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Relazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza)

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Presentazione sul tema: "Relazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza)"— Transcript della presentazione:

1 Relazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza)
Antagonismo (antibiotici) Parassitismo (predazione o patogenicità) Competizione (per lo stesso substrato) Commensalismo (opportunisti) Mutualismo o simbiosi (digestione della cellulosa nei ruminanti, produzione di vitamine, fissazione dell’azoto nelle leguminose)

2 Batteri saprofiti commensali simbionti opportunisti o a patogenicità
condizionata: da saprofiti o commensali patogeni

3 Patogenicità = capacità di produrre malattia Virulenza = grado di patogenicità Opportunismo = capacità di approfittare della situazione

4 Microbiologia clinica: concetti di base
Contagio = contatto = contaminazione = presenza di germi su una superficie Infezione = superamento delle barriere dell’ospite Malattia = replicazione dei germi nell’ospite con alterazione della sua omeostasi

5 Postulati di Koch per stabilire gli agenti eziologici delle malattie infettive
1) Un determinato germe deve essere sempre presente nelle lesioni 2) Deve essere possibile isolare il germe in coltura pura 3) L’inoculazione del germe nell’animale deve riprodurre la malattia 4) dall’animale inoculato si deve poter isolare lo stesso germe

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7 Ospite Portatore Ospite: soggetto che è colonizzato da un agente patogeno. Può essere portatore sano o portatore convalescente o cronico. Postatore Ospite che è colonizzato da un agente patogeno. Può essere portatore sano o portatore convalescente o cronico.

8 Batteri Infezione esogena batteri patogeni Infezione endogena
malattia portatori sani (fonte di infezione) Infezione endogena batteri commensali infez.in zone riduz. mecc. difesa diverse da  n° = normale processo morboso Zoonosi - ambiente - alimenti (tossine)

9 Zone settiche

10 trasmesse dall’ospite malato/portatore a quello sano
1. infezioni ESOGENE trasmesse dall’ospite malato/portatore a quello sano 2. infezioni ENDOGENE - migrazione di flora commensale (E. coli dall’intestino alle vie urinarie) - diminuzione difese locali - aumento numero microorganismi in sede Malattia infettiva o contagiosa o trasmissibile dipende da: - quantità agente infettante - caratteristiche agente infettante (virulenza, tossine) - capacità di reazione dell’ospite

11 Infezioni esogene: tappe dell’interazione microorganismo-ospite
contaminazione penetrazione (cute e mucose) localizzazione: casuale o elettiva (tropismo) infezione (reazione immunitaria) malattia (portatori sani)

12 Sorgenti d’ infezione: uomo, animali (zoonosi),
ambiente Modalità di trasmissione: ingestione di alimenti o bevande contaminate (circuito oro-fecale) per via aerea per contagio sessuale per trasmissione congenita o perinatale per inoculazione diretta in tessuti o sangue (morso animale o puntura insetto vettore) per penetrazione traumatica

13 Siti di ingresso dei batteri

14 Infezioni respiratorie
Infezioni delle vie aeree superiori Infezioni respiratorie Patogenesi: si trasmettono per contatto (mani) oppure in seguito all’aspirazione di goccioline di Flügge (droplets) contenenti virus o batteri. Infezioni respiratorie

15 Siti di ingresso per i batteri (2) Penetrazione diretta

16 Trasmissione dei microorganismi per contatto diretto
Via transplacentare Contatto con animali Via sessuale Ingestione alimenti o bevande (latte) contaminati

17 Trasmissione dei microorganismi per contatto indiretto
Esempio: inalazione particelle di polvere contaminata, ma anche:…. Starnuti/colpi di tosse Impiego oggetti inanimati

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19 INFETTIVITA' Definizione: Capacità di un microorganismo patogeno di
penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell'ospite. Il grado di infettività è caratteristico di ogni microorganismo, ma può variare in funzione della specie ospite, dell'età dell'ospite, della via di penetrazione, ecc. MISURA=CARICA INFETTANTE= Numero minimo di microorganismi necessario per dare inizio all'infezione. Patogeni primari o convenzionali. Potenziale di patogenicità correlato a determinanti della virulenza.

