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Teoria dei diritti di proprietà
C.dL.M. in Economia e Management A.a. 2012/2013 Docente: Domenico Sarno
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Parte 1^ - Contenuti Origini Basi teoriche Teorema di Coase
Varietà dei diritti di proprietà Sistema dei DP e forme istituzionali L’impresa capitalista classica Impresa pubblica e impresa privata La TDP e l’impresa moderna
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1. Origini Teoria standard: la ripartizione della proprietà è data e non pone alcun problema Molti economisti invece, dagli anni 1960 in poi, si sono interrogati sugli effetti delle forme di proprietà sull’economia Secondo Coase, i diritti di proprietà hanno un impatto sull’allocazione delle risorse e sull’efficienza allocativa Secondo Alchian, i diritti di proprietà costituiscono incentivi cruciali nel processo decisionale e sull’uso efficiente delle risorse Anche in questo caso, la questione nasce dai problemi che derivano dall’incompletezza contrattuale: la TDP propone una soluzione a questi problemi assegnando ad una delle parti il diritto di decidere sull’uso delle risorse e assicurandogli in cambio il diritto di ricevere il reddito netto risultante dall’esecuzione del contratto.
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2. Basi teoriche Punto di partenza Concetto di diritto di proprietà
Ogni scambio economico si traduce in uno scambio di diritti di proprietà Concetto di diritto di proprietà Un diritto socialmente riconosciuto che riguarda l’uso discrezionale delle risorse (attivi economici) nell’ambito di un insieme di usi leciti Diritto / potere di consumarli, trarne un reddito, alienarli I diritti di proprietà sono Alienabili Divisibili Trasferibili (nel caso della proprietà privata) E’ un concetto che va oltre il livello giuridico Include tutti gli usi legittimati dalle convenzioni sociali (tra cui anche controllo su “attivi umani”
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Ruolo socio-economico dei DP
Ruolo centrale dei diritti di proprietà L’esistenza di DP garantiti e trasferibili garantisce il funzionamento di un economia decentralizzata Perché? Funzione primaria dei DP: dare incentivi a creare, conservare e valorizzare gli attivi In particolare, i DP permettono di “internalizzare le esternalità” ciò dovrebbe favorire una migliore allocazione delle risorse attraverso la soluzione del problema delle esternalità (Es. il mercato dei diritti di inquinare) Quindi la TDP si presenta come una teoria generale delle relazioni sociali e delle istituzioni
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3. Il teorema di Coase Teorema di Coase
I DP hanno un effetto sull’allocazione delle risorse – stretto legame tra DP e costi di transazione Teorema di Coase In assenza di costi di transazione, quando i DP sono ben distribuiti, l’allocazione delle risorse è ottimale e l’equilibrio economico viene raggiunto automaticamente; questo indipendentemente dalla ripartizione iniziale dei DP Quando i CT sono positivi, la ripartizione iniziale dei DP diventa importante Implicazione: Non bisogna ridistribuire la proprietà per raggiungere l’efficienza economica, al contrario
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4. Varietà dei diritti di proprietà
La TDP identifica vari tipi di DP Proprietà privata Diritto su un attivo, assegnato ad un individuo, trasferibile mediante lo scambio Proprietà comune Diritto d’uso su un attivo condiviso simultaneamente da vari individui (esclude il diritto di trarne un reddito o alienarlo) Proprietà collettiva L’uso dell’attivo è gestito collettivamente dal gruppo Proprietà mutualistica Vari agenti (individui) hanno diritti congiunti sullo stesso attivo, ma possono trasferire il loro diritto ad un altro agente (sotto certe condizioni) Proprietà pubblica Il diritto su un attivo viene attribuito allo Stato o un altro agente pubblico e per definizione il DP non è alienabile
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5. Sistema dei DP, istituzioni e impresa
Il “sistema di diritti di proprietà” è l’insieme dei DP che prevalgono in un sistema economico; per «sistema» si intende un metodo col quale si riconosce al proprietario il diritto ad effettuare le scelte circa l’uso delle risorse Il nesso tra il sistema dei DP e le forme istituzionali rappresenta il fondamento delle teorie “neo-istituzionaliste” Ad esempio, un’ impresa può essere considerata come un insieme di contratti che stabiliscono una certa struttura di diritti di proprietà. Un modo diverso di esprimere lo stesso concetto: la divisi-bilità e l’alienabilità dei DP permettono l’organizzazione dell’attività produttiva congiunta e cooperativa nell’impresa moderna e la struttura dei DP: consente di sfruttare i vantaggi della specializzazione garantisce un sistema di incentivi e di controlli efficaci
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6. L’impresa capitalista classica
La teoria di Alchian e Demsetz (1972) L’impresa è una forma di organizzazione efficiente della produzione di squadra (team production) La divisione del lavoro e la specializzazione consentono di sfruttare le economie della produzione Problema Non è possibile misurare il contributo individuale di ciascuno Rischio di free rider e azzardo morale Soluzione al problema Un agente si deve specializzare nel controllo delle performance della squadra Però chi controlla il controllore?
