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Diana Dragoni MOVIMENTI MIGRATORI.

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Presentazione sul tema: "Diana Dragoni MOVIMENTI MIGRATORI."— Transcript della presentazione:

1 Diana Dragoni MOVIMENTI MIGRATORI

2 Definizione Il termine 'movimenti migratori' - o 'migrazioni' - indica uno spostamento individuale o collettivo da un luogo d'origine a un luogo di destinazione, più precisamente un mutamento permanente o semipermanente di residenza (Caldo, 1996).

3 MIGRAZIONI VOLONTARIE
MIGRAZIONI FORZATE UNA DISTINzione

4 LE CAUSE naturali religiose sociali economiche etniche
politiche e militari Cause naturali: inondazioni, frane risveglio di vulcani, attivit� sismica. Le popolazioni si spostano dunque a causa dell’impraticabilit� di svolgere attivit� che possano permettere la sopravvivenza, nelle zone soggette a catastrofi naturali. Cause religiose: intere regioni si spostano per intolleranze religiose di ogni genere, dalla impossibilità di professare il proprio culto sino alla vera e propria soppressione di ogni credente di una determinata religione. Cause sociali: ad esempio la disoccupazione. Tipico poi il caso degli irlandesi che a metà del 1800 furono costretti a migrare in massa verso il Nord America. La causa prima fu la diffusione in Irlanda della rogna nera della patata, importata con le prime navi a vapore proprio dall’America. Il parassita della rogna nera ha un tempo di incubazione piuttosto breve. Quando la traversata dell’Atlantico era effettuata con lenti velieri, il lungo viaggio ne neutralizzava le capacità di sviluppo. I nuovi battelli, più veloci, portarono in Irlanda tuberi infetti, che contagiarono rapidamente le coltivazioni irlandesi. Si ebbe una caduta rovinosa della produzione, che portò carestie gravissime. Questa causa sociale mise in moto il flusso migratorio. Cause economiche: è il caso di tutte le forme di migrazioni coatte degli schiavi, ritenuti pura merce destinata alla compravendita. Le principali zone di provenienza della schiavitù, in particolare durante l’Epoca Moderna, furono le coste e l’entroterra africano. I flussi erano rivolti soprattutto a est, verso il Medio Oriente, e ad ovest, verso il continente Americano. Cause etniche: anche in questo caso, direttamente o indirettamente sono delle migrazioni coatte. E’ di questo tipo la migrazione degli Ebrei verso la Palestina prima dalla Germania e dall’Europa nazista, poi, nel dopoguerra, da diverse parti del mondo. Cause politiche e militari: sono provocate da patti, trattati, leggi, guerre e dalle loro conseguenze. E’ il caso dei grandi spostamenti di popoli dopo la seconda guerra mondiale.

5 UNA PRIMA CLASSIFICAZIONE
MOVIMENTI DALLA CAMPAGNA IN CITTA’ (es. Inghilterra del ‘700) MOVIMENTI DALLA CAMPAGNA VERSO AREE VERGINI (es. nel West americano nell’800) MOVIMENTI DEI CONTADINI VERSO PAESI BISOGNOSI DI MANODOPERA (es. dall’Italia verso l’America dopo l’Unità) UNA PRIMA CLASSIFICAZIONE

6 Preistoria Protagonisti sono stati popoli nomadi o seminomadi: allevatori, marinari. Cause: necessità di cercare terre fertili o di sfuggire al disseccamento delle terre da pascolo La causa principale delle migrazioni è quasi sempre legata allo squilibrio demografico-economico tra il luogo di origine e quello di destinazione. Tale causa viene indicata con il termine pressione demografica differenziale.

