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PubblicatoNiccolò Molteni Modificato 10 anni fa
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Benedetto Spinoza Degli alunni della IV E del Liceo Scientifico
di Capo d’Orlando e di Rinaldo Anastasi jjj Testo di riferimento: Nicola Abbagnano – Giovanni Fornero, Protagonisti e Testi della Filosofia, Volume B, tomo 1, Paravia,
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In una libera Repubblica é lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò che pensa
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La vita Baruch Spinoza nacque ad Amsterdam il 24 novembre 1632 da famiglia ebraica di origine portoghese. Spinoza venne istruito nella conoscenza approfondita dei testi sacri e della lingua ebraica. Giovane dalle enormi capacità all'inizio fu criticato e condannato poiché metteva in discussione la tradizione ebraica. Scomunicato fu costretto ad abbandonare l'attività commerciale che svolgeva con il fratello e a dedicarsi alla politura di lenti per telescopio e microscopio. Andò a vivere in una piccola città dove poteva studiare liberamente i suoi libri, rinunciando a qualsiasi cosa del mondo (compresa una cattedra universitaria). Spinoza passò gli ultimi anni della sua vita all'Aia. Ammalatosi di tisi non cambiò le sue abitudini. Morì il 21 febbraio I suoi manoscritti furono affidati all'amico Jan Rieuwertsz che ne curò la pubblicazione nel corso dello stesso anno. La biblioteca di Spinoza fu messa all'asta per pagare i suoi funerali.
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Le opere Principi della filosofia di Cartesio Pensieri Metafisici
Ethica ordine geometrico demonstrata Methodus inveniendi argumenta redatta ordine et tenore geometrico Opera Posthuma (1677), voluta e messa a punto dai suoi discepoli a pochi mesi dalla sua scomparsa, e che comprende anche il Trattato sull'emendazione dell'intelletto, il Trattato Politico, l'Epistolario e una grammatica ebraica, il Compendium grammatices linguae hebreae.
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Nel 1670 Spinoza aveva pubblicato, anonimo, il Trattato Teologico-Politico, opera che suscita un clamore ed uno sdegno generali, in quanto presenta un'accurata analisi dell'Antico Testamento, tendente a negare la sua origine divina. La Scrittura viene infatti definita come prodotto storico, come insieme di testi redatti da uomini in diverse epoche storiche, e non come il mezzo privilegiato della rivelazione di Dio all'uomo. Le profezie narrate nel testo sacro vengono spiegate ricorrendo alla facoltà della “immaginazione” di coloro che le hanno pronunciate, mentre gli eventi miracolosi privati di qualsiasi consistenza reale, vengono definiti come accadimenti che gli uomini non riescono a spiegarsi e che per questo, per l'ignoranza delle cause che li hanno prodotti, finiscono per attribuire ad un intervento soprannaturale. Infine, il Trattato sostiene la necessità per uno Stato di garantire ai suoi cittadini libertà di pensiero, di espressione e di religione attraverso una politica di tolleranza di tutte le confessioni e di tutti i credi, e di non interferire in questioni che non ledano la sicurezza e la pace della società. Spinoza viene presto riconosciuto come autore dell'opera, che viene messa al bando dalle autorità olandesi a partire dal 1674, insieme con il Leviatano diThomas Hobbes.
