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AGOSTINO DI IPPONA Tagaste 354, Ippona 430
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Sommario Profilo biografico e opere Fede e filosofia nel pensiero di Agostino Confutazione dello scetticismo e dottrina dell’illuminazione La concezione filosofica di Dio La dottrina della creazione e il tempo Il problema del male La concezione agostiniana della storia: La città di Dio
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Profilo biografico e opere Agostino è uno degli autori di testi teologici, mistici, filosofici, esegetici molto studiato e citato. Dottore della Chiesa, è considerato come ponte fra l’Africa e l’Europa. La sua opera, le “Confessioni”, è ancora oggi ricercata, ristampata, letta e meditata. “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo…. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace”. Così scrive Agostino Aurelio nelle “Confessioni”, perché la sua vita fu proprio così, suddivisa in due fasi: la prima è caratterizzata dall’ansia inquieta di chi, cercando la strada, commette molti errori; la seconda, imbroccata la via, dal desiderio ardente di arrivare alla meta per abbracciare l’amato. Profilo biografico di Agostino
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Profilo biografico e opere 13 novembre 354: nascita di Agostino a Tagaste, in Numidia, da una famiglia di classe media, di piccoli proprietari terrieri, il padre Patrizio era pagano, mentre la madre Monica, che aveva avuto tre figli, dei quali Agostino era il primogenito, era invece cristiana; fu lei a dargli un’educazione religiosa ma senza battezzarlo, come si usava allora, volendo attendere l’età matura. Ebbe un’infanzia molto vivace. Dopo i primi studi a Tagaste e poi nella vicina Madaura, si recò a Cartagine nel 371, con l’aiuto di un facoltoso signore del luogo di nome Romaniano.
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Profilo biografico e opere Africano di nascita, e quindi probabilmente di madrelingua berbera, apprese e utilizzò il punico e il latino, mentre non imparò mai il greco, l'altra grande lingua di cultura dell'epoca con il latino. A 16 anni Agostino viveva la sua adolescenza in modo molto vivace ed esuberante. Mentre frequentava la scuola di un retore, cominciò a convivere con una ragazza cartaginese, che gli diede nel 372 anche un figlio, Adeodato. Questa relazione sembra che sia durata 14 anni. Quando nacque inaspettato il figlio, Agostino fu costretto, come si suol dire, a darsi una regolata, riportando la sua condotta inconcludente e dispersiva, su una più retta strada ed a concentrarsi negli studi, per i quali si trovava a Cartagine.
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Profilo biografico e opere Fu in quegli anni che maturò la sua prima vocazione di filosofo, grazie alla lettura di un libro di Cicerone, l’Ortensio, che l’aveva particolarmente colpito, perché l’autore latino affermava come soltanto la filosofia aiutasse la volontà ad allontanarsi dal male e ad esercitare la virtù. La lettura della Bibbia non diceva niente alla sua mente razionalistica e la religione professata dalla madre gli sembrava “una superstizione puerile”, quindi cercò la verità nel Manicheismo. Il Manicheismo era una religione orientale fondata nel III secolo d.C. da Mani, principe persiano, che fondeva elementi del cristianesimo e della religione di Zoroastro. Suo principio fondamentale era il dualismo, cioè l’opposizione continua di due principi egualmente divini, uno del bene e uno del male che dominano il mondo e anche l’animo dell’uomo.
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Profilo biografico e opere Ultimati gli studi, tornò nel 374 a Tagaste, dove con l’aiuto del suo benefattore Romaniano, aprì una scuola di grammatica e retorica. In casa dell’amico fu anche ospitato con tutta la famiglia, perché la madre Monica aveva preferito separarsi da Agostino, non condividendo le sue scelte religiose; solo più tardi lo riammise nella sua casa, avendo avuto un sogno premonitore, sul suo ritorno alla fede cristiana. Dopo due anni, nel 376, decise di lasciare il piccolo paese di Tagaste per ritornare a Cartagine, ove, sempre con l’aiuto dell’amico Romaniano, che egli aveva convertito al manicheismo, aprì ancora una scuola, dove insegnò per sette anni, con alunni poco disciplinati. .
