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ORGANISMI TRANSGENICI
IN AGRICOLTURA OPPORTUNITA’ O RISCHI?
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IL PROBLEMA OGM Siamo in presenza di incertezza assoluta
Nessuno è attualmente in grado di stabilire i reali effetti (positivi o negativi) sulla salute umana e sull’ambiente degli Organismi Transgenici Una cosa è certa: - AUMENTANO I RISCHI - NON MANTENGONO LE PROMESSE - NON DETERMINANO GRANDI VANTAGGI
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AUMENTANO I RISCHI - Per l’ambiente - Per la salute umana - Per l’economia agricola del nostro Paese
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PRINCIPALI RISCHI DELLE PIANTE TRANSGENICHE
- l’inserimento di un gene estraneo determina variazioni nelle caratteristiche qualitative dell’alimento; - trasferimento a piante parentali selvatiche del gene per la resistenza ai diserbanti con creazione di “infestanti resistenti al diserbante”; - trasferimento a piante parentali selvatiche del gene per la resistenza agli insetti; - selezione di piante infestanti resistenti al diserbante - insorgenza di biotipi di insetti resistenti alla tossina insetticida; - comportamento infestante delle PT coltivate; - interazione negativa con altre forme di agricoltura (COESISTENZA)
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IL TRANSGENE DETERMINA DELLE VARIAZIONI NEL METABOLISMO DELLA PIANTA CHE POSSONO MODIFICARE LE CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI DELL’ALIMENTO
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Il pomodoro transgenico che rimane sugli scaffali e non deperisce è stato coltivato per alcuni anni negli U.S.A. per poi essere ritirato dal mercato in quanto ha un gusto metallico.
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Si potrebbe citare anche il caso del “pomodoro transgenico maggiorato di vitamina A”.
Le analisi hanno verificato che a fronte di un aumento della vitamina A si ha una diminuzione di “licopene”, sostanza accreditata di una forte attività anticancerogena.
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Il “mais BT” è caratterizzato da un maggior contenuto di lignina rispetto al mais convenzionale.
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LE PIANTE PARENTALI SELVATICHE ACQUISISCONO IL TRANSGENE E DIVENGONO ESSE STESSE RESISTENTI AL DISERBANTE
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LA STAMPA, 28 luglio 2005
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L’UTILIZZAZIONE CONTINUA DELLO STESSO DISERBANTE DETERMINA LO SVILUPPO DELLE PIANTE INFESTANTI RESISTENTI A QUEL DISERBANTE
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Purdue University (U.S.A.)
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LE PIANTE TRANSGENICHE COLTIVATE IN UNA ANNATA, DIVENGONO INFESTANTI DELLA COLTURA CHE LE SEGUE
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E’ un fatto che si è già verificato negli U. S. A
E’ un fatto che si è già verificato negli U.S.A. dove la Colza RR è diventata una delle principali piante infestanti di altre coltivazioni (Mais RR e Soia RR). Il probelma è dato dai cosiddetti “semi volontari”. Ovvero i semi della coltivazione dell’annata precedente che sono caduti a terra durante la raccolta e che germinano nell’annata successiva.
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Come potrà essere contenuta l’infestazione della “Colza RR” anch’essa resistente al diserbante totale? Negli U.S.A. stanno utilizzando miscele di diserbanti (Glyphosate + altri diserbanti). Miscele di diserbanti che le principali industrie chimiche si sono affrettate a Brevettare!! (Brevetto della Monsanto n /01 relativo alle “misture di serbatoio” di erbicidi)
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Controlling Volunteer Roundup Ready Canola in Soybeans
Mike Cowbrough - Weed Specialist/OMAF; Clarence Swanton - Department of Plant Agriculture Professor/University of Guelph; François Tardif - Department of Plant Agriculture Professor/University of Guelph MAGGIO 2005
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PRE - EMERGENZA 1 acro = 4.046 mq.
Table 1: Control of volunteer "Roundup Ready" canola with selected herbicides applied pre-plant to soybeans and to small volunteer canola (cotyledon to 4 leaf). Treatment Rate % Control - 40 DAA* Price** 2002 2003 Avg glyphosate 1 L/ac $9.00/ac glyphosate + Sencor 1 L/ac g/ac 99 100 99.5 $20.40/ac glyphosate + Pursuit 1 L/ac + 60 ml/ac 96 88 92 $21.66/ac 1 L/ac + 90 ml/ac 97 89 93 $27.99/ac glyphosate + FirstRate 1 L/ac g/ac ---- 94 94*** $20.95/ac 1 acro = mq.
