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L’IMPATTO DELLA CRISI E LE PROSPETTIVE NELLA PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI PER LAVORO Paolo Feltrin Roma, 21 dicembre 2010.

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1 L’IMPATTO DELLA CRISI E LE PROSPETTIVE NELLA PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI PER LAVORO Paolo Feltrin Roma, 21 dicembre 2010

2 1.1. Le migrazioni nell’Unione europea
INDICE Il fenomeno migratorio: evoluzione demografica e presenza nel mercato del lavoro 1.1. Le migrazioni nell’Unione europea 1.2. L’evoluzione demografica di italiani e stranieri 1.3. La programmazione dei flussi per lavoro 1.4. La presenza degli immigrati nel mercato del lavoro La crisi e gli immigrati: gli effetti sui flussi migratori e sull’occupazione 2.1. La crisi economico-finanziaria 2.2. L’impatto sui flussi migratori 2.3. Gli effetti occupazionali Le previsioni del fabbisogno di manodopera 3.1. L’evoluzione della popolazione 3.2. L’andamento dell’offerta e della domanda di lavoro 3.3. Il fabbisogno di manodopera 3 4 11 21 26 31 32 36 38 54 55 58 60

3 IL FENOMENO MIGRATORIO: EVOLUZIONE DEMOGRAFICA E PRESENZA NEL MERCATO DEL LAVORO

4 I MIGRANTI NEL MONDO Le Nazioni Unite stimano al 2010 la presenza di oltre 200 milioni di migranti nel mondo, pari a circa il 3% della popolazione mondiale. Tra questi il 32,6% è presente nel vecchio continente (il 9,5% della popolazione). Il 28,7% si trova in Asia e il 23,4% nell’America settentrionale. Fonte: elaborazioni su dati Nazioni Unite.

5 LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA
LA COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE STRANIERA Nell’Unione europea la grande maggioranza degli stranieri si distribuisce in 5 paesi: nei paesi di lunga tradizione migratoria: Germania (24,2%), Gran Bretagna (14,5%) e Francia (10,5%); Spagna (18,0%) e Italia (12,6%) paesi con una storia più recente di migrazione (ultimi anni). Gli immigrati nei primi 5 paesi rappresentano quasi l’80% della popolazione straniera europea che nel 2009 ammonta a circa 31 milioni. Nota: popolazione al 1°gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

6 LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA
LA COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE STRANIERA Anche in termini di incidenza della popolazione straniera questa è elevata in Spagna (11,7%), Germania (9% circa), Gran Bretagna (7,1%), Italia (6,3%) e Francia (5,1%). Nota: popolazione al 1°gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

7 LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA
L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE STRANIERA La crescita demografica in molti paesi, tra il 2000 e il 2009, è dovuta alla popolazione straniera. Spagna, Irlanda, Italia e Grecia sono i paesi con la crescita più sostenuta, con quote di stranieri più basse al Germania e Belgio che già al 2000 segnano una quota elevata di stranieri vedono una crescita più moderata. Negativo l’andamento per i Paesi Bassi. Nota: popolazione al 1°gennaio; (a) popolazione al 2005 anziché 2000. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

8 LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA
IL SALDO MIGRATORIO Negli ultimi 10 anni (tra 1998 e 2008) la Spagna ha visto un incremento degli ingressi dell’800%, seguita dall’Italia (+240%) e dalla Francia (+117%). Negativo l’andamento per la Germania (-15%). Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Population).

9 LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA
IL SALDO MIGRATORIO Al 2008 è l’Italia a presentare il saldo migratorio maggiore, seguita dalla Spagna e dalla Gran Bretagna. Negativo per la Germania. Spagna, Germania e Gran Bretagna oltre che per un flusso consistente di immigrati si caratterizzano per un elevato numero di emigranti. L’Italia ha quasi esclusivamente un flusso in ingresso. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Population).

