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PubblicatoEliodoro Miele Modificato 10 anni fa
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Contesto contemporaneo di fragilità nella relazione di coppia
Dall’introduzione all’ambito «vita affettiva» di Raffaella Iafrate al Convegno Ecclesiale Nazionale Verona
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Due fondamentali fragilità della vita affettiva
Riduzione individualistica, a scapito dell’incontro-relazione con l’altro Sbilanciamento sul versante affettivo/emozionale, a scapito di quello valoriale/etico
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Riduzione individualistica
La vita affettiva oggi è ridotta ad esperienza puramente individualistica: pura emotività, tutta interna al soggetto, autogenerantesi, passiva e ingovernabile dalla volontà e dalla ragione. Affetto e amore sono spesso confusi con emozione, sentimento, soddisfazione effimera. Riduzione individualistica
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Sbilanciamento affettivo/emozionale
L’affettività è percepita come pura saturazione di un bisogno, senza direzione e scopo, ridotta a puro sentimentalismo, a «ciò che si sente», si prova. Il tempo del fidanzamento (affetto messo alla prova) lascia spazio ad esperienze «usa e getta» o tutt’al più a reiterati tentativi per «prove ed errori». Sbilanciamento affettivo/emozionale
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Cosa manca? La dimensione relazionale La dimensione etica
Peculiari di un’autentica vita affettiva della persona. Senza queste dimensioni, le relazioni affettive non tengono alla prova del tempo e non hanno nemmeno forza generativa e benefica sulle persone. Cosa manca? Manca la dimensione relazionale come dimensione intrinseca al soggetto. Cosa manca?
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Dimensione relazionale
La persona = essere in relazione. Non c’è identità individuale senza capacità di stabilire relazioni adeguate. «Affetto» = «sono colpito, sono mosso…». È apertura all’altro. Relazione = legame che si crea nel tempo, condividendo la propria storia, prima e dopo l’incontro. Dimensione relazionale La cultura contemporanea sembra incapace di pensare la relazione. E’ come se oggi si affermasse che dove c’è relazione con l’altro non ci può essere spazio per il soggetto e per i suoi diritti individuali. Si rivendicano continuamenti «diritti» in nome della libertà individuale, sacrificando ogni significato che riconduca al legame con l’altro. In realtà: La persona non esiste senza l’altro. Noi siamo «esseri in relazione»: nasciamo nel rapporto con l’altro (la madre), cresciamo grazie alla capacità di stabilire relazioni adeguate con le persone che costituiscono l’ambiente familiare e sociale; ci realizziamo come «esseri in relazione»; ci definiamo in rapporto agli altri (figlio/a moglie/marito; madre, padre, fratello, amico, professionista La capacità di relazione non è una tra le tante abilità, ma l’abilità che definisce l’essere umano Affetto: viene dal latino «affectus» = passivo di afficio = «sono colpito, sono mosso». Qualcuno mi colpisce e io gli vado incontro. L’affetto ha una direzione ed esprime un legame con l’altro. L’esperienza affettiva mi supera e mi apre all’altro DUNQUE NON SI PUO’ VIVERE A LIVELLO INDIVIDUALISTICO! Relazione: è un legame che si crea nel tempo, non semplicemente un’interazione contestualizzata nel qui ed ora. La bontà di una relazione si giudica nel tempo e non in base alla gratificazione immediata
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Dimensione etica Relazione: combinazione di qualità etico-affettive:
Qualità affettive: fiducia-speranza (matris-munus) Qualità etiche: lealtà-giustizia (patris-munus) L’affetto, sradicato dall’ethos, si corrompe: il cuore deve essere educato; l’affetto deve essere orientato in una prospettiva di senso La struttura portante di tutte le relazioni è una combinazione di qualità etico-affettive. Nella persona affetti e responsabilità sociale non si contraddicono, ma sono dimensioni indispensabili per la piena realizzazione dell’uomo. Il prototipo della qualità affettiva è la fiducia-speranza (matris munus), il dono della madre che dà la vita, la protegge e la contiene; Il prototipo della qualità etica è la