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I° Incontro 16 settembre LABORATORIO di FOTOGRAFIA
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LA FOTOCAMERA NELLEPOCA DEL DIGITALE Fotocamere compatte automatiche Fotocamere compatte evolute Fotocamere professionali FOTOCAMERE DIGITALI
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Fotocamere compatte automatiche La categoria di base comprende le fotocamere "consumer" o compatte, completamente automatiche, con risoluzioni che ad oggi superano i 10 Mpx FOTOCAMERE DIGITALI
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Fotocamere compatte evolute Famiglia di camere a metà strada tra le compatte e le reflex. Generalmente una risoluzione maggiore si combina con caratteristiche più avanzate come la tecnologia di focalizzazione ed i comandi manuali. Questo è il segmento più vivace e dinamico, con una clientela di fotografi amatoriali con esperienza, che desiderano avere pieno controllo dei comandi e produrre stampe di media grandezza o piccoli poster. FOTOCAMERE DIGITALI
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Fotocamere professionali Queste camere riprendono il design e la tecnologia reflex e vantano risoluzioni tra i 10 ed i 24 megapixel. Uno dei grandi vantaggi di queste camere è che molte caratteristiche tecniche (come i comandi di esposizione) ed accessori (come le ottiche) progettati per le versioni a film, sono usabili anche nelle versioni digitali. Una recente novità, introdotta congiuntamente da Olympus, Kodak, e Fuji, è il Sistema Quattro Terzi.Sistema Quattro Terzi. L'elemento chiave di questo sistema è uno standard unico per le dimensioni dei sensori di immagine e per le flange d'attacco degli obiettivi. FOTOCAMERE DIGITALI
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Componenti reflex ObiettiviFlash La Macchina reflex Macchina reflex
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Componenti reflex Macchina reflex - componenti
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Componenti reflex Macchina reflex - componenti
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Obiettivi Lunghezza focale Angolo di campo LuminositàDiaframma OBIETTIVIMacchina reflex - obiettivi
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LUNGHEZZA FOCALE Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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lente convergente lunghezza focalefocale In una lente convergente i raggi provenienti da un soggetto molto lontano (infinito) convergono in un punto. La distanza tra il centro della lente e il piano focale (piano su cui si forma l'immagine nitida del soggetto) è la lunghezza focale (o, più semplicemente, focale) di quella lente. Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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grandezza dell'immagine La lunghezza focale determina la grandezza dell'immagine sul sensore (rapporto di riproduzione). Questo fattore determina due conseguenze importanti. 1. 1. La prima è che a parità di distanza soggetto/obiettivo, un obiettivo di focale lunga produce un'immagine più grande rispetto a un obiettivo di focale corta. Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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2. 2. Inversamente, per mantenere fissa la grandezza dell'immagine sul sensore al variare della lunghezza focale dell'obiettivo impiegato, dovremo variare la distanza da cui si riprende il soggetto, allontanandoci da esso con l'aumentare della lunghezza focale impiegata. Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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Le fotocamere digitali usano gli stessi criteri per determinare le tre categorie di obiettivi, però le lunghezze focali sono molto più corte perché i sensori sono molto spesso più piccoli, con una diagonale inferiore al normale 24x36 (35mm). Per esempio, mentre il 35mm ha un'area di 36x24 mm, un sensore di 2/3'' (due terzi di pollice) è solo 8,8 per 6,6 mm e alcuni sensori sono ancora più piccoli. Per lunghezza focale standard (o lunghezza focale normale) si intende quella all'incirca uguale alla diagonale del sensore impiegato, o di poco superiore. Ad esempio, nel formato 24x36 mm (diagonale = 43 mm) viene considerato normale un obiettivo di 50 mm di lunghezza focale. Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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La tavola sottostante mostra le diagonali di alcuni sensori e del film da 35 mm, che corrispondono approssimativamente alla loro lunghezza focale normale. Sensore Larghezza mm Altezza mm Diagonale mm 2/3''8.86.611 1/1.8''6.44.88 1/2.7''4.83.66 Film 35mm 362443 Nelle schede tecniche, per facilitare la comprensione della lunghezza focale delle camere digitali, si trovano spesso riferimenti alla corrispondente lunghezza focale delle 35mm. Macchina reflex – obiettivi / lunghezza focale
