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PubblicatoTerenzio Costantino Modificato 10 anni fa
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La “percezione” come fase attiva della conoscenza visiva
Scheda informativa Area M Argomento Modulo 10 codice identificativo M Titolo: La “percezione” come fase attiva dell’esperienza visiva Macro descrizione: Visione” e “Percezione” come prima fase del processo cognitivo Pre-requisiti: Conoscenze basilari degli organi preposti alla Visione e Percezione: occhi e cervello. Obiettivi didattici delle unità: Comprendere le dinamiche base della “conoscenza visiva” Tempo dedicato in aula: Autore dei testi: Andrea Terranova Editor: Annarosa Zucca - Centro METID Note: La “percezione” come fase attiva della conoscenza visiva SCHEDA INFORMATIVA DI UNITÀ
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Che cosa è la “Teoria della Forma” o “Teoria della Gestalt”?
Obiettivo didattico della slide: Orientamento 1)Testo audio: In questa unità parleremo della “psicologia della Gestalt”. Ne vedremo il contesto storico e ne analizzeremo le caratteristiche più rilevanti. In particolare, illustreremo alcune delle modalità adottate dal sistema visivo per “percepire” e quindi ordinare i dati provenienti dall’esterno. Il termine tedesco “Gestalt” significa “forma”, “insieme”, “configurazione”. La psicologia della “Gestalt” (altrimenti detta gestaltismo), è una scuola psicologica nata alla fine dell’ottocento e sviluppatasi nella prima metà del Novecento in Austria, in Germania, negli Stati uniti e in Italia; nondimeno la sua validità è stata confermata dalle ricerche cognitive condotte negli ultimi venticinque anni. 2)Testo audio descritto: 3) Descrizione animazione: 4) Parola chiave: Gestalt Introduzione Che cosa è la “Teoria della Forma” o “Teoria della Gestalt”? Quali sono i meccanismi che il cervello adotta per “percepire” e quindi ordinare i dati provenienti dall’esterno? SLIDE INTRODUZIONE DI UNITÀ 01
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Obiettivo didattico: Costruzione di concetti
1)Testo audio: La tesi principale del gestaltismo è che la mente umana opera dei riconoscimenti morfologici nel “mondo esterno” in quanto l’organizzazione complessiva (chiamata “configurazione”) degli elementi che costituiscono una forma (punti, linee, curve, angoli, ecc.) si adatta a uno “schema mentale” (chiamato “pattern”) precedentemente appreso e sperimentato. Le leggi gestaltiche, tramite ricerche di laboratorio, hanno esaminato in modo approfondito i problemi inerenti agli effetti illusori della visione e ai criteri di profondità, somiglianza, vicinanza, simmetria. In questa sede, si sommermeremo brevemente sugli aspetti essenziali di tali “processi minimi” della percezione, che spesso si danno per scontati senza darvi alcun rilievo, ma che costituiscono fattori determinati nell’ambito della progettazione di interfacce grafiche e di artefatti comunicativi in generale. 4) Parola Chiave: forma Per la Psicologia della Gestalt la mente umana opera dei riconoscimenti morfologici nel “mondo esterno” in quanto l’organizzazione complessiva degli elementi che costituiscono una immagine (punti, linee, curve, angoli, ecc.) si adatta a uno schema mentale precedentemente appreso e sperimentato. SLIDE BASE 02
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Come percepiamo la terza dimensione?
Obiettivo didattico: Costruzione di concetti 1)Testo audio: Come percepiamo la terza dimensione? Come riusciamo a vedere e a giudicare le distanze se l’immagine di tutto ciò che ci circonda cade sulla retina, su una superficie che, in quanto tale, ha soltanto due dimensioni? Una risposta, ad esempio, si trova nei Principi di psicologia della forma, di Kurt Koffka, in cui egli dimostra come, in determinate configurazioni, linee e piani bidimensionali si trasformino “obbligatoriamente” in tridimensionali, dando così l’impressione della profondità. Esemplare, in tal senso, sono: l’illustrazione di un esagono (che ha la facoltà di trasformarsi da figura piana a cubo) e l’illusione di Franz Mueller-Lyer. In quest’ultimo caso, la variazione di configurazione informa anche in merito alla posizione (interna o esterna) del punto di vista rispetto all’oggetto osservato. Ne consegue che sul piano dell’immagine la linea obliqua fornisce informazioni sulla terza dimensione. 4) Parola Chiave: configurazione Come percepiamo la terza dimensione? In determinate configurazioni, linee e piani bidimensionali si trasformano “obbligatoriamente” in tridimensionali, dando così l’impressione della profondità SLIDE BASE 03
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Obiettivo didattico: Costruzione di concetti
