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Dal miracolo economico al declino

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Presentazione sul tema: "Dal miracolo economico al declino"— Transcript della presentazione:

1 Dal miracolo economico al declino
Seconda parte del corso di Economia Italiana a.a Anna Giunta

2 PIL in miliardi di Euro*
Classifica PIL Classifica Paese PIL in miliardi di Euro* 1 Stati Uniti 11.806 2 Cina 6.074 3 Giappone 4.331 4 Germania 2.493 5 Francia 1.898 6 Regno Unito 1.770 7 Brasile 1.637 8 Russia 1.469 9 Italia (a) 1.567 10 India 1.338 Fonte: elaborazioni su dati World Bank, ranking 2012 *a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore) (a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013) 2

3 Tassi di crescita del PIL: dal miracolo al declino
Italia Francia Germania Spagna Stati Uniti 5,6 5,0 5,9 5,7 3,6 3,2 2,7 3,5 2,3 2,5 2,2 2,9 3,3 1,6 2,1 1,9 2,0 3,9 4,1 0,7 3,1 2,6 -0,3 0,8 1,2 0,9 1,0 Fonte: dal 1951 al 2005: Rossi, 2006. Dal 2006 al 2010 elaborazioni su dati IMF: World Economic Outlook, estrazione dati del 29/04/2011. Ultimo aggiornamento dati da parte del IMF del 3/2011 3

4 Tassi di crescita del PIL:
anni 2000 Italia Francia Germania Spagna Stati Uniti 0,7 1,6 3,1 2,6 0,9 1,8 1,0 3,3 2,7 1,1 2,0 3,5 1,7 2,2 -0,5 0,8 -0,3 1,2 Dal 2006 al 2010 elaborazioni su dati IMF: World Economic Outlook, estrazione dati del 29/04/2011. Ultimo aggiornamento dati da parte del IMF del 3/2011 4

5 Articolazione della seconda parte del corso
Analizzeremo ora alcuni altri fattori caratterizzanti l’economia italiana come: la struttura dell’apparato produttivo e gli squilibri territoriali. Analizzeremo poi il percorso di crescita intrapreso negli anni ’60, il miracolo economico. Infine, verranno analizzati i problemi di crescita e competitività emersi nella seconda metà degli anni ’90. 5

6 LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL’ECONOMIA ITALIANA
6

7 Il PIL è il valore dei beni e dei servizi finali prodotti nell’economia in un dato periodo di tempo. Non vengono pertanto valutati i beni intermedi, quelli cioè usati per la produzione dei beni finali. In tal modo si evitano le duplicazioni derivanti dal “contare due volte” il valore di un bene

8 PIL in miliardi di Euro*
Classifica PIL Classifica Paese PIL in miliardi di Euro* 1 Stati Uniti 11.806 2 Cina 6.074 3 Giappone 4.331 4 Germania 2.493 5 Francia 1.898 6 Regno Unito 1.770 7 Brasile 1.637 8 Russia 1.469 9 Italia (a) 1.567 10 India 1.338 Fonte: elaborazioni su dati World Bank, ranking 2012 *a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore) (a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013) 8

9 CLASSIFICA PIL PRO CAPITE
Paese PIL pro capite in Euro* Stati Uniti 36.312 Giappone 33.953 Germania 30.170 Francia 28.904 Regno Unito 27.990 Italia (a) 25.728 Russia 10.201 Brasile 8.095 Cina 4.497 India 1.082 Fonte: elaborazioni su dati World Bank. Anno di riferimento 2012 *a prezzi correnti. Cambio euro/dollaro: (27 marzo 2014, Il Sole 24 ore) (a) Per l’Italia si riporta il dato ufficiale Istat (stima novembre 2013) 9