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Profilo biografico e opere Agostino però tra i manichei non trovò mai la risposta certa al suo desiderio di verità e dopo un incontro con un loro vescovo, Fausto, avvenuto nel 382 a Cartagine, che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio, ne uscì non convinto e quindi prese ad allontanarsi dal manicheismo. Desideroso di nuove esperienze e stanco dell’indisciplina degli alunni cartaginesi, Agostino, resistendo alle preghiere dell’amata madre, che voleva trattenerlo in Africa, decise di trasferirsi a Roma, capitale dell’impero, con tutta la famiglia.
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Profilo biografico e opere A Roma, con l’aiuto dei manichei, aprì una scuola, ma non fu a suo agio: gli studenti romani, furbescamente, dopo aver ascoltate con attenzione le sue lezioni, sparivano al momento di pagare il pattuito compenso. Subì una malattia gravissima che lo condusse quasi alla morte, nel contempo poté constatare che i manichei romani, se in pubblico ostentavano una condotta irreprensibile e casta, nel privato vivevano da dissoluti; disgustato se ne allontanò per sempre.
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Profilo biografico e opere Nel 384 riuscì ad ottenere, con l’appoggio del prefetto di Roma, Quinto Aurelio Simmaco, la cattedra vacante di retorica a Milano, dove si trasferì, raggiunto nel 385, inaspettatamente, dalla madre Monica, la quale conscia del travaglio interiore del figlio, gli fu accanto con la preghiera e con le lagrime, senza imporgli nulla. E Milano fu la tappa decisiva della sua conversione. Qui ebbe l’opportunità di ascoltare i sermoni di s. Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale. Se gradatamente le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione di un anziano sacerdote, Simpliciano, che aveva preparato s. Ambrogio all’episcopato, a dargli l’ispirazione. Simpliciano, con fine intuito, lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano “in tutti i modi l’idea di Dio e del suo Verbo”.
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Profilo biografico e opere Un successivo incontro con s. Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo. Fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell’apostolo Paolo, sulla castità perfetta; lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, e a rimandarla in Africa e a tenere presso di sé il figlio Adeodato. L’amico Ponticiano, nell’ospitarlo in casa, gli parlò della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, gli diede anche il libro delle Lettere di S. Paolo. Ritornato a casa, Agostino disorientato, si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato. Mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva ”Tolle lege, tolle lege” (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rom. 13, 13-14).
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Profilo biografico e opere Dopo qualche settimana ancora d’insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, al figlio e ad alcuni amici, nella villa di Verecondo, a Cassiciaco ad una trentina di km. da Milano, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali. Volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 387 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l’amico Alipio ricevettero nella notte del sabato santo, dalle mani di Ambrogio.
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Profilo biografico e opere Intenzionato a creare una Comunità di monaci in Africa, decise di ritornare nella sua patria. Ad Ostia, nell’attesa della nave, la madre Monica improvvisamente si ammalò di una febbre maligna (forse malaria) e il 27 agosto del 387 morì a 56 anni. Il suo corpo trasferito a Roma si venera nella chiesa di S. Agostino, essa è considerata il modello e la patrona delle madri cristiane. Agostino e Monica in estasi, di A. Scheffer, Louvre, Parigi
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Profilo biografico e opere Dopo qualche mese trascorso a Roma per approfondire la sua conoscenza sui monasteri e le tradizioni della Chiesa, nel 388 ritornò a Tagaste, dove vendette i suoi pochi beni, distribuendone il ricavato ai poveri e ritiratosi con alcuni amici e discepoli, fondò una piccola comunità, dove i beni erano in comune proprietà. Ma dopo un po’, poiché l’affollarsi continuo dei concittadini, che accorrevano per chiedere consigli ed aiuti, disturbava il dovuto raccoglimento, fu necessario trovare un altro posto che Agostino trovò presso Ippona. Mentre per caso era nella basilica locale in cui il vescovo Valerio stava proponendo ai fedeli di consacrare un sacerdote che potesse aiutarlo, specie nella predicazione, i fedeli, accortisi della sua presenza, presero a gridare: “Agostino prete!”