1)Testo audio: La legge di vicinanza Il rapporto di vicinanza tra gli elementi è la condizione più semplice di un principio organizzativo. Sempre Kurt Koffka spiega la legge di vicinanza con uno schema esemplificativo: due linee parallele accostate tra loro vengono recepite dal sistema visivo come un’unità se si presentano in modo abbastanza ravvicinato. Lo spazio che intercorre fra loro appare racchiuso e separato da quello che le circonda. Se osserviamo una serie di punti egualmente distaziati su diverse file li percepiremo come tali; ma se in uno dei sensi (verticale o orizzontale) li avviciniamo ci appariranno come file orientate di punti accostati. Si tratta di un fenomeno apparentemente semplice che deve essere giustamente valutato, poiché costituisce il fondamento del processo percettivo. Per l’effetto di vicinanza leggiamo correttamente le parole scritte e le frasi, o distinguiamo le costellazioni nel cielo 4) Parola Chiave: legge di vicinanza La legge di vicinanza Il rapporto di vicinanza tra gli elementi è la condizione più semplice di un principio organizzativo. Se osserviamo una serie di punti egualmente distaziati su diverse file li percepiremo come tali; ma se in uno dei sensi (verticale o orizzontale) li avviciniamo ci appariranno come file orientate. SLIDE BASE 04
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La legge di somiglianza
Obiettivo didattico: Costruzione di concetti 1)Testo audio: La legge di somiglianza Se nella immagine che illustra la legge di vicinanza modifichiamo il colore di alcuni punti, otteniamo una segmentazione ben definita dell’insieme degli elementi che, pur rimanendo perfettamente equidistanti tra loro e della stessa grandezza e forma, si vengono ad articolare in colonne verticali o righe orizzontali costituite da elementi del medesimo colore. A parità di altre condizioni, quindi, tendono a unificarsi tra di loro elementi che possiedono un qualche tipo di somiglianza o affinità: di forma, cromatica, di grandezza, di movimento, di orientamento. 4) Parola Chiave: legge di somiglianza La legge di somiglianza Se nella immagine che illustra la legge di vicinanza modifichiamo il colore di alcuni punti, otteniamo una segmentazione ben definita dell’insieme degli elementi che, pur rimanendo perfettamente equidistanti tra loro e della stessa grandezza e forma, si vengono ad articolare in colonne verticali o righe orizzontali costituite da elementi del medesimo colore. SLIDE BASE 04
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Obiettivo didattico: Costruzione di concetti
1)Testo audio: Effetto di chiusura Le “forze” che spingono all’ordine spaziale tendono a formare unità ottiche in raggruppamenti chiusi e compatti. Questo fattore di chiusura può agire sulla bidimensionalità della superficie generando da unità lineari aperte l’esperienza di una figura chiusa. Certe interconnessioni di punti, linee, figure, colori e valori vengono psicologicamente chiuse in totalità bidimensionali. Il fattore di chiusura può anche risultare più significativo sia della vicinanza, sia della somiglianza. 4) Parola Chiave: effetto di chiusura Effetto di chiusura Le “forze” che spingono all’ordine spaziale tendono a formare unità ottiche in raggruppamenti chiusi e compatti. Questo fattore di chiusura può agire sulla bidimensionalità della superficie generando da unità lineari aperte l’esperienza di una figura chiusa. SLIDE BASE 05
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Fenomeno dei contorni soggettivi
Obiettivo didattico: Costruzione di concetti 1)Testo audio: Fenomeno dei contorni soggettivi Certe combinazioni di elementi sul piano dell’immagine tendono a concludersi. Tali contorni sono quindi una creazione del nostro sistema visivo. Tipico esempio, la figura anomala triangolare al centro di una composizione più complessa denominata “triangolo di Kanizsa”. Il completamento di una figura anomala determina ulteriori fenomeni: In una regione del campo visivo si verificano trasformazioni di chiarezza e/o del modo di apparenza che differenziano tale regione dalle zone contigue; Questa regione subisce una dislocazione nella terza dimensione e viene vissuta come situata davanti o sopra alle altre parti del campo; Essa possiede un margine più o meno netto che la separa dalle superfici contigue In condizioni ottimali tutti questi fenomeni connessi tra di loro (trasformazione cromatica, dislocazione in profondità o stratificazione dei piani, presenza del margine) si impongono in mdo coercitivo e hanno un carattere che li distingue dalle linee virtuali dei semplici completamenti: sono infatti presenti con le caratteristiche della modalità visiva. 4) Parola Chiave: Fenomeno dei contorni soggettivi Fenomeno dei contorni soggettivi In una “figura anomala”, quale il triangolo di Kanizsa, il completamento soggettivo dei contorni determina una serie di fenomeni tra loro connessi che appaiono presenti con le caratteristiche della modalità visiva: trasformazione cromatica, dislocazione in profondità o stratificazione dei piani, presenza del margine SLIDE BASE 06
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Il rapporto figura/sfondo
