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ARISTOTELE.

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Presentazione sul tema: "ARISTOTELE."— Transcript della presentazione:

1 ARISTOTELE

2 La vita Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C. La sua formazione spirituale si compì sotto l’influenza dell’insegnamento di Platone. Alla morte di Platone, Aristotele lasciò l’ Accademia e si recò ad Asso dove con Erasto e Corisco, ricostituì una piccola comunità platonica dove iniziò a scrivere le sue opere di biologia. Nel 342 a.C. Aristotele è stato precettore di Alessandro, figlio del re di Macedonia. Egli fondò il Liceo ad Atene, dove vi teneva corsi regolari. Aristotele morì nel 322 a.C.

3 Gli scritti Abbiamo diversi tipi di scritti:
Acromatici→ destinati agli ascoltatori. Cominciarono ad essere conosciuti soltanto nel I secolo a.C. Esoterici → racchiudenti una dottrina segreta Essoterici→sono in forma dialogica, ed erano destinati al pubblico.

4 Il rapporto tra dialoghi e scritti scolastici
Nei trattati scolastici, il pensiero del filosofo appare perfettamente sistematico e definito. La considerazione dei dialoghi consente invece di rendersi conto del fatto che la dottrina aristotelica ha subito crisi e mutamenti.

5 Le sue opere Nei suoi dialoghi Aristotele riprese gli argomenti e qualche volta, i titoli delle opere di Platone. Scrisse un Simposio, un Politico, un Sofista e un Menesseno. Poi scrisse il Protrettico che è un’esortazione alla filosofia. Il dialogo Sulla Filosofia segna il primo distacco di Aristotele dal Platonismo. Gli scritti esoterici di Aristotele si possono classificare cosi: Scritti di logica, noti con il nome di Organon; Metafisica, che è un insieme di scritti diversi composti in epoca diversa; Scritti di fisica, storia naturale, matematica e psicologia. Scritti di etica, politica,economia, poetica e retorica.

6 LA METAFISICA DÌ ARISTOTELE

7 Le scienze Aristotele distingue tre gruppi di scienze:
Le scienze teoretiche che hanno come oggetto il necessario, come scopo la conoscenza disinteressata della realtà e come metodo quello dimostrativo. Le scienze pratiche e poetiche che hanno come oggetto il possibile, come scopo l’orientamento dell’agire e come metodo un tipo di ragionamento non dimostrativo.

8 Il concetto di metafisica
Il termine metafisica non è aristotelico. Indica quella parte della filosofia che indaga le strutture profonde e le cause ultime del reale. Per indicare tale disciplina, Aristotele usava il termine Filosofia Prima. Nella sua opera Aristotele dà quattro definizioni di metafisica: Studia le cause e i principi primi; Studia l’essere in quanto essere, la realtà in generale, cioè l’aspetto comune di tutta la realtà; Studia la sostanza; Studia Dio e la sostanza immobile.

9 L’essere Aristotele attribuisce all’essere una molteplicità di aspetti, tra questi: L’essere come accidente; L’essere come categorie; L’essere come vero; L’essere come atto e potenza.

10 Le categorie e la sostanza
Per categorie, Aristotele intende le caratteristiche fondamentali dell’essere, esse sono: la sostanza, la qualità, il dove e il quando. Dal punto di vista ontologico, le categorie sono i generi supremi dell’essere. Dal punto di vista logico sono i vari modi con cui l’essere si predica delle cose. La più importante categoria è quella della sostanza, che è il polo unificante, il centro di riferimento delle categorie.

11 La sostanza La sostanza è l’essere dell’essere, cioè il suo significato fondamentale. Per sostanza Aristotele intende l’individuo concreto che funge da soggetto reale di proprietà e da soggetto logico di predicati. Per sottolineare meglio la concretezza della sostanza, Aristotele la chiama anche tòde ti, ossia questo qui. L’essere non è altro che un insieme di sostanze. Ognuna di queste sostanze forma un unione indissolubile di due elementi: la forma e la materia.