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POST - EMERGENZA glyphosate + FirstRate
Table 2: Control of volunteer "Roundup Ready" canola with selected herbicides applied post-emergent to "Roundup Ready" soybeans and to large volunteer canola (flowering) in 2002 but to small volunteer canola (2 - 4 leaf) in 2003. Treatment Rate % Control - 40 DAA* Price** 2002 2003 Avg glyphosate 1 L/ac $9.00/ac glyphosate + Pursuit 1 L/ac + 60 ml/ac 53 80 67 $21.66/ac 1 L/ac + 90 ml/ac 58 96 77 $27.99/ac glyphosate + Pinnacle 1 L/ac g/ac 41 ---- 41*** $21.80/ac glyphosate + Classic 1 L/ac + 14 g/ac 81 98 90 $17.50/ac glyphosate + FirstRate 1 L/ac g/ac ----- 96*** $20.95/ac
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GLI INSETTI COL TEMPO MATURANO UNA RESISTENZA GENETICA ALLA PROTEINA INSETTICIDA
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”Limitazioni all’impiego di resistenze genetiche derivano dalle continue modificazioni cui va incontro il patogeno che, come già riportato, sviluppando nuovi geni di virulenza, è in grado di superare rapidamente le resistenze presenti nell’ospite.” Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR – Bologna, 2001
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Al fine di evitare la selezione di insetti resistenti alla tossina di origine transgenica, l’EPA (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli U.S.A.) obbliga gli agricoltori che coltivano OT a seminare dal 20% al 50% della superficie totale con piante convenzionali; occorre verificare se è un modello applicabile all’agricoltura nazionale; occorre verificare gli effetti sui costi di produzione
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LE ATTUALI PIANTE TRANSGENICHE NON PRODUCONO DI PIU’ DELLE CONVENZIONALI
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Alcuni studi americani hanno messo in evidenza che le piante transgeniche producono meno delle piante convenzionali. Soprattutto per quanto riguarda la soia si avrebbe una diminuzione media della produttività del 6% circa (Università del Nebraska). Altre ricerche hanno verificato un aumento produttivo per il mais limitato al 2,6% (USDA).
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“Le piante transgeniche attualmente commercializzate non alzano il tetto di produzione potenziale. A questo scopo, sarebbe necessario rimaneggiare la pianta ex novo, non limitandosi ad introdurre singoli geni ma modificando processi fisiologici che rappresentano il collo di bottiglia dell’aumento di produzione.” Giuseppe Gavazzi, Genetista, Univ. Di Milano, La Provincia, Quotidiano di Cremona e Crema, 25 gennaio 2004.
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LE ATTUALI PIANTE TRANSGENICHE NON CONSENTONO LA COESISTENZA CON ALTRE FORME DI AGRICOLTURA
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“Può darsi che il polline di un transgenico visiti un campo dove si produce seme tradizionale, dando origine alla contaminazione. La segregazione totale è impossibile, la purezza assoluta non fa parte del mondo agricolo (e del mondo in generale).” F. Salamini, La Repubblica, 4/4/2001
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Queste piante transgeniche hanno tutte geni costitutivi che si esprimono in ogni parte della pianta (nelle radici, nelle foglie, nel polline). Il polline transgenico viene disperso nell’aria ed origina “Inquinamento genetico”, in quanto può andare a fecondare altre piante della stessa specie dando origine ad una progenie transgenica. In conclusione, queste piante transgeniche non consentono la coesistenza con altre forme di agricoltura (convenzionale e biologica)
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La COESISTENZA tra agricoltura transgenica e agricoltura convenzionale “obbligherà” gli agricoltori ad abbandonare le forme di agricoltura tradizionali. Nessun agricoltore sarà disposto a produrre ai costi del convenzionale o del biologico per poi vendere ai prezzi del transgenico.
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La COESISTENZA tra agricoltura transgenica e agricoltura convenzionale aumenterà le difficoltà produttive di coloro che producono alimenti di qualità e non vogliono passare al transgenico. I costi di segregazione e di certificazione che queste aziende dovranno affrontare determinerà un aumento dei costi di produzione e, conseguentemente, un aumento dei prezzi dei loro prodotti. In questa situazione i prodotti di scarsa qualità diverranno più competitivi.
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Allora perché le superfici in pochi anni hanno raggiunto i 90 milioni di ettari?
La ragione è economica ed è dovuta al fatto che nei Paesi dove si è avuta l’esplosione delle superfici esiste un’unica filiera di produzione agricola (per piante convenzionali e OGM), per cui il prezzo di mercato è il medesimo per piante convenzionali e OGM. In questa situazione è ovvio che si sia avuta una esplosione delle superfici coltivate, in quanto rispetto alle convenzionali le piante transgeniche sono caratterizzate da un minor costo di produzione (a parità di prezzo il coltivatore preferisce seminare la pianta che ha il costo di produzione più basso).