lealtà-giustizia (patris munus), il dono del padre che guida, dà coraggio, regola, apre al mondo. Il nostro tempo ha saputo valorizzare gli aspetti affettivi ed espressivi del legame, ha ridato spazio alle potenzialità del cuore dell’uomo, ma è arrivata a sbilanciarsi troppo su questo fronte contrapponendo questo aspetto a quello etico che invece era fortemente sottolineato nel passato che infatti puntava molto sugli aspetti vincolanti e normativi delle relazioni Di fatto però una affettività sradicata dall’ethos si corrompe, perde la direzione e lo scopo, la motivazione a persistere nel tempo… Fiducia-speranza da una parte e lealtà –giustizia dall’altra convivono con il loro opposto: nessuna relazione umana infatti è immune da una certa mancanza di fiducia nell’altro e una sorta di prevaricazione sull’altro, per cui nelle nostre relazioni circola la speranza di bene con la sua forza unitiva, di passione e compassione, ma circola anche il male con la sua forza disgregante, di sfruttamento e di dominio dell’altro. Nessuno è immune. Per questo i legami affettivi possono essere la sede del benessere della persona, ma anche la sede della grave patologia e della sofferenza psichica. Dimensione etica
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La fragilità nella relazione di coppia
Riduzione individualistica: illusione di onnipotenza narcisistica, confusione dei modelli di identificazione sessuale, ricerca di una fusionalità senza incrinature. Sbilanciamento affettivo/emozionale: coppia autoreferenziale, consistenza del legame affidata alla discrezionalità dei partner la famiglia è ridotta ad una qualsiasi relazione umana. precarietà sempre incombente. affettività senza speranza. Riduzione individualistica: si vive nell’illusione di onnipotenza narcisistica, rifiutando il senso del limite e della propria (e altrui) finitezza; si confondono i modelli di identificazione sessuale, mettendo sullo stesso piano scelte etero e omo sessuali, sganciando l’affettività della sua portata relazionale-generativa; si teorizza una fusionalità senza incrinature tra i partner facilmente soggetta a delusione. Sbilanciamento affettivo/emozionale: la coppia è autoreferenziale, vive in uno spazio totalmente privato, svincolato da appartenenze familiari e sociali; si considera il legame come non necessariamente duraturo e si affida alla discrezionalità dei partner la libertà di decidere l’ufficialità, la durata, la possibile interruzione o frattura del patto; la famiglia è ridotta ad una qualsiasi relazione umana caratterizzata da intimità e affetto. Tutto ciò crea un senso di precarietà sempre incombente. Da una parte si desidera il matrimonio e un amore «per sempre», dall’altra ci si rassegna a vivere un’affettività senza speranza. La fragilità nella relazione di coppia
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Manca l’annuncio autentico e concreto di Cristo nostra speranza!
tornare a scommettere seriamente sul dono che l’umanità ha ricevuto di essere immagine di Dio, investire in progetti grandi, alti che parlano di eternità e di Assoluto. abbandonarsi al «divino» che c’è in noi che parla di amore smisurato vissuto e sperimentato nella finitezza della limitata vita umana; accettare il rischio di dare fiducia all’altro riproporre il forte patrimonio della cultura cristiana che mette al centro la relazione con l’Altro Occorre tornare a scommettere seriamente sul dono che l’umanità ha ricevuto di essere immagine di Dio, chiamata a condividere con l’altro la propria vocazione all’amore, tornando ad investire in progetti grandi, alti che parlano di eternità e di Assoluto. Occorre abbandonarsi al «divino» che c’è in noi che parla di amore smisurato vissuto e sperimentato nella finitezza della limitata vita umana; Occorre accettare – da pellegrini e stranieri – il rischio di dare fiducia all’altro, nello scorrere delle transizioni che mettono alla prova i legami, ma nella sicurezza della meta per il cui raggiungimento vale la pena impegnarsi al di là di ogni interesse personale. Occorre riproporre il forte patrimonio della cultura cristiana che mette al centro la relazione con l’Altro come apporto da tutti condivisibile di piena umanizzazione per la persona e la società; Cosa manca?
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