10 Migrazione netta per 1.000 abitanti. Media 2003-2007.
LE MIGRAZIONI NELL’UNIONE EUROPEA IL SALDO MIGRATORIO Migrazione netta per abitanti. Media Le regioni del Nord Italia, della Spagna, della Francia centro meridionale, dell’Irlanda e Gran Bretagna sono caratterizzate da una migrazione netta positiva. Forte disaggregazione tra le regioni italiane. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Regional Yearbook 2009).

11 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
ITALIANA E STRANIERA Dal 1971 al 1981 la popolazione dell’Italia è cresciuta del 4,5% soprattutto grazie al baby boom avvenuto negli anni ‘60. Nei venti anni successivi la popolazione è rimasta pressoché invariata passando dai quasi 56,5 milioni del 1981 ai quasi 57 milioni del A questo risultato ha contribuito in maniera consistente il forte abbassamento della natalità. Dal 2001 la popolazione ha ripreso nuovamente a crescere a ritmi sostenuti, grazie all’impulso dei recenti fenomeni migratori. Crescita legata al baby boom concentrata al Sud. Crescita legata ai fenomeni migratori concentrata al Centro Nord. Nota: popolazione al 1 gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Istat. Fino al 2001 Censimento della popolazione e delle abitazioni e per il 2010 dati Demo – Istat.

12 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
ITALIANA E STRANIERA Negli ultimi anni pur mantenendo ritmi elevati la crescita della popolazione ha rallentato. Nord Ovest e Nord Est sono le aree che spingono l’aumento. Quasi stabili invece il Sud e le Isole (1,8% in otto anni), sia perché poco attrattive per l’immigrazione, sia perché la fecondità di questi territori è risultata essere in fortissimo calo negli ultimi decenni. Crescita sempre superiore al 2% nel Nord Est. Crescita debole al Sud. Nota: popolazione al 1 gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

13 Var.% della popolazione residente nelle province. Anni 2003-2010.
L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE ITALIANA E STRANIERA Var.% della popolazione residente nelle province. Anni 1. La crescita si concentra tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. 2. La crescita si concentra nella fascia che va da Ravenna a Latina e che taglia trasversalmente l’Italia. Nota: popolazione al 1 gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

14 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
ITALIANA E STRANIERA Incidenza della popolazione straniera per provincia al 2010. La presenza della popolazione straniera è più forte nelle aree dove la crescita demografica è risultata più elevata. Incidenza della popolazione straniera per provincia al 2003. Nota: popolazione al 1 gennaio. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

15 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE CARATTERISTICHE DEGLI IMMIGRATI La popolazione straniera cresce velocemente a partire dai primi anni ‘90. Il vero boom si ha però a partire dagli anni duemila. Il vero boom si ha a partire dagli anni duemila. La crescita inizia a partire dagli anni ’90. Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Istat.

16 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE DETERMINANTI DELLA CRESCITA L’evoluzione della popolazione è il risultato delle dinamiche della componente naturale e di quella migratoria. Dal 1994 al 2009 è stata la componente migratoria a determinare la crescita della popolazione. Il numero di nati e di morti è costante. I saldi migratori che nei primi anni ‘90 erano appena sufficienti a colmare il gap negativo della componente naturale, successivamente hanno assunto dimensioni tali da dare un forte impulso alla crescita della popolazione. Nota: (a) Il saldo residuo è dato dallo scarto tra le iscrizioni e cancellazioni per “altri motivi” che non corrispondono a movimenti effettivi nel territorio, ma sono dovuti a rettifiche anagrafiche. Tale saldo, soprattutto negli anni post censuari, può assumere valori non trascurabili. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat. Dal 1994 al 2000 ricostruzioni intercensuarie.