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ANGOLO DI CAMPO L'angolo di campo dipende dal formato del sensore e dalla lunghezza focale dell'obiettivo. Macchina reflex – obiettivi / angolo di campo
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In un fotogramma 24x36 mm e con una focale di 50 mm, se si fa riferimento alla diagonale (43 mm) si ottiene un angolo di campo di circa 46°. Se invece ci si riferisce al lato più lungo del fotogramma (36 mm), si ottengono 38°; questo è l'effettivo angolo di campo per inquadrature orizzontali (con la focale e il formato suddetti). A parità di formato, un obiettivo di focale più lunga è caratterizzato da un angolo di campo più ristretto A parità di formato (diagonale del fotogramma, in rosso), l'angolo di campo cala al crescere della lunghezza focale (distanza obiettivo/pellicola). Macchina reflex – obiettivi / angolo di campo
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Invece, a parità di lunghezza focale, si ottiene un angolo di campo più ampio usando un formato di fotogramma più grande. Macchina reflex – obiettivi / angolo di campo
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La figura sottostante rappresenta graficamente il variare dell'angolo di campo al cambiare della focale, prendendo come riferimento il formato 24x36 mm. Macchina reflex – obiettivi / angolo di campo
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LUMINOSITA La luminosità di un obiettivo è espressa dal rapporto tra la lunghezza focale e il diametro della lente frontale dell'obiettivo. Macchina reflex – obiettivi / luminosità
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La luminosità di un obiettivo, è la sua capacità massima di trasmettere la luce: un obiettivo è tanto più luminoso quanta più luce fa arrivare al sensore. La luminosità di un obiettivo dipende da due fattori: il diametro della lente frontale e la lunghezza focale. In particolare, si definisce luminosità il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro dell'obiettivo: LUMINOSITÀ = lunghezza focale : diametro Macchina reflex – obiettivi / luminosità
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La luminosità è chiamata anche apertura relativa e viene comunemente indicata con la lettera "f" seguita dalla barra "/" e dal numero che risulta dalla divisione suddetta. Ad esempio, l'espressione f/3 indica che il rapporto tra lunghezza focale e diametro è uguale a 3 (vedere figura) Altri modi meno diffusi per indicare la luminosità sono f.3 oppure 1:3 La luminosità di un obiettivo viene anche detta apertura relativa, che mette maggiormente in risalto che non si tratta di un valore assoluto, ma in relazione al diametro della lente frontale. Macchina reflex – obiettivi / luminosità
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Diaframma Meccanismo che permette alla luce di entrare ed essere focalizzata sul sensore Macchina reflex – obiettivi / diaframma
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diaframma - profondità di campo, - esposizione, - resa ottica. Nelle schede precedenti abbiamo visto la luminosità o apertura di un obiettivo, che si riferisce al diametro massimo del fascio luminoso che gli passa attraverso. Oltre a questa proprietà gli obiettivi possiedono un dispositivo meccanico che limita le dimensioni di questo fascio luminoso: si tratta del diaframma La presenza del diaframma è necessaria per diversi motivi, che vedremo in dettaglio più avanti: - profondità di campo, - esposizione, - resa ottica. Generalmente il diaframma è inserito tra le lenti dell'obiettivo ed è costituito da una serie di lamelle a iride, che possono essere chiuse o aperte per regolare il flusso luminoso che passa attraverso l'obiettivo. DIAFRAMMA A IRIDE Macchina reflex – obiettivi / diaframma
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Quando si chiude il diaframma si altera l'apertura relativa dell'obiettivo. Da tenere presente che la luminosità di un obiettivo è quella che corrisponde alla massima apertura del diaframma. Si può avere un: diaframma manuale o un diaframma automatico Sulla ghiera o nel mirino ad ogni apertura di diaframma corrisponde un numero di apertura relativa, espresso come valori "f/", ossia col criterio già visto per la luminosità. Macchina reflex – obiettivi / diaframma
