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Storia del pensiero organizzativo 3
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Il post fordismo 1984 Fine della divisione del lavoro di Kern e Schumann Le due vie dello sviluppo industriale di Piore e Sabel Fordismo. Grandi complessi industriali, produzione di massa di beni standardizzati, tecnologie avanzate alle catene di montaggio, patto tra impresa e lavoratori: dedizione al lavoro ed alti salari. Il modello occidentale Post fordismo: flessibilità nei processi produttivi e nell’utilizzo del personale, specializzazione flessibile Il taylorismo, parte del fordismo? La gabbia di ferro della grande impresa Lo sviluppo produttivo sarebbe potuto essere diverso? Piore e Sabel, la crisi industriale per ripensare il fordismo
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Il distretto industriale
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Il piccolo è bello? Sfruttamento anche nella piccola industria
La soluzione giapponese Modello ideale: la libera cooperazione dei piccoli produttori di Proudhon Microimprenditorialità diffusa Il ruolo dell’impresa familiare Organizzazione di un ambito territoriale Specializzazione flessibile, il modello Italia
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Il modello giapponese Produzione flessibile anche nelle grandi industrie Coinvolgimento degli operai nella esecuzione responsabile dei compiti Cooperazione e fiducia reciproca tra impresa e dipendenti e tra impresa madre e ditte fornitrici Idea Toyota: break even point, lotti piccoli, frequentemente modificati, variazioni giornaliere della produzione
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MIT produzione snella Esportabilità Radicale contrapposizione al fordismo
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La centralità del just in time
Continua e perfetta simmetria tra produzione e richiesta di mercato Far uscire i prodotti in serie brevi, con aggiustamenti continui, che tirano la produzione 4 requisiti Eliminazione delle risorse ridondanti Convolgimento dei dipendenti nelle decisioni sulla produzione Partecipazione dei fornitori Qualità totale L’officina minima e la lotta agli sprechi dello Zen Kaizen, il miglioramento continuo La tecnologia frugale
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Il kaizen invece dell’one best way
Altissima capacità intellettuale degli operai che lavorano insieme agli ingegneri Coordinamento orizzontale Interiorizzazione degli obiettivi Autonomia dei reparti nel risolvere i problemi Integrazione delle capacità dei membri del reparto Kanban, il sistema dei cartellini mobili
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Idea Toyota Scelta attenta delle aziende fornitrici, selezionate sulla base della capacità di collaborare, in una vera e propria cooperazione, fiducia, trasparenza Aziende fornitrici insediate a breve distanza dalla casa madre Qualità totale invece della quantità, far bene tutto e subito al prima volta, la revisione e il controllo qualità diventano molto meno importanti Qualità ed essenzialità della produzione Zero difetti Il corso del fiume e i massi che ostacolano la navigazione: il modello occidentale aumenta l’acqua, quello giapponese rimuove i sassi. Se l’acqua si abbassa ancora, si rimuovono i sassi più piccoli Modello efficientissimo se tutto gira alla perfezione Superamento del taylorismo o interiorizzazione ulteriore? Realtà culturali molto differenti
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La via europea alla Toyota
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Due vie per uscire dal fordismo
Quella giapponese Quella europea: la fabbrica integrata Fiat, le Unità tecnologiche elementari, dotate degli elementi necessari a gestire la robotizzazione Vincolo della qualità totale Centralità del lavoro umano Netto miglioramento delle condizioni salariali ed ergonomiche
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Dalla fabbrica integrata a quella modulare
L’outsourcing, i reparti si trasformano in condomini di imprese La fabbrica modulare: la metafora dell’aeroporto (aerei, ristoranti, pulizie, negozi, bar, taxi, servizi manutentivi… al servizio del viaggiatore e delle merci) Informatizzazione Decrescente redditività dei capitali favorisce la core competence. Le attività non core vengono date all’esterno ad imprese per le quali quelle attività costituiscono la core competence I rami d’azienda, che possono essere facilmente tagliati, mantenendo il tronco
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Dagli anni 70 rottura della gabbia d’acciaio del fordismo con l’entrata in fabbrica della flessibilità e delle reti d’aziende. Rapporto tra aziende e territorio
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