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PubblicatoMalvolio Zani Modificato 10 anni fa
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La delusione storica dei siciliani di fronte al processo di unificazione
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La società siciliana attraverso le opere di Verga I "Berretti"
La "Borghesia"? I "Cappelli"
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I Berretti “Libertà” Le berrette bianche si rivoltarono contro i galantuomini e, scendendo in piazza,cominciarono a gridare: “Abbasso i cappelli! Viva la libertà”. Iniziarono ad assaltare i galantuomini -”A te, prete del diavolo!che ci hai succhiato l’anima! […] A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! e così continuarono a versare sangue. “Non importa! Ora che si avevano le mani rosse di quel sangue, bisognava versare tutto il resto. Tutti! Tutti i cappelli!”. (G. verga, Libertà) Non gli restava che spartirsi quei boschi e quei campi.
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"La libertà voleva dire che doveva essercene per tutti"
“Ladro tu e ladro io […] Ora che c’era la libertà, chi voleva mangiare per due avrebbe avuto la sua festa come quella dei galantuomini! Ma tutto questo fu bloccato dall’arrivo del generale e dei giudici. I berretti furono rinchiusi nel gran carcere. Il processo durò tre anni. Tre anni di prigione e senza vedere il sole. Un carbonaio, mentre lo stavano arrestando, disse: “Mi state portando in galera? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Allora dove è la libertà?” (G. Verga, Libertà)
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La Borghesia? Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse
di Mazzarò perfino il sole che tramontava […]. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia. Invece egli era un omicciattolo, diceva il lettighiere, che non gli avreste dato un baiocco, a vederlo [… ]. ( G. verga, La roba)
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Mazzarò e la "Roba" “Aveva la testa ch’era un brillante, quell’uomo. Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba, dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; […]; che tutti si rammentavano di avergli dato dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell’eccellenza,e gli parlavano col berretto in mano. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba. Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla. A lui non gliene importava del denaro, diceva che non era roba, e appena metteva insieme una certa somma, comprava subito un pezzo di terra; perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed essere meglio del re, chè il re non può né venderla, né dire ch’è sua.” ( G. Verga, La Roba)
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I cappelli I berretti dovendo soddisfare tutti i bisogni dei cappelli venivano trattati peggio degli animali. I galantuomini cosiddetti “cappelli” insultavano i berretti con affermazioni del tipo: “Ti pago a sangue d’uomo, val più un pezzente di un potente; chè non si può cavargli la pelle per suo debito”. (“G. Verga, I galantuomini”)
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Don Piddu, il galantuomo
Una figura rilevante dei “Galantuomini” è Don Piddu, un uomo che non gliene andava bene neanche una: le malannate, le mortalità nel bestiame, la moglie inferma, le figliuole da maritare, tutte già bell’e pronte. La sua più grande vergogna: la storia clandestina della figlia Marina con un berretto. Non esistevano più le differenze sociali? La figlia di un “cappello” poteva innamorarsi di un “berretto”? Che fine aveva fatto la dignità dell’antica aristocrazia terriera?
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Un mondo chiuso, egoistico, quello dell’Acitrezza dei “Malavoglia” (metafora della Sicilia post-unitaria), tutto teso e incentrato sull’obbedienza e sulla ricerca del proprio interesse. I grandi eventi storici non lo hanno per nulla toccato: è passato quasi inosservato il fatto che per la Sicilia sia passato Garibaldi e che da qualche anno non sia più borbonica, ma faccia parte di uno stato unitario la cui nascita aveva generato molte attese e grandi speranze. ( G. Verga, “I Malavoglia”)
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