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PubblicatoGeltrude Pisano Modificato 10 anni fa
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Il gusto della memoria: la saggezza popolare e l’alimentazione
Giulia De Iaco I anno SANU – Università Campus Bio-Medico
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Introduzione La storia dell’uomo è andata sempre di pari passo con la storia del suo nutrimento. In questo senso il cibo fa parte pienamente della cultura, intesa anche come identità e appartenenza ai vari gruppi etnici. La cultura popolare attraverso i proverbi ci tramanda uno squarcio di vita quotidiana dove gli insegnamenti si tramandavano a memoria …
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scopo Gli ultimi depositari di questo sapere antico sono gli anziani delle campagne e delle montagne della nostra penisola. E’ importante non interrompere la catena di questa tradizione orale e raccogliere i messaggi che nella loro semplicità ed essenzialità rappresentano delle “perle di saggezza”.
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metodo Si sono raccolti proverbi della zona della campagna spoletina attraverso le interviste di tre persone anziane, due donne ed un uomo, ultraottantenni, di cui una casalinga e due contadini ancora in attività. Non si è fatto uso del registratore che avrebbe intimidito gli intervistati, togliendo spontaneità e genuinità alla conversazione e ci si è serviti del classico block notes. Uno di loro si è fatto volentieri fotografare.
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risultati Angelo, 85 anni, agricoltore.
Ha sempre vissuto nello stesso paesino della valle spoletina ed è orgoglioso di affermare che è nato nei campi. Ama molto i proverbi che ripete in ogni circostanza e che ha imparato dal nonno. “Magna e ‘ntigni sta a Fuligni, ‘ntigni e magna sta a Beagna!” trad: “Mangia e intingi sta a Foligno, intingi e mangia sta a Bevagna” Foligno e Bevagna sono due cittadine umbre confinanti ed il proverbio ha l’intento di sottolineare come il modo di mangiare e le risorse per i più poveri erano le stesse ovunque: pane inzuppato.
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2. “Meglio che trippa crepi che robba se sprechi”
trad: “Meglio che la pancia scoppi piuttosto che buttar via qualcosa” Una volta il cibo scarseggiava spesso, per cui, se capitava di averne in abbondanza non bisognava buttar via nulla, a costo di scoppiare! I tempi delle diete forzate erano ancora lontani …
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3. “Chi magna l’ajo e cipolla forte non ha paura un corno della morte”
trad: “Chi mangia aglio e cipolla forte non ha da temere la morte” Aglio e cipolla da sempre nella cultura popolare, vengono considerati ottimi disinfettanti e utilizzati tradizionalmente per combattere parassiti intestinali e per difendere da malattie infettive. Quando Angelo era piccolo le mamme erano solite appendere al collo del bambino un piccolo sacchettino con dentro uno spicchio d’aglio per tenere lontane le malattie.
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Maria, 80 anni quasi compiuti, ha sempre lavorato la terra e ancora si occupa dell’orto e degli animali. Fa il pane nel forno a legna oltre ad ottime marmellate e sott’oli. 1. La carne di cappone è bona allesso; chi è causa del suo mal pianga se stesso! trad: “La carne di cappone è buona lessata …” I capponi sono dei polli a cui venivano tolti i testicoli. La castrazione aveva lo scopo di farli ingrassare e far loro “ritirare” la cresta, tipico attributo del gallo (non castrato). Questo rendeva la loro carne ottima per il brodo. La seconda parte è aggiunta probabilmente come ammonimento, per far la rima, elemento importante per la memoria.
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2. “Giro girotondo/ il pane cotto al forno/ il vino nel bicchiere/ un mazzo di viole le diamo a chi le vuole.” “Quando eravamo piccoli - racconta Maria - non c’era la televisione e la sera ci si riuniva vicino al fuoco, si raccontavano storie e si inventavano e tramandavano filastrocche.”
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3. “Si prendono più mosche con un cucchiaio di miele che con un barile d’aceto.”
Questo è un insegnamento morale: la dolcezza fa ottenere più risultati dell’arroganza.
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Ernesta, 82 anni, casalinga.
Abita nel paese e si è sempre presa cura della famiglia. Molti insegnamenti relativi alla vita quotidiana venivano trasmessi attraverso dei veri e propri aforismi. 1. “Moglie e marito , pane e cipolla.” E’ preferibile che moglie e marito possano stare da soli pur mangiando anche solo pane e cipolla, piuttosto che essere più agiati, ma a prezzo di continue intromissioni da parte di altre persone.
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2. “Come il cacio sui maccheroni.”
Il cacio sui maccheroni dà un tocco di “perfezione” a una cosa che già di per sé è buonissima. Ha un po’ lo stesso significato della “ciliegina sulla torta” e del “cadere a fagiolo”.
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3. “ Chi pija moje sta vene un jornu, chi mazza u porcu sta vene un annu”
trad: “Chi si sposa sta bene un giorno, chi ammazza il maiale sta bene un anno” Nella cultura contadina umbra il maiale era un’importante risorsa: di esso si utilizzava tutto, dal sangue con cui si faceva il “sanguinaccio”, alle cotiche e i ritagli per la coppa, alle ossa con cui si faceva il sapone per lavare i panni. Un maiale permetteva ad una famiglia di sopravvivere per un anno intero!
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conclusioni Si dice che noi siamo quello che mangiamo ed il cibo, in effetti, rappresenta l’identità individuale e collettiva, collegato ai riti, con risvolti anche religiosi. Nei proverbi troviamo la sintesi di tutto questo, un filo che ci collega al nostro passato e alle nostre più profonde radici. “I proverbi sono piccole sentenze, basate sul ragionamento e sull’esperienza dei nostri antichi saggi” Miguel de Cervantes
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bibliografia C. SERENI, Casalinghitudine, EINAUDI, Torino, 2005 M. MONTANARI, Il cibo come cultura, EDITORI LATERZA, Bari, 2004. F. ERRANI, G.CIVITA, A tavola con gli Dei, Edizioni Sì, Forlì, 2008 Google immagini Si ringraziano Angelo, Maria ed Ernesta per la grande disponibilità e l’aiuto che mi hanno dato per la stesura del lavoro.
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