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La filosofia come catarsi (purificazione) esistenziale ed intellettuale
La filosofia è uno strumento di salvezza … … anzi, è una via di salvezza esistenziale Perché la delusione nei confronti dei comuni valori della vita è forte. Per cui diventa necessaria la ricerca di un bene vero, capace di appagare totalmente l’anima. pag. 293
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Beni universalmente agognati dagli uomini
ricchezze onori piaceri cose vane perché non appagano veramente l’animo e i suoi bisogni profondi perché sono transeunti ed esteriori perché generano per lo più inquietudini ed inconvenienti vari
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loro natura ingannevole …
onori eppure nonostante la loro natura ingannevole … piaceri ricchezze … essi hanno la forza di incatenare la mente, oscurandone le facoltà ed ostacolando la sua ricerca di valori superiori pag. 293
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per il raggiungimento del I beni comuni
Il filosofo non li condanna sono scambiati per il e perciò sono sommo bene impedimenti Il filosofo condanna l’assolutizzazione dei beni comuni, la loro quotidiana trasformazione da mezzi in fine! Di conseguenza, l’ascesi, cioè l’astensione dai beni comuni, non implica un loro rifiuto totale, ma solo una loro relativizzazione in vista di qualcosa di più alto! pag. 294
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Meta-temporale, meta-finito
Per cui è bene lasciare il certo, ossia i beni volgari, per l’incerto, cioè l’ipotetica perfezione ideale, che è tale perché soddisfa appieno l’animo, procurandogli l’agognata serenità e letizia. Meta-temporale, meta-finito pag. 294
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Tuttavia, mentre per il filosofo cristiano la “cosa eterna ed infinita” si identifica con Dio e la gioia suprema con il suo raggiungimento celeste, per Spinoza l’infinito e l’eterno si identificano con il Cosmo (= panteismo) e la gioia suprema con “l’unione della mente con la natura”. …
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LA METAFISICA: IL PANTEISMO
IL METODO GEOMETRICO CONCETTO DI SOSTANZA
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Ethica ordine geometrico demonstrata
“Etica dimostrata secondo l’ ordine geometrico” Questa enciclopedia delle scienze filosofiche, grande capolavoro di Spinoza, tratta dei vari problemi che la metafisica si è sempre posti: antropologici, psicologici, morali, e soprattutto, come si può notare dal titolo, etici. Spinoza nella sua opera usa un metodo geometrico, com’ è facile dedurlo dal titolo, infatti utilizza un procedimento espositivo che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni, teoremi, dimostrazioni, corollari e delucidazioni. MOTIVI DELLA SCELTA METODO GEOMETRICO: Spinoza è influenzato dalla moda matematizzante dell’ epoca, come ad esempio Hobbes, che perseguiva l’ ideale di un sapere rigoroso ed universalmente valido; Spinoza è un ammiratore delle matematiche e vede nella trattazione geometrica, come nel latino, una garanzia di precisione e di sinteticità espositiva, nonché di distacco emotivo nei confronti dell’argomento trattato; Spinoza è convinto che il reale costituisce una struttura necessaria, di tipo geometrico, in cui tutte le cose sono concatenate logicamente fra di loro e quindi “deducibili” sistematicamente l’una dall’altra.
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SOSTANZA Concezione greco-medievale Sostanza = forma (l’ essenza necessaria di una cosa) + sìnolo (l’individuo concreto in cui è incarnata. Nella filosofia aristotelica era la sostanza, cioè l’unione di materia e forma); Mondo = insieme di sostanze gerarchicamente ordinate. Concezione di Cartesio Sostanza = ciò che esiste di per se stessa = Dio, cioè realtà originaria ed autosufficiente, che essendo causa sui non riceve l’esistenza da altro. Ma accanto alla sostanza prima di Dio ammette, come sostanze seconde, la res extensa e la res cogitans, realtà che per esistere hanno bisogno unicamente di Dio. “L’ambiguità cartesiana è evidente: da un lato la sostanza è ciò che per esistere non ha bisogno che di se medesima (= Dio) e dall’altro è ciò che per esistere ha bisogno soltanto di Dio (= le creature). Sostanza = «ciò che è in sé e per sé si concepisce, vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’ altra cosa da cui debba essere formato» Concezione di Spinoza Con la prima parte della formula Spinoza intende dire che la sostanza, essendo da sé, in quanto deve unicamente a se stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà autosussistente ed autosufficiente, che per esistere non ha bisogno di altri esseri. Con la seconda parte della formula egli intende dire che la nozione di sostanza, essendo concepibile soltanto per mezzo di se medesima, rappresenta un concetto che per essere pensato non abbisogna di altri concetti.
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Proviamo ad essere più chiari!
Spinoza accetta la concezione cartesiana della Sostanza, ma esclude le distinzioni fatte da Cartesio: la Sostanza è una, infinita; il pensiero e l’estensione sono solo i modi nei quali quella si manifesta.
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Le proprietà della sostanza e l’identificazione di Dio con la natura.
Dalla definizione di sostanza Spinoza deriva una serie di proprietà di base che la caratterizzano: Unica: poiché non esistono sostanze nella natura con lo stesso attributo. Proprietà della Sostanza 1 2 3 4 Infinita: in quanto la sua essenza non ha limiti e non dipende da altro. Increata: in quanto per esistere non ha bisogno di altro, essendo causa di sé. Eterna: in quanto possiede l’ esistenza poiché non la riceve da altro.
