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PubblicatoGiuseppina Gattini Modificato 10 anni fa
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Lettera 356
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Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
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Carissime madri e figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fondate in perfetta carità, acciocché siate vere nutrici e governatrici dell'anime vostre.
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Perché mai non potremmo nutrire il prossimo nostro, se prima non nutrissimo l'anima nostra di vere e reali virtù; e di virtù non si può nutrire, se prima non s'attacca al petto della divina carità, del quale petto si trae il latte della divina dolcezza.
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A voi, carissime suore, conviene fare come fa il fanciullo, il quale volendo prendere il latte, prende la mammella della madre, e se la mette in bocca; onde col mezzo della carne trae a sé il latte.
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Così conviene fare a noi, se vogliamo nutrire l'anima nostra: e ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo crocifisso, in cui è la madre della carità; e col mezzo della carne sua trarremo a noi il latte, che nutre l'anima ed i figliuoli delle vere virtù; cioè per mezzo dell'umanità di Cristo; perché nell'umanità sua cadde e fu la pena, e non nella deità.
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E noi non potremmo nutrirci in questo latte, che traiamo dalla madre della carità, senza pena: e differenti sono le pene.
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Spesse volte sono pene di grandi battaglie del dimonio, o persecuzioni delle creature, con molte infamie, strazi ed ingiurie. Queste sono pene in loro, ma non all'anima, la quale s'è posta a nutrire a questo dolce e glorioso petto onde ha tratto l'amore, vedendo in Cristo crocifisso l'amore ineffabile che Dio ci ha mostrato col mezzo di questo dolce e amoroso Verbo; e nell'amore ha trovato l'odio della propria colpa e della legge perversa sua, che sempre impugna contro lo spirito.
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Ma sopra l'altre pene che porti l'anima che è venuta a desiderio di Dio, sono i crociati e amorosi desideri, che ha per la salute di tutto quanto il mondo.
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Perché la carità fa questo: che ella s'inferma con quelli che sono infermi, ed è sana con quelli che sono sani; ella piange con quelli che piangono, e gode con quelli che godono, cioè piange con coloro che sono nel tempo del pianto del peccato mortale, e gode con quelli che godono nello stato della Grazia.
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Allora ha presa la carne di Cristo crocifisso, portando con pene la Croce con lui: non pena affliggitiva che dissecchi l'anima, ma pena che l'ingrassa, dilettandosi, ed ingegnandosi di seguire la dottrina e vestigie sue: e così gusta il latte della divina dolcezza.
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E con che l'ha preso? Con la bocca del santo desiderio: in tanto che, se possibile le fosse d'avere questo latte, senza pena, e con esso dare vita alle virtù, le quali tutte hanno vita dal latte dell'affocata carità, non vorrebbe.
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Ma più tosto elegge di volerlo con pena per amore di Cristo crocifisso: perché non le pare che sotto il capo spinato debbano stare membra delicate; ma più tosto portare la spina con lui insieme: non eleggendo punture a suo modo; ma a modo del capo suo.
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E facendo così, non porta ella; ma il capo suo, Cristo crocifisso, n'è fatto portatore.
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Oh quanto è dolce questa dolce madre della carità! Ella non cerca le cose sue; cioè che non cerca sé per sé, ma sé per Dio; e ciò ch'ella ama e desidera, ama e desidera in lui e per lui, e fuori di lui nulla vuole possedere.
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In ogni stato che ella è, spende il tempo suo facendo la volontà di Dio. Se ella è secolare, vuole essere perfetta nello stato suo; se ella è religiosa suddita, ella è perfetta angela terrestre in questa vita: e non appetisce né pone l'amore suo nel secolo né nella ricchezza temporale, non volendo possedere in particolare, perché vede che sarebbe contro il voto della povertà volontaria.
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Sicché, in qualunque stato l'anima è, è in stato vedovile; e in ogni modo, avendo in sé quella dolce madre della carità, nutrendosi al petto di Cristo crocifisso, ella gusta questo dolce e soave latte con affocato desiderio e con perfettissimo lume; però che s'ha tolta la tenebra del perverso e miserabile amore proprio di sé.
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Ora è il tempo, suore carissime, da perder sé, di non cercare sé per sé, ma sé per Dio, e il prossimo per Dio, e Iddio dolce in quanto egli è somma ed eterna bontà, degno d'essere amato, servito e cercato da noi; in lui conoscere la verità, e annunziarla, e fortificarla nei cuori delle creature che hanno in loro ragione, senza timore servile.
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Ora è il tempo del bisogno che voi e gli altri servi di Dio vi disponiate a sostenere per la verità; e che l'amore, il quale avete trovato al petto di Cristo crocifisso, voi lo manifestiate sopra il prossimo vostro, portandolo per affetto d'amore e grande compassione, nel cospetto di Dio con lagrime, vigilia, e umile e continua orazione.
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Non dobbiamo terminare la vita nostra altro che in pianto e amaritudine, sino a tanto che vediamo levata tanta tenebra, quanta vediamo in quelli che debbono dare luce nel corpo mistico della santa Chiesa.
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Si dissolva dunque la vita nostra, diamo agli occhi nostri fiumi di lagrime; muggisca il desiderio sopra questi morti, acciocché si partano dalla morte e giungano alla vita.
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Or che è questo a vedere, che quelli che hanno eletto Cristo in terra, papa Urbano VI, con tanto ordine, ora per l'amore proprio e miserabile vita loro dicano che non è papa? Guardate, carissime suore che voi non cadeste in tanta ignoranza, né in tanta cecità, che voi credeste a questi iniqui e malvagi uomini, non degni d'essere chiamati uomini, ma più tosto dimoni incarnati;
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ma ferme e stabili, non seguendo la natura della femmina che si volge come la foglia al vento, ma virili e costanti confessate e tenete, che così è la verità, che papa Urbano VI è veramente papa, vicario di Cristo in terra. E se voi teneste il contrario, sareste riprovate da Dio, vi partireste dalla verità e seguireste la bugia e il dimonio che è padre delle bugie.
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Ho grande desiderio di ritrovarmi con voi, perché, poi che frate Roberto mi contò di voi e teneramente vi raccomandò a me miserabile piena di difetto, vi concepii amore.
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E però mi mossi a scrivervi toccando alcuna cosa di questa materia, acciò che non andiate vacillando con la mente vostra; ma perché voi vi fermiate in questa verità.
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Forse che Dio adempirà i nostri desideri di ritrovarci insieme. Allora più largo e lungamente ne potremo parlare.
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Vi basti questo, che se volete nutrirvi a questo glorioso petto, siccome nel principio io vi dissi che io desideravo di vedervi, e se volete gustare il latte della divina dolcezza dell'affocata carità di Cristo in cielo, vi conviene tenere affermativamente che papa Urbano VI è veramente Cristo in terra, vero e sommo pontefice, e verun altro no, mentre che questo vive; e chi tenesse il contrario sta in stato di dannazione, come ribelle alla santa Chiesa ed allobbedienza di Cristo in terra.
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Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
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