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Stefania De Marco II SANU 15/03/2010

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Presentazione sul tema: "Stefania De Marco II SANU 15/03/2010"— Transcript della presentazione:

1 Stefania De Marco II SANU 15/03/2010
METODOLOGIE DIDATTICHE E COMUNICATIVE PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA SCIENTIFICA Stefania De Marco II SANU 15/03/2010

2 I Legumi

3 Lenticchie, fagioli, fave e piselli
Sono alimenti d’antichissimo consumo, sebbene per secoli siano stati considerati poco pregiati e discriminati nella gerarchia alimentare. Presso gli egizi erano apprezzati ceci, lenticchie e piselli, mentre i fagioli venivano considerati cibo per poveri, secondo una classificazione ripresa anche da Plinio e Columella. I legumi, contengono amido e proteine, erano consumati in gran quantità da greci, etruschi e romani. Nel Medioevo e nel Rinascimento sembra che diventarono cibo prettamente contadino, quasi mai presente alla mensa dei signori, cultori e consumatori di carne d’ogni specie. In seguito alla scoperta delle Americhe, grazie alla conoscenza di nuove ed esotiche varietà di fagioli, l’interesse per i legumi ritrovò un certo favore. Fu con la Rivoluzione Francese che questi cibi salirono alla ribalta della gastronomia per la sovvertita graduatoria della cucina aristocratica.

4 Simbolicamente i legumi rappresentano la continenza e la mistificazione del corpo.
Ai piselli si collega per le loro esigue dimensioni e radici il concetto della fragilità delle cose umane. Essi rappresentano per la piccolezza sia l’umiltà che il giusto aiutato dalla grazia. Significato Umiltà, povertà, continenza Iconografia Compaiono in scene di genere di tono umile e nelle nature morte italiane e fiamminghe dal XVI al XIX sec. Le lenticchie sono rappresentate nell’iconografia di Esaù. Connessa al fagiolo è l’immagine del Re fagioli di tradizione fiamminga del XVI e XVII sec.

5 I legumi erano considerati in epoca medievale un piatto povero ed erano consumati soprattutto dalle classi subalterne. Proprio per queste caratteristiche divennero uno dei simboli dell’alimentazione monastica che, in contrapposizione alla mentalità dei potenti basata nell’abbondante consumo di carne quale espressione di superiorità, diffondeva un modello di comportamento alimentare molto sobrio. Così gli alimenti da prediligere erano su tutti gli ortaggi e i legumi, simboli della purezza in quanto primordiale cibo dell’uomo. Ai legumi si attribuiva un valore mistico legato alle grandi figure dei monaci eremiti, significavano la continenza dalla lussuria e la mortificazione del corpo. Al di là dei significati simbolici, nel medioevo i legumi rappresentarono per la popolazione meno agiata i migliori alimenti da affiancare o da sostituire ai cereali, non solo in periodi di crisi e carestia, ma anche in momenti di normalità. Questo accostamento con i cereali, che dal punto di visto nutrizionale non presenta molti aspetti comuni, deriva soprattutto dalla tipologia di coltura simile, a campo aperto e primaverile. Ecco che i legumi venivano spesso alternati ai cereali nel sistema di rotazione triennale e frequentemente assimilati ai “grani minuti”, cioè minor di pregio.