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Prove che dimostra-no che la sostanza è Dio
Questa Sostanza increata, eterna, infinita e unica non può che essere Dio, in quanto è increato, eterno, infinito e unico. La prova a posteriori afferma che le cose esistono o per virtù propria o per mezzo di un ente necessario che avendo in sé la causa del proprio esistere è pure la causa degli esseri contigenti. La prova ontologica o a priori: afferma che Dio è una realtà che ha in sé la propria ragion d’essere, quindi non può non esistere. Prove che dimostra-no che la sostanza è Dio
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L’ unicità della Sostanza
Spinoza fonda sull’ unicità della Sostanza il principio che Dio e il mondo costituiscono uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal mondo, ma nel mondo, e forma, con esso, quella realtà globale che è la Natura. “Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita” (Etica, I, prop. 15) Panteismo = identifica Dio o la Sostanza con la Natura, considerata come realtà increata, eterna, infinita, ed unica, da cui derivano ed in cui sono tutte le cose.
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Attributi e modi Qualità essenziali o strutturali della Sostanza: essendo quest’ultima infinita, in quanto la sua essenza è illimitata, infiniti saranno pure i suoi attributi Specificazioni della Sostanza e dei suoi attributi, modi di essere, manifestazioni o concretizzazioni particolari degli attributi, che si identificano con i singoli corpi e le singole idee, che non hanno sostanzialità, in quanto esistono e possono essere pensati soltanto in virtù della Sostanza e dei suoi attributi. Se la Sostanza è “ciò che è in sé e per sé si concepisce”, i modi saranno invece “ciò che è in altro, per il cui mezzo è pure concepito” Di conseguenza, in virtù dell’equazione Sostanza = Natura, quest’ultima risulterà costituita da un’infinità di dimensioni, simile ad un unico immenso prisma dalle illimitate facce. Tuttavia, degli infiniti attributi della Sostanza, e quindi degli infiniti volti della natura, noi ne conosciamo soltanto due modi infiniti, cioè proprietà strutturali degli attributi modi finiti, ossia gli essere particolari, questo corpo o quella idea, che derivano gli uni dagli altri secondo una catena infinita l’estensione, ossia la materia il pensiero, cioè la coscienza dato l’infinto attributo dell’estensione, ne seguono il movimento o la quiete dato l’infinto attributo del pensiero, ne seguono l’intelletto e la volontà il mondo come totalità
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Ricapitolando Sostanza = Dio = Natura
(ciò che è in sé e si concepisce per sé = Dio; è increata, eterna, infinita, unica)
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Per portare un esempio Ora, mentre le singole onde, come le cose finite del mondo, vanno e vengono in quanto rappresentano pieghe e modi di essere transeunti dell’unica massa marina, l’oceano e le sue proprietà, come il sistema Sostanza-attributi-modi infiniti, permane in eterno tale quale, pur continuando incessantemente a specificarsi nella serie infinita delle onde.
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“Ritraducendo il tutto in termini filosofici: la Sostanza di Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna, che si manifesta in una infinità di dimensioni (= gli attributi) e che si concretizza in una infinità di maniere d’essere (= i modi). Per cui, quando Spinoza distingue fra la Natura naturante (= Dio e gli attributi, considerati come causa) e la Natura naturata (= l’insieme dei modi, visti come effetto), non fa che ribadire panteisticamente che la Natura è madre e figlia di se medesima, in quanto è un’attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori di essa, secondo lo schema di ciò che Spinoza chiama causalità transitiva, bensì in essa stessa, secondo lo schema di ciò che Spinoza definisce causalità immanente. Secondo Spinoza, nel Dio-Natura coincidono libertà e necessità. Dio, infatti, è libero perché agisce senza alcun condizionamento esterno, ma è necessitato perché agisce necessariamente in virtù delle leggi immanenti del suo essere” (pag. 298).
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È Chiaro? Se sì saltiamo diapositive, se non leggiamola insieme!
Spinoza deriva da Cartesio ed è molto importante perché elimina il dualismo cartesiano di res cogitans e res extensa, fondando il panteismo. “Spinoza riprende la definizione cartesiana – scrive Giannantoni - e la svolge in modo rigoroso: Sostanza è ciò che è in sé e che si concepisce per sé, o in altri termini, ciò che non ha bisogno del concetto di un’atra cosa da cui debba essere formato. Consegue da questa definizione che solo Dio, e non - come voleva Cartesio - anche il pensiero e l’estensione, è veramente Sostanza. Solo Dio, infatti è causa sui, è ciò la cui essenza implica l’esistenza e la cui natura non si può concepire se non come esistente. Tale sostanza è una e quindi è nello stesso tempo Dio e natura.
