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22.00 Lettera 226 Con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di Dio, non pur con voce, ma con.

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7 Lettera 226

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9 Con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di Dio, non pur con voce, ma con operazione

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11 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

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13 A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Gesù, dato da quella dolce madre Maria, io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di Dio, non pur con voce, ma con operazione; imparando dal Maestro della verità, il quale operò la virtù, e poi la predicò.

14 A questo modo, farete frutto; e sarete quel condotto, per cui mezzo Dio porgerà la grazia nei cuori degli uditori. Sappiate, figliuoli miei, che la buona vita, e fame dell'onore di Dio e della salute dell'anime, non potremmo avere né imparare se noi non andassimo alla scuola del Verbo, Agnello svenato e derelitto in Croce; perché ivi si trova la dottrina vera.

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16 Così disse egli: «Io son Via, Verità, e Vita», e nessuno può andare al Padre se non per lui. Si apra l'occhio del conoscimento vostro a vedere; e sturate l'orecchie, e udite la dottrina che vi dà. Vedete voi medesimi; perché in lui trovate voi, e in voi trovate lui.

17 Cioè, che in lui trovate voi per grazia, e non per debito, creandovi alla immagine e similitudine sua: e in voi trovate la smisurata bontà di Dio, avendo presa la similitudine nostra per l'unione che ha fatta la natura divina con la natura umana. Scoppino, dunque, e si fendano i cuori nostri, a guardare tanto fuoco e fiamma d'amore, che Dio è innestato nell'uomo, e l'uomo in Dio

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19 Oh amore inestimabile! Se l'uomo l'avesse avuto in pregio si basterebbe. A questa dolce scuola, figliuoli miei! Perché questo affetto e amore vi menerà, e farà la vita.

20 Dico che apriate l'orecchie a udire la sua dottrina che è questa. Povertà volontaria, pazienza contro le ingiurie, render bene a coloro che ci fanno male; essere piccolo, umile, calpestato e derelitto nel mondo; con scherni, strazii, ingiurie, villanie, detrattazioni, mormorazioni, tribolazioni, persecuzioni dal mondo e dal dimonio visibile e invisibile, e dalla propria carne puzzolente la quale, come ribella, sempre vuole ribellare al suo Creatore, e impugnare contro lo Spirito.

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22 Or questa è la sua dottrina; e portare con pazienza, e resistere con l'arme dell’ odio e dell'amore. O dolce e soave dottrina! Ella è quel tesoro, il quale egli elesse per sé, e lasciò ai discepoli suoi. Questo lasciò per maggiore ricchezza che lasciare potesse.

23 Che se avesse veduto la divina Bontà, che le delizie e diletti e piaceri e amore proprio di sé, e vanità e leggerezza di cuore, fossero state buone; egli l'avrebbe elette per sé. Ma perché la sapienza del Verbo incarnato vide e conobbe che questa era l'ottima parte; subito l'ama, e per amore se ne veste. E così fanno i servi e figliuoli suoi, seguendo le vestigia del Padre loro.

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25 Adunque non voglio che cada ignoranza in voi né che vi ritraiate da questa dolce e dilettevole via, e soave scuola; ma come figliuoli veri vi stringiate questo vestimento in dosso, e si e per siffatto modo vi sia incarnato, che mai non si parta da voi, se non quando si partirà la vita: allora abbandoneremo il vestimento della pena, e rimarremo vestiti di vestimento del diletto; e mangeremo alla mensa dell’ Agnello il frutto che segue dopo le fatiche.

26 Così fece il dolce banditore di Paolo, che si vestì di Cristo crocifisso, e spogliato fu del diletto della divina essenza. Si veste di Cristo uomo, cioè delle pene, obbrobri di Cristo crocifisso; e in altro modo non si vuole dilettare; anzi dice: «Io fuggo di gloriarmi se non nella Croce di Cristo crocifisso».

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28 E tanto gli piacque, che, come disse una volta esso Apostolo a una serva sua: «Dolce figliuola mia, tanto me l'ho stretto il detto piacere col legame dell'affetto e dell'amore, che mai da me non si partì, né punto allentò, se non quando mi fu tolta la vita». Bene pareva il dolce di Paolo, che egli avesse studiata questa dottrina. La seppe perfettissimamente, in tanto che diventò mangiatore e gustatore dell'anime.

29 Avendo fatto come fa la spugna, che trae a sé l'acqua; così egli, passando per la via degli obbrobri, trova inestimabile carità e bontà di Dio, con la quale ama sommamente la creatura. E vede che la sua volontà è questa, di volere la nostra santificazione e l'onore del Padre Eterno e la salute nostra; e si dà alla morte per adempire in voi questa santificazione.

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31 Paolo piglia, e la intende; e intesa, si dà subito a dare l'onore a Dio, e la fatica al prossimo. Bandisce virilmente la verità, e non tarda per negligenza; ma è sollecito. Ed è fatto vasello di dilezione; pieno di fuoco, a portare, e a predicare la parola di Dio. Or così desidera l'anima mia: perché con grandissimo e affocato desiderio ho desiderato di fare Pasqua con voi; cioè, di vedere compito e consumato il desiderio mio.