10 LA STRUTTURA DELLA PRODUZIONE
Composizione % degli addetti alle unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011) Mezzogiorno Centro-Nord Italia Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,72 0,30 0,39 Estrazione di minerali da cave e miniere 0,25 0,19 0,20 Attività manifatturiere 16,91 25,60 23,63 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0,56 0,51 0,52 Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 1,73 0,86 1,06 Costruzioni 11,30 9,26 9,72 Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli 25,86 19,57 20,99 Trasporto e magazzinaggio 7,27 6,49 6,66 Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 7,57 7,41 7,45 Servizi di informazione e comunicazione 2,28 3,56 3,27 Attività finanziarie e assicurative 2,90 3,85 3,64 Attività immobiliari 0,81 1,98 1,71 Attività professionali, scientifiche e tecniche 6,98 7,28 7,21 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 6,09 6,47 6,38 Istruzione 0,66 0,40 0,46 Sanità e assistenza sociale 4,36 2,83 3,17 Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 0,97 0,95 0,96 Altre attività di servizi 2,79 2,51 2,57 TOTALE 100,0 10

11 (Istat, Censimento industria e servizi 2011)
Unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011) Mezzogiorno Centro-Nord Italia numero % Agricoltura, silvicoltura e pesca 7840 30,20 18124 69,80 25964 100 Estrazione di minerali da cave e miniere 1242 36,64 2148 63,36 3390 Attività manifatturiere 115951 24,65 354513 75,35 470464 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 2377 25,46 6959 74,54 9336 Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 4483 35,48 8151 64,52 12634 Costruzioni 156138 25,55 455048 74,45 611186 Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli 443532 34,76 832324 65,24 Trasporto e magazzinaggio 41731 25,83 119811 74,17 161542 Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 98683 29,18 239480 70,82 338163 Servizi di informazione e comunicazione 20756 19,42 86144 80,58 106900 Attività finanziarie e assicurative 32032 24,67 97816 75,33 129848 Attività immobiliari 25686 11,04 206897 88,96 232583 Attività professionali, scientifiche e tecniche 191028 26,97 517377 73,03 708405 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 39021 23,29 128520 76,71 167541 Istruzione 7173 26,61 19786 73,39 26959 Sanità e assistenza sociale 69963 27,60 183500 72,40 253463 Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 15680 23,74 50376 76,26 66056 Altre attività di servizi 57240 27,82 148484 72,18 205724 TOTALE 27,69 72,31 11

12 LA DIMENSIONE DELLE IMPRESE
Dimensione media delle unità locali per sezione di attività economica e per ripartizione territoriale (Istat, Censimento industria e servizi 2011) Mezzogiorno Centro-Nord Italia Agricoltura, silvicoltura e pesca 3,4 2,1 2,5 Estrazione di minerali da cave e miniere 7,4 11,1 9,8 Attività manifatturiere 5,4 9,2 8,2 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 8,8 9,1 Fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 14,4 13,4 13,8 Costruzioni 2,7 2,6 Commercio all'ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli 2,2 3,0 Trasporto e magazzinaggio 6,5 6,9 6,8 Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 2,9 3,9 3,6 Servizi di informazione e comunicazione 4,1 5,3 5,0 Attività finanziarie e assicurative 4,6 Attività immobiliari 1,2 Attività professionali, scientifiche e tecniche 1,4 1,8 1,7 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 5,8 6,4 6,3 Istruzione 2,8 Sanità e assistenza sociale 2,3 2,0 Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 2,4 Altre attività di servizi TOTALE 3,7 12

13 Unità locali e addetti nell'industria manifatturiera per ripartizione geografica. 2009.
Totale Centro-Nord Unità locali 315977 74.7% Addetti 85.2% Mezzogiorno 107048 25.3% 615019 14.8% Italia 423025 100 13 Fonte: Asia imprese, 2009

14 (Istat, Censimento industria e servizi 2011)
Unità locali e addetti nell’industria manifatturiera per classe dimensionale e per ripartizione geografica. Valori percentuali sul totale area geografica. (Istat, Censimento industria e servizi 2011) Fino a 9 500 e oltre Totale Centro-Nord Unità locali 90,18 8,75 0,96 0,06 0,05 100 Addetti 24,21 33,29 26,28 7,11 9,11 Mezzogiorno 81,25 16,00 2,48 0,19 0,08 37,61 29,76 16,60 3,99 12,03 Italia 83,45 14,21 2,11 0,16 0,07 26,38 32,72 24,71 6,60 9,58 14