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è eterna, infinita, libera e necessaria
oltre che essere una La Sostanza è eterna, infinita, libera e necessaria Possiede innumerevoli attributi, infiniti ed eterni, ma noi ne conosciamo soltanto due: il pensiero e l’estensione Un essere pensante non è altro che un modo del pensiero infinito Gli attributi si manifestano attraverso innumerevoli modi, finiti e contingenti, che sono modificazioni degli stessi attributi Un corpo in movimento nello spazio non è altro che un modo dell’estensione infinita
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attiva potenza generatrice
Dio è nel mondo come La natura naturans o naturante è la Natura vista come causa, ossia Dio e i suoi attributi NATURA NATURANS cioè come immanente e attiva potenza generatrice Il mondo è in Dio come La natura naturata è la Natura vista come effetto, ossia l’insieme dei modi NATURA NATURATA cioè come prodotto che non si distacca, ma resta intrinseco alla potenza che l’ha generato
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La Natura: madre e figlia di se stessa
Con la distinzione fra natura naturante e natura naturata, Spinoza ribadisce panteisticamente che la Natura, essendo l’unica realtà esistente, risulta simultaneamente madre e figlia di se stessa!
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I due problemi fondamentali dello spinozismo
Gli interrogativi di base che emergono dall'Etica sono essenzialmente due: 1) che cos'è, in definitiva, la Sostanza di Spinoza? 2) che rapporti esistono, precisamente, fra la sostanza e i suoi modi? Per quanto riguarda la prima questione bisogna dire che la sostanza è la Natura, ma non intesa come forza “generatrice”, quanto come ordine geometrico dell’universo, ossia il Sistema o l’Ordine immanente delle cose. Il Dio-Natura di Spinoza è quindi l'ordine geometrico dell'universo, cioè il Sistema o la Struttura globale delle leggi e delle relazioni necessarie fra le cose. Per quanto riguarda il secondo punto, relativo ai rapporti tra sostanza e modi, si deve dire che Spinoza ha scartato i due modelli tradizionali: -la dottrina della creazione -la dottrina dell’emanazione Egli ha escluso formalmente la prima, in quanto si fonda sull'impossibile riduzione del modo d'agire della Sostanza al modo d'agire umano. La creazione supporrebbe intelletto, volontà, arbitrio, scelta, tutte cose che, secondo Spinoza, non hanno senso riferite al suo Dio-Natura. Qual è il motivo per cui Spinoza non attribuisce a Dio l'intelletto, la volontà e l'amore? La ragione sta nel fatto che Dio è la sostanza, mentre intelletto, volontà e amore sono "modi" del pensiero assoluto (che è un "attributo"); essi appartengono al mondo. D'altro canto in Spinoza non c'è traccia della seconda dottrina, quella dell'emanazione, che avrebbe fatto della sua teoria la ripetizione esatta di quella di Bruno, secondo cui la natura infinita, per la sua sovrabbondanza di potenza, genera infiniti mondi. La “Sostanza” spinoziana è piuttosto un Teorema o un Ordine cosmico, da cui le cose scaturiscono o “seguono” in modo necessario, esattamente come dalla definizione del triangolo “segue” che la somma dei suoi angoli interni è un angolo piatto. Quindi i singoli modi derivano dalla Sostanza esattamente come i singoli teoremi, corollari derivano dalla geometria e dai suoi principi. La necessità, matematicamente pensata, diventa quindi, per Spinoza, la fondamentale categoria esplicativa della realtà.
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SPINOZA: CRITICA ALLA VISIONE FINALISTICA DEL MONDO E AL DIO BIBLICO
Spinoza pose la concezione di Dio come ordine geometrico dell’universo in antitesi a quella finalistica del mondo che aveva un Dio che creava liberamente il mondo secondo progetti implicanti la subordinazione intenzionale delle cose all’uomo (finalismo antropocentrico). Egli affermò che le cause finali non esistevano, né in natura né in Dio; infatti ritenne che ammettere l’esistenza di cause finali fosse un pregiudizio dovuto alla costituzione dell’intelletto umano . Inoltre, egli sostenne che gli uomini ritenessero di agire in vista di un fine, ovvero di un loro vantaggio. E proprio perché ebbero a loro disposizione un certo numero di mezzi per conseguire i loro fini, furono portati a considerare le cose naturali come il mezzo per raggiungerli. E dal momento che erano coscienti che tali mezzi non erano stati prodotti da loro, pensarono che Dio li avesse preparati per consentire loro di usarli. Per queste ragioni nacque il pregiudizio che la divinità producesse e governasse le cose per l’uso degli uomini, per farli legare a sé e per farsi onorare.
