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I SAPIENZIALI Nel canone biblico greco i libri sapienziali sono sette: Giobbe; Salmi; Proverbi; Qohelet (o Ecclesiaste); Cantico dei Cantici; Sapienza;

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1 I SAPIENZIALI Nel canone biblico greco i libri sapienziali sono sette: Giobbe; Salmi; Proverbi; Qohelet (o Ecclesiaste); Cantico dei Cantici; Sapienza; Siracide (o Ecclesiastico). Questo gruppo di libri fanno parte di una corrente di pensiero presente in tutto il Medio Oriente Antico, (è attestata a Ugarit in testi accadici prima del 1250 a.C.) in Egitto e nelle civiltà mesopotamiche, che è detta Sapienza. È un movimento internazionale che ha il suo influsso in Israele a partire dal VI sec. a. C. e produrrà le opere citate. Israele nelle sue opere attinge all’esperienza e ai testi dei popoli vicini e gli adatta alla sua esperienza umana e religiosa. Il movimento sapienziale nella sua fase iniziale non ha un carattere propriamente religioso, ma essenzialmente umano e profano. Affronta e cerca di dare delle risposte ai grandi temi dell’uomo (il destino, la fortuna, la ricchezza, la famiglia, il lavoro, il senso della vita, l’amore, il rapporto con Dio, la morte, ecc …). Traendo l’insegnamento dall’esperienza umana (sua o degli altri) il saggio apprende l’arte di saper vivere bene, accompagnata da una buona formazione. Alla luce di questo movimento la società si divide in SAGGI e STOLTI: Il saggio è l’uomo che conosce e utilizza l’esperienza e la sapienza universale, cioè degli altri saggi. Lo stolto è l’uomo (anche ricco) che non apprende la saggezza dall’esperienza che vive. La sapienza è universale e perenne, perché fondamentalmente l’uomo rimane sempre lo stesso; il grido di dolore di un israelita o di un babilonese di 1000 anni a.C. non è diverso da colui che sta agonizzando in un ospedale moderno. Nei testi più antichi (vedi Proverbi) non vengono toccati i grandi temi dell’A.T.: la legge, l’elezione, la salvezza. I saggi d’Israele non si preoccupano della storia della salvezza, del futuro del

2 popolo, delle promesse fatte da Dio, ma la loro riflessione si rivolge essenzialmente sul destino umano, sul senso della vita; è, dunque, una sapienza umana. La sapienza può indicare l’abilità manuale e professionale (leggi: ingegnere, architetto, fabbro, ecc … in campo politico, il discernimento, l’astuzia e l’arte magica). La sapienza, come abilità, poteva essere usata sia nel bene che nel male. Per questo motivo anche in Israele da principio non aveva un riferimento diretto a JAHWEH. (A Ugarit, Siria, la sapienza era una caratteristica propria del dio El). In seguito, in Israele, la riflessione sulla sua origine viene illuminata da una luce superiore (la fede jahwista) e in questa nuova prospettiva la sapienza d’Israele si distacca da quella dei popoli vicini. Se la società è divisa in saggi e stolti, l’opposizione sapienza – stoltezza diventa opposizione giustizia - ingiustizia, pietà – empietà. In Israele nella prima fase del movimento la sapienza può essere paragonata ad un semplice umanesimo, ma nella fase successiva diventa un umanesimo credente. Il movimento della sapienza nella sua fase adulta, matura si identifica con il timore di Dio, e comporta la pietà, che è il sentimento amoroso nei confronti di Dio. In questo senso si può parlare di una sapienza riferita a Dio, di una sapienza di Dio.

3 Testo : Siracide 1,1-14 (vedi anche Gb 28,12-28)
[1] Ogni sapienza viene dal Signore ed è sempre con lui. [2] La sabbia del mare, le gocce della pioggia e i giorni del mondo chi potrà contarli? [3] L'altezza del cielo, l'estensione della terra, la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle? [4] Prima di ogni cosa fu creata la sapienza e la saggia prudenza è da sempre. [5] A chi fu rivelata la radice della sapienza? Chi conosce i suoi disegni? [6] Uno solo è sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono. [7] Il Signore ha creato la sapienza; l'ha vista e l'ha misurata, l'ha diffusa su tutte le sue opere, [8] su ogni mortale, secondo la sua generosità, la elargì a quanti lo amano. [9] Il timore del Signore è gloria e vanto, gioia e corona di esultanza. [10] Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita. [11] Per chi teme il Signore andrà bene alla fine, sarà benedetto nel giorno della sua morte… [12] Principio della sapienza è temere il Signore; essa fu creata con i fedeli nel seno materno. [13] Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento perenne; resterà fedelmente con i loro discendenti. [14] Pienezza della sapienza è temere il Signore; essa inebria di frutti i propri devoti.”