15 Distribuzione percentuale dell’occupazione nell’industria manifatturiera per classi di addetti,
2010 2010 Micro Fino a 9 Piccole 10-49 Medie 50-249 Grandi 250+ TOT. Italia 24,59 30,79 21,33 23,29 100 Germania 7,39 16,37 51,66 Spagna 20,49 28,72 23,05 27,74 Regno Unito 9,29 20,43 28,10 42,18 Fonte Eurostat: Structural Business Statistics (SBS). Dati aggiornati al 13/03/2014 15

16 Squilibri Territoriali
Nelle otto regioni meridionali vive il 35% della popolazione italiana e si produce circa il 24% del PIL Nel 2012, il PIL pro-capite è pari il PIL pro capite del Mezzogiorno è pari a 17,4mila euro, mentre il PIL pro capite del Centro-Nord si attesta sui 30mila euro Negli ultimi 25 anni il divario Nord-Sud non si è ridotto 16

17 41% del territorio nazionale
IL MEZZOGIORNO Il Mezzogiorno include 8 delle 20 regioni italiane: 41% del territorio nazionale 34,6% della popolazione nazionale (20milioni e 614mila/59milioni e 540mila, nel 2012) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

18 IL PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL)
Il prodotto interno lordo (PIL) è il valore dell’insieme di beni e servizi finali prodotti all’interno di un Paese o di una regione. Nel 2012 il PIL del Mezzogiorno è pari a oltre 360 miliardi di euro, il 23,2% del PIL dell’Italia ed il 30,3% del PIL delle dodici regioni italiane del Centro-Nord Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Il Mezzogiorno, in cui vive oltre un terzo degli italiani, produce circa un quarto del prodotto interno lordo.

19 PIL pro capite = PIL/Popolazione
IL PIL PRO CAPITE Il PIL pro capite è dato dal rapporto tra il PIL e la popolazione di un Paese o di una regione PIL pro capite = PIL/Popolazione Nel 2012, il PIL pro capite del Mezzogiorno è pari a 17,4mila euro, mentre il PIL pro capite del Centro-Nord si attesta sui 30mila euro.

20 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
IL PIL PRO CAPITE Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Dunque il reddito pro capite del Mezzogiorno è poco più del 58% di quello del Centro-Nord

21 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
IL PIL PRO CAPITE Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Le regioni meridionali presentano un diverso livello nel reddito pro capite. Calabria, Campania e Sicilia sono le più arretrate

22 IL DIVARIO NORD – SUD 22

23 IL DIVARIO NORD – SUD NEGLI ANNI PIU’ RECENTI
Fonte: Istat 23

24 MEZZOGIORNO E DISOCCUPAZIONE
Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra coloro che hanno almeno 15 anni di età e cercano attivamente lavoro e il totale della forza lavoro (cioè occupati + disoccupati) Nel 2013: per il Mezzogiorno: ( / )*100= 19,7% per il Centro-Nord: ( / )*100= 9,1%

25 L’EMIGRAZIONE Emigrati dal Sud 1.427.500 Rientrati 780.500
L’emigrazione interna resta molto elevata. Dagli anni ’90 ad oggi il picco è stato raggiunto nel 2000 con circa 150mila persone che si sono trasferite al Nord Nel periodo : Emigrati dal Sud Rientrati Saldo migratorio netto Flussi migratori calcolati in base ai cambi di residenza Fonte: Svimez, 2013

26 L’EMIGRAZIONE Saldo migratorio netto 647.000 453.000 di età 15-34 anni
laureati L’incidenza dei laureati è tale da far parlare di brain drain, ossia di perdita netta di capitale umano a favore delle regioni del Centro-Nord.