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rapporto tra lunghezza focale e il diametro In altre parole, il diaframma effettivamente impostato viene contraddistinto da un valore f/ corrispondente al rapporto tra lunghezza focale e il diametro lasciato aperto dalle lamelle a iride. Così, un diaframma f/4 indica che il foro del diaframma è compreso 4 volte nella lunghezza focale (foro piccolo), mentre f/2 indica che vi è compreso solo 2 volte (foro grande). Macchina reflex – obiettivi / diaframma
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La scala dei diaframmi è unificata a livello internazionale e abbiamo visto che viene espressa da una serie di numeri che possono partire da 1 (diaframma uguale alla lunghezza focale) e procede con valori corrispondenti alla metà della quantità di luce trasmessa. Scala dei diaframmi 1 1 1.4 1.4 2 2 2.8 2.8 4 4 5.6 5.6 8 8 11 11 16 16 22 22 32 32 1.4 Il diaframma 1.4 fa passare la metà della luce rispetto al diaframma 1 2 Il diaframma 2 la metà del diaframma 1.4 e via dicendo. 1.4 è la radice quadrata di 2 1.4 è la radice quadrata di 2 i numeri che seguono sono il doppio dei precedenti In alcune fotocamere (economiche) al posto dei numeri compaiono dei simboli di diaframma riferiti alla giusta esposizione con le condizioni di luce evidenziate (sole,nuvolo ecc..) Macchina reflex – obiettivi / diaframma
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Profondità di campo Quando si mette a fuoco un punto, la sua immagine sulla pellicola diventa un circoletto più o meno grande, Fino a che il diametro del circoletto (detto circolo di confusione) rimane entro certi limiti, il nostro occhio lo percepisce a fuoco. Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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Il diametro accettabile del circolo di confusione non è una quantità fissa, ma dipende dalla grandezza della riproduzione finale della fotografia (stampa) e dalla distanza da cui viene osservata più si ingrandisce, più si sfocano i particolari; più si guarda da vicino una foto, più si vedono i difetti di messa a fuoco. Su una stampa il diametro accettabile del circolo di confusione non ha bisogno di scendere sotto 0,25 mm nel caso del formato 24x36mm Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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Dalla figura precedente si ricava anche la definizione di profondità di fuoco, che esprime la possibilità di spostare il piano della pellicola avanti o indietro rispetto al piano di messa a fuoco ottimale, senza che il soggetto risulti sfocato. Vediamo ora che cosa succede quando si mette a fuoco su un piano definito, supponendo di fotografare con un diaframma molto aperto. Un punto posto su quel piano viene perfettamente a fuoco sulla pellicola (parte superiore della figura seguente), mentre un punto lontano da quel piano diventa un circolo abbastanza ampio, per cui appare sfuocato. Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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Nelle stesse condizioni, se fotografiamo con un diaframma più chiuso, per il punto lontano dal piano di focheggiatura otteniamo un circolo di confusione più piccolo, per cui rientra nel valore accettabile per apparire a fuoco. Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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PROFONDITA DI CAMPO profondità di campo PROFONDITA DI CAMPO Più lontani sono i punti dal piano di messa a fuoco, più sfocati appariranno nel fotogramma; la zona entro cui appaiono a fuoco in modo accettabile viene detta profondità di campo. La profondità di campo dipende da numerosi fattori: dalla lunghezza focale, dal diaframma, dalla distanza del soggetto dalla fotocamera, dall'ingrandimento del fotogramma, dalla distanza di osservazione della riproduzione del fotogramma stesso. In particolare va detto che la profondità di campo aumenta: usando un obiettivo a corta focale; impostando diaframmi più chiusi; allontanandosi dal soggetto. Si noti che la profondità di campo è uno degli elementi che concorrono a determinare la nitidezza dell'immagine finale. Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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Sugli obiettivi che possiedono la ghiera dei diaframmi in genere sono presenti i riferimenti che mostrano la zona a fuoco, a seconda del diaframma in uso e della distanza di focheggiatura. I due esempi hanno in comune la distanza di messa a fuoco su 5 metri. A sinistra le frecce indicano la profondità di campo che si ottiene col diaframma 4 (estesa all'incirca da 4,5 a 8 metri). A destra si ha la profondità di campo con diaframma 16; come si vede, di ottiene tutto a fuoco da 2,5 metri all'infinito (è il caso dell'iperfocale). Macchina reflex – obiettivi / profondità di campo