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I DP attributi al controllore
Quali sono i diritti attribuiti al controllore? Il diritto di osservare e controllare il comportamenti dei membri della squadra Il diritto esclusivo ad un rapporto contrattuale con tutti i detentori di risorse Il diritto di cambiare la composizione della squadra, cioè di rinegoziare separatamente, con ciascun membro, il proprio contratto Il diritto di vendere questi diritti, cioè la funzione e lo status che si trova ad esercitare Il diritto ad appropriarsi del reddito netto (residual claimant)
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Il creditore residuo Questi diritti insieme definiscono il ruolo di datore di lavoro e di proprietario dell’impresa Lo status di titolare del reddito residuo è centrale Significa che il proprietario dell’impresa riceve il reddito residuo frutto della produzione, cioè quello che rimane una volta pagati i vari fornitori di risorse, come previsto dai contratti E’ questo diritto che rappresenta l’incentivo per il proprietario al migliore utilizzo possibile delle risorse e al controllo del comportamento dei membri della sua squadra Secondo i fautori della TDP, il sistema dei DP crea incentivi che permettono di raggiungere l’efficienza senza che sia necessario un “controllo del controllore”
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Rendimento residuo e controllo residuo
Quindi, i teorici dei DP propongono di dare una soluzione al problema dell’incompletezza contrattuale assegnando al proprietario Il diritto al controllo residuo Diritto di prendere ogni decisione sull’utilizzo di un attivo ogni volta che non è specificamente previsto dalla legge o dai rapporti contrattuali Il diritto al reddito residuo Diritto di appropriarsi del reddito netto Il diritto al controllo residuo è tanto più importante quanto più i contratti sono incompleti Che cosa è un contratto incompleto? Contratto sottoscritto da due o più soggetti, i cui termini sono osservabili dalle parti, ma non verificabili ed eseguibili con certezza o in via forzosa (enforceable) da terze parti (un giudice o un arbitro) nel caso in cui sorgano controversie tra i contraenti.
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Contratti incompleti Cause di incompletezza contrattuale
l’impossibilità da parte dei contraenti di prevedere ogni possibile contingenza futura gli alti costi di contrattazione sostenuti dalle parti per accordarsi su ogni singola circostanza e il costo di descriverla (in modo non ambiguo) nel contratto il costo di ricorrere al sistema legale per ottenere l’adempimento del contratto La difficoltà di ottenere l’enforcement del contratto, a causa ad esempio, delle limitate informazioni esistenti tra le parti riguardo ad azioni, caratteristiche o stati del mondo, oppure alle difficoltà di trasmettere queste informazioni all’autorità esterna In alcune circostanze, il rischio di mettere in atto comportamenti distorti consiglia alle parti di lasciare fuori dal contratto elementi verificabili al fine di consentire un adattamento efficiente del contratto nel corso del suo adempimento
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Controllo e reddito residuo
In queste condizioni, il potere incentivante dei DP risulta nella combinazione del diritto di controllo residuo e del diritto al reddito residuo Implicazione: L’impresa non viene caratterizzata dall’esistenza di un potere di autorità e un potere disciplinare diverso di quello che esisterebbe in una relazione di mercato In fin dei conti, non c’è opposizione tra impresa e mercato (al contrario di quanto affermato dai teorici dei costi di transazione)
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7. Impresa pubblica e impresa privata
Secondo la TDP, il sistema di proprietà privata rappresenta la forma superiore (più efficiente) di proprietà L’efficienza dei DP deriva dalla trasferibilità del diritto di proprietà privata; ciò fa sì che diventi più stringente il nesso tra l’uso delle risorse (le attività) e l’utilità dell’individuo risulti favorita la concentrazione della proprietà e, perciò, la specializzazione nella funzioni di controllo vi sia la possibilità di separare il controllo nell’uso delle risorse dall’assunzione del rischio Vale il seguente TEOREMA : in regime di proprietà privata i costi ed i benefici di ogni scelta ricadono in misura maggiore su colui che l’ha effettuata
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Chi esercita il controllo nell’impresa pubblica?
