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Economia e Governo delle Piccole Imprese La gestione strategica Vol. II 9 Le Strategie di Turnaround Prof. Mara Del Baldo

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Presentazione sul tema: "Economia e Governo delle Piccole Imprese La gestione strategica Vol. II 9 Le Strategie di Turnaround Prof. Mara Del Baldo"— Transcript della presentazione:

1 Economia e Governo delle Piccole Imprese La gestione strategica Vol. II 9 Le Strategie di Turnaround Prof. Mara Del Baldo mara.delbaldo@uniurb.it

2 a.a. 2010 -20112 Un quadro di riferimento: dalle strategie al processo di turnaround Strategie di turnaround: sono strategie con cui arrestare il declino dei risultati economico-finanziari e recuperare la redditività. I primi studi nella letteratura statunitense distinguono tra: Strategie di livello corporate: ridefinizione strategica o recupero efficienza gest.operativa Strategie di livello business: ridefinizione strategica o recupero efficienza gest.operativa

3 a.a. 2010 -20113 La distinzione di Schendel et alii tra interventi strategici ed operativi era basata sulla considerazione della diversa natura delle cause del declino delle performance. Schendel et alii rilevano che, sebbene molte delle cause del declino sono dovute a ragioni di efficienza, più spesso il turnaround si realizza con mosse strategiche. Hambrick e Schecter provano che sia una strategia di efficienza che una imprenditiva comportano risanamenti di successo, anche se questi più spesso sono il risultato delle prime.

4 a.a. 2010 -20114 Le cause e la severità del declino sono variabili contingenti rispetto alla scelta della corretta strategia di turnaround da adottare. ONeill (1988) offre un modello esaustivo di tali variabili, in qualità di fattori che influenzano la scelta della strategia in funzione della prevedibile efficacia.

5 a.a. 2010 -20115 ONeill: configurazione dei fattori chiave 1. Posizione competitiva: forte, media, debole 2. Ciclo di vita del prodotto: sviluppo, maturità, declino 3. Settore di industria: frammentato, concentrato 4. Stadio di sviluppo dellimpresa: I piccola impresa, II impresa a reparti, III impresa a divisioni 5. Gruppo strategico: stabile, dinamico 6. Causa del declino: interno-amministrativa, ciclica, competitiva, politica

6 a.a. 2010 -20116 ONeill: tipi di strategie 1. Strategie management: sostituzione di membri dellalta direzione, ridefinizione della missione, ricostituzione del clima di fiducia tra i dipendenti e con gli interlocutori esterni; hanno valenza strategica 2. Strategie cutback: controllo e riduzione dei costi, liquidazione di attività, eliminazione di aree daffari in perdita 3. Strategie growth: presuppongono lesistenza di condizioni e risorse in grado di recuperare ricavi mediante nuove strategie di marketing per gli attuali prodotti, o entrando in nuove aree daffari; hanno valenza strategica 3. Strategie restructuring: nuove modalità di gestione delle esistenti attività, come linnovazione di processo, nuovi canali distributivi, ristrutturazioni organizzative, sistemi manageriali Vedi Tab. 27 p. 373

7 a.a. 2010 -20117 Robbins, Pearce (1992) La ricerca empirica, che intende provare lefficacia di strategie di turnaround, identifica una costante nei comportamenti: lobiettivo prioritario di ricreare cash flow positivo spinge ad anteporre provvedimenti di ridimensionamento (retrenchment) e, solo dopo aver arrestato il declino, ad avviare opzioni strategiche di rilancio attraverso il recupero (recovery) di potenziali di profitto. Vedi Fig. 21 p. 335 Stadi del processo di turnaround Vedi Fig. 22 p. 337 Un modello di processo di turnaround

8 a.a. 2010 -20118 Due alternative per il rilancio: limpresa impiega la preesistente strategia su base ridimensionata (turnaround operativo) limpresa avvia un nuovo stadio di sviluppo strategico (turnaround imprenditivo) Il turnaround di successo è spesso un processo a più stadi, in parte anche sovrapposti.