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22 Meccanismi di difesa dell’ospite
- Ostacoli alla colonizzazione dell’epidermide: barriera meccanica pH acido attività pro-infiammatoria dei cheratinociti Ostacoli alla colonizzazione di superfici mucose: meccanismi di detersione flusso unidirezionale dei fluidi in organi cavi progressione contenuto del lume (intestino, uretra) sistema microciliare (mucose respiratorie) ricambio cellule epiteliali risposta immunitaria locale competizione con la flora microbica residente

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24 Flora batterica “normale”

25 Infezioni ospedaliere (I.O.) o nosocomiali

26 Infezioni ospedaliere (I.O.)
Infezioni localizzate o sistemiche derivanti dall’esposizione a fattori infettivi che non erano presenti (neppure in incubazione) nel paziente al momento del ricovero ospedaliero. Per convenzione si definisce I.O. l’infezione che insorge ore dopo il ricovero. - Una percentuale dal 5 al 10% degli ospedalizzati contrae una infezione ospedaliera. Infezioni ospedaliere Infezioni localizzate o sistemiche derivanti dall’esposizione a fattori infettivi o loro tossine che non erano presenti nel paziente al momento del ricovero ospedaliero

27 Infezioni ospedaliere (I.O.)
Infezioni urinarie Infezioni della ferita chirurgica Polmoniti Sepsi

28 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Per infezione ospedaliera si intende una infezione che si sviluppa durante il ricovero e non è presente, né in incubazione, al momento dell’ingresso in ospedale. Le infezioni ospedaliere sono un importante problema di Sanità Pubblica, per le gravi ripercussioni sull’utente/paziente e la comunità sociale, che vede impiegare risorse aggiuntive per la salvaguardia, la cura ed il ripristino dello stato di salute. La possibilità di prevenire le infezioni ospedaliere è correlata a procedure assistenziali di ampia diffusione quali il lavaggio delle mani, il rispetto dell’asepsi nelle procedure invasive, la disinfezione e la sterilizzazione dei presidi sanitari. 28

29 Negli ultimi anni i progressi in medicina hanno prodotto un cambiamento nel modello di infezione in ospedale, nel senso di un rilevante contributo eziologico da parte di patogeni opportunisti, talora multiantibiotico-resistenti, soprattutto in ospiti immunocompromessi. L’aumento del numero di pazienti suscettibili a contrarre infezioni è correlato direttamente alla maggiore sopravvivenza di pazienti con gravi malattie di base, grazie agli sviluppi in campo diagnostico e terapeutico e al più diffuso uso di farmaci ad azione immunosoppressiva. Studi epidemiologici mettono in evidenza che direttamente correlata all’insorgenza delle infezioni non è più la presenza del microrganismo nell’ambiente, ma la modalità con cui il microrganismo viene a contatto con un ospite suscettibile e che quindi risultano vincenti tutti i provvedimenti che vengono intrapresi per evitare la trasmissione di questi microrganismi. 29

30 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
fattori di rischio modificabili legati all’assistenza; fattori di rischio scarsamente modificabili legati alla situazione clinica del paziente e alla sua patologia di base. 30

31 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Fattori determinanti il rischio di infezione ospedaliera Possono essere classificati come 1) fattori correlati all’ospite: età, sesso, patologia di base, gravità delle condizioni cliniche, tipo e caratteristiche dell’assistenza sanitaria stessa prestata prima del ricovero; in particolare: - età: più colpite le età estreme, a rischio i prematuri e gli anziani; - affezioni sistemiche: diabete, insufficienza epatica e renale, neoplasie, emolinfopatie sistemiche, collagenopatie; - difetti specifici dei meccanismi di difesa; - dismicrobismi favoriti da terapie antibiotiche. 31

32 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Fattori determinanti il rischio di infezione ospedaliera 2) fattori correlati al profilo stesso dell’assistenza: il reparto di ricovero, le procedure invasive attuate, eventuali interventi chirurgici, le terapie; 3) fattori correlati alla qualità dell’assistenza: la gestione del paziente esposto a procedure invasive, l’applicazione corretta dei protocolli d’uso di disinfettanti e antibiotici (ad esempio antibiotico-profilassi in chirurgia), i criteri di utilizzo di farmaci e procedure invasive conformi agli standard. Mentre è estremamente difficile mettere in atto interventi che possano modificare la storia clinica del paziente, il controllo più efficace delle infezioni ospedaliere deve basarsi sulla modifica della qualità dell’assistenza, attraverso l’adozione di protocolli standardizzati e di metodiche corrette. 32