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Ma, dall’altro lato, gli uomini vedevano che la natura non offriva loro solo comodità ma anche disagi e svantaggi di ogni genere (malattie, terremoti, intemperie, ecc.), portandoli così a credere che questi malanni derivassero dallo sdegno della divinità per le loro mancanze nei suoi riguardi. D’altronde , anche se l’esperienza di ogni giorno dimostrava che vantaggi e danni erano ugualmente distribuiti fra pii ed empi, gli uomini preferivano, anziché abbandonare il loro pregiudizio, ricorrere ad un altro per puntellare il primo; e ammettevano che il pregiudizio divino superasse di gran lunga l’intelletto dell’uomo. Da ciò, Spinoza notò infatti che, questo sarebbe bastato a far sì che la verità si nascondesse in eterno al genere umano, se la matematica non avesse loro mostrato quell’ altra norma di verità, ovvero la visione a-finalistica delle cose. Per Spinoza, il limite maggiore del finalismo era di considerare come causa ciò che in natura era effetto, esempio: non era il calore trasmesso agli esseri viventi causa del Sole ma viceversa.
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Inoltre il finalismo rendeva imperfetto ciò che era perfetto; così era perfetto l’effetto che era prodotto immediatamente da Dio e imperfetto quello che per esser prodotto necessitava di cause intermedie. Infatti, se queste cose fossero state fatte da Dio come mezzi per raggiungere un fine, sarebbero state meno perfette delle altre. In definitiva, la dottrina delle cause finali non solo toglieva la perfezione del mondo, ma anche quella di Dio; quindi la concezione finalistica del mondo non era altro che un prodotto dell’immaginazione. Infine, la critica che egli fece al finalismo fu accompagnata da un deciso rifiuto di ogni riduzione di Dio nei limiti dell’umano e quindi nel rigetto di ogni antropomorfismo religioso. Egli ritenne che la visione biblica di Dio, considerato come un super-uomo che aveva mente e sensibilità simile alla nostra e con sentimenti fosse solo il prodotto dell’immaginazione superstiziosa degli uomini. Spinoza infatti, sostituì la propria idea filosofica di un Dio sovra-personale coincidente con il Tutto cosmico.
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Pensiero ed estensione: il parallelismo
Il determinismo che per Spinoza vale per tutti i modi della sostanza, non vale nel rapporto tra modi di attributi diversi: il corpo non determina la mente, né la mente il corpo. Muovendo da Cartesio, Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà qualitativamente eterogenee, in quanto lo spirito non può mai essere materiale e la materia non può mai essere spirituale. Come tali, esse non possono influenzarsi a vicenda. Tant'è vero che la causa di un'idea è sempre un'altra idea, come la causa di un corpo è sempre un'altro corpo. Come si spiega, allora, la connessione, che pure esiste, fra pensiero ed estensione, mente e corpo? Spinoza ritiene che pur non influenzandosi a vicenda, ossia pur non trovandosi mai in un rapporto di causalità, le serie dei corpi e delle idee convengano necessariamente fra di loro, quasi come in una sorta di corrispondenza biunivoca in senso matematico, nella quale ad ogni mutamento corporeo corrisponde un'idea del mutamento stesso e viceversa, nulla potendo accadere al corpo "che non sia percepito dalla mente".
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Ciò accade in quanto il corpo è nient'altro che l'aspetto esteriore della mente, così come la mente è nient'altro che l'aspetto interiore del corpo. Questo parallelismo psico-fisico costituisce un nuovo modo filosofico di rappresentare i rapporti corpo-psiche, che si differenzia sia da quello cartesiano della ghiandola pineale, sia da quello materialistico di Hobbes. Il parallelismo psico-fisico di Spinoza trova la sua ultima giustificazione nel parallelismo metafisico, ovvero nella dottrina secondo cui pensiero ed estensione non sono due sostanze, ma due attributi distinti di una medesima sostanza, e quindi due traduzioni diverse e simultanee della stessa realtà di fondo. Il parallelismo metafisico giustifica anche, in Spinoza, il parallelismo gnoseologico di soggetto-oggetto, ossia la convinzione che la struttura del pensiero riflette fedelmente la struttura dell'essere (realismo). Per cui, nello spinozismo, il rapporto idea-realtà cessa di essere un problema, poiché se “l'ordine e la connessione delle idee si identificano con l'ordine e la connessione delle cose”, resta garantita la validità della nostra conoscenza. Ovviamente non di qualunque conoscenza, ma soltanto di quella che Spinoza chiama conoscenza adeguata, cioè della conoscenza che sa riprodurre esattamente, tramite l'intelletto, l'ordine oggettivo delle cose.