9 a.a. 2010 -20119 I stadio del ridimensionamento: riduzioni di costi e di attività, con obiettivi di sopravvivenza e cash flow positivo, attuando strategie di liquidazioni, disinvestimenti, miglioramento efficienza operativa, eliminazioni prodotti, tagli personale II stadio del rilancio: obiettivi di redditività di lungo periodo, e sviluppo di mercato; strat.di turnaround operativo comporta investimenti al fine di recuperare lefficienza delle esistenti combinazioni prodotto-mercato; strat.di turnaround strategico implica lintrodursi in nuovi mercati e nuovi prodotti

10 a.a. 2010 -201110 Il modello del processo di turnaround di Robbins e Pearce cerca di spiegare le relazioni tra - la situazione di declino - la risposta di ridimensionamento - la risposta di rilancio - il grado di successo del processo Dal modello si evince che: - fattori esterni ed interni portano a situazioni di turnaround - situazioni severe richiedono il ridimensionamento delle attività - dopo la stabilizzazione, strat.di rilancio; per cause esterne strategie imprenditive

11 a.a. 2010 -201111 Aspetti delle situazioni di turnaround delle piccole imprese Per le pi sono più frequenti i fallimenti che i risanamenti. Una pi realizza con difficoltà una strategia di turnaround efficace. Quali sono le cause di fallimento delle pi? Sono principalmente cause di natura amministrativa, soggette al controllo dellimprenditore, prevedibili e quindi evitabili. Vedi Tab. 28 p. 383 Vedi Tab. 29 p. 385

12 a.a. 2010 -201112 Le cause attribuibili a fattori ambientali hanno una scarsa incidenza, ciò a conferma della capacità di adattamento della pi. Il declino della quota di mercato, del numero di clienti, la perdita dei maggiori clienti costituiscono la limitata capacità di conoscere il proprio mercato, il proprio vantaggio competitivo. Limprovviso aumento dellindebitamento non è una causa bensì leffetto di errori di valutazione del potenziale di vendita, della durevolezza del proprio vantaggio competitivo.

13 a.a. 2010 -201113 Labbandono dei dipendenti non è causa ma è leffetto di un clima interno deteriorato dalle difficoltà economico-finanziarie, o leffetto di uno scarso processo di delega. La crisi della pi dipende da una concatenazione di cause. Prevalentemente dipende dalle limitazioni dellimprenditore: non comprende il problema strategico, valuta in modo errato la crescita senza percepirne i riflessi finanziari ed economici.

14 a.a. 2010 -201114 Una ricerca su un campione di pi Usa del commercio al dettaglio evidenzia chiaramente che le limitazioni manageriali degli imprenditori sono la causa principale di fallimento. In particolare, sono la mancanza di competenze manageriali e di pianificazione a determinare dissesti. I risultati della ricerca non devono indurre a pensare che il fallimento sarebbe evitabile introducendo la pianificazione formale.

15 a.a. 2010 -201115 Una ricerca svolta da Perry (2001) tenta di verificare lesistenza di una correlazione tra la mancanza di pianificazione formale e il fallimento della pi. Le imprese più piccole non impiegano la pianificazione formale, perciò è difficile dimostrare lesistenza di tale correlazione.

16 a.a. 2010 -201116 Specificità delle situazioni di turnaround di pi Alcune circostanze che caratterizzano le situazioni di turnaround della pi: - limprenditore nasconde a se stesso la necessità di prendere provvedimenti - la situazione di declino evolve rapidamente - le risorse finanziarie sono poche - la pi non può aspettarsi laiuto governativo - i problemi strategici e organizzativi sono semplici ma è difficile sanare carenze in funzioni chiave - il risanamento investe tutta limpresa

17 a.a. 2010 -201117 Da una prima ricerca (Lang, 1993) emerge lutilità di distinguere tra il concetto di crisi e quello di declino: lo stato di crisi implica una contrazione drastica dei risultati, uninversione del loro andamento il declino si manifesta con un andamento livellato del tasso di deterioramento dei risultati La pi è più vulnerabile di fronte al graduale declino dei risultati. Lo stato di crisi impone soluzioni tempestive, provvedimenti immediati per reperire risorse.

18 a.a. 2010 -201118 Il declino delle performance può dipendere dalle forze ambientali? (Parker, 1989) Il declino può anche dipendere da questa variabile quando la pi operi in settori o aree daffari in declino. Alla pi monosettoriale è preclusa la possibilità di dismissione dellarea di affari e di successiva diversificazione. La pi che opera nei mercati domestici esposti alla globalizzazione, quando il settore è in declino, è molto vulnerabile.