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Profilo biografico e opere Nonostante cercasse di rifiutare, perché non era questa la strada da lui voluta, Agostino fu costretto ad accettare. Per prima cosa chiese al vescovo di trasferire il suo monastero ad Ippona, per continuare la sua scelta di vita. In seguito esso divenne un seminario, fonte di preti e vescovi africani. L’iniziativa agostiniana gettava le basi del rinnovamento dei costumi del clero. Egli pensava: Il sacerdozio è cosa tanto grande che appena un buon monaco può darci un buon chierico. Scrisse anche una Regola, che poi nel IX secolo venne adottata dalla Comunità dei Canonici Regolari o Agostiniani. Il vescovo Valerio nel timore che Agostino venisse spostato in altra sede, convinse il popolo e il primate della Numidia, Meglio, di Calama, a consacrarlo vescovo coadiutore di Ippona: Nel 397, morto Valerio, egli gli successe come titolare.
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Profilo biografico e opere Dovette lasciare il monastero e intraprendere la sua intensa attività di pastore di anime, che svolse egregiamente, tanto che la sua fama di vescovo illuminato si diffuse in tutte le Chiese Africane. Nel contempo scriveva le sue numerose opere che abbracciano un ampio sapere: vanno dalle filosofiche alle apologetiche, dalle dogmatiche alle morali e pastorali, dalle bibliche alle polemiche. Queste ultime riflettono l’intensa e ardente battaglia che Agostino intraprese contro le eresie che minavano l’unità della Chiesa: Il Manicheismo che conosceva bene, il Donatismo sorto ad opera del vescovo Donato e il Pelagianesimo propugnato dal monaco bretone Pelagio.
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Profilo biografico e opere L’abilità nel confutare queste eresie e i vari movimenti che ad esse si rifacevano; e i numerosi suoi interventi orientarono non solo i pastori di anime dell’epoca, ma determinarono, anche per il futuro, l’orientamento della teologia cattolica in questo campi. Le tante sue opere, dalle “Confessioni” fino alla “Città di Dio”, che scrisse dopo il sacco di Roma del 410 ad opera dei Visigoti di Alarico, gli hanno meritato il titolo di Dottore della Chiesa.
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Profilo biografico e opere Nel 429 si ammalò gravemente, mentre Ippona era assediata da tre mesi dai Vandali comandati da Genserico († 477), dopo che avevano portato morte e distruzione dovunque. Agostino ebbe l’impressione della prossima fine del mondo. Morì il 28 agosto del 430 a 76 anni. Il suo corpo, sottratto ai Vandali durante l’incendio e la distruzione di Ippona, venne trasportato poi a Cagliari dal vescovo Fulgenzio di Ruspe, verso il ca., insieme alle reliquie di altri vescovi africani. Verso il 725 il suo corpo fu di nuovo traslato a Pavia, nella Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, non lontano dai luoghi della sua conversione, ad opera del pio re longobardo Liutprando († 744), che l’aveva riscattato dai saraceni della Sardegna.
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Pavia, San Pietro in Ciel d’Oro – Urna con le spoglie di S. Agostino
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Profilo biografico e opere Opere I primi scritti rimastici di Agostino sono quelli composti a Cassiciaco: Contro gli Accademici, Sulla beatitudine, Sull'ordine, Soliloqui. A Tagaste, terminò lo scritto Sul libero arbitrio, cominciato a Roma, compose quello Sulla «Genesi» contro i Manichei, il dialogo Sul maestro e il libro Sulla vera religione. Numerosi i suoi scritti polemici contro la setta manichea: Sull'utilità di credere, Sulle due anime, Contro Fortunato, Contro Adimanto, Contro Fausto, Sulla natura del bene. Altri scritti polemici furono composti contro i donatisti e contro i pelagiani.
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Profilo biografico e opere Opere Insieme a questi scritti e ad altre opere polemiche minori, egli componeva l'importante scritto Sulla Trinità, quello Sulla dottrina cristiana, quello esegetico Sulla Genesi alla lettera e la sua opera più vasta: La città di Dio ( ). Intorno al 400 compose i 13 libri delle Confessioni che sono l'opera chiave della sua personalità di pensatore.
