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OGM IN AGRICOLTURA: OPPORTUNITA’ O PROBLEMA?
Giovanni Monastra Direttore Generale Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) - Roma
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ORIGINI E DEFINIZIONE DELLE AGROBIOTECNOLOGIE
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GLI ALBORI DELLE BIOTECNOLOGIE
Migliaia di anni fa, in modo empirico, l'uomo iniziò ad usare i microrganismi per produrre cibi e bevande Già dal 6000 a.C. Sumeri e Babilonesi usavano i lieviti per produrre vino e birra. Nel 4000 a.C. gli stessi lieviti venivano usati dagli Egizi per produrre pane. In Oriente, invece, la fermentazione produceva la salsa di soia. Nel 1680 Anton Van Leeuwenhoek vide al microscopio per la prima volta i microrganismi. Nel 1876 Pasteur (padre della biotecnologia) riuscì ad identificare nella presenza di microrganismi estranei la causa del fallimento della fermentazione della birra
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L’INGEGNERIA GENETICA
Dalla metà degli anni '50 inizia lo sviluppo tumultuoso della biologia molecolare. Tra gli anni '70 ed '80 si colloca la nascita della moderna ingegneria genetica basata sulla tecnologia del DNA ricombinante Questa tecnologia ritiene di poter modificare a piacimento e in maniera programmata il patrimonio genetico degli organismi viventi, avvalendosi di strumenti totalmente diversi dalle procedure di selezione tradizionali.
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DEFINIZIONE DI OGM Un OGM, che può essere un virus, un battere, un fungo, una pianta o un animale, viene definito, con terminologia ufficiale, come un: "organismo il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale" (Art. 2, Direttiva 2001/18/CE del 12/03/01) In una pianta che si vuole modificare vengono inseriti uno o più geni, prelevati da altri organismi, anche molto lontani dal punto di vista della parentela genetica,in modo da introdurre nuove caratteristiche morfologiche o funzionali, cioè nuovi caratteri, che è impossibile ottenere tramite i metodi tradizionali, dato che questi organismi non possono incrociarsi tra loro e generarne altri.
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OGM: REALTA’ DEL TUTTO NUOVA
Siamo in presenza di una novità radicale, che pone aspettative, interrogativi e problemi a vari livelli, sia in campo scientifico, sia tra i cittadini Attualmente i consumatori italiani sono in maggioranza assoluta contrari ad acquistare alimenti g.m. o che contengano comunque transgeni o derivati da PGM
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LE PROSPETTIVE DELLE AGROBIOTECNOLOGIE
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LE MOTIVAZIONI DELLE AGROBIOTECNOLOGIE
Si sostiene che gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) in agricoltura potranno dare benefici sia per la salute e il benessere dei consumatori, sia per l’ambiente. Inoltre si afferma che l’introduzione degli OGM fornirà vantaggi economici agli agricoltori e ai consumatori (aumenterà la produzione delle colture).
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PANORAMICA DEI BENEFICI CHE SI VOGLIONO CONSEGUIRE
ottenere colture immuni dall’azione dannosa degli insetti fitofagi e dei microrganismi fitopatogeni (funghi, virus), quindi senza perdite nel raccolto e senza l’uso di pesticidi; evitare gli effetti letali dei diserbanti che ricadono anche sul raccolto e sull’ambiente; diminuire in modo rilevante le perdite economiche derivanti dal deterioramento delle derrate alimentari durante la conservazione tra il momento della raccolta e quello della vendita al dettaglio; coltivare piante in ambienti proibitivi, come quelli aridi, freddi, con terreni salinizzati o impoveriti da eccessivo sfruttamento agricolo; accrescere il contenuto nutrizionale endogeno dei prodotti agricoli (fortificazione degli alimenti); eliminare all’origine la presenza negli alimenti di sostanze che provocano allergie e intolleranze; somministrare molecole ad azione farmacologica prodotte direttamente dalle stesse piante.