4 - Il destino dell’uomo. Il tema centrale della riflessione del saggio è il destino dell’uomo e l’aspetto più angosciante ad esso connesso è la retribuzione personale. Il buono e il malvagio, il saggio e lo stolto hanno un unico destino? Bene e male sono la stessa cosa? Testo: Qo 2,12-16 [12] “Ho considerato poi la sapienza, la follia e la stoltezza. "Che farà il successore del re? Ciò che è già stato fatto". [13] Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre: [14] Il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio. Ma so anche che un'unica sorte è riservata a tutti e due. [15] Allora ho pensato: "Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d'esser saggio? Dov'è il vantaggio?". E ho concluso: "Anche questo è vanità". [16] Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto.”

5 Giobbe Giobbe è un uomo “integro e retto” di fronte a Dio,
Testo : Gb 1,1-6; Dio mette in mano a satàn i beni di Giobbe, Testo : Gb 1,7-12; Giobbe accetta la perdita dei suoi beni, Testo : Gb 1,20-22; Giobbe viene colpito nella sua persona (il satàn dice: pelle per pelle!) Testo : Gb 2,1-7; Giobbe viene colpito dalla malattia, dall’insonnia (Gb 7,1-7) e dagli incubi notturni (7,13). Arrivano tre suoi amici (Elifaz, Bildad, Zofar, ai quali si aggiunge in seguito il giovane Eliu) a “consolarlo” e comincia una discussione, a volte molto accesa, sul destino dell’uomo. Gli amici presentano l’idea tradizionale della retribuzione, [Se l’uomo agisce bene avrà successo, benedizione, vita beata e una morte serena, se invece agisce male avrà una vita brutta e difficile.] Testo: Gb 4,1-11 Questa legge non si applica a Giobbe perché sa che non ha fatto nulla di male, eppure vive nella disgrazia. Egli contesta questa concezione, perché sa che i suoi mali non sono causati dai suoi peccati o dai peccati dei suoi figli. Quindi è Dio che lo tratta male! È Dio che è ingiusto! I suoi quattro amici cercano in ogni modo di convincerlo senza riuscirci e nelle risposte di Giobbe si dipana tutta la dottrina della potenza e della provvidenza di Dio. Giobbe poi arriva fino a chiedere che venga istituito un tribunale, nel quale i due imputati siano Lui e Dio e una terza persona che possa stabilire chi ha ragione. A questo punto sulla scena (ideale) interviene Dio e in un lungo discorso (cc ) presenta la sua onnipotenza e la sua grandezza.

6 Giobbe alle parole di Dio non può replicare e dice:
Testo: Gb 42,1-6 [1] Allora Giobbe rispose al Signore e disse: [2] Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te. [3] Chi è colui che, senza aver scienza, può oscurare il tuo consiglio? Ho esposto dunque senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. [4] "Ascòltami e io parlerò, io t'interrogherò e tu istruiscimi". [5] Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. [6] Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.” Dio, poi, rimprovera i quattro “saggi?” amici, per la loro stoltezza e reintegra Giobbe nei suoi beni e nella sua vita beata e il libro termina con la classica frase: Testo: Gb 42,16-17 “Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora 140 anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.” L’esperienza di Giobbe è rivelatrice della concezione della vita nell’ambito della Sapienza. Il destino dell’uomo è nelle mani di Dio! L’uomo di fronte a Dio è sommamente piccolo e non può chiedere conto a Dio del suo agire. Dio dà il bene e lo toglie come lui vuole e l’uomo non può ribellarsi al suo destino. Qui siamo ancora molto lontani dalla visione cristiana del destino dell’uomo!