27 INDICE DI POVERTA’ REGIONALE
INDICE DI POVERTA’ REGIONALE. FAMIGLIE CHE VIVONO AL DI SOTTO DELLA SOGLIA DI POVERTA’ RELATIVA (%) Il 26,2% delle famiglie meridionali vive al di sotto della soglia di povertà relativa (pari a circa euro al mese per un nucleo di 2 persone), contro il 6,2% di famiglie nel Nord ed il 7,1% nel Centro 2000 2012 Nord 5,7 6,2 Centro 9,7 7,1 Mezzogiorno 23,6 26,2 Fonte: ISTAT

28 IL MIRACOLO ECONOMICO (1955 – 1963)

29 Sviluppo industriale di un’economia aperta
Tassi medi annui di variazione del PIL 5,3 6,6 La crescita del PIL è sostenuta, fino al 1958, dall’aumento degli investimenti (domanda interna) Crescente ruolo delle esportazioni (domanda estera) dal 1958 al 1963 modello export-led La trasformazione strutturale dell’economia italiana 29

30 I protagonisti dello sviluppo economico
La grande impresa pubblica: il ruolo delle Partecipazioni Statali Il dinamismo di alcune grandi imprese private Negli anni ’60 ci sono circa 693 grandi imprese che occupano il 28% degli addetti alla industria manifatturiera. (Nel 2011 le grandi imprese sono 350 ed occupano il 9,6 degli addetti all’industria manifatturiera). Lo slancio imprenditoriale nelle imprese piccole 30

31 I fattori all’origine del miracolo economico
Disponibilità di una riserva abbondante di lavoro (Lewis, 1954) Moderazione salariale Prezzi bassi delle materie prime in un sistema di cambi fissi I vantaggi del paese inseguitore 31

32 IL MIRACOLO ECONOMICO MERIDIONALE
32

33 IL DIVARIO NORD - SUD SI RIDUCE SENSIBILMENTE
33

34 Gli squilibri Dualismo industriale Emigrazione Squilibri territoriali

35 La crisi della grande impresa
Fattori esogeni di mutamento Shock petroliferi del 1973 e 1979 Abbandono del sistema di cambi fissi Introduzione della microelettronica nel processo produttivo 35

36 La crisi della grande impresa
Fattori endogeni di mutamento Cambiamento nella struttura della domanda la domanda dei consumatori diventa “diversificata” • Aumento della conflittualità in fabbrica Aumento della integrazione commerciale e quindi della pressione concorrenziale 36

37 L’inversione di tendenza
Le piccole imprese diventano motore del processo di sviluppo Espansione della occupazione nelle imprese con meno di 100 addetti Spostamento dell’asse della specializzazione produttiva 37

38 La Terza Italia e i distretti industriali
La diversa articolazione territoriale dello sviluppo: la Terza Italia (Bagnasco, 1977) Alfred Marshall ( ) e l’analisi sui distretti industriali inglesi nel XIX secolo Esternalità marshalliane Economie di specializzazione Economie di informazione Economie di accumulazione di competenze 38

39 Si definiscono distretti industriali le entità socio-territoriali in cui una comunità di persone e una popolazione di imprese industriali si integrano reciprocamente. Le imprese del distretto appartengono prevalentemente a uno stesso settore industriale, che ne costituisce quindi l’industria principale. Ciascuna impresa è specializzata in prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Le imprese del distretto si caratterizzano per essere numerose e di modesta dimensione . 39

40 Cooperazione e competizione tra le imprese
Bassi costi di transazione • Alta proiezione sui mercati esteri 40

41 Dei 156 distretti individuati dall’Istat,
L’Istat ha individuato, sulla base dei dati del Censimento del 2001, 156 distretti industriali. 39,3% degli occupati dell’industria manifatturiera ( addetti nei distretti industriali) Dei 156 distretti individuati dall’Istat, 45 sono specializzati nel tessile e abbigliamento; 38 nell’industria, meccanica; 32 nei beni per la casa; 20 nel cuoio, pelli e calzature; 7 nel settore alimentare; 6 nell’oreficeria e strumenti musicali; 4 nella gomma e plastica e 4 nella carta e cartotecnica. Le industrie principali dei distretti italiani sono quindi, in larga misura, quelle tipiche del Made in Italy 41