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I SENSORI FOTOCAMERE DIGITALI: sensori CCD e CMOS La risoluzione del sensore Profondità di colore Sensibilità Qualità dell'immagine
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Con le camere digitali il "film" è parte integrante della fotocamera, perciò scegliere una camera è in parte come scegliere un particolare film. Come le pellicole, sensori diversi restituiscono colori diversi, hanno una diversa grana, diversa sensibilità alla luce, e così via. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori CCD I sensori CCD CMOS I sensori CMOS Un'occhiata all'interno Un'occhiata all'interno Un'occhiata all'interno Un'occhiata all'interno (DIA)
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FOTOCAMERE DIGITALI: sensori I sensori CCD Il sensore CCD deve il suo nome alla modalità di lettura dei pixel. Dopo l'esposizione, le cariche elettriche generate dai singoli pixel vengono trasferite una per volta in una sezione del sensore chiamata registro di lettura. Da qui, i segnali sono inviati ad un amplificatore e poi ad un particolare circuito che converte le grandezze elettriche analogiche in valori numerici digitali. Finita la lettura della prima riga, le cariche nel registro di lettura vengono azzerate, tutte le altre righe scendono di un posto ed il processo riprende fino alla lettura dell'ultima riga. Le cariche di ogni riga sono "accoppiate" (coupled) a quelle della riga soprastante, così quando una riga si sposta in basso la successiva prende il suo posto. In questo modo le righe possono essere lette ed elaborate una alla volta. Funzionamento sensore
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FOTOCAMERE DIGITALI: sensori rumore I sensori CMOS Il grande problema dei sensori CCD è di carattere economico, dato che i volumi di produzione non consentono soddisfacenti economie di scala. Gli impianti di produzione sono altamente specializzati, cioè sono adatti solo alla produzione di CCD. Mentre invece i sensori CMOS sono prodotti nelle stesse fabbriche e con le stesse attrezzature usate per fabbricare i milioni di microchip impiegati ormai ovunque come processori per computer o memorie. Il processo di produzione CMOS è di gran lunga il più comune ed economico e usare lo stesso processo e le stesse attrezzature per produrre sensori di immagine taglia i costi di circa un terzo, rispetto ai costi dei CCD. Costi che sono ulteriormente ridotti dal fatto che i CMOS contengono i circuiti di processo delle immagini nello stesso chip, mentre nel caso dei CCD tali circuiti devono essere alloggiati in un chip separato. Se le prime versioni dei sensori CMOS erano afflitti da problemi di "rumore" ed erano impiegati in fotocamere a basso costo, ora grandi progressi sono stati compiuti e le loro prestazioni sono paragonabili a quelle dei CCD, tanto da essere impiegati in alcune fra le migliori camere oggi disponibili. Cmos CCD
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La risoluzione del sensore Con il termine risoluzione si intende la capacità di un'immagine di rendere i dettagli. I sensori presenti nelle fotocamere di primo livello hanno una risoluzione intorno ai 4-8 milioni di pixel, anche se il numero tende ad aumentare. Le camere di alto livello hanno dai 6 a 12 milioni di pixel, mentre gli apparecchi professionali vantano fino a 24 milioni di pixel. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori Si stima che 20 milioni di granuli d'argento siano compresi in un fotogramma di film 24x36, e 120 milioni di recettori nei nostri occhi. Risoluzioni minori come 640 x 480 sono perfette per la pubblicazione sul Web, allegati di e-mail, piccole stampe, o immagini inserite in documenti e presentazioni. Per tali usi una maggiore risoluzione significa solo maggiori dimensioni dei file senza migliorare la qualità delle immagini in modo significativo. Alte risoluzioni (5 milioni di pixel e oltre), sono più adatte per la stampa di ingrandimenti foto- realistici di dimensioni 20x30 cm o maggiori.