6 Nel Medioevo troviamo frequentemente attestato l’uso di macinare i legumi, soprattutto la fava ed i ceci, e combinarli con la farina di frumento. Un uso già noto in epoca romana, come ci narra il grande scrittore Plinio che nei sui scritti ricorda quanto diffusa fosse l’abitudine di mescolare la farina di fava con quella di cereali e in particolare con quella di panico. Una tradizione che troviamo ancora intatta durante il medioevo, testimoniata dalla numerosa presenza nei mercati cittadini medievali di venditori di “cicera e panicum” in particolare durante il periodo della Quaresima. In cucina, quasi tutti i legumi, soprattutto le fave e i piselli, potevano essere consumati verdi, con un po' di sale ed olio e forse anche con erbe aromatiche o salse particolari. In genere però il resto dei legumi, grazie alla loro facile conservazione, venivano essiccati ed erano utilizzati in cucina interi o franti o addirittura macinati. Servivano particolarmente per la preparazione di minestre, di brodi, di creme o zuppe calde, ma potevano anche essere preparati insieme agli ortaggi o semplicemente cotti e conditi con l’olio. Raramente accompagnavano i piatti di carne e nelle mense delle classi più agiate, dove peraltro non avevano una grossa presenza, potevano essere serviti insaporiti dall’aggiunta di spezie. Testo a cura di Maurizio Tuliani Dottore di Ricerca in Storia Medievale, collabora stabilmente con il Dipartimento di Storia dell’Università di Siena. Ha studiato i temi dell’alimentazione, dell’ospitalità e del viaggio, del commercio e dell’artigianato nel Medioevo.

7 I LEGUMI NELL’ ARTE

8 I LEGUMI nei ritratti dell’Arcimboldi
GIUSEPPE ARCIMBOLDI I LEGUMI nei ritratti dell’Arcimboldi

9 Giuseppe Arcimboldi: Summer, 1573, Musée du Louvre.

10 Giuseppe Arcimboldi, grande pittore italiano ( ) realizza ritratti combinando elementi naturali su fattezze umane. "Gli straordinari ritratti eseguiti da Arcimboldo - spiega Sylvia Firino, organizzatrice della mostra tenuta nel gennaio 2008 al museo di Luxemburg(prima esposizione al mondo delle opere complete del grande pittore italiano )- erano molto apprezzati dai suoi contemporanei a cominciare dei mecenati, i principi d'Asburgo, il cui ritratto allegorico di Rodolfo II fu giudicato un capolavoro da quando fu esposto per la prima volta a Vienna". In effetti, Arcimboldo fu l'inventore di un genere di ritratto ben preciso: questo nuovo genere di pittura fantastica fu elaborata iniziando con l'assemblaggio di animali, di fiori e di frutti studiati per mettere in risalto forme umane con un preciso carattere o funzione. Nei suoi ritratti, Arcimboldo inserisce una sola categoria di elementi: quello della Primavera e' costituito soltanto da fiori, l'Estate da frutti, l'Autunno dai frutti di quella stagione, l'Inverno e' costituito unicamente da rami d'albero e da foglie, il celebre ritratto dell'Imperatore Rodolfo II e' composto da piante di tutto l'anno (fiori, frutti e legumi), evocando le quattro stagioni in un'armonia perfetta. A simboleggiare il fregio degli Asburgo che governavano un mosaico di popoli differenti fra loro. Arcimboldo fu interprete della cultura magico-cabalistica del XVI secolo e fu, per molti versi, esponente di quel manierismo nel quale ando' progressivamente ad infiacchirsi la pittura rinascimentale. (aggiornato al 29-05)

11 “STUDIO DEL VERO” 1500

12 LEGUMI:il cibo dei poveri
Annibale Carracci Mangiafagioli, , olio su tela, 57 x 68 cm, Roma, Galleria Colonna

13 Dorfles-Buganza, Storia dell’arte, ATLAS, Bergamo 2005
L'uomo che mangia fagioli esprime certamente bene, nell'espressione del volto, la fame che deve aver caratterizzato la vita contadina di fine '500. Il suo sguardo, diretto verso l'osservatore ma anche teso a controllare il cibo,esprime con forza il timore che qualcuno possa mangiarsi il suo pasto. La voracità del soggetto è denunciata dal liquido che si perde durante il cammino dal piatto alla bocca. Una osservazione attenta degli oggetti presenti nel dipinto può rivelare il contesto sociale dell'uomo rappresentato: il cucchiaio è di legno e quindi non si tratta di un contesto nobiliare, forse piuttosto di un'osteria; ad un desco familiare l'uomo non sarebbe solo. L'analisi del cibo offre altre informazioni: non ci sono in tavola cibi " nuovi", cioè giunti dalle colonie del Nuovo Mondo, come le patate o i pomodori; anche i fagioli sono autoctoni, del tipo "con l'occhio". Se ne può dedurre che non c'è circolazione commerciale di cibo, l'economia è autarchica per quanto riguarda i bisogni alimentari. Il pane posto sulla tavola non è un pane nero, destinato ai più poveri, è forse del tipo medio, non proprio quello bianco, riservato alle classi alte e al consumo cittadino. Dorfles-Buganza, Storia dell’arte, ATLAS, Bergamo 2005