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Nel nostro Paese nessuno li vuole
– secondo le ultime indagini di mercato il 70-80% dei consumatori ha dichiarato di non voler consumare alimenti transgenici! – gran parte degli agricoltori non vogliono coltivare piante transgeniche (60%)! – le industrie agro-alimentari nazionali hanno detto di non voler trasformare materia prima di origine transgenica! - le Catene della Grande Distribuzione Organizzata hanno detto di non voler vendere alimenti di origine transgenica!
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18/03/99
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20/03/99
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Esiste sul mercato un’impresa disposta a produrre un bene che il 70% dei consumatori ha dichiarato di non voler comprare? Esiste sul mercato un’impresa disposta a convertire la sua produzione di qualità (da tutti copiata) in un’altra ritenuta dal consumatore di bassa qualità? Esiste sul mercato un’impresa che converte la sua produzione (competitiva) verso beni per i quali è consapevole di non essere competitiva?
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La nostra agricoltura potrà competere con gli stessi prodotti dell’”agricoltura globalizzata”?
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Sarebbe come se la FERRARI
volesse competere con la FIAT nella produzione delle “Panda”
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Potrà competere con agricolture che:
- hanno aziende agricole molto più grandi delle nostre; - non hanno limitazioni nell’uso di concimi; - non hanno limitazioni nell’uso di antiparassitari; - non hanno i nostri costi sociali; - non hanno i nostri costi ambientali; - non hanno limitazioni nell’uso della manodopera minorile; - non hanno i nostri costi burocratici.
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…. e che cosa debba intendersi per qualità lo decide il consumatore!
La nostra agricoltura potrà competere solo se sarà in grado di offrire prodotti di elevata qualità! …. e che cosa debba intendersi per qualità lo decide il consumatore!
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Al momento attuale il consumatore richiede:
- un prodotto con ottime caratteristiche organolettiche; - Un prodotto sicuro da un punto di vista nutrizionale (il consumatore è stanco di “mucche pazze, di polli alla diossina, ecc.); - Un prodotto “tracciabile”, per il quale sia possibile effettuare una “rintracciabilità di filiera”;
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Gli OGM non rispondono ad alcuna di queste caratteristiche:
- Non hanno migliori caratteristiche nutrizionali degli alimenti convenzionali; - Non sono sicuri da un punto di vista nutrizionale (la comunità scientifica è divisa su questo punto); - Non consentono la “tracciabilità di filiera” in quanto non consentono la coesistenza con altre forme di agricoltura;
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A chi servono gli OGM? - Servono a coloro che hanno il BREVETTO di queste piante, poiché in futuro potrebbero realizzare il monopolio della semente e degli alimenti.
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vendere la semente e incassare una royalty per ogni kg di seme;
STRATEGIE ATTUABILI DAL DETENTORE DEL BREVETTO vendere la semente e incassare una royalty per ogni kg di seme; vendere la semente e incassare una royalty per ogni kg di seme e per ogni kg di prodotto venduto dall’agricoltore sul mercato; non vendere la semente, affidarla per la coltivazione ad un agricoltore e riservarsi la proprietà del prodotto finale ottenuto. L’agricoltore sarà ricompensato con una cifra forfettaria che terrà conto delle operazioni colturali e delle lavorazioni necessarie per portare a termine la produzione.
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IL DETENTORE DEL BREVETTO OTTIENE DUE GRANDI VANTAGGI DALLA TERZA STRATEGIA
Mette tra loro in concorrenza gli agricoltori che vogliono acquisire la commessa di coltivazione. In questo modo è sicuro di ottenere un abbassamento del costo contrattuale di coltivazione; Ottiene il “MONOPOLIO DI FATTO” dell’alimento prodotto da quella pianta transgenica. In questo modo egli può attuare specifiche politiche di mercato (dei prezzi o delle quantità)
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ALCUNE CONCLUSIONI
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In conclusione si può affermare che forse c’è troppa fretta di monetizzare il risultato della ricerca scientifica Si cerca di passare troppo rapidamente dalla scoperta scientifica all’applicazione economica della scoperta scientifica! CHE FRETTA ABBIAMO?
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Occorre fare molta ricerca sugli OGM, in quanto si corre il rischio che
“ANCORA UNA VOLTA LA MONETA CATTIVA SCACCI LA MONETA BUONA”
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