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Risoluzione ottica e risoluzione interpolata Vi sono due tipi di risoluzione: ottica e interpolata. La risoluzione ottica è rappresentata da un numero assoluto riferito al numero dei pixel di un sensore. La risoluzione interpolata. Per aumentare le dimensioni di un'immagine, la risoluzione ottica può essere aumentata per certi aspetti usando un software. Questo processo, chiamato interpolazione, aggiunge pixel all'immagine per aumentarne il numero totale. Per fare questo, il software valuta i pixel che circondano il nuovo pixel per determinare quale dovrebbe essere il suo colore e luminosità. E' importante comprendere che la risoluzione interpolata non aggiunge alcuna nuova informazione all'immagine, semplicemente aggiunge pixel e rende il file più grande. La stessa cosa avviene con programmi di foto-editing come Photoshop, se si aumentano le dimensioni dell'immagine. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori
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Immagine originale Immagine ridimensionata, con perdita di molti pixel e poi interpolata in ingrandimento aggiungendo nuovi pixel (in basso). L'aggiunta dei nuovi pixel non ripristina la qualità dell'immagine. Per rimpicciolire un'immagine, molti pixel sono rimossi per sempre. Per poterla ingrandire, i pixel aggiunti devono essere creati dal software "copiandoli" dai pixel adiacenti. Poiché questi nuovi pixel non aggiungono alcuna nuova informazione, si tratta di una forma di ingrandimento "a vuoto". Risoluzione ottica e risoluzione interpolata
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Il rapporto d'aspetto rapporti d'aspetto I sensori in uso hanno differenti rapporti d'aspetto (rapporto tra base e altezza). Il rapporto di un quadrato è 1:1 (larghezza e altezza uguali), e quello del film da 35mm è 1,5:1 (la larghezza è 1,5 volte maggiore dell'altezza). La maggior parte dei sensori sono compresi tra questi due estremi. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori Il rapporto d'aspetto di un sensore è importante perché determina la forma e le proporzioni delle fotografie ottenute. Quando un'immagine ha un rapporto d'aspetto diverso dallo schermo su cui è riprodotta o dalla carta su cui è stampata, deve essere ritagliata o modificata nelle proporzioni. Si deve scegliere tra perdere parte dell'immagine o sprecare parte della carta.
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ImmagineLarghezza x AltezzaRapporto d'Aspetto film 35 mm36 x 24 mm1,50 Monitor 4:31024 x 768 pixel1,33 Camera digitale 4:32560 x 1920 pixel1,33 Carta fotografica4 x 6 pollici1,50 Carta fotografica8 x 10 pollici1,25 Foglio A48,5 x 11 pollici1,29 TV 16:916 x 9 unità1,80 FOTOCAMERE DIGITALI: sensori Il rapporto d'aspetto: confronto tra diversi formati Per calcolare il rapporto d'aspetto di una camera, si divide il numero maggiore della sua risoluzione per il numero minore. Per esempio per un sensore di 3000 x 2000, si ha:. 3000px : 2000px = 1,5 lo stesso del film 35mm
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Profondità di colore La risoluzione non è il solo fattore che determina la qualità delle immagini. Il numero di colori in un'immagine si definisce profondità di colore. I PC più vecchi avevano una profondità di solo 16 o 256 colori. Quasi tutti i sistemi più moderni sono dotati di quello che viene definito 24- bit o 32-bit True Color. E' chiamato True Color perché il software di controllo ed il display possono gestire 16 milioni di colori, approssimativamente il numero che l'occhio Umano riesce a distinguere. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori
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Perché occorrono 24 bit per avere 16 milioni di colori Si tratta di semplice aritmetica. Per calcolare quanti colori possono essere mostrati, basta elevare il numero 2 alla potenza del numero di bit usati per registrare o riprodurre l'immagine. Per esempio, 8 bit dà 256 colori perché 28=256. La tavola seguente mostra varie possibilità. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori NomeBitFormulaNumero di colori Bianco-Nero12¹2 Scala di grigi82828 256 256 colori82828 256 High color162 16 65 mila True color242 24 16 milioni Alcune camere digitali (e scanner) usano 30 o più bit, e applicazioni professionali spesso richiedono una profondità di colore di 36 bit (livello usato solo nel campo della grafica professionale ). Questi bit in eccesso non sono usati per generare colori che devono essere riprodotti, ma per migliorare il colore durante il processo di elaborazione fino alla sua forma finale, poi le immagini vengono convertite a 24 bit per la stampa.