7 Il Libro dei Salmi I Salmi o il libro dei Salmi (Tehilim תהילים, in ebraico = inni) nel canone ebraico fanno parte degli scritti, mentre in quello greco è inserito nei libri sapienziali. È una raccolta di 150 composizioni in poesia, di contenuto non solo religioso. L’A.T. presenta altri componimenti poetici come: il cantico di Anna (Gdc 2), il canto di vittoria di Debora (Gdc 5), l’elegia di Davide su Saul e Gionata (2 Sam 1), la preghiera di Giona (Gn 2) ecc… La numerazione dei salmi varia a seconda dei canoni: Il termine ebraico inni (tehilim) non si adatta a tutti i salmi, infatti nel titolo molti salmi sono detti mizmor, che indica un componimento musicale, accompagnato da strumenti a corda pizzicati. Da qui deriva la parola salterium che indica sia lo strumento che le composizioni musicali; altri salmi sono detti canti o cantici (šār o šīr). Altri salmi presentano titoli diversi e di difficile identificazione. Num. ebraica Num. greca 1-8 9-10 9 11-113 10-112 113 116 147 Per una più corretta classificazione è meglio considerare il genere letterario proprio. In base a questo criterio i salmi sono divisi in: 1 – GLI INNI (8,19, 29, 33, 46-48, 78, 84, 87, 93, , 103- 106, 113, 114, 117, 122, 135, 136, ; questo gruppo presenta una struttura costante; A - inizia con l’esortazione a lodare Dio; B – il corpus specifica i motivi di questa lode: i miracoli compiuti da Dio, in particolare la creazione e la natura, gli interventi nella storia e la salvezza accordata al popolo. C – La conclusione rinnova l’esortazione a lodare Dio o rivolge una preghiera a Dio. Testo : Salmo 8

8 2 – LE SUPPLICHE (o salmi di sofferenza o lamenti), che sono
collettive o individuali. + suppliche collettive: (12, 44, 60, 74, 79, 80, 83, 85, 106, 123, 129, 137). Il motivo è una catastrofe nazionale, una sconfitta militare, una distruzione o una carestia. Con essa si chiede la salvezza del popolo o la restaurazione della pace. Testo : Salmo 74,1-9; + suppliche individuali (3, 5-7, 13, 17, 22, 25-26, 28, 31, 35, 38, 42-43, 51, 54-57, 59, 63-64, 69-71, 77, 86, 102, 120, 130, ) ; sono i poemi più numerosi e dal contenuto assai vario; presentano pericoli di ogni genere che la persona vive, a causa di persone che “fanno il male”. “Esse sono le grida dell’anima, espressione di una fede personale”. Testo : Salmo 3 I salmi di supplica non cantano la Gloria di Dio, ma si rivolgono a lui con gridi di dolore. A – Iniziano con un grido di aiuto, una richiesta o un’espressione di fiducia; B – Nel corpo del salmo si cerca di muovere a pietà Dio presentando la situazione di tristezza, di angoscia o di dolore in cui il supplicante si trova; raramente, però, si fanno riferimenti storici, ma si citano l’abisso, lo sheol, gli agguati di morte di nemici o di bestie (il leone, i cani, ecc…), le tempeste e le onde del mare; Ci sono proteste di innocenza (punizione ingiusta!) e confessioni dei peccati. C - La supplica spesso termina con la certezza di essere esauditi e con il rendimento di grazie. 3 – I RINGRAZIAMENTI (Salmi: 18, 21, 30, 33-34, 40, 65-68, 92, 116, 118, 124, 129, 138, 144). Come detto prima i salmi di Supplica possono concludersi con un ringraziamento, ma ci sono salmi che sono tutto un ringraziamento. Anch’essi possono essere collettivi o individuali. Il popolo ringrazia per la liberazione da un pericolo, per la salvezza ottenuta, per l’abbondanza del raccolto, per i benefici concessi al re, ecc… Il salmo invita il