33 Fattori di rischio per I.O.:
età, malattia di base, reparto di ricovero, durata della degenza, intervento chirurgico e durata dell’intervento stesso. Principali cause di I.O.: antibioticoterapia (ceppi resistenti) aumento delle tecniche invasive incremento del numero di persone che assistono lo stesso paziente personale sanitario non adeguatamente educato alla prevenzione delle infezioni inadeguatezza delle strutture architettoniche e dei servizi igienici. Fattori di rischio per I.O.: Età, malattia di base, reparto di ricovero, durata della degenza, intervento chirurgico e durata dell’intervento stesso. Principali cause di I.O.: Antibioticoterapia (ceppi resistenti) Aumento delle tecniche invasive Incremento del numero di persone che assistono lo stesso paziente Personale sanitario non adeguatamente educato alla prevenzione delle infezioni Inadeguatezza delle strutture architettoniche e dei servizi igienici.

34 Costo delle I.O.: aumento della durata della degenza
aumentato rischio di fallimento dell’intervento chirurgico aumento di disagio, febbre, dolore aumento dei costi di degenza, indagini diagnostiche, terapie allungamento delle liste d’attesa Costo delle I.O. Aumento della durata della degenza Aumentato rischio di fallimento dell’intervento chirurgico Aumento di disagio, febbre, dolore Aumento dei costi di degenza, indagini diagnostiche, terapie Allungamento delle liste d’attesa

35 Prevenzione delle I.O. Lavaggio delle mani del personale sanitario
Riduzione cateterizzazione e uso di cateteri a a ciclo chiuso Adeguata disinfezione cute e profilassi ferite Mobilizzazione precoce e ginnastica respiratoria del paziente allettato Presenza di un comitato di controllo delle infezioni Prevenzione I.O.

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37 Infezioni ospedaliere o nosocomiali
- trasmissione mediante: trasfusioni manovre endoscopiche infezioni postoperatorie infezioni respiratorie - fattori favorenti la diffusione dei microorganismi: agente infettante (virulenza e farmaco-resistenza) sorgente d’infezione (ambiente confinato e aumentato rischio di contatto malati/portatori) vie di trasmissione (interventi vari) soggetti (immunodepressione o aumentata recettività) - patogeni opportunisti

38 FATTORI NOSOCOMIALI CHE NE ACCENTUANO LA PERICOLOSITA’
Principali cause che favoriscono la diffusione delle infezioni ospedaliere FATTORI NOSOCOMIALI CHE NE ACCENTUANO LA PERICOLOSITA’ Aumentata frequenza di stipiti farmacoresistenti e/o con aumentata virulenza Concentrazione in ambienti confinati di malati infetti o portatori Somministrazione o inoculazione accidentale di sangue o emoderivati, indagini strumentali o endoscopiche, interventi chirurgici Aumentata recettività (immunodepressione) per malattia di base e/o trattamenti terapeutici AGENTE INFETTANTE SORGENTE INFEZIONE VIA DI TRASMISSIONE SOGGETTI RECETTIVI

39 Le malattie nosocomiali sono tutte per definizione iatrogene, poiché conseguono al ricorso a strutture concepite per la cura del malato. Le malattie nosocomiali non riguardano soltanto i ricoverati, ma possono riguardare tutto il personale che a vario titolo presti la sua opera nelle strutture di assistenza e cura. Infezioni crociate sono infezioni che si trasmettono sia direttamente che indirettamente tra malati (o tra personale e malati) che soggiornano nello stesso ambiente.

40 Infezioni ospedaliere (I.O.) Possibili fonti di infezione
aria personale sanitario piante o altri oggetti contaminati contenitori per soluzioni parenterali (fleboclisi) non adeguatamente sterilizzati cateteri contaminati flora microbica endogena del paziente alimenti manipolati da portatori di germi