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Delucidazioni a riguardo dei "bit": Esempio: Photoshop può aprire i file RAW in 32 bit, 16, ecc..., cosa effettivamente sono e come possono diventare utili in photoshop, ecc…? "Sul pc i colori vengono trattati come numeri binari. Salvare le foto a 14 bit significa che ogni pixel salva il colore ad esso associato attraverso un numero binario di 14 cifre (ad esempio 01110001001110) maggiori cifre vengono utilizzate maggiori saranno le sfumature di colore possibili. Abbassare il numero di bit equivale a perdere qualche informazione sulla sfumatura dei colori, a beneficio della grandezza del file. Aumentare il numero dei bit non serve a nulla in quanto le informazioni per le maggiori sfumature non possono essere ricreate dal nulla, bit in eccesso verrebbero semplicemente riempiti con degli 0. Se la propria macchina lavora a 14 bit è inutile lavorare a 32. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori I Bit (dall'inglese binary unit) in fotografia digitale
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Sensibilità DIGITALE Anche i sensori sono classificati con numeri ISO equivalenti. Come per il film, un sensore con bassi valori ISO necessita di più luce per una buona esposizione. Ma per avere più luce occorre una più lunga esposizione che può causare immagini mosse, o una maggiore apertura del diaframma, che riduce la profondità di campo. A parte altre considerazioni, è meglio avere un sensore con un alto valore ISO perché aumenta la capacità di catturare immagini in movimento e le riprese in ambienti poco illuminati. Tipicamente i valori ISO vanno da 50 (molto lento) a 3200 o più (molto veloce). Nelle fotocamere sono disponibili diversi valori ISO. In situazioni di bassa luminosità si può aumentare la sensibilità ISO amplificando il segnale generato dal sensore (aumentare il guadagno). Alcune camere possono aumentare il guadagno in modo automatico. Questo sistema non solo aumenta la sensibilità del sensore, ma fa pure aumentare il rumore o "grana," rendendo le immagini più sfumate, meno adatte per la stampa a grandi dimensioni. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori ANALOGICO Il valore ISO che appare sulla confezione delle pellicole specifica la velocità, o sensibilità, di un film a emulsione d'argento. Più alto è il numero e più sensibile è il film alla luce. Valori della sensibilità sono (espressi in ISO/ASA): 100, 200, 400, 800, 1600, 3200, ecc. Raddoppiando il valore ISO si raddoppia la sensibilità del film.
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Qualità dell'immagine Le dimensioni di un file di immagine dipendono in parte dalla risoluzione. Più alta è la risoluzione e più sono i pixel da memorizzare. Le camere producono immagini in un formato chiamato JPEG (Joint Photographic Experts Group) Questo formato comprime le immagini e permette di scegliere il livello di compressione e quindi il peso del file finale. Questo permette di scegliere un compromesso tra dimensione del file e qualità dell'immagine. Minore compressione significa migliore qualità ma più spazio occupato in memoria Maggiore compressione permette di avere più immagini nella stesa memoria e immagini più adatte per internet e per le e-mail. Il solo problema è che le stampe non saranno altrettanto belle. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori Un'immagine fortemente compressa Un'immagine con minore compressione Oltre alla compressione, alcune camere consentono di variare la risoluzione per ottenere un file di dimensioni ridotte
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Qualità dell'immagine Che cos'è un file RAW? Tutte le fotocamere digitali reflex e le migliori compatte oggi sul mercato permettono di salvare le immagini acquisite come stringa di dati "grezzi" derivanti dalla sola conversione del segnale analogico raccolto dal sensore nel corrispondente valore binario (digitale) che rappresenta la quantità di luce che colpisce ogni singolo elemento fotosensibile presente sulla superficie del sensore. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori RAW: VEDI APPROFONDIMENTOVEDI APPROFONDIMENTO
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Qualità dell'immagine RAWgrezzo Il file che si ottiene viene detto RAW (grezzo) e il formato nel quale vengono memorizzate queste informazioni dipende dal software utilizzato dalla fotocamere che varia da un produttore all'altro ed ha specifiche proprie: Nikon: NEF (Nikon Electronic Format) Kodak: DCR (Digital Camera Raw) Canon: CRW (Canon RaW) Olympus: ORF (Olympus Raw Format) Fuji: RAF Minolta: MRW (Minolta RaW) Epson: ERW (Epson RaW) Foveon: X3F Ogni produttore, per poter visualizzare l'immagine descritta dal file RAW generalmente fornisce con la fotocamera un software (detto Raw Converter). Esistono anche Raw Converter non proprietari che sono in grado di leggere i formati RAW di diverse fotocamere. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori