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Fede e filosofia nel pensiero di Agostino Agostino fu il primo pensatore cristiano a tentare una sintesi fra fede, filosofia e vita, ritenendo che la fede avrebbe tratto chiarezza dalla ragione, ma anche che la ragione avrebbe tratto stimolo e impulso dalla fede: crede ut intelligas, intellige ut credas. Ciò che portò Agostino oltre gli orizzonti della grecità fu il riferimento all'uomo, ma non all'uomo astratto e generale, a cui anche i Greci si interessavano, ma all'individuo, al singolo io, alla persona. Il concetto di persona venne elaborato da Agostino sulla base del ruolo della volontà: del resto, nei travagli della conversione, si faceva spesso acutissima e drammatica proprio la percezione della volontà e della libertà dell'uomo. Approfondendo questo concetto, Agostino vide nella persona il riflesso di Dio Trinità nei modi dell'essere, del conoscere e dell'amare.
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Fede e filosofia nel pensiero di Agostino
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Confutazione dello scetticismo e dottrina dell’illuminazione Nel suo cammino filosofico e religioso, Agostino parte dalla confutazione dello scetticismo inteso come teoria del dubbio universale. Ma, se si può dubitare di ogni cosa, non si può dubitare della propria esistenza: «Si enim fallor sum. Nam qui non est, utique nec falli potest, ac per hoc sum si fallor», «Se infatti mi sbaglio, vuol dire che esisto: chi non esiste non può nemmeno sbagliarsi; dunque, siccome mi sbaglio, esisto». . . (La città di Dio, XI, 26). Acquisita la certezza dell’esistenza della verità della propria esistenza, Agostino nella propria interiorità trova la strada per pervenire ad altre certezze.
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Confutazione dello scetticismo e dottrina dell’illuminazione «Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas; etsi tuam naturam mutabilem inveneris, trascende et te ipsum». «Non uscire fuori da te, ritorna in te stesso: nell'interiorità dell'uomo abita la Verità; e se troverai la tua natura mutabile, trascendi anche te stesso». (Agostino, De vera religione, XXXIX)
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L’esistenza in noi di idee perfette e loro origine Dottrina dell’illuminazione In noi esistono dei criteri di giudizio, morali, estetici, matematici, che appaiono immutabili e determinano il conoscere. Come è possibile che noi ci formiamo concetti immutabili, se tutto diviene e noi stessi siamo mutevoli? Deve trattarsi di principi innati come aveva sostenuto Platone. Agostino, tuttavia, non accetta in toto la gnoseologia platonica: rifiuta la teoria della reminiscenza che sostituisce con quella dell'illuminazione. Come nel crearci Dio ci fa partecipi dell'essere, così ci fa anche partecipi delle verità eterne e immutabili, essendo Egli stesso la fonte della verità.
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L’illuminazione
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Prove dell’esistenza di Dio La dottrina dell’Illuminazione per Agostino è una prova dell'esistenza di Dio come Verità. Ad essa ne aggiunge altre, riprese dal bagaglio della teologia classica: quella che dalla perfezione del mondo risale al suo divino Artefice; quella basata sul consensus gentium; quella ex gradibus, cioè che risale dai diversi gradi di bene presenti nel mondo al Bene in sé. Da queste prove deriva una concezione di Dio inteso come Essere, Verità, Bene in forma assolutamente eminente, che si può esprimere sia nelle forme della teologia negativa, sia nell'attribuzione a Lui di tutto il positivo che c'è nel creato, senza i limiti del negativo.
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Confutazione dello scetticismo e dottrina dell’illuminazione La concezione filosofica di Dio si deve integrare con il problema teologico per eccellenza del Cristianesimo: ossia il dogma della Trinità. Agostino affermò l'identità sostanziale delle tre Persone. Ciò significa che Dio, in senso assoluto, è sia il Padre sia il Figlio sia lo Spirito Santo, e che essi sono inseparabili nell'essere e operano inseparabilmente. E tuttavia queste tre Persone sono distinte, non dal punto di vista della sostanza, ma da quello della relazione, per cui il Padre ha il Figlio, ma non è il Figlio, e il Figlio ha il Padre, ma non è il Padre, e lo stesso vale per lo Spirito Santo.