41 Strumenti e procedimenti clinici che favoriscono le infezioni nei pazienti ospedalizzati

42 Distretti sede frequente di infezione nei pazienti ospedalizzati

43 I CATETERI VASCOLARI I dispositivi intravascolari sono diventati indispensabili nella moderna pratica medica. Vengono utilizzati per somministrare liquidi per via endovenosa, farmaci, derivati del sangue, soluzioni per la nutrizione parenterale e per monitorare lo stato emodinamico dei pazienti critici. Tuttavia, l’uso dei dispositivi intravascolari è frequentemente accompagnato da una serie di complicanze infettive che comprendono tromboflebiti settiche, endocarditi, batteriemie e infezioni metastatiche (ascessi polmonari, ascessi cerebrali, osteomieliti, artriti, endoftalmiti) come risultato della diffusione ematogena di un germe in altre sedi del corpo. Le infezioni associate a catetere, in particolare le batteriemie, comportano un aumento della morbosità, un aumento della mortalità di circa 10%-20% e un aumento dei costi stimato in diversi milioni di dollari per gli ospedali Nord-Americani. 43

44 I CATETERI VASCOLARI Cateteri venosi periferici (CVP)
Il catetere venoso/arterioso è un sottile tubicino di materiale plastico biocompatibile (silicone o poliuretano) che permette il collegamento tra la superficie cutanea ed un distretto venoso/arterioso. Si distinguono: Cateteri venosi periferici (CVP) inseriti nelle vene dell’avambraccio o della mano e utilizzati per l’infusione di liquidi; raramente associati a batteriemie. Cateteri arteriosi inseriti nelle arterie periferiche (radiale, ulnare, femorale) e usati per monitorare lo stato emodinamico dei pazienti critici; presentano un rischio di sviluppare infezione locale e batteriemia molto basso, probabilmente perché esposti a pressioni molto elevate. Cateteri venosi centrali (CVC) inseriti per via percutanea nella vena giugulare, nella succlavia o nella femorale; sono responsabili del 90% di tutte le batteriemie associate a catetere. Esistono diversi tipi di CVC a breve termine (temporanei) e dispositivi usati per accessi vascolari a lungo termine (a permanenza). 44

45 COMPLICANZE INFETTIVE DA CATETERE VASCOLARE
La mortalità attribuibile alla batteriemia da catetere intravascolare oscilla negli Stati Uniti, a seconda degli studi, fra 14 e 28%. Le batteriemie associate alla presenza di catetere venoso centrale nelle unità di cura intensiva sono ogni anno. In Europa uno studio multicentrico ha dimostrato che nel 63% dei pazienti ospedalizzati viene inserito un catetere vascolare. Nel paziente con catetere vascolare la principale complicanza – con rischio di vita dello stesso paziente – è l'infezione da catetere (catheter-related infection, CRI) ed, in particolare, la batteriemia correlata (catheter-related blood stream infection, CRBSI). Immagini di infezioni locali tratte da “CVC: il contributo dell’infermiere” 45

46 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
La patogenesi delle infezioni associate a catetere è multifattoriale e complessa, ma nella maggior parte dei casi esse sono il risultato della migrazione dei microrganismi cutanei attraverso il sito di inserimento del tratto di catetere cutaneo con eventuale colonizzazione della punta del catetere. Le batteriemie che complicano la posa di cateteri endovenosi o endoarteriosi sono classificate come batteriemie primarie negli studi che applicano le definizioni proposte dai CDC. Nello studio della patogenesi dell'infezione correlata al catetere vascolare occorre valutare le differenti componenti che possono giocare un ruolo importante. Via d'accesso nell'ospite dei microrganismi Fattori patogenetici correlati all'ospite Caratteristiche delle specie batteriche responsabili Composizione del catetere 46

47 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Via di accesso dei microrganismi L'infezione del catetere intravascolare può avvenire per: via periluminale, dalla cute alla superficie esterna del catetere; via intraluminale, dal giunto del sistema di infusione alla superficie interna del catetere; contaminazione del liquido di infusione e quindi per disseminazione intraluminale dei microrganismi. Le prime due vie sono responsabili di oltre il 95% delle infezioni. Generalmente la presenza di sepsi nella prima settimana successiva all'inserimento del catetere è dovuta alla contaminazione della superficie esterna (manovre non sterili). Se il tempo di insorgenza del fenomeno settico è superiore, si ritiene che la colonizzazione microbica avvenga all’interno del lume del catetere (utilizzo di infusioni contaminate, cattive misure igieniche e comportamentali). 47

