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La Rivoluzione Francese
Approfondimenti Valentina Signorile 4NL
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Bibliografia Fonti testuali:
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Fonti iconografiche: Fonti iconografiche:
Fonti iconografiche:
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La Rivoluzione Francese non è stata solo ed essenzialmente un tentativo di democratizzazione della vita politica francese (abbattimento dell'assolutismo e partecipazione popolare alla gestione del potere), e nemmeno un avvicendamento, brusco, di alcune classi sociali (la borghesia) ad altre (la nobiltà e il clero). La Rivoluzione Francese è stata, nella sua componente egemonica, un primo, grandioso ed organico tentativo di sostituire il Cristianesimo come riferimento culturale della vita pubblica, con una nuova visione totalizzante della realtà, che poneva al centro una soggettività umana concepita in termini di antropocentrismo e di razionalismo.
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La Rivoluzione e la Chiesa
La Rivoluzione è stata un fenomeno violentemente anticristiano. Non si è limitata a togliere dei privilegi (giuridici) di cui il Clero godeva, ciò che si potrebbe ancora chiamare separazione della Chiesa dallo Stato: anzi ha sottomesso la Chiesa allo Stato, come se essa fosse una sua sezione, un suo apparato, rendendo il clero una categoria di funzionari statali. Non si è limitata a confiscare beni economici del Clero, ciò che, entro certi limiti poteva apparire come condizione di ridistribuzione della ricchezza: anzi la ricchezza confiscata alla Chiesa andò spesso nelle mani della ricca borghesia. Ha preteso di ingerirsi della vita interna alla Chiesa, ad esempio sopprimendo alcuni ordini religiosi, e pretendendo un giuramento di fedeltà allo Stato. Ha distrutto Chiese e conventi, molti dei quali, come la Cattedrale di Cluny, erano vere e proprie opere di altissimo interesse artistico, ha profanato con furia reliquie e oggetti sacri ai credenti. Più ancora, ha perseguitato e ucciso in proporzioni massicce, sacerdoti, suore, religiosi e semplici fedeli, che avevano il solo torto di essere cristiani, fedeli alla Chiesa fondata da Cristo.
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Abbazia di Cluny, Borgogna
Nel 1789 l'Abbazia divenne bene nazionale e con decreto del 2 novembre di quell'anno i beni della Chiesa di Francia vennero posti a disposizione della Nazione. La Rivoluzione francese fu fatale a Cluny: i fabbricati vennero distrutti, previa vendita di quanto in essi contenuto (dalle tappezzerie ai mobili, per arrivare fino agli oggetti di culto). Nel 1793 vennero bruciati gli archivi e saccheggiata la grande biblioteca. Le terre abbaziali furono vendute nel 1798 per 2,14 milioni di franchi. I fabbricati dell'abbazia vennero utilizzati come cave di pietra per gli edifici della zona fino al 1813. Ad oggi, delle strutture originali, non rimane che l'8%. L’abbazia oggi
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Pianta e ricostruzione assonometrica
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Strage della Vandea La Rivoluzione fu un fenomeno oggettivamente violento (la Chiesa vi conobbe la prima PERSECUZIONE dal 313); secondo Chaunu la Rivoluzione Francese ha causato 2 milioni di morti. Si pensi solo alla Vandea (secondo di R.Secher, vi sono stati almeno morti per repressione violenta da parte dei repubblicani).
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I primi scontri, iniziati a Cholet, portarono alla sollevazione del 13 marzo, guidata dai capi popolari Jacques Cathelineau, Gaston Bourdic, e Jean-Nicolas Stofflet, a cui si unirono alcuni nobili realisti. In giugno, i ribelli, costituitisi in “Armata cattolica e reale”, si impossessarono delle città di Saumur e Angers. In pochi giorni seicento paesi della Vandea insorsero contro le truppe della Repubblica, dando inizio ad un tragico periodo di combattimenti fratricidi. I contadini devoti al re combatterono una spaventosa guerriglia, lanciandosi con coraggio, armati spesso in modo primitivo, contro gli “azzurri”, i soldati della Rivoluzione. Di fronte al dilagare delle regioni circostanti, il governo rivoluzionario rispose con estrema durezza, decretando la pena di morte per tutti i vandeani sorpresi con le armi in pugno e adottando la tattica della terra bruciata. La controffensiva repubblicana, che sbaragliò i ribelli a Cholet (17 ottobre), poi a Le Mans e Savenay (dicembre), costò ai vandeani morti e fu seguita nel 1794 da feroci ritorsioni sulla popolazione civile, che fomentarono ulteriori movimenti di rivolta.
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La situazione migliorò gradualmente dopo la rivoluzione termidoriana quando nel dicembre 1794 il governo repubblicano liberale annunciò l’amnistia per gli insorti, concedendo ai vandeani la libertà di culto e l’esenzione dalla coscrizione obbligatoria. Guerra nella Vandea
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La ghigliottina Grandi ceste, spugne, secchi pieni d'acqua, gendarmi e folla urlante intorno al giustiziando, facevano da contorno al macabro spettacolo delle esecuzioni pubbliche in Francia. Tragico epilogo di migliaia di vite umane. Una boutade che ebbe il potere di far sorridere i parigini durante il Terrore, recitava: « II dottor Guillotin ha trovato un rimedio efficacissimo contro il mal di testa ». Il rimedio, naturalmente, consisteva in quella terribile macchina che porta il suo nome e che aveva la funzione ben poco terapeutica di decapitare la gente. Ma in realtà, il dottor Guillotin — al contrario di quanto è generalmente ritenuto — non fu l'inventore della ghigliottina, ma fu colui che, per fini umanitari, ne propose e ne ottenne l'adozione.
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Giuseppe Ignazio Guillotin
Nato a Saintes nel 1738, Giuseppe Ignazio Guillotin intraprese , giovanissimo, gli studi religiosi. Entrato nel noviziato dei Gesuiti, insegnò nel collegio Gesuita di Bordeaux; ma il suo spirito indipendente gli fece abbandonare dopo qualche anno la carriera religiosa e si trasferì a Parigi per studiare medicina, materia per la quale si sentiva portato. Conseguita la laurea a pieni voti, si dedicò alla professione, acquisendo presto una larga rinomanza sia per la sua capacità professionale e sia per la sua amabilità e la sua modestia.
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Allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789, il dottor Guillotin fu eletto membro della Costituente, e in tale qualità, il 10 ottobre dello stesso anno, presentò all'Assemblea una mozione con cui proponeva di adottare una nuova macchina per decapitare i condannati a morte, che potesse almeno alleviarne le sofferenze. Fino ad allora, infatti, le esecuzioni capitali venivano eseguite sul ceppo, mediante una scure con la lama a mezzaluna o con una lunga e pesante spada. Questi attrezzi, molto spesso fallivano il colpo, costringendo il boia a ripetere due o tre volte la terribile operazione.
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La mozione presentata dal dottor Guillotin all'Assemblea Costituente fu accolta dai più con scetticismo o con indifferenza, e l'autore, per indurre i suoi colleghi ad approvare la sua proposta, disse loro con ingenua bonomia: « Con questa macchina posso farvi saltare la testa in un batter d'occhio e senza farvi soffrire ». L'Assemblea scoppiò a ridere, ma la proposta fu rinviata. Solo il 3 maggio 1791, l'Assemblea final-mente decretò l'adozione della macchina proposta dal dottor Guillotin, con cui « ogni condannato a morte avrà la testa troncata ».
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