12 La sostanza come forma e materia
Per forma intende la sua natura propria, ossia la struttura che la rende quella che è. Per materia intende ciò di cui una cosa è fatta. Come forma, la sostanza è l’essenza necessaria di una cosa. Tra questi due significati di sostanza non vi è affatto contraddizione, poiché la sostanza è al tempo stesso l’essere dell’essenza e l’essenza dell’essere.

13 Le quattro cause La teoria della sostanza è connessa alla dottrina delle quattro cause. Aristotele enumera quattro tipi di cause: La causa materiale è la materia; La causa formale è la forma o il modello; La causa efficiente è ciò che dà inizio al movimento o alla quiete. La causa finale è lo scopo al quale una cosa tende. Le quattro cause sono specificazioni della sostanza che è la vera causa dell’essere.

14 Dottrina del divenire La dottrina delle quattro cause è connessa al problema del divenire. Che il divenire esista è un fatto. Come il divenire debba essere pensato e invece è un problema. Aristotele ritiene che il divenire non implichi alcun passaggio dal non essere all’essere ma semplicemente un passaggio da un certo tipo di essere a un certo altro tipo di essere. Aristotele afferma dunque che la realtà è l’essere e che il divenire è soltanto una modalità dell’essere.

15 Potenza e atto Aristotele elabora i concetti di potenza e atto. Per potenza intende la possibilità, di assumere una determinata forma. Per atto intende la realizzazione di tale capacità. Il punto di partenza del divenire è quindi la materia come privazione o pura potenza. L’atto è chiamato anche entelechia che significa realizzazione. La potenza aristotelica è dunque una possibilità a senso unico. Per Aristotele è la necessità a costituire la modalità fondamentale dell’essere.

16 LA LOGICA DÌ ARISTOTELE

17 Che cos’è la logica? La logica di Aristotele è la scienza dei ragionamenti validi. La logica ha per oggetto la forma comune di tutte le scienze. Per designare la propria dottrina del sillogismo, Aristotele usa il termine “analitica”, per descrivere il ragionamento che viene risolto nei suoi elementi costitutivi. Il termine Organon non è aristotelico e serve per sottolineare la funzione introduttiva della logica, intesa come strumento di cui si servono tutte le scienze.

18 Logica e metafisica. Si pensa che le ricerche logiche di Aristotele si basavano parallelamente alle sue dottrine metafisiche. Per Aristotele tra le forme del pensiero e le forme della realtà esiste un rapporto necessario, in cui la metafisica viene prima della logica.

19 I concetti. Secondo Aristotele i concetti possono essere classificati mediante un rapporto di genere e specie. Ogni concetto di un determinato settore è specie di un concetto più universale, e genere di un concetto meno universale. Si può dire che la comprensione o l’intensione, cioè l’insieme delle caratteristiche di un concetto, e l’estensione, cioè il numero dei concetti, stanno tra loro in un rapporto inversamente proporzionale.

20 Sostanza prima e sostanza seconda.
Aristotele distingue la sostanza prima dalla sostanza seconda. La sostanza prima è vista dall’ontologia come la sostanza che non può mai esistere, mentre dalla logica può essere solo usato come soggetto di predicazione. Le sostanze seconde sono le specie e i generi entro cui rientrano logicamente le sostanze prime.

21 Le categorie. La scala dei concetti arriva fino ai generi sommi, cioè a concetti che presentano il massimo di estensione e il minimo di intensione. Queste sono chiamate le dieci categorie, che definiamo come i modi generali in cui l’essere si predica delle cose nelle proposizioni.

22 Le proposizioni. Aristotele utilizza termini chiamati “enunciati apofantici”, ossia utilizza frasi dichiarative. Egli distingue vari tipi di proposizione. Nel campo della qualità le proposizioni si dividono in affermative e negative, in quello della qualità in universali(tutti) e particolari(alcuni). Poi si aggiungono le proposizioni singolari(singolo).