La differenza tra impresa pubblica e privata non riguarda gli obiettivi dell’impresa, ma i diversi sistemi di incentivi e di sanzioni Chi esercita il controllo nell’impresa pubblica? Il cittadino? Si, ma non può cedere i suoi diritti di proprietà Quindi gli incentivi al controllo non sono efficaci
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8. La TDP e l’impresa moderna
Qual è la validità della TDP quando viene confrontata con la grande impresa moderna, organizzata in società per azioni e dotata di un’organizzazione complessa? La grande Spa ha le seguenti caratteristiche Esistenza legale distinta da quella dei proprietari azionisti che rende autonome le relazioni contrattuali con terzi Le azioni sono liberamente scambiabili in borsa La responsabilità degli azionisti è limitata C’è separazione tra controllo delle risorse e proprietà Tutto ciò indebolisce la prospettiva proposta dalla TDP, perché, in particolare, riconoscere che c’è separazione tra diritto al reddito residuo e diritto al controllo residuo significa ridurne la portata analitica della teoria che è incentrata proprio sull’efficacia degli incentivi propri dei DP.
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Due risposte possibili
Affermare che la forma dell’impresa moderna si è imposta perché è la più efficiente può, perciò, essere spiegato ricorrendo a due argomenti La grande impresa moderna è la forma organizzativa più efficiente per sfruttare i vantaggi potenziali della specializzazione su grande scala e del controllo (monitoring) di squadre di grandi dimensioni (Alchian, 1988) Ciò permette una “specializzazione vantaggiosa tra (a) quelli che esercitano il diritto di prendere decisioni sull’uso delle risorse e (b) quelli che ne assumono il rischio e le conseguenze sul valore di mercato” (Alchian, 1988) Ovviamente, a questo punto, sapere quale sarà il comportamento dei dirigenti è fondamentale (al proposito, la teoria dell’agenzia ha fornito un utile “prolungamento” alla TDP)
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Conclusioni e osservazioni critiche
Implicazioni della TDP riassumibili in 3 proposizioni L’impresa è un “nodo di contratti” (è una finzione legale) Non è importante la distinzione fra ciò che è “all’interno” dell’impresa e ciò che è “all’esterno” dell’impresa Non c’è opposizione fondamentale tra impresa e mercato Osservazioni critiche Incapacità della TDP di prendere in considerazione agenti non individuali, e vedere aldilà di rapporti bilaterali La TDP (come la teoria dell’agenzia) esclude l’idea di gerarchia o di relazione di potere Prevale un approccio contrattualistico Le possibili differenze nel potere contrattuale degli agenti sono ignorate Ogni rapporto economico viene concepito come una transazione libera assimilabile ad un rapporto di mercato Invece la gerarchia esiste …
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Parte 2^ - Contenuti Specificità degli investimenti e quasi-rendite
Il problema del hold-up Il modello di Grossman, Hart & Moore
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1. Specificità degli investimenti e quasi-rendite
Uno dei principali costi di transazione deriva dalla possibilità di un comportamento opportunistico post-contrattuale, che è tanto più probabile in presenza di quasi-rendite. Le quasi-rendite vengono definite in opposizione alle rendite da monopolio ed esistono laddove l’investimento è specifico. E’ la differenza tra il valore dell’investimento all’interno della relazione contrattuale specifica ed il valore del medesimo investimento nel migliore uso alternativo L’opportunismo può sorgere (e causare inefficienze) quando una delle parti può appropriarsi, in parte o in tutto, della quasi rendita
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Appropriazione delle quasi-rendite e lock-in
Anzitutto, in seguito all’investimento specifico c’è un effetto “lock in” Il soggetto che effettua investimenti specifici in presenza di incompletezza contrattuale si espone al rischio di rinegoziazione o di interruzione della relazione contrattuale Quindi, una volta realizzato l’investimento, colui che lo ha sostenuto è vincolato alla prosecuzione contrattuale, almeno fino al punto in cui i guadagni attesi dall’esecuzione del contratto sono superiori ai guadagni ottenibili in impieghi alternativi al di fuori del contratto;
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2. Il problema dell’ hold-up
… E quindi sorge anche il problema dell’hold-up Il problema nasce dalla consapevolezza di colui che ha effettuato l’investimento specifico del fatto che non si approprierà interamente dei frutti di quell’investimento Questo costituisce un disincentivo per la parte che deve effettuare l’investimento a realizzare l’ammontare ottimo di investimento (sotto-investimento). 2 soluzioni La prima legata ai diritti di proprietà: integrazione verticale (à la Coase) La seconda relativa ad una soluzione contrattuale, che è generalmente rappresentata da un contratto implicito.