17 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE DETERMINANTI DELLA CRESCITA Dal 1975 al 1995 il tasso di natalità è crollato passando dai 15,2 nati per mille residenti fino ai 9,3. La curva della natalità negli ultimi 15 anni è stata quasi sempre inferiore a quella della mortalità, creando sistematicamente un saldo naturale negativo. Ne deriva che in assenza di flussi migratori la popolazione sarebbe destinata ad un rapido declino. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

18 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE DETERMINANTI DELLA CRESCITA Dal 2003 al 2009 l’incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati è raddoppiata passando dal 6,2% al 13,6% con percentuali sempre crescenti. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

19 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE DETERMINANTI DELLA CRESCITA Il tasso di fecondità totale ha subito una fortissima contrazione nel dopoguerra passando da un numero medio di figli per donna pari a 2,70 nel 1964 a 1,19 nel La piccola ripresa mostrata dal 1995 in poi è da attribuirsi in parte ad un leggerissimo incremento della fecondità delle donne italiane e, soprattutto, ad un più elevato tasso di fecondità delle madri straniere residenti in gran parte nelle regioni del Nord. Lieve incremento a partire dagli anni duemila in concomitanza con il boom della popolazione straniera. Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

20 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE DETERMINANTI DELLA CRESCITA Il calo della fecondità abbinato ad un incremento della speranza di vita hanno determinato l’invecchiamento della popolazione. Dal 1991 ad oggi la popolazione in età lavorativa è andata riducendosi ed è passata dal 68,8% al 65,8%. Questa tendenza all’invecchiamento è stata indubbiamente frenata dalla componente immigrata mediamente molto più giovane di quella italiana. Calo della componente 0-14. Crescita della componente 65+. Punto massimo della popolazione Fonte: elaborazioni su dati Demo - Istat.

21 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE CARATTERISTICHE DEGLI IMMIGRATI L’ingresso degli stranieri in Italia è legato agli effetti delle regolarizzazioni e dei cambiamenti delle norme per l’ingresso nel nostro paese. Il boom dei permessi si registra nel 2003 in crescita del 48% rispetto al 2002. Anche la popolazione residente ha subito un’impennata. Fino a metà anni ‘80 crescita al tasso annuo del 7%. Le impennate degli anni 90 sono frutto di 3 regolarizzazioni: 1986,1990 e 1995. Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Istat.

22 LA PROGRAMMAZIONE DEI FLUSSI
IL DECRETO FLUSSI A partire da metà anni 90 gli ingressi degli stranieri sono stati regolati da decreti di programmazione flussi. In molti casi le quote hanno sottostimato l’effettivo ingresso. Note: (a) i dati sulle quote d'ingresso riguardano solo i cittadini extracomunitari; (b) dati Istat dal 2002 al 2009 e dati Eurostat dal 1998 al 2001, gli iscritti dall'estero comprendono tutti i cittadini stranieri anche quelli comunitari; (c) poiché i dati sugli iscritti non distinguono tra lavoratori e non si è pensato di stimare la quota di lavoratori utilizzando come peso la quota di permessi di soggiorno rilasciata per motivi di lavoro. Fonte: elaborazioni su fonti varie, Istat ed Eurostat.

23 LA PROGRAMMAZIONE DEI FLUSSI
LE SANATORIE Nel corso degli ultimi due decenni, governi diversi hanno aperto sei diversi procedimenti di sanatoria (1986, 1990, 1995, 1998, 2002, 2009) che hanno complessivamente legalizzato circa 1,7 milioni di immigrati, di cui solo 646 mila durante la sanatoria del Si stima che più della metà degli immigrati residenti regolarmente in Italia hanno ottenuto il primo permesso di soggiorno attraverso uno di questi procedimenti di sanatoria. Fonte: elaborazioni su dati Fasani (2009), Undocumented Migration: counting the uncountable. Data and Trend across Europe, country report of Italy prepared under the research project CLANDESTINO, novembre, disponibile sul sito