7 Verso ovest (coste centro- occidentali del Mediterraneo)
INDOEUROPEI Una comunità umana fra Europa e Asia parlava un’unica lingua, quando la comunità si frantumò in varie tribù, queste si spostarono e svilupparono lingue imparentate ma diverse. Una di queste tribù (in epoca storica si chiameranno «Elleni») giunse dal 1900 a. C. a ondate successive nel continente greco, già occupato da genti indigene che chiamiamo Pelasgi. GRECI I colonizzazione di epoca micenea (XII-X sec. a.C.) verso l’Asia Minore II colonizzazione di epoca arcaica (VIII–VI sec. a.C.) verso est (Mar Nero = Ponto Eusino; stretto dei Dardanelli = Ellesponto; Mar di Marmara = Propontide) Verso ovest (coste centro- occidentali del Mediterraneo) Alcune fonti storiografiche: analisi tucididea delle forme dell’imperialismo ateniese e l’eco delle proteste degli alleati sfruttati

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9 I colonizzazione greca

10 La «grande colonizzazione»
Direttrici della seconda colonizzazione a) Nord: Macedonia, Tracia, Mar Nero b) Sud: Cirenaica c) Ovest: Italia Meridionale, Sicilia, Francia e Spagna mediterranee. Cause della seconda o grande colonizzazione a) povertà agricola del suolo greco b) aumento demografico c) concentrazione di terreni nelle mani di pochi d) desiderio di avventura, di fare fortuna e) tendenza delle polis ad allontanare i soggetti più turbolenti e pericolosi Modalità La parola con la quale i Greci indicavano la colonia era apoikìa che, letteralmente, significa «allontanamento da casa». Prima della partenza verso nuovi territori veniva consultato l’oracolo di Apollo, a Delfi, per assicurarsi la protezione divina durante la navigazione. La madrepatria forniva agli emigranti navi, armi, provviste, attrezzi agricoli e sementi; quindi designava il capo della spedizione, l’ecista (cioè il fondatore della colonia) che, dopo la morte, veniva venerato in segno di riconoscenza. Il terreno occupato era misurato, diviso in lotti uguali (klêros) e assegnato ai singoli coloni. Quando i Greci arrivavano in terre già abitate si presentava il problema del rapporto con le popolazioni indigene: Impatto sugli indigeni In alcuni casi vi furono scontri e queste popolazioni vennero ridotte in schiavitù, come accadde in seguito alla fondazione di Siracusa, oppure allontanate con la forza. In altri casi, come nell’isola di Lipari, si ebbero invece una collaborazione fruttuosa e una convivenza pacifica. Conseguenze della seconda o grande colonizzazione - incremento dell’artigianato e del commercio nella madre patria per il fabbisogno delle colonie. - conio della moneta - diffusione della civiltà greca, soprattutto in Magna Grecia e Sicilia. N.B.: La colonia greca è autonoma dalla madrepatria.

11 I sec. a.C. - V sec. d.C. Roma imperiale

12 MEDIOEVO I protagonisti sono ancora popoli che conoscono l’agricoltura come attività marginale, che sono in una fase intermedia tra società primitiva e feudalesimo pastorale.

13 BARBARI I Germani si riversano sull’Europa occidentale e meridionale (IV – V sec.) contribuendo al declino dell’Impero Romano. NORMANNI, UNGARI, ARABI Invadono l’Europa tra il IX e il X sec. contribuendo al declino del Sacro Impero Romano (carolingio). TURCHI Conquistano L’Europa sud-orientale a partire dal XV sec.

14 La disgregazione dell’impero carolingio e la formazione di nuove realtà politiche è favorita anche da nuove invasioni che interessano l’ Europa da ogni lato: da Est gli Ungari (o Magiari) da Nord i Normanni da Sud i Saraceni. Non si tratta solo di migrazioni di popoli, ma di vere e proprie razzie.

15 IV - VIII sec. Le invasioni barbariche

16 VI - XIII sec. L'espansione dell'Islam

17 ETA’ MODERNA Dopo la scoperta di nuove terre (l'America da parte di C. Colombo nel 1492), i grandi protagonisti diventano gli Europei, che si fanno accompagnare forzatamente dagli Africani con la tratta degli schiavi. Tali migrazioni si legano alle politiche delle grandi potenze coloniali, interessate a impadronirsi dei territori extraeuropei e delle enormi risorse che offrivano (spezie, prodotti di piantagione, minerali, materie prime). Talvolta furono legate alla necessità di sfuggire a persecuzioni politiche (Irlandesi) o religiose, oppure di evitare condanne penali. La colonizzazione romana e moderna implicano un rapporto di dipendenza politica dalla madrepatria che non c’è per la colonizzazione greca.