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Rapidità di scatto Vi sono due ritardi, o tempi morti, che rendono la vita difficile quando si tratta di reagire con prontezza alla realizzazione di uno scatto. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori Il secondo ritardo, il tempo di riciclo, avviene dopo lo scatto quando l'immagine ripresa viene analizzata, elaborata, compressa e trasferita in memoria. Questo ritardo può andare da mezzo secondo fino a mezzo minuto, o anche oltre per i file in formato RAW. 1° Ritardo che si nota tra il momento in cui si preme l'otturatore e quello dello scatto effettivo. Questo ritardo, chiamato velocità di refresh, accade perché la camera prima di effettuare la ripresa, azzera le cariche elettriche del sensore, regola il bilanciamento del bianco, regola l'esposizione e mette a fuoco l'immagine. Finalmente fa intervenire il flash (se occorre) e riprende la scena. 2°
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Rapidità di scatto Ambedue questi ritardi influenzano la velocità nel caso di scatti in sequenza. Se i ritardi sono troppo lunghi si può perdere uno scatto importante. Per catturare azioni che si susseguono rapidamente, alcune camere hanno una modalità continua, o sequenziale, o a raffica, che permette di riprendere una foto dopo l'altra tenendo premuto l'otturatore. In questo caso la camera invia le immagini in un'area di memoria provvisoria chiamata buffer per poi tornare al normale processo quando la ripresa in sequenza è finita. Il numero di immagini memorizzabili nel buffer dipende dalle dimensioni delle immagini e dalla capienza del buffer. Se i ritardi di refresh e di riciclo erano notevoli nelle camere compatte fino a poco tempo fa e potevano creare qualche problema, oggi la moderna tecnologia ha notevolmente migliorato questo aspetto, rendendo il ritardo spesso virtualmente trascurabile. FOTOCAMERE DIGITALI: sensori
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LESPOSIZIONE Lesposizione rappresenta la quantità di luce che viene fatta incidere sul sensore della macchina fotografica (o sulla pellicola). Esporre bene unimmagine è molto importante perché consente di registrare la maggior quantità possibile di informazioni relative al soggetto inquadrato. Attualmente tutte le fotocamere in commercio hanno un esposimetro integrato per cui, tranne nel caso in cui si sta lavorando in manuale, la fotocamera calcolerà la quantità di luce necessaria per lESPOSIZIONE ESPOSIZIONE
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sovraesposta sottoesposta Quando unimmagine risulta più chiara di quanto dovrebbe, si definisce sovraesposta Quando risulta invece più scura, si definisce sottoesposta ESPOSIZIONE A volte però questo calcolo non avviene correttamente e la fotografia più risultare più chiara o più scura di quanto ci si aspetta.
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tempi diaframmi Variabili da tenere sotto controllo sono tempi diaframmi ESPOSIZIONE
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tempi di scatto Una delle due variabili fondamentali controllabili dal fotografo e quella relativa ai tempi di scatto Questo parametro non e altro che il tempo in cui lotturatore aperto permette il passaggio della luce verso il sensore Essa e ovviamente correlabile anche ad altri parametri che analizzeremo più avanti 1/8000 a 30 sec e ulteriore Posa B Il tempo di scatto e' misurato sulle macchine fotografiche in secondi e frazioni di essi, in un range che, normalmente, va da 1/8000 a 30 sec e ulteriore Posa B I valori utilizzati in situazioni normali si posizionano intorno a 1/125 spostandosi verso tempi più veloci per situazioni di luce migliore o "congelamento" dell'azione sportiva oppure verso tempi più lenti per condizioni di luce peggiori o necessità di "dinamicità (mosso) ESPOSIZIONE scrittoB153060125180200 va lettoBulb1/15 sec1/30 sec1/60 sec1/125 sec1/180 sec1/200 sec TEMPI
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ESPOSIZIONE apertura del diaframma Il secondo parametro da considerare è la modifica dell apertura del diaframma ovvero della quantità di luce in ingresso 1/125 f11 1/15 f32 Alcune reflex dispongono di un tasto di "gemellaggio" che modifica automaticamente l'apertura del diaframma a seguito di quella dei tempi per mantenere la corretta esposizione senza doverla ricalcolare. Se per esempio sto scattando con tempi di 1/125 e apertura diaframma di f11, "gemellando" i parametri e spostando i tempi a 1/15 otterrò automaticamente f32 per la stessa identica esposizione dell'immagine. DIAFRAMMI