24 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE CARATTERISTICHE DEGLI IMMIGRATI Nel corso del tempo i permessi rilasciati si sono caratterizzati per l’aumento del peso della componente femminile e dell’età media d’ingresso. Il motivo principale d’ingresso rimane il lavoro (60%), segue quello famigliare per circa il 33% (rafforzato rispetto al 1992). Note: (a) dal 1992 al 1994 Unione europea a 12 stati; dal 1995 al 2004 Unione europea a 15 stati; dal 2005 al 2006 Unione europea a 25 stati; dal 2007 ad oggi Unione europea a 27 stati; (b) a partire dal 2007 Romania e Bulgaria sono entrati a far parte dell’Unione europea; (c) dal 2008 il permesso di soggiorno risulta obbligatorio solo per i cittadini extracomunitari. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

25 L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DELLA POPOLAZIONE
LE CARATTERISTICHE DEGLI IMMIGRATI Nel 2002 albanesi, marocchini e rumeni sono le etnie più rappresentate con una quota sul totale pari rispettivamente a 14%, 13,9% e 6,1%. Al 2007 e al 2009 queste tre cittadinanze si confermano ancora ai primi tre posti con la differenza che la Romania sale dal terzo al primo posto. Tra gli altri paesi presenti nella graduatoria Ucraina, Moldavia e Polonia acquistano posizioni, mentre scendono Tunisia, Serbia e Montenegro e Perù. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

26 LA PRESENZA DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
NUOVE TENDENZE OCCUPPAZIONALI Negli ultimi dieci anni è mutato profondamente anche lo scenario del mercato del lavoro. Diminuzione del tasso di disoccupazione in tutti i maggiori paesi europei. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

27 LA PRESENZA DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
CRESCITA DEGLI OCCUPATI STRANIERI …. con crescita sostenuta degli occupati nel periodo pre-crisi ( ), trainata dalla componente straniera. Irlanda, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, registrano tassi di crescita annui superiori al 10% per gli occupati stranieri. L’Italia segna un 8,4%. L’Italia vede una crescita annua del 8,4% per la componente straniera rispetto allo 0,7% complessivo. L’incidenza degli occupati stranieri passa dal 5,2% del 2003 al 7,5% del 2008. Note: (a) periodo ; (b) periodo Dati non disponibili per Area Euro e Unione Europea. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

28 LA PRESENZA DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
CRESCITA DEGLI OCCUPATI STRANIERI Al 2008 in Italia gli occupati stranieri si concentrano in alcuni settori: nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni (soprattutto gli uomini), nei servizi alla persona (in particolare le donne). Elevata presenta degli stranieri nei settori industriali (in particolare metalmeccanica, sistema moda e costruzioni), negli alberghi e ristoranti e nei servizi alla persona. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

29 LA PRESENZA DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
OCCUPAZIONE PER SETTORE Circa un terzo degli stranieri è occupato in qualifiche a bassa specializzazione e ad alta manualità, rispetto a circa il 7% degli Italiani. Solo il 3% risulta fare un lavoro impiegatizio paragonato ad oltre il 10% degli italiani. Più del 30% degli immigrati è contenuto in sole 5 professioni: muratori, pulizie, collaborazioni domestiche, cuochi, manovali. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

30 LA PRESENZA DEGLI IMMIGRATI NEL MERCATO DEL LAVORO
IL FABBISOGNO Fino al 2000 il saldo tra entrati e usciti nel mercato del lavoro è positivo. Dal 2000 sistematicamente tutte le aree mostrano un crescente disequilibrio tra generazioni: nel 2008 in Italia a fronte di 2 milioni di potenziali uscenti vi erano 1,6 milioni di potenziali entranti, mostrando un fabbisogno di 450 mila lavoratori. Eccedenza di lavoratori nel 1993 e nel 2000 Fabbisogno di lavoratori nel 2004 e 2008. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

31 LA CRISI E GLI IMMIGRATI: GLI EFFETTI SUI FLUSSI MIGRATORI E SULL’OCCUPAZIONE

32 LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA
LA CADUTA DEL PIL Il 2009 si chiude come l’anno peggiore dal dopoguerra. La caduta del Pil è stata generalizzata in tutte le economie avanzate. Anche i paesi emergenti hanno registrato un rallentamento nella crescita. La ripresa, iniziata a fine 2009 si consolida nel II trimestre Più vivace negli Stati Uniti e più lenta nell’Area Euro sospinta dalla buona performance della Germania. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

33 LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA
IL CALO DELL’OCCUPAZIONE La crisi si è trasmessa al mercato del lavoro comportando un calo degli occupati in tutte le maggiori economie. Irlanda e Spagna registrano contrazioni superiori al 10%. L’Italia vede una caduta inferiore alla media dell’Area Euro. Fonte: elaborazioni su dati Oecd.