9 popolo a esprimere sentimenti di riconoscenza a Dio e a lodarlo.
Testo: Sal 124; 4 – DI GENERE VARIO: Alcuni salmi non sono inseribili nella classificazione data, o perché il loro genere è imprecisato oppure perché vari generi sono mescolati. Per es. i salmi 27 e 31 sono lamenti a cui segue una preghiera di fiducia; I salmi 28 e 57 sono lamenti seguita da un ringraziamento. Il salmo 119 è un inno alla legge, un lamento individuale e presenta una dottrina sapienziale. Altri salmi hanno le caratteristiche degli oracoli (2, 50, 75, 81, 82, 85, 95, 110), quasi fossero stati pronunciati dai profeti nel tempio. USO DEI SALMI. I Salmi sono la raccolta dei canti religiosi del popolo d’Israele e la presenza di cantori tra il personale del tempio è attestata anche prima dell’esilio (Gdc 21,19-21; 2 Sam 6,5.16). Il salterio è legato al culto, anche se non ci sono indicazioni circa l’uso e la festa nella quale veniva usato. All’inizio del salmi ci sono indicazioni circa gli strumenti, il direttore del coro, la melodia da usare, ecc… che stanno a dimostrare che il salterio è stato ( e lo è ancora) il libro dei canti del tempio prima, e della sinagoga poi, prima di diventare il libro delle preghiere delle prime comunità cristiane. AUTORI E DATA DI COMPOSIZIONE La tradizione ebraica (e quella cristiana primitiva) secondo i titoli dei salmi, attribuiva 73 salmi a Davide e 12 ad Asaf, 11 ai figli di Core e altri senza attribuzione. La critica letteraria ha dimostrato che i salmi, nella loro redazione finale, non risalgono a Davide, ma sono di vari secoli successivi a lui. Per alcuni salmi è possibile stabilire il fatto storico a cui si riferiscono (Sal 137, distruzione di Gerusalemme e esilio; Sal 126, ritorno in patria dopo l’esilio), mentre per la maggior parte questo non è possibile.

10 Il periodo di formazione del salterio è quindi molto lungo e di difficile datazione, probabilmente termina a ridosso del Nuovo Testamento, e per alcuni salmo anche nel I secolo dopo Cristo. Come è giunto a noi esso è diviso in 5 libri, divisi da brevi dossologie: 1 libro (2-41); dossologia Sal 41,14; 2 libro (42-72); dossologia Sal 72,18-20; 3 libro (73-89); dossologia Sal 89,52 4 libro (90-106); dossologia Sal 106,48 5 libro ( ). Il salmo 1 fa da introduzione a tutto il salterio e il salmo 150 è la dossologia finale del libro dei salmi. Le scoperte del Mar Morto hanno riportato alla luce gli originali di alcuni salmi che erano solo in greco (vedi il salmo 151, che deriva dalla composizione di due altri salmi).

11 Giona Cap. 1 1Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: 2"Alzati, va' a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me". 3Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.4Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una grange tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. 5I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. 6Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: "Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo". 7Quindi dissero fra di loro: "Venite, gettiamo le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura". Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona.

12 8Gli domandarono: "Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?". 9Egli rispose: "Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra". 10Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: "Che cosa hai fatto?". Quegli uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore, perché lo aveva loro raccontato. 11Essi gli dissero: "Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?". Infatti il mare infuriava sempre più. 12Egli disse loro: "Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia". 13Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro. 14Allora implorarono il Signore e dissero: "Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere". 15Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. 16Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti. Cap. 2 1Ma il Signore dispose che un grosso pesce (f.) inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce (f.) tre giorni e tre notti.

13 2Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio 3e disse:
"Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. 4Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare e le correnti mi hanno circondato; tutti i tuoi flutti e le tue onde sono passati sopra di me. 5Io dicevo: Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio. 6Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l'abisso mi ha avvolto, l'alga si è avvinta al mio capo. 7Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore mio Dio. 8Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore. La mia preghiera è giunta fino a te, fino alla tua santa dimora. 9Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore. 10Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore". 11E il Signore comandò al grosso pesce ed esso rigettò Giona sull'asciutto.

14 Cap. 3 1Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2"Alzati, va' a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". 3Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. 4Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". 5I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. 6Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: "Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?". 10Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Cap. 4 1Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. 2Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato.

15 3Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!". 4Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?". 5Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. 6Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. 7Ma il giorno dopo, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò. 8Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venir meno e chiese di morire, dicendo: "Meglio per me morire che vivere". 9Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?". Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!". 10Ma il Signore gli rispose: "Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: 11e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?".


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