23 Il quadrato degli opposti.
Egli ha dedicato particolare attenzione ai rapporti esistenti tra proposizioni universali e particolari.

24 Il quadrato degli opposti
Le proposizioni universali affermative venivano indicate con la lettera A (adfirmo), le proposizioni universali negative con la lettera E (nego), le proposizioni particolari affermative con la I (adfirmo) e quelle negative con la O (nego). È detta contraria l’opposizione tra l’universale affermativa e l’universale negativa che hanno qualità diverse; contraddittoria l’opposizione tra l’universale affermativa e la particolare negativa, e sub- contraria è l’opposizione tra particolare affermativa e quella negativa con qualità diverse.

25 Proposizioni vere o false
Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere ma solo entrambe false; le proposizioni contraddittorie devono essere necessariamente una vera e l’altra falsa, infine le proposizioni sub-contrarie possono essere entrambe vere ma non entrambe false. Infine, è detta subalterna la relazione tra l’universale affermativa e la particolare affermativa, oppure viceversa entrambe negative. Aristotele considera anche la modalità delle proposizioni, distinguendo tra semplice asserzione, ossia A e B, possibilità, A è possibile che sia B, e necessità cioè A è necessario che sia B.

26 Verità e falsità Secondo Aristotele dei termini presi da soli non si può dire né che siano veri né che siano falsi. Questo significa che il vero o il falso nascono solo con la proposizione e con il giudizio. Aristotele sviluppa due teoremi: la verità è nel pensiero o nel discorso, non nell’essere o nella cosa, e il secondo è che la misura della verità è l’essere o la cosa, non il pensiero o il discorso.

27 Il sillogismo Aristotele è il fondatore del sillogismo. Il sillogismo è un’ unione, una deduzione di una conclusione a partire da due frasi definite premesse: la prima è detta premessa maggiore, la seconda premessa minore e la terza è la conclusione, ossia la conseguenza di tutto. Un esempio di sillogismo può essere: Premessa maggiore →Tutti gli uomini sono mortali Premessa minore → Socrate è un uomo Conclusione→ Socrate è mortale

28 Spiegazione Come possiamo vedere la premessa maggiore e la premessa minore devono essere collegate e devono avere in comune un termine medio, in questo caso il termine medio è uomo. Aristotele propone la sua logica per frasi di tipo soggetto e predicato. Egli sostiene che sono possibili quattro modalità di sillogismo: Le figure possono essere simbolizzate indicando con “S” e “P” il soggetto e il predicato poi con “M” il termine medio: M P S M M P SM S M M P M P SM — — — — S P S P S P SP

29 Il problema delle premesse
Negli Analitici primi, Aristotele è consapevole che un sillogismo corretto può non essere vero. Mentre, negli Analitici secondi si sofferma sul sillogismo vero, ossia sul cosiddetto sillogismo scientifico, che parte da premesse vere, prime, immediate, più specifiche della conclusione. Per Aristotele le premesse prime del ragionamento si identificano con gli “assiomi”, ossia con quelle proposizioni vere che risultano comuni a tutte le scienze.

30 I tre principi: Negli Analitici primi, Aristotele è consapevole che un sillogismo corretto può non essere vero. Mentre, negli Analitici secondi si sofferma sul sillogismo vero, ossia sul cosiddetto sillogismo scientifico, che parte da premesse vere, prime, immediate, più specifiche della conclusione. Per Aristotele le premesse prime del ragionamento si identificano con gli “assiomi”, ossia con quelle proposizioni vere che risultano comuni a tutte le scienze. I tre principi: il caso degli assiomi è il caso dei tre principi di Aristotele: Il principio di non-contraddizione → A è non è A ( A ^ ~ A) Il principio di identità→ A = A Il principio del terzo escluso→ A è B o non B.

