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ICONOGRAFIA DEL PROFETA DANIELE
A cura di Anna Elena Galli
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E’ un’incarnazione della Giustizia
E’ uno dei quattro grandi profeti con Ezechiele, Geremia e Isaia. Divenne assai influente alla corte babilonese grazie alla sua capacità di interpretare i sogni. E’ un’incarnazione della Giustizia Anonimo, Profeta Daniele, sec XII
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Tre compagni di Daniele (Sadrasch, Mesach e Abdengo), rifiutatisi di adorare un simulacro pagano, vennero buttati in una fornace, ma per intervento di Dio ne uscirono incolumi. Limbourg, I tre casti Ebrei nella fornace,
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Aninimo, I tre casti ebrei nella fornace, Roma Catacombe di Priscilla
Questa iconografia fece presa nell’immaginario, la si ritrova a partire dall’epoca paleocristiana, mentre è più rara alla fine del Medioevo. Diverse furono anche le letture simboliche, la più diffusa è la prefigurazione della verginità di Maria.
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L’iconografia più diffusa è quella del profeta gettato nella fossa dei leoni per aver disobbedito ad un decreto del re Dario. Trattandosi di una fonte apocrifa ve ne sono diverse versioni, una riporta che Daniele avrebbe avvelenato un drago. Cima da Corneliano, Daniele nella fossa dei leoni, Milano Pinacoteca Ambrosiana
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Daniele fu salvato per intervento del profeta Abacuc, portato in volo dall’arcangelo Michele con i viveri. Daniele lesse in questo prodigio il sicuro sostegno di Dio. Il profeta resistette per sette giorni, poi fu liberato, mentre i malvagi che lo avevano accusato vennero dati in pasto alle belve.
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Un’altra iconografia molto diffusa è quella del banchetto di Baldassarre: il profeta Daniele venne chiamato dal figlio di Nabucodonosor per decifrare la scritta Mane, Thecel, Phares comparsa durante un sontuoso convivio, allestito con i vasi trafugati dal tempio di Gerusalemme. Daniele rivelò che quelle parole preannunciavano la caduta di Babilonia e la morte del re Baldassarre, che morì quella stessa notte, lasciando campo aperto all’invasione del re persiano Dario. Nel XVII secolo la rappresentazione di questo soggetto è frequente poiché consentiva agli artisti di allestire scene di fasto barocco colme di oggetti preziosi e scene lascive.
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Giovanni Martinelli, Convito di Baldassarre, Galleria degli Uffizi, Firenze
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