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LA LOCANDIERA «Fra tutte le Commedie da me sinora composte» scrive Carlo Goldoni «starei per dire essere questa la più morale, la più utile, la più.

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Presentazione sul tema: "LA LOCANDIERA «Fra tutte le Commedie da me sinora composte» scrive Carlo Goldoni «starei per dire essere questa la più morale, la più utile, la più."— Transcript della presentazione:

1 LA LOCANDIERA «Fra tutte le Commedie da me sinora composte» scrive Carlo Goldoni «starei per dire essere questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chi soltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere della Locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa».

2 Il Testo Si sono notate numerose differenze tra il testo di Goldoni e la rappresentazione teatrale della Locandiera; il numero dei personaggi è stato rispettato, altrettanto non avviene con il copione. Atto I Inizialmente il testo non presenta particolari modifiche che invece si verificano con parecchi tagli o eliminazioni di monologhi (vedi scene IX e XXIII di Mirandolina) oppure di intere battute specialmente di attori marginali, come Dejanira, Ortensia e Fabrizio (vedi scene X, XV, XX e XXI). O ancora ci sono irrilevanti cambiamenti di espressioni sempre però mantenendo il medesimo significato, es.: Lo farò partire = Lo farò andar via (Marchese, scena VI) Amici = Signori (Cavaliere, scena V) Comando = Servizio (Conte, scena V) E tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura = E tanti si innamorano (Mirandolina, scena IX)

3 Atto II Non si notano particolari modifiche anche se alcuni commenti sussurrati dai personaggi sono eliminati dal testo e resi attraverso le espressioni del viso. E’ stato poi inserito un breve dialogo tra il Conte e le due commedianti, Ortensia e Dejanira, che serve per collegare le scene XI e XII che non sono messe per iscritto nel libro di testo; ciò crea molta confusione poiché i personaggi sono in continuo movimento. Inoltre nella rappresentazione teatrale è stata eliminata completamente una scena (XVIII) e in altre molte battute delle due commedianti e del servitore.

4 Atto III Nel terzo e ultimo atto sono presenti elementi già citati negli altri due atti. Una novità è, invece, l’inversione delle battute nelle scene II, IV; alcuni monologhi di Mirandolina sono stati ridotti e sono state tolte diverse comparse del Cavaliere; le scene X e XI sono state eliminate come nell’atto II; il monologo finale del Cavaliere è stato tagliato e ridotto a poche parole (scena XVIII). Es.: “Si, maledetta, sposati a chi tu vuoi. So che tu m’ingannasti, so che trionfi dentro di te medesima di avermi avvilito, e vedo sin dove vuoi cimentare la mia tolleranza. Meriteresti che io pagassi gl’inganni tuoi con un pugnale nel seno; meriteresti ch’io ti strappassi il cuore e lo recassi in mostra alle femmine lusinghiere, alle femmine ingannatrici. Ma ciò sarebbe un doppiamente avvilirmi. Fuggo dagli occhi tuoi: maledico le tue lusinghe, le tue lacrime, le tue finzioni; tu mi hai fatto conoscere qual infausto potere abbia sopra di noi il tuo sesso, e mi hai fatto a costo mio imparare, che per vincerlo non basta, no, disprezzarlo, ma ci conviene fuggirlo.” (Cavaliere) Si è sottolineato ciò che è stato eliminato nella rappresentazione teatrale.

5 La Regia Pietro Carriglio, nato a Trapani, è un regista e scenografo. E' stato docente per alcuni anni presso la Facoltà di Architettura e la Facoltà di Magistero dell' Università di Palermo. Ha lavorato come direttore in diversi teatri come il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro Stabile di Palermo e il Teatro di Roma. Ha sviluppato un progetto intorno a tre grandi poetiche: il teatro di poesia, la drammaturgia shakespeariana, il teatro del '900. Tra le sue regie troviamo Il Mercante di Venezia, La Tempesta, Racconto d'inverno e Amleto di Shakespeare, Finale di partita di Beckett, Il Fiore del dolore di Luzzi, Assassinio nella Cattedrale di T.S.Eliot. Significativa anche la sua attività di regista lirico. Carriglio dopo anni d' assenza torna con la rappresentazione della Locandiera. Il regista si è attenuto all'intenzione di Goldoni, mantenendo l'ambientazione storica e i costumi d'epoca. Incrementa il fattore comico della trama goldoniana con elementi di immediata presa sul pubblico,come la gesticolazione degli attori o l'accento esagerato del Conte dovuto alla scelta di accentuare la diversità regionale tra i personaggi. Altro fattore comico è l'esagerata infantilità del marchese o la malcelata gelosia di Fabrizio. La scenografia è rudimentale: poche panche ed un paio di tavoli al massimo. Inusuale la rete posta davanti al palco. È stato reso fondamentale, invece, il ruolo della luce. Prima unico cambiamento che segnava i cambi di scena, poi unica scenografia per l'atto finale. La musica degli intermezzi si adatta a suscitare le emozioni più coerenti con la parte di opera appena rappresentata e varia da musica d'orchestra a un singolo strumento ad addirittura (nel terzo cambio di scena) solo il suono di un tamburo: questa cura dei dettagli musicali è probabilmente dovuta ai trascorsi di Carriglio nel teatro lirico.

6 LA MODA SETTECENTESCA NE:”LA LOCANDIERA”
Gli abiti e gli accessori della rappresentazione rispecchiano quelli usati nell'epoca in cui la storia è ambientata. Il '700 è l'epoca delle parrucche, dei pizzi e dei cicisbei.

7 Moda maschile La materia con cui erano fatti questi abiti era la seta o taffettà. Gli uomini indossavano giacche lunghe con camicie ricamate, pantaloni aderenti fino al ginocchio, calze lunghe e scarpe con fibbie molto vistose.

8 Moda femminile La materia con cui erano realizzati era seta taffettà di pizzo, pietre di cristallo e pietre preziose. Gli abiti femminili erano lunghi, composti da un corpetto aderente sul busto e gonna esageratamente larga sui fianchi, sostenuta dal Panier.


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