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La dottrina della creazione e il tempo Un punto di netto distacco dalla filosofia greca si ha nella dottrina della creazione ex nihilo. La creazione può avvenire: 1) per generazione: il generato deriva dalla sostanza del generante; 2) per fabbricazione o plasmazione: ciò che è prodotto deriva dall’azione su una materia esterna al produttore; 3) oppure dal nulla: ciò che è fatto esistere non deriva né dalla sostanza dell’autore né da una materia esterna: creatio ex nihilo sui et subiecti. La creazione ex nihilo implica un concetto di grazia assoluto: la natura e l'uomo dipendono in toto da Dio.
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La dottrina della creazione e il tempo Nell'atto creativo svolgono un ruolo determinante le Idee, intese alla maniera medioplatonica come pensieri di Dio, cioè concepite come il modello ideale del mondo. Ciò non implica che il mondo sia nato già perfettamente formato: al momento della creazione, Dio produce solo i semi, le ragioni seminali, le rationes seminales, di stoica memoria, di tutte le cose, le quali hanno bisogno di tempo per generare ciò che è insito nella loro natura. Ma cos’è il tempo?
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La dottrina della creazione e il tempo Il tempo è legato alla creazione, inizia con essa. Prima dell’atto creativo di Dio esso non esisteva. Da questo punto di vista il tempo è legato al divenire delle cose. Ma la sua natura vera è di tipo esistenziale, riguarda cioè il vissuto interiore di ciascuno di noi, e si spiega in relazione all'anima che conserva il passato e anticipa il futuro. Dal punto di vista ontologico il tempo, quindi, non sussiste, cioè non esiste in sé. Oggettivamente esiste soltanto il divenire. Se nulla divenisse saremmo in un eterno presente.
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La dottrina della creazione e il tempo Il tempo, allora, esiste solo come memoria del passato, intuizione del presente e anticipazione nell'anima del futuro. In realtà esiste solo presente, attimo fuggente, e in esso abbiamo il presente del passato (memoria), il presente del presente (intuizione), il presente del futuro (anticipazione). La riflessione agostiniana sul tempo è carica di afflato spirituale. La redenzione si è realizzata e continua a realizzarsi nel tempo e la chiamata di ciscun uomo avviene nel tempo. Rispondere tempestivamente a questa chiamata e perseverare in essa significa approfittare pienamente dei doni di Dio.
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La dottrina della creazione e il tempo Ecco come Agostino descrive la sua esperienza di conversione, nel libro Le Confessioni (10, 27): "Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; mi illuminasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te; gustai, e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace".
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Il problema del male Fin da giovane Agostino mostrò una particolare attenzione al problema del male. La sua adesione al Manicheismo fu dettata dall’ansia di capirne l’origine. Quando si accostò al Neoplatonismo comprese l’impossibilità di una sua giustificazione metafisica. La conversione al cristianesimo gli consentì di accedere ad una sua comprensione che considerò la più soddisfacente possibile.
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Il problema del male Agostino affronta il problema del male chiedendosi: «Si Deus est, unde malum?» La risposta viene affrontata da tre punti di vista. Dal punto di vista metafisico: il male assoluto in sé non può esistere perché coinciderebbe col nulla. Infatti, essendo male assoluto, cioè privazione totale di ogni positività, non potrebbe avere neppure la positività dell’esistenza. Quindi il male come essere assoluto in opposizione al bene assoluto, cioè Dio, non può esistere. Nella realtà esistono gradi diversi di bene, tutti facenti capo a Dio creatore. Il male allora può essere interpretato in senso parziale, cioè come privazione di un bene che è venuto meno, come accade nella malattia.