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Sotto-investimento e hold-up: un esempio
Si ipotizzi una relazione specifica tra un acquirente (B) e un venditore (A) . A vende a B un input che B utilizza nel suo processo di produzione per ottenere il bene che vende sul mercato Per ottenere il bene intermedio A deve effettuare un investimento specifico (ad esempio, in capitale umano) Sia t l’ammontare di questo investimento, che è legato ai costi di produzione (del bene intermedio) da una relazione inversa. I costi di produzione sono: con C’< 0 e C”> 0
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Es… (segue) Si indichi con V il valore del prodotto finale, che è sempre maggiore del costo di produzione, V > C. Il surplus (S) generato dalla transazione è Se si massimizza il surplus si può determinare il livello ottimale di t; si ha la cui condizione del primo ordine è dalla quale si ha
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Es. (segu.) Ma è questo l’investimento che effettuerà il venditore A ?
Il problema è che il venditore si approprierà soltanto in parte dei benefici derivanti dal proprio investimento Supponiamo, infatti, che la regola di ripartizione del surplus sia che venditore e compratore ottengono ognuno la metà del surplus e che, dunque, il guadagno dell’uno sia uguale a quello dell’altro Indichiamo con P il prezzo al quale il compratore B acquista l’input dal venditore A Il guadagno del compratore B sarà V – P mentre quello del venditore A sarà P – k/t Poiché i due guadagni devono essere uguali deve verificarsi che V – P = P – k/t 2P = V + k/t P = [(V + k/t)]/2
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Es. (segu.) Per determinare il livello ottimo di t, si deve, anzitutto, determinare il profitto del venditore A πA = P – k/t –t = [(V + k/t)/2] – k/t - t πA = V – k/t – 2t E poi massimizzare questo profitto rispetto a t. La condizione del primo ordine è ∂πA/∂t = k/t2 – 2 = 0 k= 2t2 per cui si ha tT*= √k/2 Risulta che l’investimento effettivo sarà inferiore a quello efficiente ( che massimizza il surplus) La soluzione proposta dai teorici dei diritti di proprietà è quella di affidare i diritti residuali di controllo ad una delle parti, perché ciò garantisce una soluzione efficiente.