18 IMPERIALISMO Politica di potenza e di supremazia di uno Stato tesa a creare una situazione di predominio, diretto o indiretto, su altre nazioni, mediante conquista militare, annessione territoriale, sfruttamento economico o egemonia politica. Dal punto di vista dottrinale l’imperialismo poggia sull’idea che i popoli più forti abbiano il diritto di imporsi su quelli più deboli. COLONIALISMO Dal latino colere = coltivare la terra. In età moderna e contemporanea, l'occupazione e lo sfruttamento territoriale realizzati con la forza dalle potenze europee ai danni di popoli ritenuti arretrati o selvaggi. L’analisi tucididea delle forme dell’imperialismo ateniese e l’eco delle proteste degli alleati sfruttati, l’indagine di Polibio sui tempi e sulle cause dell’espansione romana tra la fine del 3° e la prima metà del 2° sec. a.C., la giustificazione dell’impero nella letteratura e storiografia romane, e nello stoicismo greco ‘di mezzo’ (che, da Panezio a Posidonio, offre ai Romani una teoria dell’impero, esaltandone i benefici), e per converso le numerose testimonianze della resistenza a Roma in età ellenistico-romana, le critiche all’impero romano presenti nella tradizione cristiana, costituiscono la base su cui si è impostata la moderna ricerca sull’i. antico.

19 I due grandi imperi coloniali del 16° sec
I due grandi imperi coloniali del 16° sec., il portoghese e lo spagnolo, presero l'avvio dal tentativo di trovare una via marittima verso l'Asia: il primo ebbe l'area del Brasile e fondò basi costiere in Africa e in India, il secondo instaurò un ordinamento fondiario di tipo feudale nell'attuale America Latina. Agli inizi del 17° sec. inglesi e olandesi infransero l'esclusività ispano-portoghese; poi anche la Francia si rivolse all'espansione oltremare. Nel corso del 18° sec. si sviluppò il contrasto franco-britannico e, al termine delle guerre napoleoniche, alla Francia restarono possedimenti coloniali di scarsa importanza, mentre la Gran Bretagna ampliò il proprio impero.

20 ETA’ CONTEMPORANEA Migrazioni interne dalle aree deboli (campagna) alle aree forti (città) dei paesi in corso di industrializzazione. Spostamenti transoceanici di massa. Nell’Ottocento si raggiunge il culmine del colonialismo europeo. Il fenomeno migratorio assume una nuova forma: le nuove ondate di emigranti sono composte da contadini poveri, in fuga dalla miseria e dalla disoccupazione causate dallo sviluppo industriale.

21 XIX sec. Imperialismo e Colonialismo
Dalla seconda metà del 19° sec. l'Inghilterra completò la conquista dell'India e, a seguito della cd. guerra dei boxers ( ), si estese l'ingerenza europea in Cina. Le esplorazioni all'interno del continente africano richiamarono l'attenzione delle potenze europee, dando avvio alla spartizione dell'Africa ( ). Tra la fine del 19° sec. e gli inizi del 20° anche il Giappone e gli USA (oltre a Germania, Belgio e Italia) attuarono piani espansionistici, ma già alla fine del primo conflitto mondiale apparvero i primi segni di crisi del c., la cui storia si concluse dopo la Seconda guerra mondiale, con l'avvio del processo di decolonizzazione.

22 I FLUSSI MIGRATORI di ‘800 e ‘900
: dall’Europa 65milioni di persone si dirigono verso gli USA (grande forza propulsiva all’economia senza pagare nulla in cambio), altri verso Canada, Argentina, Brasile, Australia. Dopo il 1930: i flussi rallentano. Dal secondo dopoguerra netto distacco tra: paesi dell’Europa centro-occidentale, che sperimentarono un rapido sviluppo industriale, - paesi mediterranei, la cui economia era ancora fragile e la disoccupazione altissima. Milioni di italiani, spagnoli, portoghesi, greci, furono costretti a cercare lavoro nelle fabbriche dell’Europa più ricca.