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Il problema del male Dal punto di vista morale: è il vero male che nasce dalla cattiva volontà che, anziché tendere al Bene Sommo, tende ai beni inferiori, che sono, appunto beni, ma minori rispetto al Bene Sommo. Dal punto di vista fisico: è conseguenza del peccato originale e dei peccati attuali e, comunque, può avere un valore catartico, purificatorio, in vista della salvezza.
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Il problema del male La tematica del male morale porta in primo piano il concetto di voluntas, che Agostino considera come autonoma dalla ragione. La ragione conosce e la volontà sceglie, e può scegliere anche contro la ragione. Tuttavia la volontà raggiunge la sua perfezione e la sua piena libertà quando non fa il male e sceglie l bene maggiore, ma in ciò ha bisogno della grazia divina.
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La concezione agostiniana della storia: La città di Dio ( ) L'opera nasce in un contesto storico-politico delicato: il lento decadere dell'Impero Romano d'Occidente dovuto alle continue invasioni barbariche, nello specifico dei Goti di Alarico (410), che si ripeteranno per tutto il resto del V secolo, e rappresenta il primo tentativo di interpretazione cristiana della storia. La sua stesura impegnerà Agostino dal 413 fino al 426: diverrà uno dei pilastri della cultura occidentale, nonché il suo capolavoro. Il cristianesimo fu subito accusato dai pagani di aver prodotto un rammollimento delle solide basi morali dell'impero che avrebbe esposto quest'ultimo alle penetrazioni dei barbari. Agostino per controbattere all’accusa elaborò una complessa riflessione filosofico-teologica.
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La concezione agostiniana della storia: La città di Dio ( ) Per Agostino la storia è il risultato di un rapporto tra due Città, che derivano da due "amori" contrapposti: l'amore di sé (cupiditas), che è principio del male, e l'amore di Dio (charitas), che è principio del bene. L'insieme degli uomini che amano Dio, di cui Abele è simbolo, origina la Città celeste, e invece l'insieme degli uomini che amano se stessi o il mondo, di cui è simbolo Caino, origina la Città terrena. « L'amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale. » (La città di Dio, XIV, 28)
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La concezione agostiniana della storia: La città di Dio ( ) Nessuna città prevale sull'altra. Nella storia, infatti, le due città sono mischiate e mai separate, come se ogni uomo vivesse contemporaneamente nell'una e nell'altra. Sta quindi a quest'ultimo la scelta di decidere da che parte schierarsi. L'uomo si trova al centro tra queste due città e solo il giudizio universale può separare definitivamente i beati dai peccatori. Ognuno potrà capire a quale città appartiene solo interrogando se stesso. Nelle vicende dell'uomo e del mondo, la categoria dominante e assoluta non è più quella del sapere, come volevano i Greci, ma quella dell'amore: l'ordo amoris è il principale criterio di riferimento; la consistenza ontologica e morale dell'uomo dipende dal grado e dal peso del suo amore.
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La concezione agostiniana della storia: La città di Dio ( ) Agostino, in corrispondenza ai sei giorni (hexaémeron) della creazione distingue sei periodi storici: Adamo - Noè; Noè - Abramo; Abramo - Davide; Davide - Cattività babilonese; Cattività babilonese - Cristo; Cristo - Ritorno di Cristo e fine del mondo (éschaton). La storia, dunque, ha un inizio ed ha una fine: un’alfa e un’omega, contrariamente alla tradizione greca che predilige un andamento ciclico di essa, l’ eterno ritorno.
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La concezione agostiniana della storia: La città di Dio ( ) Quindi in chiusura di testo l'Ipponate non solo attesta, e su base scritturale, una concezione del tempo non più ciclica, eterno ritorno, come per i filosofi Greci bensì lineare e universale, alfa e omega, in cui si innesta la Provvidenza, ma allude anche a un octavus aeternus, "quasi ottavo dell'eternità", per indicare il riposo non tanto come shabbatico approdo del lavoro dei precedenti sei giorni della creazione, quanto come riposo eterno e dunque extratemporale, fine che "non sarà un tramonto". Ciò implica in sé una concezione predestinatoria in quanto Agostino, combattendo contro il Pelagianesimo, (da qui la critica molto dura nei confronti degli intellettuali greci e latini), vuole esaltare la potenza della Grazia: l'uomo non può salvarsi perché compie buone opere (altrimenti Dio sarebbe solo un giudice quando invece è onnipotente), ma perché è stato investito dalla Grazia divina.