42 Dove sono i distretti industriali
I distretti individuati dall’Istat sono localizzati prevalentemente nel Centro-Nord: il Centro, con 49 distretti, rappresenta la ripartizione maggiormente interessata dalla presenza di aree distrettuali (31% del totale del Paese); Il Nord Est, considerata l’area d’eccellenza nella diffusione del modello distrettuale italiano, con 42 distretti ne concentra il 27% del totale; Nel Nord Ovest è presente un quarto del totale distretti (39) e, infine, nel Mezzogiorno il 17% (26). 42

43 Frammentazione del sistema produttivo
Riepilogando Dal secondo dopoguerra la trasformazione della struttura dell’economia italiana è stata radicale e si è avviato un processo di convergenza del Mezzogiorno. L’Italia è specializzata nella produzione di beni tradizionali. Questa specializzazione non è mutata nel corso degli ultimi 25 anni. Frammentazione del sistema produttivo 43

44 Gli anni ’80: l’analisi macroeconomica
L’adesione al Sistema Monetario Europeo Alti tassi di interesse Crescita del debito pubblico 44

45 La crisi del 1992 L’uscita dell’Italia dal SME
La progressiva svalutazione della lira Nel 1996 la lira rientra negli accordi europei di cambio Il rallentamento della crescita 45

46 Il declino economico

47 Mutamento del regime tecnologico Crescente pressione commerciale
L’adesione all’Unione monetaria europea L’ipotesi del declino: la difficoltà ad adattarsi a shock esogeni ed endogeni 47

48 PIL pro-capite e componenti demo-economiche (tassi medi annui di variazione dal 1995 al 2007, %.)
Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti PIL 1,5 1,6 2,2 3,6 3,0 Popolazione totale 0,3 0,1 0,5 1,0 PIL pro capite 1,2 1,7 2,6 2,0 % popolazione in età da lavoro1 -0,4 -0,3 0,0 0,2 Tasso di occupazione2 0,9 -0,1 Produttività media del lavoro3 0,7 1,9 1Popolazione su popolazione totale,2occupati totali su popolazione 15-64,3 PIL reale per occupato Fonte: Saltari e Travaglini, 2009, p. 119, elaborazioni su dati Ameco 48

49 PIL e componenti demo-economiche (variazione cumulate percentuali dal 1995 al Elaborazioni su dati Ameco) Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti PIL 17,5 20 27,9 42,7 39,1 Popolazione totale 3,6 1,0 7,1 11,4 13,4 % popolazione in età da lavoro1 -4,3 -3,7 -0,8 1,1 2,7 Tasso di occupazione2 13,8 8,2 6,3 28,2 2,3 Produttività media del lavoro3 4,4 14,3 15,2 2,0 20,7 1Popolazione su popolazione totale,2occupati totali su popolazione 15-64,3 PIL reale per occupato Fonte: Travaglini, 2008 49

50 Le componenti della crescita
Variabili demografiche Variazione della popolazione complessiva e della popolazione in età da lavoro Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti PIL 17,5 20 27,9 42,7 39,1 Popolazione totale 3,6 1,0 7,1 11,4 13,4 Popolazione in età da lavoro/popolazione totale -4,3 -3,7 -0,8 1,1 2,7 50

51 Le componenti della crescita
Variabili economiche ( ) Tasso di occupazione = (Occupati Totali/ Popolazione anni) *100 Italia Germania Francia Spagna Stati Uniti Tasso di occupazione 13,8 8,2 6,3 28,2 2,3 Variazione cumulate percentuali dal 1995 al Elaborazioni su dati Ameco 51

52 Il legame inverso tra occupazione e produttività (tassi di variazione medi annui)
PIL 3,8 2,0 1,5 Produttività per occupato 2,8 1,8 0,7 Occupazione 1,0 0,1 0,8 52

53 Riforme del mercato del lavoro → diminuzione del costo del lavoro → maggiore occupazione → dotazione di capitale fisico invariata = Minore produttività Le imprese hanno sostituito capitale con lavoro 53

54 Produttività Produttività oraria=Prodotto totale/ore di lavoro complessive Se tutti i lavoratori europei hanno lavorato complessivamente nello scorso mese 25 miliardi di ore e hanno realizzato un prodotto di 1000 miliardi di euro, la produttività oraria del lavoro sarà pari a 40 euro all’ora (1000/25) 54