23 ELLIS iSLAND (New York, USA)
E’ un isolotto vicino Manhattan che dal 1892 al 1954 è stato il centro di accoglienza, quarantena e selezione per gli emigranti negli USA, dal quale sono passati oltre 12 milioni di persone.

24 DECOLONIZZAZIONE Processo attraverso cui un territorio sottoposto a regime coloniale acquista l’indipendenza politica, economica e tecnologica dal paese ex-colonizzatore. In particolare, il processo storico, iniziato con la Seconda guerra mondiale e proseguito negli anni 1970, che ha portato alla dissoluzione dell’assetto coloniale imposto alla quasi totalità dell’Africa, a buona parte dell’Asia e a territori delle Americhe.

25 Il processo di decolonizzazione
Azione per lo sviluppo economico dei territori soggetti, intrapresa dai governi coloniali (anche se diretta all’interesse metropolitano) Formazione di élite culturalmente evolute la politica coloniale della Gran Bretagna e di altre potenze avviò con lenta gradualità, i territori coloniali verso una sempre più ampia autonomia amministrativa Si affiancò l’azione di movimenti, partiti e altre organizzazioni all’interno degli Stati coloniali. Le istanze decolonizzatrici provennero specialmente dai partiti e dai movimenti di sinistra, in quanto la dottrina socialista e poi l’elaborazione leninista del marxismo condannavano l’espansione coloniale considerandola come un aspetto e un fondamento essenziale del capitalismo. Rivendicazioni, spesso espressasi attraverso disordini, tumulti, sollevazioni popolari, anche violente, e talora invece attraverso manifestazioni organizzate di resistenza passiva o non-cooperazione (Gandhi) Le élite così formatesi assunsero come propri gli ideali e i metodi politici occidentali ma allo stesso tempo rivendicarono, con particolare vigore nel mondo arabo e in Asia, le proprie tradizioni, facendosi interpreti presso e contro i governi coloniali delle aspirazioni all’indipendenza e promuovendo la creazione di movimenti che variamente contribuirono a dare progressiva diffusione nelle masse agli ideali nazionalistici.

26 Conseguenze della decolonizzazione
coabitazioni forzate di gruppi umani diversi e rivali neocolonialismo: le risorse hanno continuato a essere utilizzate dagli antichi dominatori o da altri paesi che si sono a essi sostituiti. tentativi di rinnovamento. La d. diede luogo alla nascita di Stati formalmente indipendenti e sovrani, ma ancora condizionati dal passato coloniale. Essi, specie in Africa, ereditarono i confini delle antiche colonie, che spesso non tenevano conto degli elementi geografici, sia fisici sia umani. Sono così risultati politicamente divisi territori unitari per motivi naturali o etnici, determinando coabitazioni forzate di gruppi umani diversi e rivali o un frazionamento di gruppi legati da storia e cultura comune e da economie complementari. In taluni casi le risorse hanno continuato a essere utilizzate dagli antichi dominatori o da altri paesi che si sono a essi sostituiti (neocolonialismo ). Vari tentativi di rinnovamento (per es., l’abbandono di colture agrarie di tipo speculativo o i cambiamenti di sede delle capitali) hanno rivelato la tendenza a una nuova organizzazione territoriale che rifletta la reale indipendenza dei paesi.

27 MIGRAZIONI COATTE Es.: Esodo istriano
L'esodo istriano, noto anche come esodo giuliano-dalmata, è un evento storico consistito nella diaspora forzata della maggioranza dei cittadini di etnia italiana che si verificò a partire dalla seconda guerra mondiale e negli anni ad essa successivi dai territori del Regno d'Italia prima occupati dall'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia. Il fenomeno, susseguente agli eccidi noti come massacri delle foibe, coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano dal nuovo governo jugoslavo e fu particolarmente rilevante in Istria, dove si svuotarono dei propri abitanti interi villaggi e città, ma coinvolse tutti i territori ceduti dall'Italia con il trattato di Parigi.