19 a.a. 2010 -201119 Con il settore in declino, i soli provvedimenti di natura inteno-amministrativa non sono efficaci. Occorrono strategie imprenditive, magari di tipo misto. Una ricerca empirica conferma che: - le pi seguono strategie miste - tra quelle che perseguono strategie specifiche, prevale lopzione di efficienza - le pi con strategie focalizzate ottengono migliori risultati

20 a.a. 2010 -201120 Le strategie di turnaround di piccole imprese La natura dei settori influisce sulla possibilità di successo del turnaround che è più problematico per le imprese dei settori maturi in declino, rispetto a quelle dei settori esposti a fluttuazioni cicliche. La risposta di ridimensionamento in fase recessiva delleconomia Le verifiche empiriche e la letteratura consentono di affermare che le attività di ridimensionamento, che eliminano costi ed elementi dellattivo, siano una risposta idonea a condizioni macroeconomiche deteriorate.

21 a.a. 2010 -201121 Per le pi si rileva: - che le azioni di ridimensionamento pongono in evidenza i punti di debolezza competitiva dellimpresa; - per la pi tali azioni rappresentano la principale risposta per superare la recessione; la dismissione di aree daffari, la diversificazione, il reperimento di risorse finanziarie aggiuntive sono strade difficilmente praticabili.

22 a.a. 2010 -201122 Michael e Robbins (1998) I risultati della ricerca: le pi nel ridimensionamento devono proteggere i fattori che non possono essere acquisiti facilmente sul mercato; i costi di R&S dovrebbero avere la più bassa priorità di qualsiasi altro fattore di costo; i costi dei canali di marketing dovrebbero avere una priorità inferiore a quelli di pubblicità; gli impianti dovrebbero avere una priorità inferiore rispetto alle scorte; i dirigenti e i quadri dovrebbero avere una priorità inferiore rispetto al personale pagato ad ore.

23 a.a. 2010 -201123 De Dee e Vorhies (1998) Quali attività di ridimensionamento aiutano le pi nel fronteggiare una fase recessiva? Quali azioni possono essere intraprese dal management per mitigare gli effetti sulle performance dellimpresa? I RISULTATI: la capacità a sviluppare nuovi prodotti va incentivata, però le spese di R&S vanno tenute sotto controllo; occorre lavorare su commessa di clienti; i clienti, in fase recessiva, preferiscono prodotti a basso prezzo e inferiore qualità; la riduzione in area marketing può avere dei rischi, nel caso di spese per forze di vendita, la pubblicità o la gamma dei prodotti offerti.

24 a.a. 2010 -201124 Ridimensionamento e rilancio in un settore in declino I risultati della verifica empirica di Robbins e Pierce: le pi pongono in essere attività di ridimensionamento di entrambi i tipi (costi e attività); i fattori che influenzano la decisione di ridimens. sono la maggiore dimensione e la severità della situazione; le imprese colpite da uno stato di crisi avevano attuato ridimensionamento nei costi e nelle attività, fino a recuperare quasi loriginario livello di performance; la sola riduzione dei costi non si dimostra efficace per le imprese con situazione di turnaround meno severa.

25 a.a. 2010 -201125 Strategia di rilancio: ricerca di efficienza o ricerca di riposizionamento strategico? Su quali aree funzionali le imprese fanno leva per realizzare la strategia prescelta? I RISULTATI (Robbins, Pearce): le pi realizzano cambiamenti nei sistemi manageriali, organizzativi, nei sistemi produttivi, nelle competenze distintive; nessun cambiamento nei prodotti e nei mercati; (i cambiamenti orientati allefficienza superano quelli imprenditivi);

26 a.a. 2010 -201126 le risposte circa la natura della strategia attuata consentono di affermare che le imprese del campione non mostrano una preferenza, statisticamente significativa, per strategie di rilancio di tipo imprenditivo rispetto a quelle di efficienza; per le imprese del campione che attribuiscono il declino a cause esterne, è più efficace una strategia di riposizionamento; per quelle che attribuiscono il declino a cause interne, una strategia di efficienza.

27 a.a. 2010 -201127 Azioni intraprese per il rilancio: - limpresa si focalizza su prodotti ad alto margine per gruppi ristretti di clienti; - investe in tecnologia di processo; - realizza strutture funzionali semplici e accentrate. I risultati delle ricerche dimostrano lutilità di una risposta alla situazione di turnaround che conserva il preesistente orientamento strategico e che si fonda su ridimensionamento di costi e attività.

28 a.a. 2010 -201128 Nella pi il turnaround è un intervento di tipo preventivo, promosso e realizzato da un consulente esterno il quale: deve valutare il posizionamento competitivo dellimpresa; deve negoziare nuovi termini con creditori, banche e fornitori; avvia interventi di ridimensionamento dei costi e delle attività; se necessario, promuove interventi di riposizionamento strategico. LINTERVENTO DEL CONSULENTE E IL PIANO DI TURNAROUND


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