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PubblicatoVincenza Rosi Modificato 10 anni fa
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Lettera 23
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Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
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Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti vera sposa di Cristo crocifisso, e fuggire ogni cosa che t'impedisse d'aver questo dolce e glorioso sposo.
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Ma questo non potresti fare, se tu non fossi di quelle vergini savie consacrate a Cristo le quali avevano le lampade coll'olio, e vi era il lume dentro. E però vedi che, a volere essere sposa di Cristo, ti conviene avere la lampada, e l'olio e il lume.
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Sai come s'intende questo, figliuola mia? Per la lampada s'intende il cuore nostro: perché il cuore debba esser fatto come la lampada. Tu vedi bene che lampada è larga di sopra, e di sotto stretta; e così è fatto il cuore a significare, che noi lo dobbiamo sempre tenere largo di sopra, cioè per santi pensieri, e per sante immaginazioni, e per continua orazione; avendo sempre in memoria i benefici di Dio, e massimamente il beneficio del sangue, per il quale siamo ricomperati.
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Perché Cristo benedetto, figliuola mia, non ci comprò d'oro né d'argento né di perle o d'altra pietra preziosa; anco, ci ricomprò del sangue suo prezioso. Onde tanto beneficio non si vuole mai dimenticare, ma sempre portarlo dinanzi agli occhi suoi, con un santo e dolce ringraziamento, vedendo quanto Dio ci ama inestimabilmente: che non curò di dare l'unigenito suo Figliuolo alla obbrobriosa morte della Croce per dare a noi la vita della Grazia.
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Dissi che la lampada è stretta di sotto: e così il cuore nostro; a significare che il cuore debba essere stretto verso queste cose terrene, cioè in non desiderarle né amarle disordinatamente, né appetire più che Dio ci voglia dare; ma sempre ringraziarlo, vedendo come dolcemente ci provvede, sì che mai non ci manca cavelle.
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Ora a questo modo sarà il cuore nostro veramente una lampada. Ma pensa, figliuola mia, che questo non basterebbe, se non ci fosse l'olio dentro. Per l'olio s'intende quella dolce virtù piccola della profonda umiltà: perché si conviene che la sposa di Cristo sia umile e mansueta e paziente; e tanto sarà umile quanto paziente, e tanto paziente quanto umile.
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Ma a questa virtù dell'umiltà non potremo venire se non per vero conoscimento di noi medesimi, cioè conoscendo la miseria e fragilità nostra, e che noi per noi medesimi non possiamo alcun atto virtuoso, né levarci nessuna battaglia o pena: perché se noi abbiamo la infermità corporale, o una pena o una battaglia mentale, non ce la possiamo levare o togliere; perché, se noi potessimo, subito la leveremmo via.
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Dunque bene è vero che noi per noi non siamo nulla, altro che obbrobrio, miseria, puzza, fragilità, e peccati: per la quale cosa sempre dobbiamo star bassi e umili. Ma a stare solamente in questo conoscimento di sé, non sarebbe buono; perché l'anima verrebbe a tedio e a confusione; e dalla confusione verrebbe alla disperazione: onde il dimonio non vorrebbe altro se non farci venire a confusione, per farci poi venire a disperazione.
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Ci conviene dunque stare nel conoscimento della bontà di Dio in sé, vedendo che egli ci ha creati alla immagine e similitudine sua, e ricreati a grazia nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo, Verbo dolce incarnato; e come continuamente la bontà di Dio adopera in noi. Ma vedi, che stare solamente in questo conoscimento di Dio non sarebbe buono; perché l'anima ne verrebbe a presunzione e superbia.
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Ci conviene dunque che sia mescolato l'uno coll'altro insieme, cioè stare nel conoscimento santo della bontà di Dio, e nel conoscimento di noi medesimi: e così saremo umili, pazienti e mansueti; e a questo modo avremo l'olio nella lampada.
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Ci conviene ora che ci sia il lume: altrimenti, non basterebbe. Questo lume vuol essere il lume della santissima fede. Ma dicono i Santi che la fede senza l'opera è morta: onde non sarebbe fede viva né santa, ma morta. E però ci è bisogno adoperarci di continuo virtuosamente, e lasciare le fanciullezze e le nostre vanità; e non stare più come mondane giovane, ma stare come spose fedeli consacrate a Cristo crocifisso e a questo modo avremo la lampada e l'olio e il lume.
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Ma dice il Vangelo che quelle vergini savie erano cinque. Onde io ti dico che a ciascuno di noi ci conviene essere cinque altrimenti non entreremo alle nozze di vita eterna. Per questo cinque intende che si conviene che noi soggioghiamo e mortifichiamo i nostri cinque sentimenti del corpo per sì fatto modo che noi non offendiamo mai con essi, pigliando con essi o con alcuni di essi disordinato diletto e piacere. E a questo modo saremo cinque; cioè che avremo soggiogati i nostri cinque sentimenti corporali.
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Ma pensa, che questo dolce sposo, Cristo, è tanto geloso delle spose sue, che io non tel potrei dire. E però se egli s'avvedesse che tu amassi altri più che lui, subito, si sdegnerebbe con teco.
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E se tu non ti correggessi, non ti sarebbe aperta la porta, dove l'Agnello immacolato Cristo fa le nozze a tutte le sue fedeli spose; ma come adultere saremmo cacciate via, siccome furono quelle cinque vergini stolte, le quali, gloriandosi solamente e vanamente della integrità e virginità del corpo, perdettero la virginità dell'anima per corruzione dei cinque sentimenti, perché non portarono l'olio dell'umiltà con loro; onde le lampade loro si spegnevano.
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E però gli fu detto: «andatevi a comperare dell'olio». E per quest'olio s'intende in questo luogo le lusinghe e le laudi umane: perché tutti i lusinghieri e mondani laudatori vendono quest'olio. Quasi come gli fosse detto: «della vostra virginità, e delle vostre buone operazioni, voi non avete voluto comprare vita eterna: anco, avete voluto comprare laude umane; e per avere laude umane le avete fatte. E voi laude andate a comprare: che qua non entrerete voi».
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E però, figliuola mia, guardati dalle laudi degli uomini; e non desiderar laude di nessuna operazione che tu facessi; perché non ti sarebbe poi aperta la porta di vita eterna.
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Onde considerando me che questa era l'ottima via, dissi che io desideravo di vederti vera sposa di Cristo crocifisso: e così ti prego e comando, che t'ingegni d'essere.
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Altro non ti dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio.
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