Obiettivo didattico: Costruzione di concetti 1)Testo audio: Per la psicologia della Gestalt, il riconoscimento di una forma richiede la presenza di particolari condizioni tali da permettere la distinzione tra figura (ciò che è distinguibile) e sfondo (ciò che è indistinto) all’interno del campo visivo. Il gestaltismo, su base sperimentale, ha dimostrato che la relazione figura-sfondo obbedisce a determinati criteri, conoscendo i quali è possibile prevedere quale zona del campo assumerà con maggiore probabilità il ruolo di “figura” rispetto alle altre zone. La più importante di tali condizioni riguarda i margini e la loro tipologia; seguono in subordine la grandezza relativa delle parti, i loro rapporti topologici (di localizzazione sul piano). Perché i margini sono importanti? Perché servono a delimitare quelle parti del campo visivo che assumono carattere di “figura”, mentre la “zona interfigurale” che si presenta come “sfondo”, è priva di forma in quanto non ha bordi chiaramente distinti. Quando nessuna delle condizioni menzionate privilegia una parte del campo sulle altre, si determina una situazione di ambiguità tale per cui diviene difficoltoso, se non impossibile, discernere la figura dallo sfondo. 4) Parola Chiave: rapporto figura/sfondo Il rapporto figura/sfondo Per la “psicologia della Gestalt”, il riconoscimento di una forma richiede la presenza di particolari condizioni tali da permettere la distinzione tra figura (ciò che è distinguibile) e sfondo (ciò che è indistinto) all’interno del campo visivo. Quando nessuna delle condizioni privilegia una parte del campo sulle altre, si ha una situazione di ambiguità tale per cui diviene difficoltoso, se non impossibile, separare la figura dallo sfondo. SLIDE BASE 08
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Obiettivo didattico della slide: Riepilogo di concetti
1)Testo audio: In questa unità sono state illustrate alcune tra le caratteristiche più rilevanti della psicologia della “Gestalt”. Come si è affermato, per il gestaltismo la mente umana opera dei riconoscimenti morfologici nel “mondo esterno” adottando di volta in volta “schemi mentali” precedentemente appresi e sperimentati, in funzione dello stimolo visivo. La psicologia della Gestalt mette a disposizione strumenti concettuali e operativi, di evidente importanza strategica per il progettista di interfacce grafiche, onde poter comprendere i problemi inerenti agli effetti illusori involontari e adoperare opportunamente (per migliorare l’efficacia dell’immagine) i fattori di profondità, di somiglianza, vicinanza, nell’atto della visione. Riepilogo d’unità La “psicologia della Gestalt” mette a disposizione strumenti concettuali e operativi, di importanza strategica per il progettista di interfacce grafiche, onde poter comprendere i problemi inerenti agli effetti illusori involontari e adoperare opportunamente i fattori di profondità, somiglianza, vicinanza nell’atto della visione. SLIDE RIEPILOGO DI UNITÀ 9
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Interazione Di qui in avanti, vengono presentati tre brevi esempi (tra i più ricorrenti) di imprecisioni nella progettazione di interfacce grafiche dovuti alla non conoscenza di alcuni dei principi basilari della psicologia della Gestalt. Per ognuno di essi, provate a ipotizzare il nome della legge o del fenomeno gestaltico che non è stato preso in considerazione. Al termine della prova potrete confrontare le vostre risposte con il feedback riportato in calce. SLIDE TEST INTERAZIONE 10
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Cover page Esempio n Cover page
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Esempio n. 2 Menù verbale di navigazione con otto elementi
Info Storia Note legali Esempio n Menù verbale di navigazione con otto elementi Stampa Catalogo Concessionari F.A.Q.
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Videata intermedia: istruzioni di navigazione
Esempio n. 3 Videata intermedia: istruzioni di navigazione Vai alla prossima videata Ritorna alla videata precedente
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Feedback Esempio 1: il “rapporto figura/sfondo”, ovvero il rapporto tra il background e il testo, rende faticoso il riconoscimento del testo. Esempio 2: a causa del “rapporto di vicinanza” gli otto elementi del menù vengono accorpati visivamente in quattro coppie distinte. Esempio 3: i due triangoli di colore uguale appaiono diversi per chiarezza: analogamente a quanto avviene con le figure anomale, si registra il fenomeno di “trasformazione cromatica”.
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Slide test di unità di autovalutazione Domande a scelta doppia (vero/falso):
1) La parola tedesca”Gestalt” può essere tradotta in italiano con il termine “configurazione” 2) Per la “psicologia della Gestalt”, il cervello organizza le informazioni inviate dall’occhio ricomponendo gli elementi della realtà in forme più semplici che ha in precedenza memorizzato Testo delle domande: 1) La parola tedesca”Gestalt” può essere tradotta in italiano con il termine “configurazione” 2) Per la “Teoria della Gestalt”, il cervello organizza le informazioni inviate dall’occhio ricomponendo gli elementi della realtà in forme più semplici che ha in precedenza memorizzato Tipo di esercizio: (domande a scelta doppia vero/falso) Risposte esatte: 1) Vero 2) Vero
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