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Punti controversi del pensiero agostiniano Contro la dottrina pelagiana che considerava il peccato di Adamo solo come un cattivo esempio che non avrebbe intaccato la natura umana, Agostino reagì affermando che con Adamo e in Adamo ha peccato tutta l’umanità che perciò è «una massa dannata». Per giustificare poi la trasmissione del peccato originale optò non per il creazionismo dell’anima, ma per il traducianismo. Inclinò, quindi, verso un pessimismo radicale sulla natura e le possibilità dell’uomo, ritenuto incapace di compiere il più piccolo passo sulla via dell’elevazione spirituale e della salvezza, e fu portato ad insistere sul carattere imperscrutabile della scelta divina che sembra predestinare alcuni alla salvezza, escludendo gli altri. Ci si chiede, perciò, se la grazia, in relazione alla salvezza, sia un fattore determinante (necessario e sufficiente) o solo concomitante (necessario ma non sufficiente). Su questi aspetti la posizione agostiniana è oscillante.
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Agostino nella storia Ben presto Agostino divenne un classico della Chiesa. Alcuni suoi temi come: la conciliazione tra fede e ragione, la dipendenza del mondo e dell’uomo da Dio, la il male come mancanza, l’importanza della grazia, la visione della storia, diverranno parte dei più vari sistemi filosofici e teologici. Pur rappresentando un solido baluardo per la fede della Chiesa ufficiale, Agostino fu l’ispiratore di sètte e dottrine ereticali. A lui faranno riferimento i pensatori più rilevanti dell’Alto Medioevo: Scoto Eriugena, Anselmo d’Aosta, Abelardo, la Scuola di Chartres, i mistici del XII secolo. Da lui prenderà le mosse quell’agostinismo politico che indirizzerà in senso teocratico gran parte del pensiero giuridico-sociale del Medioevo.
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AGOSTINO DI IPPONA Tagaste 354, Ippona 430
Agostino nella storia Nel XII e XIII secolo, con l’irrompere in Occidente, attraverso gli arabi, dell’aristotelismo, e della nascita del tomismo, l’agostinismo perderà la sua centralità e rimarrà come orientamento privilegiato dei mistici e di alcuni ordini religiosi (Agostiniani, Francescani) Nel XV e nel XVI secolo la rinascita del platonismo e la crisi dell’aristotelismo favorirà l’interesse per il «Platone cristiano», nel cui filosofare aperto e problematico, antitetico a quello sistematico della Scolastica e di Tommaso, torneranno a riconoscersi molti spiriti del Rinascimento (dal Petrarca al Cusano). Nello stesso periodo, in virtù di Lutero, monaco agostiniano fautore dell’importanza assoluta della grazia divina, Agostino tornerà ad essere oggetto di discussione nei dibattiti teologici e nella disputa Cattolicesimo-Protestantesimo.
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Agostino nella storia Nel XVII secolo l’agostinismo sarà presente in filosofi come Malebranche e Cartesio, ma soprattutto ispirerà il movimento giansenista, di cui Pascal fu il più prestigioso rappresentante, che insisterà sull’irrimediabile corruzione della natura umana dopo il peccato originale e sull’indispensabile necessità della grazia divina per la salvezza. Nei secoli successivi la tradizione agostiniana subirà una battuta d’arresto sia nel mondo laico, con l’affermarsi dell’Illuminismo, sia nel mondo della Chiesa ufficiale che prediligerà il pensiero tomista. Se come corrente militante l’agostinismo perderà rilevanza, non la perderà come patrimonio culturale del Cristianesimo. Nel XX secolo si trovano forti risonanze agostiniane nel pensiero di Kierkegaard e nell’Esistenzialismo. Tuttora gode di una rinnovata fortuna poiché la sua vita e la sua filosofia sembrano particolarmente rispondenti alla tormentata sensibilità dell’uomo di oggi.
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