48 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Fattori patogenetici correlati all'ospite L'infezione del catetere intravascolare rispecchia un'alterazione dello stato di equilibrio dell'ospite con conseguente risposta da parte di quest'ultimo. Il catetere agisce come un corpo estraneo che evoca la produzione di materiale fibrinoide che riveste la superficie del tratto intravascolare del catetere entro brevissimo tempo dalla sua inserzione. La presenza di fibrina sia all'interno che all'esterno del catetere è a tutti gli effetti un fattore predisponente allo sviluppo di infezione. Ovviamente le condizioni di base dell'ospite giocano un ruolo non secondario nell'elevare il rischio dell'infezione correlata al catetere. Le neoplasie, lo stato di immunodeficienza, le ustioni gravi, la malnutrizione compromettono le difese dell'ospite esponendolo maggiormente al rischio di infezione. Età ≤ 1 anno, ≥ 60 anni Neutropenia Terapia immunosoppressiva Malattie gravi debilitanti Patologie che comportano lesioni cutanee (ustioni, psoriasi) Presenza di un focolaio infettivo in altro distretto corporeo 48

49 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Caratteristiche delle specie batteriche responsabili All’interno degli ospedali che beneficiano di un programma di sorveglianza delle infezioni ospedaliere, nel corso degli ultimi venti anni sono stati osservati cambiamenti importanti nel tipo di microrganismi responsabili delle batteriemie nosocomiali. Mentre nel 1975 i batteri Gram-negativi, in particolare E.coli e Klebsiella spp., erano tra i cinque maggiori patogeni responsabili di batteriemie ospedaliere, gli stessi tra il 1986 e il 1989 sono stati responsabili rispettivamente del 6% e del 4,5% delle batteriemie primarie registrate nell’ambito degli Ospedali NNIS. L’aumento significativo delle batteriemie ospedaliere è spiegato essenzialmente dall’aumentata proporzione di quelle causate dagli Stafilococchi coagulasi-negativi (CNS) per il 27%, da S.aureus per il 16% , dagli Enterococchi e da Candida spp. 49

50 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Gli Stafilococchi rappresentano la causa di almeno la metà delle CRBSI. Il biofilm che si forma poco dopo l'inserzione del catetere è costituito dal complesso glicoproteico presente nel glicocalice e nello slime batterico, dalle proteine derivate dall'ospite (fibronectina e trombospondina) e dalle piastrine. Allorché i microrganismi patogeni si sono legati alla superficie del catetere, la loro eradicazione risulta estremamente difficile per differenti motivi: la protezione effettuata nei confronti dei batteri da parte dello slime e del glicocalice ; l'incapacità dei leucociti neutrofili di fagocitare batteri aderenti; la diminuita attività degli antibiotici nei confronti dei batteri aderenti alla superficie del catetere. Il biofilm agisce di fatto come una barriera che impedisce l'azione dell'antibiotico, impedendo che questo si concentri efficacemente nel sito d'azione. Biofilm sulla superficie interna di un catetere venoso (immagine di SEM del CDC di Atlanta) 50

51 PATOGENESI DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Composizione del catetere Il catetere ideale dovrebbe essere capace di non provocare la tipica risposta da corpo estraneo nell'ospite, di non essere trombogenetico, di non irritare la parete vascolare e di essere indenne da irregolarità della superficie nelle quali i batteri possono annidarsi e moltiplicarsi. Inoltre i cateteri devono possedere un grado di flessibilità tale che consenta loro di passare liberamente attraverso i vasi sanguigni, senza però che tale flessibilità sia causa di loro ripiegamento ed attorcigliamento. Inizialmente poche delle caratteristiche elencate erano presenti. Successivamente, i cateteri di Teflon® hanno risolto questi problemi, poiché gli Stafilococchi aderiscono al Teflon® molto meno avidamente di quanto avviene con i vecchi cateteri di polivinilcloruro e polietilene. 51

52 DIAGNOSTICA DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
La diagnosi di infezione da catetere vascolare è tipicamente basata su criteri sia clinici che laboratoristici. Infatti il paziente grave, portatore di catetere venoso centrale con febbre elevata, pone un serio dilemma diagnostico in quanto, in almeno la metà dei casi, non vi sono segni clinici che consentano inequivocabilmente di differenziare la sepsi correlata al catetere dalla sepsi derivante da infezione originatasi in altro distretto corporeo. 52

53 PREVENZIONE DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Fattori di rischio dell'infezione da catetere (1) Manipolazione del catetere. La manipolazione da parte del personale di assistenza è il fattore più importante nel determinare l'infezione. Cateterizzazione prolungata. La durata della permanenza del catetere è senz'altro uno dei più importanti fattori di rischi o di infezione. Numero di canali dei cateteri. I cateteri multiluminali sono più suscettibili alle infezioni rispetto a quelli dello stesso tipo ad un solo lume. 53

