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La schiavitù nel mondo: mostruosità che continua ad esistere

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Presentazione sul tema: "La schiavitù nel mondo: mostruosità che continua ad esistere"— Transcript della presentazione:

1 La schiavitù nel mondo: mostruosità che continua ad esistere
In espansione Non è un ricordo del passato ma è addirittura in espansione, il numero degli schiavi è in aumento. La cifra precisa ovviamente non è stimabile, ma si può parlare di decine di milioni sicuramente, secondo l’autore di 27, per alcune organizzazioni che si occupano del problema addirittura 200. Illegale E’ vero che non esiste alcuna forma legale di proprietà di un essere umano, cioè la schiavitù è illegale ovunque ma questo fatto, se possibile, aggrava il problema, perché chi detiene degli schiavi esercita un controllo totale ma non ha alcuna responsabilità per ciò che possiede. Difficilmente studiabile Inoltre proprio perché è illegale il fenomeno è difficilmente studiabile, non ci saranno cioè documenti ufficiali o registri su cui sia annotato il numero degli schiavi di un paese e le caratteristiche di quella schiavitù: tutto è ovviamente clandestino e ambiguo.

2 Schiavitù di ieri e di oggi
Due sono i fattori determinanti nella nascita della nuova schiavitù: il grande aumento della popolazione mondiale dopo la seconda guerra mondiale e la crescita ineguale in molti paesi in via di sviluppo, cioè la modernizzazione ha portato un grande benessere a pochi e impoverito la maggioranza di chi era già povero. Questa nuova schiavitù è molto diversa da quella tradizionale e la tabella che segue illustra sinteticamente le caratteristiche dell’una e dell’altra. Rapporto di breve durata Rapporto di lunga durata Irrilevanza delle differenze etniche Importanza delle differenze etniche Elevatissimi profitti Bassi profitti Bassissimo costo di acquisto Alto costo d’acquisto Proprietà legale evitata Proprietà legale accertata Nuova schiavitù Vecchia schiavitù

3 Come abbiamo già detto oggi la schiavitù non è ammessa dalla legge;
la crescita demografica e il progressivo impoverimento hanno generato un numero molto alto di schiavi potenziali, cioè di persone che per le loro condizioni economiche potrebbero cadere in schiavitù e questo fenomeno segue le leggi del mercato, in particolare quella della domanda e dell’offerta; come per le merci, il valore degli schiavi è inversamente proporzionale al loro numero, cioè tanti più ce ne sono, tanto meno valgono. Pensiamo a cosa facciamo noi per far aumentare il valore di determinati prodotti, se ci fossero troppi pomodori o arance sul mercato significherebbe doverli vendere a un prezzo basso, allora riduciamo la quantità distruggendone una parte e il loro prezzo aumenta.

4 Oggi gli schiavi costano così poco che non vale la pena preoccuparsi per il loro mantenimento e la loro cura, pensiamo sempre ad una merce es.un' automobile: se il suo valore sul mercato è alto e faccio molta fatica ad acquistarne una, la curerò nel migliore dei modi facendo una manutenzione regolare, periodica e accurata, cioè cercherò di conservarla al meglio per più tempo possibile; ma se invece quell’automobile mi costa pochissimo, non devo sacrificare niente per il suo acquisto, non spenderò tempo e denaro per conservarla al meglio ma alla prima occasione la sostituirò con un modello nuovo, più affidabile e con prestazioni superiori; la stessa cosa vale per i nuovi schiavi: li tengo fino a quando mi rendono alti profitti, nel momento in cui si ammalano, invecchiano, comunque producono di meno, li getto e li sostituisco con altri più redditizi; quindi il rapporto tra schiavo e schiavista sarà di breve durata.

5 Oggi il criterio per cui si rende schiavo un essere umano non ha niente a che fare con il colore della sua pelle, con la tribù a cui appartiene o con la religione che professa, ma esclusivamente con il suo stato di povertà e di bisogno; anche una volta dietro allo schiavismo c’era una spiegazione di natura economica, ma allora si cercava una giustificazione e la si trovava nelle differenze etniche e razziali, oggi è un affare così vantaggioso che non serve neanche cercare altre giustificazioni.

6 Forme della nuova schiavitù
Tutti i tipi di schiavitù si fondano sulla violenza e lo schiavo perde il controllo della propria vita La servitù da debito è la più comune nel mondo, un individuo impegna se stesso in cambio di un prestito in denaro: il lavoratore o meglio lo schiavo non sa quanto durerà il suo impegno e in che modo dovrà sdebitarsi, la sua attività lavorativa non riduce il debito originale e il suo debito può passare ai suoi figli e ai figli dei figli. Ne parleremo in modo più approfondito presentando l’India e il Pakistan. Nel caso della schiavitù contrattualizzata esiste un contratto tra schiavo e padrone, sarà proprio il contratto che farà da esca per attirare e ridurre in schiavitù, ufficialmente viene offerto un lavoro ma poi di fatto, si arriverà alla negazione, con la violenza, della libertà e non ci sarà retribuzione. Questo tipo di schiavitù, la seconda nel mondo per diffusione, è quella che troveremo in Thailandia e in Brasile. La schiavitù che si basa sul possesso è la forma più vicina a quella tradizionale. In questo caso un individuo diventa schiavo per tutta la vita, anche i figli sono considerati proprietà del padrone, ne parleremo quando vedremo la Mauritania. La schiavitù di guerra è sostenuta dai governi; per esempio in Birmania, governo ed esercito praticano una politica di cattura e riduzione in schiavitù di civili che verranno impegnati nella costruzione di opere pubbliche (un gasdotto per esempio e la ferrovia che lo costeggia), in questo modo il paese risparmia sul costo di realizzazione.

7 La schiavitù si sviluppa sempre e ovunque ci sia povertà estrema, e si sta manifestando come un’epidemia, una malattia cioè che dilaga e attraverso l’economia globale arriva ad interessare anche noi. Gli schiavi infatti costituiscono una grande forza lavoro che sostiene l’economia globale. Con economia globale intendiamo indicare la tendenza dell’economia ad assumere una dimensione mondiale, superando i confini nazionali: significa, per esempio, che i posti di lavoro vengono trasferiti in aree del mondo dove salari e tasse sono inferiori e maggiore è invece la libertà di sfruttare l’uomo e l’ambiente. E significa anche che qualcuno potrà raccogliere i frutti dei sacrifici di altri e arriviamo ai nostri schiavi: per fare l’acciaio ci vuole il carbone e l'acciaio che produce il Brasile proviene dal carbone che hanno ottenuto gli schiavi. E quell’acciaio verrà utilizzato nella produzione di automobili e altri manufatti che il Brasile esporta e che noi, Europa e Stati Uniti , comperiamo a un prezzo basso, proprio perché c’è stato il lavoro degli schiavi, la schiavitù riduce i costi di produzione. E chi beneficia di questo risparmio è proprio tutto il mondo ricco


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