della Circoscrizione Giardino Arianuova Doro, dopo il completamento del restauro architettonico curato dal Servizio Beni Monumentali, questa "piccola casa" e i suoi cortili vengono restituiti, anche con il concorso dell’Agea, al loro antico ruolo di luoghi d’arte e di cultura. Le sale al piano nobile propongono, grazie ad un all’allestimento curato dai Musei Civici di Arte Antica, una ricostruzione storico evocativa dell’assetto realizzato in occasione delle Celebrazioni per i Centenari Ariosteschi del 1875 e del 1933, attraverso cimeli e pregevoli edizioni delle opere del Poeta. Link al museo
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Ancora dalle Satire Satira III, vv Chi brama onor di sprone o di capello, serva re, duca, cardinale o papa; io no, che poco curo questo e quello. In casa mia mi sa meglio una rapa ch'io cuoca, e cotta s'un stecco me inforco 45 e mondo, e spargo poi di acetto e sapa, che all'altrui mensa tordo, starna o porco selvaggio; e così sotto una vil coltre, come di seta o d'oro, ben mi corco. E più mi piace di posar le poltre 50 membra, che di vantarle che alli Sciti sien state, agli Indi, alli Etiopi, et oltre. Degli uomini son varii li appetiti: a chi piace la chierca, a chi la spada, a chi la patria, a chi li strani liti. 55 Chi vuole andare a torno, a torno vada: vegga Inghelterra, Ongheria, Francia e Spagna; a me piace abitar la mia contrada. Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna, quel monte che divide e quel che serra 60 Italia, e un mare e l'altro che la bagna. Questo mi basta; il resto de la terra, senza mai pagar l'oste, andrò cercando con Ptolomeo, sia il mondo in pace o in guerra; e tutto il mar, senza far voti quando 65 lampeggi il ciel, sicuro in su le carte verrò, più che sui legni, volteggiando. Il servigio del Duca, da ogni parte che ci sia buona, più mi piace in questa: che dal nido natio raro si parte.
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BIBLIOTECA ARIOSTEA
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BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA
Nel 1801 la tomba di Ludovico Ariosto dalla sconsacrata chiesa di S. Benedetto in Ferrara fu trasferita nella Biblioteca Comunale Ariostea, per volere del napoleonico Miollis, che è ubicata nel Palazzo Paradiso, residenza trecentesca degli Estensi. Su un alto basamento in marmo policromo si ergono quattro colonne dai capitelli corinzi e al centro del frontone si trova una nicchia che contiene il busto in alabastro del poeta. Sopra è un coronamento classicheggiante con grappoli di frutta che pendono ai lati e, al vertice, uno scudo con disegnato lo stemma gentilizio. Si innalzano sulle due colonne più esterne due piccole statue rappresentanti la Poesia e la Fama. Il monumento presenta una decorazione "eroica-romantica", con angeli e putti, fiamme e faci e fiori e drappeggi, in un gusto scenografico e antiretorico; l'armatura sul lato destro è un'allegoria della poesia epica. Tutto l'affresco, eseguito fra il 1803 e il 1806, è opera del pittore Giuseppe Santi. La biblioteca è di notevole interesse storico-artistico in quanto non solo custodisce manoscritti, incunaboli e cimeli dell'Ariosto, ma reca al suo interno altre opere preziose come lo Scalone d'onore ed il teatro Anatomico del XVIII sec. e la Tomba dell'Ariosto dipinta dall'Aleotti nel XVII sec.
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Tomba di Ariosto – Biblioteca Comunale Ariostea
Le immagini rinviano a siti esterni
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Trasporto delle ceneri
Disegno a penna eseguito per volere di un generale bonapartista, in occasione del trasporto delle ceneri del poeta, raffigurante il corteo dei soldati francesi recanti l’urna e, sullo sfondo, il Palazzo Municipale ed il Castello.
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Il Furioso: un best-seller del XVI sec.
Cfr. Manuale pag. C235 Il Furioso ottenne vasta e sorprendente popolarità fin dalla prima edizione…
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Best-seller. PERCHE’? Il poema di A. costituisce un significativo caso nell’editoria del ‘500, per la quantità di edizioni stampate e per la loro diffusione in Italia e in Europa, fra tutti i ceti sociali. Venezia (che nel ‘500 era il principale centro editoriale europeo, tanto da produrre per l’esportazione) registra la più alta concentrazione di edizioni (superando Milano, Torino, Lione…) L’opera viene presto tradotta in francese (1543, a Lione), in inglese (1591, a Londra). L’opera veniva stampata in formati diversi: nei formati minori (in 12° e in 24°) per un pubblico più “popolare”; nei formati più grandi (in 8à e in 4°) – con raffinate illustrazioni – per un pubblico più selezionato.
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Il testo integrale, online (concordanze)
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Immagini dal capolavoro
Astolfo sulla luna: illustrazione di G. Dorè per l'edizione francese del 1879 dell'«Orlando furioso» Il mago Atlante si dirige verso il suo castello cavalcando l'ippogrifo: illustrazione di G. Dorè Angelica e Medoro: olio su tela di Lorenzo Lippi (Firenze ) - cm 173x238 – Dublino, National Gallery of Ireland La pazzia di Orlando, incisione del 1604 Giovanni Boulanger, Orlando impazzito per amore, J. A. D. Ingres, Ruggero che libera Angelica, 1819
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Astolfo sulla luna : illustrazione di Gustav Dorè
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Il mago Atlante si dirige verso il suo castello cavalcando l'ippogrifo : illustrazione di Gustav Dorè
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Angelica e Medoro
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La pazzia di Orlando, incisione del 1604
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Giovanni Boulanger, Orlando impazzito per amore, 1650-1652
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Ruggero che libera Angelica di J. A. D
Ruggero che libera Angelica di J.A.D.Ingres, dipinto nel 1819, raffigura una scena dell'Orlando Furioso in cui Ruggero, a cavallo di un Ippogrifo. 41
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La bellissima opera è l’unica di arte antica ad essere stata scelta dal curatore Sandro Parmiggiani come punto iniziale di una grande mostra che celebra il genio visionario di Ludovico Ariosto Si apriva un anno fa a Reggio una grande mostra dedicata alla fortuna dell’Orlando furioso. Era un modo per festeggiare il poeta a 540 anni dalla sua nascita. TITOLO DELLA MOSTRA: L’ORLANDO FURIOSO: INCANTAMENTI, PASSIONI E FOLLIE. L’ARTE CONTEMPORANEA LEGGE L’ARIOSTO (link)
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«I personaggi dell’ “Orlando Furioso”, le imprese di valorosi cavalieri, la passione per Angelica che diverrà poi follia d’amore, rivivono idealmente a Palazzo Magnani di Reggio Emilia nella grande mostra che intende rileggere e reinterpretare in chiave contemporanea l’immaginario ariostesco, carico di suggestioni e connessioni di evidente attualità». segue
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