28 LE MIGRAZIONI ODIERNE Dalla decolonizzazione: immigrazioni nell’Europa dalle ex colonie favorite dalla conoscenza di lingua e cultura. Oggi: moltiplicazione dei flussi migratori: in tutti i paesi più sviluppati d’Europa sono ospitate consistenti minoranze di lavoratori stranieri. Difficoltà conseguenti.

29 Episodi di INTOLLERANZA ETNICA e VIOLENZA
NON SOLO PREGIUDIZI PROBLEMI OCCUPAZIONALI IN EUROPA E PAURA DI PERDERE IL LAVORO PREGIUDIZI CULTURALI NEI CONFRONTI DEGLI IMMIGRATI Episodi di INTOLLERANZA ETNICA e VIOLENZA LEGGI RESTRITTIVE VARATE DA ALCUNI PAESI OCCIDENTALI PER CONTENERE L’IMMIGRAZIONE.

30 L’iTALIA E LE MIGRAZIONI Eravamo un paese di emigranti…
I FASE Dagli anni ’70 dell’800, milioni di italiani, contadini senza terra e operai disoccupati, emigrarono in cerca di un lavoro soprattutto alla volta dell’America. Spesso erano intere famiglie e si trattava di un’emigrazione definitiva.

31 II FASE Il flusso si attenuò tra le due guerre mondiali e riprese nel secondo dopoguerra, fino agli anni ’60. Questa volta ci si diresse verso i paesi europei più sviluppati dell’Italia: Germania, Francia, Svizzera, Belgio. A partire furono soprattutto uomini, mentre la famiglia restava in patria. Era un’emigrazione temporanea.

32 III FASE A partire dagli anni ’70 – ’80 del ‘900, hanno cominciato ad emigrare giovani non sposati che studiano all’estero e trovano un lavoro molto qualificato. Oggi sono circa 5milioni i figli e i nipoti dei vecchi emigranti che risiedono all’estero.

33 …siamo diventati un paese di immigrazione
Tra gli anni ’70 e ’80 del sec. scorso, l’Italia ha raggiunto un livello di benessere simile a quello di altri paesi industrializzati. Alto livello di studio. Molti giovani italiani non sono disposti ad accettare lavori pesanti o poco qualificati che invece attirano i giovani di altri paesi (tuttavia, non di rado anche loro hanno un titolo di studio). Stranieri residenti in Italia con regolare permesso: 2,8milioni. Clandestini: Il processo di integrazione degli immigrati è sempre lento: dura più di una generazione.

34 La carta illustra i principali flussi migratori verso l'Italia
La carta illustra i principali flussi migratori verso l'Italia. Divise per nazioni e continenti, le cifre (in migliaia di persone) dimostrano che la maggior parte degli immigrati presenti nel nostro Paese, provengono dall'Europa dell'Est e dal Maghreb. Nella mappa possiamo inoltre osservare come esistano vere e proprie "nazioni-base" per il transito organizzato di persone, come ad esempio Libia, Turchia ed i Paesi dell'ex-Yugoslavia.

35 EXTRACOMUNITARI PROFUGHI
Individui provenienti da Stati che non fanno parte dell’Unione Europea. Individui provenienti da Stati che non fanno parte dell’Unione Europea. PROFUGHI Immigrati che entrano in un paese senza regolare permesso di soggiorno e senza un contratto di lavoro.

36 FONTI PRIVITERA G., PRETAGOSTINI R., Storie e forme della letteratura greca, Einaudi Scuola, 1997. AMERINI F., ROVEDA R., Chiedi alla storia, vol. 1, Ed. Sc. Bruno Mondadori, 2011. Losano M. G., «Oceano, il mondo visto da Lisbona», in Limes 5/2010 "Il Portogallo è grande».


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