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OGM: UNA CLASSIFICAZIONE
Kaare Nielsen, con riferimento al gene codificante, cioè portatore del carattere di interesse, ha proposto di adottare una nomenclatura precisa per differenziare i vari organismi “ingegnerizzati”, ponendo cinque livelli lungo i quali la distanza genetica tra la pianta ricevente il gene e il “donatore” (batterio, vegetale, animale) aumenta progressivamente. Quindi si può parlare di OGM: 1) intragenici (il DNA proviene dalla stessa specie) 2) familigenici (il DNA proviene da specie affini, interfeconde) 3) lineagenici (il DNA proviene da specie della stessa linea filogenetica) 4) transgenici (il DNA proviene da specie filogeneticamente lontane), 5) xenogenici (il DNA esogeno è costituito da geni artificiali). Solo i primi due gruppi di organismi sono ottenibili anche con gli incroci tradizionali, perché non si infrangono le barriere naturali, che separano tra loro le specie e i generi diversi. Nature biotechnology, 21, (2003)
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LE PRINCIPALI COLTURE E NAZIONI BIOTECH NEL 2006
L’estensione mondiale di colture G.M. è di 102 milioni di ha. Gli OGM affermati sono soia, mais, cotone e colza Nel 2006 sono apparsi zucca, papaya ed erba medica Le coltivazioni transgeniche si concentrano per il 99% in soli otto Paesi: USA (54,6 milioni di ettari, pari al 53,5% sul totale), Argentina (18,0 milioni di ettari), Brasile (11,5 milioni di ettari), Canada (6,1 milioni di ettari), India (3,8 milioni di ettari) Cina (3,5 milioni di ettari), Paraguay (2,0 milioni di ettari), Sud Africa (1,4 milioni di ettari).
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GLI INTERESSI ECONOMICI E GEOPOLITICI
I principali soggetti interessati alla diffusione degli OGM in agricoltura sono grandi aziende come la Monsanto o la Syngenta, ambedue multinazionali, che hanno individuato in questo settore una fonte enorme di profitto (sono detentori dei bevetti sulle piante transgeniche), ma anche gli USA, dove questo tipo di agricoltura, quantitativa e standardizzata, sta diffondendosi sempre più e i cui governi, storicamente, vedono la presenza di numerosi esponenti provenienti dalle aziende biotecnologiche (comunanza di interessi tra amministrazione USA e aziende come la Monsanto: strategia geopolitica egemonica).
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DATI ECONOMICI DELLE MAGGIORI AZIENDE BIOTECNOLOGICHE (milioni di dollari)
2005 Valore delle vendite Costi totali Profitto netto Profitto % Monsanto $7.294 $ 6.682 $ 612 8,3 % Syngenta $ 8.104 $ 7.478 $ 626 7,7 % 2006 Valore delle vendite Costi totali Profitto netto Profitto % Monsanto $ 8.563 $ 7.874 $ 689 8,0 % Syngenta $ 8.046 $ 7.412 $ 637 7,9 % Fonte: Monsanto Financial Report 2005, 2006 Syngenta Financial Report 2005, 2006
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GLI UNICI CARATTERI G.M. DI SUCCESSO
Fino ad oggi solo due caratteri g.m., introdotti in mais, soia, cotone e canola (colza), hanno avuto successo, prima sul piano biotecnologico e poi a livello di mercato: la tolleranza al diserbante e la resistenza a certi insetti (lepidotteri). Nella condizione più frequente questi caratteri sono presenti singolarmente nella stessa pianta (i casi più noti sono la soia RR tollerante il diserbante e il mais Bt, o il cotone Bt, resistente agli insetti), ma esistono anche piante che, in seguito a una doppia ingegnerizzazione, li possiedono ambedue (es. il mais resistente agli insetti e tollerante il diserbante). Nel 2006 si sono aggiunti zucca (resistente a virus), papaya (resistente a virus) ed erba medica (tollerante l’erbicida): è ancora presto per poterne valutare il risultato commerciale
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ASPETTI PROBLEMATICI (1)
scarsa precisione e affidabilità della tecnica di ingegneria genetica, il che può dar luogo anche a piante geneticamente modificate instabili nel tempo; rischio di selezionare popolazioni di patogeni resistenti ai pesticidi, a causa dell’eccesso nell’uso dello stesso agente antiparassitario (ad esempio il Bt); rischio di selezionare piante infestanti tolleranti agli erbicidi, a causa dell’eccesso nell’uso dello stesso agente chimico (ad esempio il glifosato); insorgenza di allergie non sempre prevedibili con gli attuali test;
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ASPETTI PROBLEMATICI (2)
impoverimento dell’agrobiodivesità e della biodiversità (poche colture standardizzate); alterazione di regimi dietetici corretti (vedi la dieta mediterranea) con l’introduzione massiccia e inutile, se non dannosa, di prodotti agricoli nutrizionalmente fortificati; perdita di libertà da parte di molti agricoltori, trasformati in lavoratori dipendenti al servizio delle aziende proprietarie dei brevetti; minaccia per la sovranità alimentare delle nazioni.