54 PREVENZIONE DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Fattori di rischio dell'infezione da catetere (2) Sito anatomico di inserzione. La maggior incidenza di infezione si osserva con i cateteri inseriti nella vena giugulare rispetto a quelli inseriti nella succlavia. Un altro sito di ad alto rischio di infezione è la vena femorale per l'alto grado di colonizzazione batterica dell'inguine. Nutrizione parenterale. Due meta-analisi hanno dimostrato che nei soggetti adulti oncologici la nutrizione parenterale è associata con infezione da catetere. Concomitanza di altre patologie. Le condizioni di base del paziente sono estremamente importanti nel determinare la possibilità di un'infezione da catetere. 54

55 PREVENZIONE DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Possibilità di prevenzione dell'infezione da catetere (1) Creazione di barriere antimicrobiche e team operativo addestrato. In particolare si raccomanda di creare nei confronti dei batteri una vera e propria “barriera” sterile, utilizzando guanti, mascherina, camice e cuffia sterili, senza trascurare l'accurato lavaggio delle mani. Antisepsi cutanea. Lo scopo dell'antisepsi cutanea è la riduzione della massa batterica presente sulla cute del sito di inserzione del catetere. Nella prevenzione delle batteriemie da catetere l'uso della clorexidina è risultato più vantaggioso rispetto alla tintura di iodio e all'alcool 70%. 55

56 PREVENZIONE DELL'INFEZIONE DA CATETERE VASCOLARE
Possibilità di prevenzione dell'infezione da catetere (2) Rivestimento del catetere. Si è tentato il rivestimento del catetere con differenti sostanze dotate di attività antibatterica. L'utilizzazione di un rivestimento sottocutaneo di collagene impregnato di argento costituisce un deterrente antimicrobico per l'effetto antibatterico degli ioni argento. Tunnelling. Con questa tecnica, che consiste nel posizionare il segmento prossimale del catetere sotto la pelle ad una certa distanza dal punto di ingresso della vena, si è tentato di ridurre la colonizzazione dei cateteri e la batteriemia correlata. 56

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60 Misure di controllo delle I.O.
Misure efficaci: sterilizzazione, lavaggio delle mani, cateterismo urinario a circuito chiuso, corretta gestione dei cateteri intravenosi, tecniche sterili di abbigliamento in sala operatoria, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici contaminati, corretta gestione dell’attrezzatura per la terapia respiratoria. Misure ragionevoli: procedure di isolamento, educazione e sensibilizzazione del personale. Misure di efficacia possibile: disinfezione di pavimenti, mura, lavandini, luci ultraviolette, nebulizzazione dei disinfettanti, flussi d’aria laminari, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici puliti, sorveglianza microbiologica dell’ambiente. Misure di controllo delle I.O. Misure efficaci: sterilizzazione, lavaggio delle mani, cateterismo urinario a circuito chiuso, corretta gestione dei cateteri intravenosi, tecniche sterili di abbigliamento in sala operatoria, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici contaminati, corretta gestione dell’attrezzatura per la terapia respiratoria. Misure ragionevoli. Procedure di isoalmento, educazione e sensibilizzazione del personale. Misure di efficacia possibile. Disinfezione di pavimenti,mura, lavandini,luci ultraviolette, nebulizzazione dei disinfettanti, flussi d’aria laminari, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici puliti, serveglianza microbiologica dell’ambiente.

61 Mezzi barriera guanti: cambiati a ogni paziente, preceduto e
seguito da lavaggio mani sovracamici di protezione, mascherine, visiere, occhiali - lavaggio mani Mezzi barriera Guanti. Cambiati a ogni paziente, preceduto e seguito da lavaggio mani, Sovracamici di protezione, mascgerine, visiere, occhiali Lavaggio mani

62 Infezioni emergenti comparsa improvvisa incremento incidenza
modificazioni distribuzione geografica Cause: modificazioni ecologiche clima,… modificazioni tecnologiche diffusione viaggi aerei diffusione interventi diagnostici terapeutici modificazioni demografiche migrazione di popolazioni Importanza di un efficace sistema di sorveglianza epidemiologica


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