34 LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA
L’INCREMENTO DEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE Cresce il tasso di disoccupazione in tutte le maggiori economie. Nel secondo trimestre 2010 supera quota 10% nell’Area Euro. Fonte: elaborazioni su dati Oecd.

35 LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA:
LE PREVISIONI Le previsioni per il 2010 indicano una crescita del Pil in tutte le maggiori economie. Superiore al 3% in Germania e Giappone, del 2,7% per Stati Uniti dell’1,7% nell’Area Euro. Si mantengono incerte le prospettive sul mercato del lavoro, con un calo dell’occupazione previsto anche per il 2010 e un’ulteriore incremento del tasso di disoccupazione. Fonte: elaborazioni su dati Commissione europea (dicembre 2010).

36 L’IMPATTO DELLA CRISI SUI FLUSSI MIGRATORI
UNO SGUARDO ALL’EUROPA Nel 2009 nella maggior parte dei paesi europei si riscontra una contrazione del flusso di immigrati e di emigranti. I saldi netti rimangono positivi ma diminuiscono di intensità soprattutto in Italia e Spagna. Migrazione netta positiva Migrazione netta negativa Note: (a) dati non disponibili per Estonia, Francia, Grecia, Ungheria e Gran Bretagna; (b) comprendono gli immigrati nativi di ritorno e gli emigranti nativi che lasciano il paese d’origine. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

37 L’IMPATTO DELLA CRISI SUI FLUSSI MIGRATORI
IL BILANCIO ITALIANO Nel 2009 in Italia le iscrizioni in anagrafe dall’estero sono in calo del 18% rispetto al Il concomitante incremento delle cancellazioni indica una diminuzione maggiore del saldo migratorio (oltre il 20%). Prosegue il forte incremento degli iscritti per nascita e delle acquisizioni di cittadinanza. Note: (a) dato da iscrizioni dall’estero meno le cancellazioni per l’estero. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

38 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN EUROPA La crisi ha conseguenze anche sull’occupazione immigrata che registra dei cali in alcuni paesi europei, primi tra tutti Irlanda e Spagna. Gran Bretagna e Italia, nonostante la flessione generale, segnano un incremento degli occupati stranieri. La Germania vede una leggera crescita sia degli occupati nativi che stranieri. Cresce l’occupazione straniera in Gran Bretagna, Germania e Italia. Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

39 Il tasso di disoccupazione degli stranieri aumenta in misura maggiore
GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI IL MERCATO DEL LAVORO IN EUROPA Eccetto la Germania in tutti i principali paesi tra il 2008 e il 2010 aumenta il tasso di disoccupazione sia nel caso di nativi che di stranieri e in misura più accentuata per questi ultimi. Il tasso di disoccupazione degli stranieri aumenta in misura maggiore Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Labour Force Survey).

40 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA In Italia tra il secondo trimestre del 2008 e del 2010 la flessione degli occupati ha determinato una perdita complessiva di 574 mila posti di lavoro (-2,4%). Le persone in cerca di occupazione sono cresciute del 22,8%, superando quota 2 milioni nel Il tasso di disoccupazione è salito all’8,3%, superiore di un punto e mezzo rispetto al 2008. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