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3. Il modello di Grossman, Hart e Moore
Il modello ipotizza che alla data di sottoscrizione del contratto non si conosce ancora la natura del bene che sarà scambiato. Si consideri una situazione nella quale sia il compratore E (editore), sia il venditore T (tipografo) devono effettuare investimenti specifici in capitale umano La relazione si svolge in due periodi: nella prima fase, sia E che T effettuano gli investimenti (e per E e t per T); dal momento che le parti non conoscono esattamente le caratteristiche dell’output che dovrà essere realizzato non possono sottoscrivere un contratto completo; nella seconda fase, le due parti contrattano la ripartizione del surplus prodotto dalla relazione. Indichiamo con V(e) il valore generato dalla vendita; V è crescente e concava, per cui V’(e)>0 e V”(e)<0. C(t) è il costo di produzione di T; C è decrescente e convessa, per cui C’(t)<0 e C”(t)<0
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Il modello di GHM (segue)
C(t) V(e) e t
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Il modello di GHM (segue)
Supponiamo che P sia il prezzo che E paga a T; questo significa che i surplus di E (SE) e T (ST) sono SE = V(e) – P e ST = P – C(t) Ipotizziamo che nella fase di ripartizione del surplus prevalga un equilibrio di Nash per cui il surplus verrà ripartito in maniera perfettamente identica tra le parti Poiché i due surplus devono essere uguali, deve valere la seguente eguaglianza: SE = ST V(e) – P = P – C(t) P=0,5 [V(e) + C(t)]
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Il modello di GHM (segue)
Consideriamo, in primo luogo, il livello ottimale (soluzione di FIRST BEST) degli investimenti che risultano se le parti coordinano le proprie azioni e si comportano in modo tale da massimizzare il profitto congiunto; questo è uguale a ΠE+T= V(e) – C(t) – e – t Si tratta di massimizzare questo profitto rispetto a e ed a t. Le condizioni del primo ordine sono ∂Π/∂e = V’(e) – 1 = V’(e) = 1 e ∂Π/∂t = C’(t) + 1 = C’(t) = -1
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Il modello di GHM (segue)
C(t) V(e) pendenza = 1 pendenza = - 1 e e* t t*
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Il modello di GHM (segue)
Poiché non hanno la possibilità di contrattare ex-ante il livello degli investimenti, le parti effettuano le loro scelte cercando di massimizzare il proprio profitto Il profitto di E è πE = V(e) – P – e , ovvero πE = V(e) – 0,5[V(e) + C(t)] – e πE = 0,5 V(e) - 0,5 C(t) - e Massimizzando questa funzione (rispetto a e), si ha ∂πE/∂e = 0,5 V’(e) -1 = 0 cioè V’(e) = 1/0,5 = 2
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Il modello di GHM (segue)
In modo analogo, il profitto di T è πT = P – C(t) - t ovvero πT = 0,5[V(e) + C(t)] – C(t) - t πT = 0,5 V(e) - 0,5 C(t) – t Massimizzando rispetto a t, si ha ∂πT/∂t = - 0,5 C’(t) - 1 = 0 cioè C’(t) = - 1/0,5 = - 2
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Il modello di GHM (segue)
C(t) V(e) pendenza = - 2 pendenza = 2 e eN e* tN t* t
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Soluzione contrattuale vs. estensione della proprietà
Quindi, nel caso di due imprese indipendenti, la presenza di contratti incompleti determina un livello degli investimenti specifici inferiori a quelli ottimali La soluzione contrattuale (senza scambio di diritti di proprietà) è inefficiente Secondo i teorici dei diritti di proprietà, una soluzione efficiente si realizza nel caso di integrazione (a monte o a valle)
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Integrazione a monte E DIVENTA PROPRIETARIO DI T
In questo caso E fissa il prezzo dell’input P in modo tale da coprire i costi di produzione dell’input, cioè P = C(t) La sua funzione del profitto rimane πE = V(e) – P – e che, sostituendo P con C(t), diventa πE = V(e) – C(t) – e La condizione del primo ordine (derivando rispetto ad e) sarà V’(e) – 1 = 0 V’(e) = 1 che riproduce la soluzione di first best
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Integrazione a monte (segu.)
Per determinare l’investimento di T si sostituisce, nella funzione del profitto di T, C(t) a P di modo che si ha πT = P – C(t) – t πT = C(t) – C(t) – t la cui soluzione prevede t=0 (che significa che per l’impresa a monte non c’è alcun incentivo per effettuare l’investimento specifico) … Ma non importa perché T appartiene a E…
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Integrazione a valle T DIVENTA PROPRIETARIO DI E
T fissa il prezzo dell’input da trasferire a E in modo che P=V(e) e poi massimizza la sua funzione di profitto πT = P – C(t) – t πT = V(e) – C(t) – t La condizione del primo ordine C’(t) = -1 riproduce la soluzione di first-best Naturalmente è facile verificare che il livello di investimento di E è 0 … Ma non importa perché E appartiene a T.
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