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PubblicatoBenvenuto Parente Modificato 10 anni fa
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Lettera 260
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Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
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Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnati con santo desiderio nel sangue di Cristo crocifisso.
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Ponetevelo per obietto dinanzi all'occhio dell'intelletto vostro: e facendo così, acquisterete una pazienza vera. Però che il sangue di Cristo ci rappresenta le nostre iniquità, e ci rappresenta l'infinita misericordia e carità di Dio; la quale rappresentazione ci fa venire in odio e dispiacimento i difetti i peccati nostri, e ci fa venire in amore le virtù.
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E se voi mi domandaste, carissimi figliuoli, perché nel sangue si vedono più i nostri difetti, e la misericordia sua; vi rispondo: perché la morte del Figliuolo di Dio fu data a lui per i peccati nostri. Il peccato fu cagione della morte di Cristo.
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Ché il Figliuolo di Dio non aveva bisogno per la via della Croce entrare nella Gloria sua; ché in lui non era veleno di peccato, e vita eterna era sua. Ma noi miserabili, avendola perduta per i peccati nostri, era caduta grandissima guerra fra Dio e noi.
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L'uomo era infermo ed era indebolito, ribellando al suo Creatore: e non poteva pigliare l'amara medicina, che seguiva la colpa commessa. Fu di bisogno dunque, che Dio ci donasse il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo. E così per la inestimabile carità fece unire la natura divina colla natura umana, lInfinito s'unì colla nostra miserabile carne finita.
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Egli viene come medico infermo, e cavaliere nostro medico. Dico che col sangue suo ha sanate le nostre iniquità, e ci ha dato la carne in cibo, e il sangue in bevanda. Questo sangue è di tanta dolcezza e soavità, e di sì grande dolcezza e fortezza, che ogni infermità sana; e dalla morte viene alla vita. Egli toglie la tenebra, e dona la luce.
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Perché il peccato mortale fa cadere l'anima in tutti questi inconvenienti; il peccato ci toglie la Grazia, ci toglie la vita, e ci dà la morte: egli offusca il lume dell'intelletto, e lo fa servo e schiavo del dimonio; gli toglie la vera sicurezza, e gli dà il disordinato timore; perché il peccato sempre teme. Ha perduta la signoria, colui che si lascia signoreggiare al peccato.
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Oimè, quanti sono i mali che ne seguono! Quante sono le tribolazioni, le angosce e le fatiche che ci sono permesse da Dio solo per il peccato! Tutti questi difetti e questi mali sono spenti nel sangue di Cristo crocifisso, perché nel sangue si lava l'anima dalle immundizie sue, riducendosi alla santa confessione.
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Nel sangue s'acquista la pazienza. Che, considerando l'offese che abbiamo fatte a Dio, e il rimedio che egli ha posto, di darci la vita della Grazia, veniamo a vera pazienza. Sicché, bene è vero ch'egli è medico; che n'ha donato il sangue per medicina.
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Dico ch'egli è infermo: cioè, che egli ha presa la nostra infermità, prendendo la nostra mortalità, e carne mortale; e sopra a essa carne del dolcissimo corpo suo ha puniti i difetti nostri. Egli ha fatto come fa la balia che nutre il fanciullo, che, quand'egli è infermo, piglia la medicina per lui, perché il fanciullo è piccolo e debole, non potrebbe pigliare l'amaritudine, perché non si nutre d'altro che di latte.
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O dolcissimo amore Gesù, tu sei balia che hai presa l'amara medicina, sostenendo pene, obbrobri, strazi, villanie; legato, battuto, flagellato alla colonna, confitto e chiavellato in Croce; satollato di scherni, obbrobri; afflitto e consumato di sete senza nessun refrigerio: e gli è dato aceto mescolato con fiele, con grandissimo rimproverio: ed egli con pazienza porta, pregando per coloro che lo crocifiggono.
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O amore inestimabile, non tanto che tu preghi per quelli che ti crocifiggono, ma tu li scusi dicendo: «Padre, perdona a costoro che non sanno quello che si fare». Oh pazienza che eccedi ogni pazienza! Or chi fu mai colui che, essendo percosso, battuto, e schernito, e morto, perdoni, e preghi per coloro che l'offendono?
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Tu solo sei colui, Signore mio. Bene è vero dunque, che tu hai presa l'amara medicina per noi fanciulli deboli e infermi, e colla tua morte ci dai la vita, e coll'amaritudine ci dai la dolcezza. Tu ci tieni al petto come balia, e hai dato a noi il latte della divina Grazia, e per te hai tolta l'amaritudine; e così riceviamo la sanità. Sicché vedete che egli è infermato per noi.
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Dico ch'egli è cavaliere, venuto in questo campo della battaglia; ha combattuto e vinto le dimonia. Dice santAgostino: «Colla mano disarmata questo nostro cavaliere ha sconfitti i nemici nostri, salendo a cavallo in sul legno della santissima Croce».
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La corona delle spine fu l'elmo, la carne flagellata l'usbergo, le mani chiavellate i guanti della piastra, la lancia per il costato fu quel coltello che tagliò e recise la morte dall'uomo, i piedi confitti sono gli speroni. Vedete come dolcemente è armato questo nostro cavaliere! Bene lo dobbiamo seguire, e confortarci in ogni nostra avversità e tribolazione.
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E però vi dissi io che il sangue di Cristo ci manifesta i peccati nostri, e ci mostra il rimedio e l'abbondanza della divina misericordia, la quale abbiamo ricevuta nel sangue suo.
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Altro non vi dico, per il poco tempo che ho. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. E vi ricordo che dovete morire, e non sapete quando.
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Fate che vi disponiate alla confessione e alla comunione santa, chi può; acciò che siate resuscitati in Grazia con Cristo Gesù.
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