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PER RIDURRE L’USO DEI PRODOTTI AGROCHIMICI SERVONO SOLO GLI OGM?
Secondo alcuni dati l’introduzione degli OGM in campo agricolo non ha ridotto l’uso dei prodotti chimici (specie gli erbicidi), un parametro che incide sia sulla salute umana, sia sull’ambiente. Ciò va notato anche perché, a fronte di questo incremento, esistono molte situazioni in cui l’uso dei pesticidi nelle agricolture dei paesi avanzati è invece in diminuzione: tali dati dimostrano che esiste una tendenza generalizzata, seppur lenta, alla riduzione dell’impiego di pesticidi attraverso un loro uso più razionale e scientifico nelle coltivazioni “convenzionali”.
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LA RIDUZIONE DEI PRODOTTI AGROCHIMICI OTTENUTA SENZA OGM
Nell’UE e specie in Italia i pesticidi, in genere, sono diminuiti, senza l’uso di OGM Negli ultimi 20 anni (dati OCSE fino al 2001) diminuzione di fitofarmaci e diserbanti: USA – 1,2%; UE – 24,0%; Italia – 51,3%. Ancora per l’Italia: variazioni (dati dell'Annuario dell’INEA): antiparassitari – 2,0%.
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L’AUMENTO DI PRODUTTIVITA’
L’esperienza di questi anni ha dimostrato che gli OGM non hanno aumentato la produzione della più diffusa coltivazione transgenica, la soia, in un paese (gli USA), dove erano stati già raggiunti livelli elevati nelle tecniche agricole. Anzi è stato dimostrato che la soia transgenica è meno produttiva di quella convenzionale. Dove si sono avuti incrementi (es. Argentina e Brasile) ciò è avvenuto per la razionalizzazione della conduzione agricola, ma senza vantaggi per i piccoli agricoltori (il Brasile era OGM-free).
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LE MICOTOSSINE E IL MAIS BT
Sono note le affermazioni di un noto oncologo italiano sulla necessità di usare il mais Bt per eliminare la presenza di aflatossine negli alimenti a base di mais (“la polenta preparata col mais convenzionale è cancerogena”, è stato affermato) La realtà dei fatti: la polenta non è cancerogena e il mais Bt non elimina la presenza di aflatossine, ma solo di fumonisine (un altro tipo di micotossine meno preoccupante) Si è trattato quindi di una campagna di propaganda pro-OGM basata su allarmismi e falsità
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LA SITUAZIONE ITALIANA
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LA SPECIFICITA’ DELL’ITALIA
Al di là delle perplessità di carattere generale, il problema della introduzione non degli OGM prodotti all’estero (libero commercio degli OGM con etichettatura), ma delle colture transgeniche nel nostro sistema agroalimentare, basato sulla qualità dei prodotti e non sulla quantità, deve tenere presente le sue particolarità e specificità tra cui ci sono: Suolo e clima (molto differenziati anche in aree ristrette) colture biologiche DOP, IGP, ecc. estensione media proprietà fondiaria ruolo multifunzionale degli agricoltori atteggiamento dei consumatori
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DATI AGROMETEREOLOGICI ITALIANI
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UTILIZZO DEL TERRITORIO ITALIANO
Superficie totale: Km quadrati, Superficie Terrestre Km quadrati, Superficie Agricola Utilizzabile (SAU) Km quadrati, Colture Erbacee Km quadrati, Colture Arboree Km quadrati, Tra le quattro colture GM sviluppate (soia, mais, colza e cotone), solo tre possono essere coltivate con successo in Italia, principalmente nella parte settentrionale della penisola che presenta le necessarie condizioni pedoclimatiche. L’Italia è al primo posto nell’UE per: Prodotti Agroalimentari Tradizionali: in totale (145 DOP e IGP; 470 DOCG, DOC e IGT; 4008 STG), Prodotti da Agricoltura Biologica ( Km quadrati): 34,6% delle aziende agricole dell’UE e 24,2% della Superficie agricola coltivata ad Agricoltura Biologica