41 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA La contrazione occupazionale osservata riguarda la componente italiana: questa cala di 929 mila unità tra il secondo trimestre del 2008 e del I lavoratori stranieri crescono di 355 mila. Mentre per gli italiani la contrazione è continua, per gli stranieri dopo una dinamica negativa nell’epicentro della crisi (IV-2008 e I-2009), c’è un ritorno alla crescita, interrotta solo nel primo trimestre 2010. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

42 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Sia per la componente italiana che per quella straniera, dal IV trimestre 2008 il tasso di occupazione è in diminuzione. Tra il terzo trimestre 2008 e il secondo trimestre 2010 il divario tra i due tassi è diminuito grazie ad una contrazione più accentuata del tasso di occupazione degli stranieri. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

43 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Il calo degli italiani avviene nelle regioni meridionali (-455 mila), mentre la crescita degli stranieri si ha nelle regioni del Centro Nord (rispettivamente +146 e +114 mila). Calo degli italiani al Sud Crescita degli stranieri al Nord Fonte: elaborazioni su dati Istat.

44 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA In termini percentuali la crescita straniera è maggiore al Sud (Sicilia, Abruzzo e Sardegna) ma il peso sul totale risulta basso. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

45 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Sono le donne a trainare la crescita dell’occupazione immigrata registrando un incremento del 25% contro il 17% degli uomini. Nel caso degli italiani sono i maschi a risentire maggiormente della recessione incidendo per il 71% sulla contrazione complessiva a causa della maggiore presenza in settori fortemente colpiti dalla crisi come manifattura e costruzioni. Calo degli italiani maschi da imputarsi al settore industriale. Crescita delle donne straniere da imputarsi quasi esclusivamente al settore dei servizi. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

46 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA La crescita dell’occupazione immigrata riguarda in gran parte il settore dei servizi e in particolare i servizi alla persona a forte presenza femminile. La flessione degli italiani coinvolge soprattutto l’industria in senso stretto e le costruzioni con una variazione percentuale del 10,4% e del 5,1% rispettivamente. Calo degli italiani nel settore industriale. Crescita degli stranieri nel settore dei servizi. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

47 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA La quasi totalità dell’incremento degli stranieri è determinata da un aumento dei dipendenti a carattere permanente (23,1% pari a 291 unità). La flessione degli italiani riguarda sia la componente di dipendenti, e in particolare quelli a carattere temporaneo, sia di quella indipendente. Calo dei dipendenti italiani a carattere temporaneo. Crescita dei dipendenti stranieri a tempo indeterminato. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

48 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA L’incremento degli occupati stranieri riguarda in gran parte personale non qualificato (44,9% circa) e artigiani e operai specializzati (20,5%), professioni che vedono peraltro una maggiore concentrazione della forza lavoro straniera. La crisi ha accelerato il dualismo tra italiani e stranieri. Calo delle professioni tecniche. Crescita del personale non qualificato e di artigiani e operai. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

49 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Considerando solo il personale non qualificato addetto a servizi di pulizia (tra cui badanti) per settore di attività emerge come gli occupati domestici siano in crescita e in particolare per la componente straniera. Crescita del personale non qualificato nei servizi domestici. I lavoratori domestici stranieri al 2009 rappresentano il 73,5% delle collaboratrici totali e il 16% degli occupati stranieri (1,9 milioni). Nota: (a) equivale al codice professioni numero 842 secondo la classificazione Istat 2001 e comprende tra l’altro anche la mansione di collaboratore domestico e più in dettaglio di badante. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

50 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA La crescita delle persone in cerca di occupazione contraddistingue sia la componente italiana che quella straniera. Nel secondo caso però il ritmo è maggiore. Tra il secondo trimestre del 2008 e del 2010 i disoccupati stranieri sono cresciuti del 63,1%, quelli italiani del 18,4%. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

51 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Tra il terzo trimestre 2008 e il secondo trimestre 2010 il tasso di disoccupazione degli stranieri è cresciuto di circa 4,7 punti percentuali (dal 6,9% all’11,6%). Il tasso degli italiani è aumentato di 2 punti percentuali, passando dal 6,0% all’8,0%. Fonte: elaborazioni su dati stat.