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Pensiero = Ordine delle idee Estensione = Ordine delle cose
La serie delle idee A B C D La serie dei corpi A1 B1 C1 D1 La causa (A) di un’idea (B) è sempre un’idea, la causa (A’) di un corpo (B’) è sempre un corpo (non si dà azione causale e reciproca) L’ordine delle idee corre parallelo a quello dei corpi. Il corpo è l’espressione esteriore della mente, la mente l’espressione interiore del corpo. Ciò che garantisce la corrispondenza fra le dimensioni eterogenee del pensiero e dell’estensione è l’unicità della Sostanza, di cui gli attributi sono espressioni distinte e simultanee.
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L’etica La metafisica, ars vivendi, risulta finalizzata all’etica di Spinoza con l’amore della ricerca filosofica. Egli afferma che la razza umana costituisce una formazione naturale, sottoposta alle comune leggi dell’universo. Per Spinoza l’unico atteggiamento filosofico conveniente di fronte alle passioni è quello di comprenderle. Spinoza costruisce la sua geometria delle emozioni, proponendosi: di individuare le leggi e le forze basilari che reggono la condotta pratica degli individui; di studiare la schiavitù e la libertà umana, considerando la potenza delle passioni sull’uomo e la potenza dell’uomo sulle passioni.
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Effetti primari Il principio dello spinozismo tende a perseverare nel proprio essere e quindi costituisce l’essenza attuale della cosa stessa. Quando è riferito alla mente umana è detto Volontà, invece quando è riferito sia alla mente che al corpo è detto Appetito. Quando questo è cosciente di sé si chiama Cupidità. Dallo sforzo della Cupidità o dall’autoconservazione seguono: la Letizia che è l’affetto e la Tristezza che è il passaggio di un’emozione maggiore ad una minore. Da questi tre affetti primari derivano tutte le passioni. Tra queste anche il bene e il male. Il bene è ciò che giova allo sforzo di autoconservazione, il male ciò che nuoce ad esso.
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Gli effetti « secondari»
Quando Letizia e Tristezza sono accompagnate dall’idea di una causa esterna danno origine a quei due basilari affetti secondari che sono l’Amore e l’Odio. Schiavitù e libertà dell’uomo: il vangelo naturalistico e razionalistico di Spinoza. L’autoconservazione porta Spinoza a non concepire la rottura del determinismo naturale e a rappresentarne la comune legge di comportamento degli essere viventi, identificandosi con la ricerca del proprio utile da parte di ogni individuo. Spinoza di chiede se l’uomo, senza pretendere l’evasione dal determinismo naturale, possa raggiungere una forma di autodominio e di libertà.
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LA RELIGIONE COME OBBEDIENZA
Analizzando criticamente Il trattato teologico politico, Spinoza sosteneva che la Bibbia concerne la vita pratica e l’esercizio della virtù, ma per nulla affatto la verità. La fede secondo Spinoza non è né vera né falsa , ma soltanto un atto pratico di obbedienza. Egli dice: “ La fede consiste nell’avere , nei confronti di Dio, quei sentimenti tolti i quali viene tolta l’obbedienza a Dio e che sono posti necessariamente quando è posta tale obbedienza”. Inoltre il Nuovo e Vecchio Testamento non sono altro che una disciplina dell’obbedienza e non servono a null’altro. Infatti l’unico precetto che la Scrittura insegna è l’amore per il prossimo; sicché in base alla Scrittura non si è tenuti a credere a nulla se non a ciò che è necessario per ottemperare a questo precetto. Così la riduzione della fede all’obbedienza toglie ogni pericolo di dissenso religioso poiché riduce la fede religiosa a pochi fondamenti, che esprimono le condizioni necessarie dell’ obbedienza. In questo modo, inoltre, si rende impossibile il conflitto tra fede e ragione, tra teologia e filosofia.
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