14 Vincenzo Campi(Cremona, 1536 – Cremona, 3 ottobre 1591), La Fruttivendola (Milano, Pinacoteca di Brera)

15 Natura morta con legumi e dolciumi
Pieter Claesz ( ) Stile artistico : Barocco esposizione : Budapest, Museum d.bild.Künste Dorfles-Buganza, Storia dell’arte, ATLAS, Bergamo 2005

16 Costruzione molle con fave bollite: presagio di guerra civile,
Salvator Dalì, 1936 olio su tela, conservato al Museum of Art di Filadelfia.

17 Questo quadro è stato ispirato dalla Guerra spagnola avvenuta tra il 1936 ed il 1939 combattuta fra forze nazionaliste (di destra) e repubblicane (di sinistra); dopo aver condotto i primi alla vittoria, il generale Franco instaurò nel paese una dittatura.

18 “FOODSCAPES”

19 CARL WARNER “FOODSCAPES”
Il fotografo Carl Warner ha creato una serie di fotografie utilizzando solo cibo per la formazione degli scenari. La cosiddetta "foodscapes" (unione delle parole cibo e paesaggio) mostra grotte sottomarine, foreste, spiagge isolate, cascate, utilizzando frutta, verdura, formaggi. Gli ingredienti commestibili in questa scena ispirata alla campagna italiana includono un carretto fatto di parti di lasagna. Campi di grano e farro, e nuvole di mozzarella. Alberi di prezzemolo e basilico per completare il quadro. Sul fondo, un villaggio di formaggio.

20 Piselli Fagioli In questa foresta, gli alberi sono fatti di broccoli, piselli basilico e le strade sono lastricate con kumina. - Montagne di pane e nuvole di cavolfiore ornano il cielo. Per evidenziare la profondità, le foto sono scattate su tavoli di 1,2 metri per 2,4 metri. Inoltre, i cibi sono disposti in "strati", per evitare che il cibo cada prima della fine della fotografia.

21 Fagioli Case di formaggio, teloni e cestini di pasta, cereali, legumi e verdure per rendere colorato questo vicolo.

22 Fagioli Piselli

23 Lenticchie Fagioli

24 Carl Warner' Carl Warner a lavoro
(aggiornato al )

25 CAMPBELL’S SOUP 1968: Andy Warhol

26

27 Come una scatola di fagioli diviene un oggetto di culto.
Warhol è l’artefice di un nuovo modo di vedere il mondo, la sua arte non inventa ma re-inventa le cose, trasforma una faccia seria in una serie di facce, una scatola di fagioli o un fustino in un oggetto di culto, sbatte l’America in faccia all’America riproponendo all’infinito i simboli effimeri che la rappresentano, probabilmente per sopperire a quel vuoto di valori e di tradizioni culturali che la distingue dalla vecchia Europa. Ma dietro questi simboli, siano essi lattine di Coca cola o volti umani, c’è un uomo, un artista e le sue idee, idee che rivoluzionano, “eccedono”, veicolano la realtà di un’epoca o di una vicenda umana. (aggiornato al )

28 BIBLIOGRAFIA: Dorfles-Buganza, Storia dell’arte, ATLAS, Bergamo 2005 SITI INTERNET:
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) (29-05)


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