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WALTER SCOTT E IL ROMANZO STORICO
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ROMANZO STORICO E ROMANTICISMO
Quasi contemporaneità tra le nascite degli Stati Uniti, del romanzo storico e anche del romanticismo Romanticismo europeo: rinnovamento del linguaggio poetico vs. Romanticismo angloamericano: (ri)-fondazione del discorso narrativo. Tratto comune del Romanticismo in generale: instaurazione di una nuova consapevolezza storica, “quella ipertrofia del senso storico che è stata lo storicismo” (Le Goff), generata dalla “great obsession of the nineteenth century […], history” (Foucault) Affermazione della “narratività” come fondamentale codice d’interpretazione dell’esperienza, in particolare per la (ri-) costruzione dell’identità nazionale Esaltazione del “plot” – e quindi della S/storia – quale “principal ordering force of those meanings that we try to wrest from human temporality”: “Narrative as a dominant mode of representation and explanation comes to the fore – speaking in large generalization – with the advent of Romanticism and its predominantly historical imagination” (Brooks)
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CRONACA VS. STORIA Fino all’Illuminismo, storia = pura successione di eventi provocati da conflitti locali, ossimorica storia “senza intreccio” Storia = cronaca (Historie, anziché Geschichte) “Senso” già dato e la direzione già fissata
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SCOTT E IL SENSO MODERNO DELLA STORIA
Emergere delle classi borghesi -> storia = dramma dinamico “a intreccio” -> centralità accordata della nozione di “rivoluzione” (influenza della Rivoluzione americana e di quella francese) Scott crea “a readily adaptable model for the fictional or historiographical portrayal both of revolution (in this case an unsuccessful one by reactionary Catholic Jacobites) and imperialistic conquest (by the British Protestant armies of progress)” (Dekker) – prima che storici come Carlyle, Macaulay o Tocqueville pongano il fenomeno della rivoluzione al centro dell’attenzione storiografica
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SCOTT E LA MICROSTORIA Thomas Carlyle: Scott estende l’orizzonte narrativo oltre gli eventi pubblici e le azioni dei “grandi uomini”, per interessarsi anche della vita quotidiana delle masse – della microstoria, e insegna “to writers of history and others [...] that bygone ages of the world were actually filled by living men, not by protocols, state-papers, controversies and abstractions of men. Not abstractions were they, not diagrams or theorems; but men, in buff or other coats and breeches, with colour in their cheeks, with passions in their stomach, and the idioms, features, and vitalities of very men”
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SCOTT E LA CULTURA POPOLARE SCOZZESE
Negli anni precedenti a Waverley, pubblica la collezione di ballate The Minstrelsy of the Scottish Border ( ) e poi una serie di poemi narrativi eroico-popolari, tra i quali The Lay of the Last Minstrel (1805), Marmion (1808), The Lady of the Lake (1810) e Rokeby (1813), tutti basati sulle “wild traditions” dei clans scozzesi
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SCOTT IN AMERICA I romanzi del ciclo di Waverley dipingono in una guerra civile il conflitto tra progresso e conservazione che gli americani stessi hanno appena vissuto Localizzazione del conflitto su un Border assimilabile all’americana Frontier James Fenimore Cooper e William Gilmore Simms, affrontano sia la guerra rivoluzionaria (The Spy, The Partisan) sia i conflitti sulla Frontiera (il ciclo di Leatherstocking, The Yemassee) Le opposte fazioni riproducono gli investimenti ideologici e sentimentali delle forze antagoniste di Scott: la storia prevede la vittoria delle forze del Progresso, “oggettivamente” positive, ma la simpatia dell’autore va agli sconfitti, siano essi i ribelli scozzesi, i lealisti, o gli indiani
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SCOTT IN EUROPA Waverley (1814) dà l’avvio alla tradizione del romanzo storico innanzitutto in Europa In Italia, Alessandro Manzoni, I promessi sposi (1827), imitati da Scott in The Fair Maid of Perth (1828) In Russia, Aleksandr Puskin, La figlia del capitano (1836) In Francia, Stendhal, La Certosa di Parma (1839), e Alexandre Dumas, I tre moschettieri (1844) In Germania, Ludwig Rellstab, 1812 (1834)
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