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STRUTTURA AGRICOLA La proprietà agricola è in media di ridotta estensione e frammentata: L’estensione media è di circa 5 ettari, In media la proprietà agricola è costituita di 3.6 parti separate (da notare che coltivare gli attuali OGM conviene realmente usando estensioni non inferiori a 100 ha)
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RUOLO POLIFUNZIONALE DEGLI AGRICOLTORI
Oltre l’attività primaria, gli agricoltori italiani svolgono anche almeno alcune tra queste attività: 1. presidio e manutenzione del territorio, 2. conservazione dell’assetto idrogeologico, 3. difesa del paesaggio, 4. tutela della flora e della fauna, 5. conservazione della biodiversità, 6. creazione di spazi ad uso ricreazionale, 7. conservazione degli aspetti culturali tradizionali del territorio rurale, 8. mitigazione degli effetti ambientali negativi prodotti da altre attività produttive o di consumo.
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ATTEGGIAMENTO DEI CONSUMATORI
Da varie indagini* svolte in Italia, risulta che: il 75% dei consumatori italiani non vogliono mangiare cibi transgenici, il 67% dei consumatori italiani considera gli OGM dannosi per il sistema agroalimenatre del nostro Paese, il 46% dei consumatori italiani ritiene gli OGM dannosi per la salute, Il 58% dei consumatori italiani considera gli alimenti geneticamente odificati meno salutari rispetto agli analoghi prodotti non-OGM *People SWG, ISPO, Coldiretti Inoltre si è visto che l’introduzione degli OGM sarebbe considerata un fatto negativo per l’immagine dell’agroalimenatre italiano anche per la maggioranza dei turisti stranieri interessati al cibo tipico del nostro Paese (danno alle nostre esportazioni)
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ALCUNE CONSIDERAZIONI
Immettere nuovi prodotti sul mercato ha senso ovviamente solo se i benefici e i vantaggi sono superiori ai danni e agli svantaggi. La valutazione va fatta con un approccio globale, in tutti i settori (economico, sanitario, ambientale, ecc.) Ricordiamo che la nostra è una agricoltura di prodotti tipici, di qualità, mentre gli OGM sono coerenti con un modello agricolo produttivistico e standardizzato, basato quindi sulla quantità. Per questi motivi l’introduzione delle coltivazioni transgeniche nel territorio italiano è oggetto di forti critiche, anche perche – si fa osservare - sarebbe un processo dagli effetti irreversibili.
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ALCUNI INTERROGATIVI DIFFUSI TRA I CONSUMATORI
Si può fare affidamento sulla precisione delle aziende produttrici di OGM (caso starlink, mais Bt 10 e Bt 11)? La coesistenza è possibile in Italia? I controlli possono garantirci?
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QUALCHE PROPOSTA Di fronte alla ovvia necessità di continuare nel processo di innovazione del mondo agricolo italiano (innovazione che oggi alcuni identificano con l’introduzione delle colture transgeniche, le quali, comunque – a nostro parere - andrebbero differenziate tra loro, secondo il citato schema di Kaare Nielsen), si dovrebbe agire alla luce del principio di precauzione percorrendo la strada della ricerca di forme di sviluppo sicuramente sostenibili nel contesto italiano, con le sue specificità, e quindi del potenziamento della sperimentazione pubblica.
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