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ESPOSIMETRO ESPOSIZIONE EVExposure Value o Valore di esposizione. Lesposimetro è uno strumento costituito da elementi fotosensibili come silicio, selenio o alcuni solfuri che permette di valutare la corretta quantità di luce espressa in EV, cioè Exposure Value o Valore di esposizione. Sul display LCD viene indicata la coppia tempo/diaframma da utilizzare Molti esposimetri misurano anche la luce emessa dal flash. spot Gli esposimetri si distinguono tra spot ( che prelevano la luce solo per un certo angolo di campo ristretto ) ed altri che invece misurano la luce totale proveniente dalla scena inquadrata
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LUCE RIFLESSA – LUCE INCIDENTE Misurazione della luce riflessa Si punta l'esposimetro dalla fotocamera verso il soggetto. Questo tipo di misurazione non considera le caratteristiche di riflettenza del soggetto. Misurazione della luce incidente Si punta l'esposimetro dal soggetto verso la fotocamera. Questo tipo di misurazione elimina qualsiasi problema dovuto alla riflettenza del soggetto. ESPOSIZIONE
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SISTEMA ESPOSIMETRICO NELLA REFLEX ESPOSIZIONE
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SCELTA DEL TIPO DI MISURAZIONE MEDIA CON PREVALENZA CENTRALE È il sistema più comune, esso valuta lintensità della luce arrivata al centro dellimmagine e distribuisce dei gradi dimportanza alle diverse parti della scena in base al loro posizionamente rispetto al centro. velocità/apertura Questo significa che quello che é misurato al centro, chiaro o scuro, avrà un impatto importante sulla media effettuata, e di conseguenza sulla coppia velocità/apertura che sarà scelta per lesposizione. Inquadrando un soggetto scuro, quindi, la macchina puó produrre unimmagine correttamente esposta per il soggetto centrale ma con tutto lambiente circostante sottoesposto. Il contrario é rispettivamente vero. Grosse difficoltà infatti sono date quando bisogna fotografare scene con grandi variazioni di luce, per esempio paesaggi con forti luci ed ombre. In queste condizioni e con questo tipo di misura della luce, si otterrà unesposizione esatta soltanto misurando prima una zona scura, poi una chiara e facendo una media tra le due misure avute. ESPOSIZIONE
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Questa modalità di misura analizza la luce di una scena con molta precisione. Il sistema, infatti, divide limmagine in sezioni e misura la luce in ognuna di esse, in modo indipendente luna dallaltra. La maniera in cui limmagine é divisa, la forma delle sezioni e il numero di misure realizzate, causano una grande differenza nel valore finale dato allesposizione. Ogni fabbricante utilizzerà un sistema diverso, nonché un diverso algoritmo per calcolare al meglio, la velocità e lapertura del diaframma per realizzare una foto perfetta. SCELTA DEL TIPO DI MISURAZIONE A MATRICE ESPOSIZIONE Questo sistema di misura funziona particolarmente bene con delle macchine che offrono un largo ventaglio di velocità e aperture disponibili sullotturatore ed il diaframma. Mentre é meno soddisfacente con i modelli che propongono aperture e velocità predeterminate. La ragione é molto semplice: la misura media ottenuta puó richiedere per esempio una velocità di 1/187 e unapertura di f:5.6; ma la macchina é solo capace di 1/125 (o 1/250), cosí la precisione dei valori dati dallesposimetro andrà ad essere arrotondata alla più vicina velocità o apertura realizzabile, facendo in modo che la foto finale non avrà lesposizione desiderata.
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ESPOSIZIONE SCELTA DEL TIPO DI MISURAZIONE SPOT In questo sistema, la scelta della zona misurata per calcolare la giusta esposizione, risiede quasi totalmente in una piccola parte centrale dellimmagine. Nullaltro é misurato. Questo é un tipo di misura della luce molto interessante quando il fotografo cerca di attirare lattenzione su un certo punto preciso della scena, escludendo il resto. Attenzione, prendere una misura su un certo punto preciso produrrà unesposizione corretta soltanto in quel punto. Il resto dellimmagine sarà sovra- o sottoesposto, che sarà appunto leffetto ricercato.
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LA COMPOSIZIONE (Link) LA COMPOSIZIONE (Link) IL PAESAGGIO (Link) IL PAESAGGIO (Link)
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