55 L’esperienza dei tre paesi
Aumento della occupazione: Italia e Spagna Aumento della occupazione e della produttività: Francia e Germania 55

56 Produttività totale dei fattori PTF
La più bassa crescita della produttività del lavoro dovuta alla minore dotazione di capitale può essere compensata dalla dinamica favorevole del progresso tecnico La produttività totale dei fattori misura quanto si riesce a produrre in più rispetto al contributo del capitale e del lavoro Misura la capacità di un sistema economico di generare e utilizzare innovazioni tecniche e organizzative 56

57 Questione dimensione - specializzazione
Minore produttività totale dei fattori dovuta ad una scarsa diffusione delle TIC nell’industria Questione dimensione - specializzazione 57

58 TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione)
Utilizzo da parte delle imprese di personal computer (PC), posta elettronica e dotazione di un sito Web, per attività di business to business, business to consumer, acquisti, attività pubblicitaria, servizio ai consumatori, rete intra-aziendale • Adozione da parte delle imprese di software organizzativi come: LAN (Local Area Networks),Intranet, EDI (Electronic Data Interchange), ERP (Enterprise Resource Planning), MRP (Material Resource Planning) 58

59 Nanismo generalizzato
Nel 2011, gli addetti alle grandi imprese manifatturiere (500 e più addetti) rappresentano il 9,6% dell’intera occupazione manifatturiera La dimensione media nell’industria manifatturiera è pari a 8 addetti Le unità locali con meno di 50 addetti rappresentano, nel 2011, il 98% del totale manifatturiero e occupano il 59% degli addetti 59

60 Le conseguenze delle piccole dimensioni
La dimensione è positivamente correlata con la produttività del lavoro La dimensione è positivamente correlata con l’adozione delle nuove tecnologie 60

61 L’immutato modello di specializzazione italiano
Tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’90 ci sono stati fenomeni di ricomposizione della specializzazione produttiva di molti Paesi, verso i settori ad alto valore aggiunto, come la chimica, la farmaceutica, l’elettronica, gli autoveicoli Nello stesso periodo l’Italia mantiene, invece, il proprio modello di specializzazione nei settori tradizionali e della meccanica, settori a basso valore aggiunto. Infatti, scompaiono o attraversano una forte crisi comparti importanti della industria come l’industria informatica (Olivetti), chimica, automobilistica (crisi FIAT), farmaceutica, elettronica di consumo Bassa crescita della produttività e specializzazione in settori assediati da una duplice concorrenza: asiatica e degli altri paesi dell’Unione Europea. 61

62 La perdita di competitività (fonte: Rossi, 2006)
62 62

63 Quote di mercato (fonte: Rossi, 2006)
63

64 Competitività ed esportazioni
L’Italia perde terreno rispetto ai paesi europei Posto uguale a 100 la quota delle esportazioni italiane sul commercio mondiale nel 1998, si riduce a 78 nel 2006(*) La perdita delle quote di mercato non risparmia neanche i settori come il tessile-abbigliamento, prodotti in pelle e cuoio, il mobilio (*) Fonte: Annuario ICE, 2007 64

65 Le condizioni del miracolo economico, le condizioni del declino
L’ambiente competitivo Ieri: Liberalizzazione per stadi del commercio internazione Oggi: Mercato unico europeo e globalizzazione. Integrazione commerciale più elevata, maggiore pressione concorrenziale • Il mercato del lavoro Ieri: salari relativamente bassi e riserva di mano d’opera Oggi: salari relativamente bassi rispetto a quelli francesi e tedeschi e immigrazione di manodopera 65

66 “Difetto di pressione competitiva” Nardozzi, 2004
Una interpretazione “Difetto di pressione competitiva” Nardozzi, 2004 Controllo partitico delle imprese pubbliche e controllo familiare dei grandi gruppi industriali Dopo il processo di privatizzazione, la protezione nei settori delle public utilities, comunicazioni, energia, gas, trasporti Le ripetute svalutazioni competitive: competizione di prezzo e non di qualità 66


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