31 Induzione e deduzione:
Accanto a questi principi logici occorrono dei principi propri alle singole scienze, quindi servono le definizioni con il genere e la differenza specifica. Aristotele risolve il problema ricorrendo all’induzione, ossia ricorrendo al passaggio dal particolare al generale, è un ragionamento che non è sempre valido e si può partire da alcuni casi a tutti. L’altro strumento è la deduzione, ossia il passaggio dal generale al particolar, è un ragionamento sempre valido ma parte da tutti per arrivare ad alcuni.

32 LA FISICA DÌ ARISTOTELE

33 I movimenti La fisica, per Aristotele, è la seconda scienza teorica: essa viene subito dopo la filosofia prima ed è una teoria del movimento, all’interno della quale il filosofo distingue e classifica le sostanze fisiche a partire dalla natura del movimento. Aristotele ammette quattro tipi di movimento: Il movimento sostanziale, cioè la generazione e la corruzione; Il movimento qualitativo, cioè il mutamento ; Il movimento quantitativo: cioè l’aumento e la diminuzione; Il movimento locale: cioè il movimento fondamentale.

34 Il movimento locale Il movimento locale è di tre specie:
Movimento circolare intorno al centro del mondo; Movimento dal centro del mondo verso l’alto; Movimento dall’alto verso il centro del mondo. Gli ultimi due sono opposti e possono appartenere alle stesse sostanze che saranno soggette al mutamento,alla generazione e alla corruzione. Il movimento circolare non ha contrari e sostiene che l’etere, ossia l’elemento che compone i corpi celesti, sia l’unico a muoversi di movimento circolare.

35 I luoghi naturali La fisica di Aristotele parte dalla distinzione tra corpi celesti e corpi terrestri: i corpi celesti sono considerati da esso come perfetti e dice che erano fatti da una sostanza divina, chiamata etere, la quinta essenza; mentre i corpi terrestri sono imperfetti, sono soggetti al divenire e sono formati da quattro essenze: acqua, aria, terra e fuoco. L’acqua e la terra sono elementi che vanno verso il basso, mentre l’aria e il fuoco vanno verso l’alto. Questa è la teoria dei luoghi naturali che dice che ogni corpo tende ad andare verso il suo luogo naturale.

36 La caduta dei gravi Aristotele e Galileo
Aristotele ha studiato la caduta dei gravi che riguarda i corpi terrestri, e dice che la velocità di caduta di un corpo dipende dal suo peso, ma in realtà sarà successivamente Galileo Galilei a dimostrare che la velocità non dipende dal peso, ma sostiene che i gravi seguono tutti la stessa velocità. Aristotele dice che se noi applichiamo ad un corpo una forza di massa “M”si ottiene una certa velocità, ma Galilei dice che se applichiamo la forza ad un corpo di massa “M” si ha l’accelerazione.

37 Il primo principio di inerzia
Per Aristotele i corpi erano in quiete, ma se applichiamo una forza possiamo avere una generazione della variazione del movimento. Aristotele aveva scoperto il primo principio di inerzia o della dinamica, che dice che un corpo persevera nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, a meno che non intervenga una forza che gli fa mutare tale stato. Ma anche questo principio si deve a Galilei e poi venne perfezionato da Newton.

38 Il vuoto Per Aristotele il vuoto non può esistere perché altrimenti un corpo continuerebbe nel suo movimento all’infinito. Democrito, a differenza di Aristotele, sosteneva che tra gli atomi esisteva il vuoto. Aristotele dal punto di vista astronomico sosteneva che la terra non si muoveva e diceva che se la terra si muovesse noi dovremmo sentire il vento che soffia contro di noi, ma esso sbagliava perché la terra gira con tutti gli oggetti che sono su di essa.

39 Presentazione di: Sara Casula e Francesca Curreli


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