52 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA La crescita dei disoccupati, sia italiani che stranieri, avviene in gran parte nelle regioni del Nord sia in termini percentuali che assoluti. I tassi di crescita per ciascuna area sono sempre maggiori nel caso degli stranieri. Crescita disoccupati al Nord. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

53 GLI EFFETTI OCCUPAZIONALI
IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA Sono i maschi che vedono gli incrementi maggiori sia per gli italiani e in misura ancora maggiore per gli stranieri. Crescita disoccupati maschi. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

54 LE PREVISIONI DEL FABBISOGNO DI MANODOPERA

55 L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE
L’evoluzione della popolazione indica una forte riduzione della fascia di età delle persone con meno di 15 anni (che passa dal 21% al 14%) e della fascia anni (che scende dal 69% del 1993 a meno del 66% nel 2008) e la crescita parallela degli ultra 65enni, quasi raddoppiati (dal 12,5% al 20%). Fonte: elaborazioni su dati Istat.

56 L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE
PREVISIONI DEMOGRAFICHE Si possono ipotizzare tre scenari di evoluzione della popolazione. Senza flussi migratori la popolazione è destinata a ridursi nel tempo. Lo scenario “Flussi migratori costanti” si basa sull’ipotesi che i flussi migratori si mantengono sugli stessi livelli attuali. Lo scenario “Età lavorativa costante” si basa sull’ipotesi che la popolazione in età lavorativa sia costante nel tempo. Lo scenario “Storico” si basa sull’ipotesi di assenza di flussi migratori. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

57 L’EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE
PREVISIONI DEMOGRAFICHE In assenza di flussi migratori già nel 2014 la popolazione tornerebbe sotto i 60 milioni di abitanti e nel 2019 scenderebbe sotto i 59 milioni. Il dato più rilevante risulta il continuo invecchiamento della popolazione. La quota di anziani, infatti, ammonterebbe al 23,5% del totale, contro il 12,8% dei giovani. Popolazione pari a 65,9% nel 2009 e al 63,7% al 2021. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

58 L’ANDAMENTO DELL’OFFERTA E DELLA DOMANDA DI LAVORO
L’OFFERTA DI LAVOROI In assenza di flussi migratori si stima che la forza lavoro scenda in maniera significativa sia per i maschi che per le femmine. La disoccupazione frizionale è la parte di disoccupazione inevitabile in quanto nella realtà i lavoratori impiegano del tempo per trovare una nuova occupazione. La disoccupazione strutturale è la mancanza di un impiego legata all'assenza di corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

59 L’ANDAMENTO DELL’OFFERTA E DELLA DOMANDA DI LAVORO
Al contrario in ipotesi di crescita del Pil la domanda di lavoro aumenterà nel tempo. Crescita alta = tassi di crescita superiori a quelli pre-crisi. Crescita media = tassi di crescita in linea con quelli pre-crisi. Crescita bassa = tasso di crescita inferiore a quello pre-crisi. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

60 INCRONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA
IL FABBISOGNO Per il 2010 e 2011 il fabbisogno occupazionale dovrebbe essere nullo o al massimo ci sarebbe in aggregato un eccesso di offerta. A causa dell’invecchiamento della popolazione e della verosimile crescita economica il fabbisogno è destinato a crescere. Nel 2015 in ipotesi media ci sarà bisogno di 679 mila lavoratori. Allo stesso anno lo scenario basso indica un eccesso di offerta per mila lavoratori. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

61 Fabbisogno occupazionale: scenario intermedio.
INCRONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA IL FABBISOGNO Fabbisogno occupazionale: scenario intermedio. Le carenze maggiori sono individuabili tra gli italiani maschi in età anni. Nel caso dei lavoratori stranieri sono le aree del Nord Est e Nord Ovest che dovrebbero mostrare gli squilibri maggiori tra domanda e offerta, in particolare per il segmento femminile tra i 25 e i 44 anni. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

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