32 Or quanto sarà beata l'anima mia, quando io vedrò voi sopra tutti gli altri essere posto, fermato e stabilito nell'obietto vostro, Cristo crocifisso, e pascervi e nutrirvi del cibo dell'anima! Perché l'anima che non vede sé per sé, ma vede sé per Dio, e Dio per Dio, in quanto è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato da noi; guardando in lui l'effetto nell'affocato e consumato amore, trova l’immagine della creatura in lui, e in sé medesimo trova Dio in immagine sua.

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34 Cioè, che quell’amore che vede che Dio ha a lui, quell’amore distende in ogni creatura; e però subito si sente costretto ad amare il prossimo come sé medesimo, perché vede che Dio sommamente l'ama, guardando sé nella fonte del mare della divina Essenza. Allora il desiderio dispone ad amare sé in Dio, e Dio in sé, siccome colui che guarda nella fonte, che vi vede l’immagine sua; e vedendosi, s'ama, e si diletta.

35 E s'egli è savio, prima si muoverà ad amare la fonte, che sé. Perché, s'egli non si fosse veduto, non s'avrebbe amato, né preso diletto; né corretto il difetto della faccia sua, il quale vedeva in esso fonte. Or così pensate, figliuoli miei dolcissimi, che in altro modo non potremo vedere la nostra dignità, né i nostri difetti, i quali ci tolgono la bellezza dell'anima nostra, se noi non ci andassimo a specchiare nel mare pacifico della divina Essenza, dove per essa ci rappresenta noi.

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37 Perché indi siamo usciti, creandoci la Sapienza di Dio all'immagine e similitudine sua: ivi troviamo l'unione del Verbo innestato nella nostra umanità; troviamo, e vediamo e gustiamo la fornace della carità sua, il quale fu quel mezzo che diede noi a noi, e poi unì il Verbo in noi, e noi nel Verbo, prendendo la nostra natura umana.

38 Egli fu quel legame forte, che tenne confitto e chiavellato in Croce. E tutto questo vedremo noi per il vedere noi nella bontà di Dio. E in altro modo, non potremo gustarlo nella vita durabile, né vederlo a faccia a faccia, se prima non lo gustassimo per affetto e amore e desiderio in questa vita, per il modo che detto è.

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40 E questo affetto non possiamo mostrare in lui per utilità che noi lo possiamo fare, perché egli non ha bisogno di nostro bene: ma possiamo e dobbiamo dimostrarlo nei fratelli nostri, cercando la gloria e lode del nome di Dio in loro. Adunque non più negligenza, né dormire nell'ignoranza, ma con acceso e ardito cuore distendere i dolci e amorosi desideri ad andare a dare l'onore a Dio e la fatica al prossimo; non partendovi mai dall'obietto nostro, Cristo crocifisso.

41 Sapete che egli è quel muro dove vi conviene riposare a guardare voi nella fonte. Correte, correte a giungervi; e serratevi nelle piaghe di Cristo crocifisso. Godete, godete, ed esultate; che il tempo s'approssima che la primavera ci porgerà i fiori odoriferi. E non mirate perché vedeste venire il contrario; ma allora siate più certificato che mai.

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43 Oimè, oimè, disavventurata l'anima mia! che io non mi vorrei restare, fino che io mi vedessi che per onore di Dio mi giungesse un coltello che mi trapassasse la gola, sicché il sangue mio rimanesse sparso nel corpo mistico della santa Chiesa. Oimé, oimé, che io muoio, e non posso morire. Non dico più. Perdonate, Padre, alla mia ignoranza. E scoppi e si dissolva il cuore vostro a tanto caldo d'amore.

44 Non vi scrivo dell'operazioni di Dio che egli ha adoperate e adopera; che non ci ha lingua né penna sufficiente. Voi mi mandaste dicendo che io godessi ed esultassi: e mi mandaste novelle da ciò; delle quali ho avuta singolare letizia;

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46 benché la prima e dolce Verità, il dì poi che fui partita da voi, volendo fare a me lo Sposo Eterno come fa il padre alla figliuola, e lo sposo alla sposa sua, che non può sostenere che abbia alcuna amaritudine, ma trova nuovi modi per dargli letizia; così pensate, Padre, che fece il Verbo, somma eterna e alta Deità, che mi donò tanta letizia, che eziandio le membra del corpo si sentivano dissolvere, disfare, come la cera nel fuoco.

47 L'anima mia faceva allora tre abitazioni; una con le dimonia, per conoscimento di me e per le molte battaglie e molestie e minacce, le quali mi facevano, che non restavano punto di bussare alla porta della mia coscienza. E io allora mi levai con un odio, e con esso me n'andai nell'inferno, desiderando da voi la santa confessione.

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49 Ma la divina bontà mi diede più che io non domandavo; perché, domandando voi, mi diede sé medesimo, ed egli mi fece l'assoluzione e la remissione dei peccati miei e vostri, ripetendo le lezioni per altro tempo dette, e adombrandomi di uno grande fuoco d'amore, con una sicurtà sì grande e purità di mente, che la lingua non è sufficiente a poterlo dire.

50 E per compire in me la consolazione, mi diede l'abitazioni di Cristo in terra, andando come si va per la strada; così pareva che fosse una strada dalla somma altezza, Trinità eterna, dove si riceveva tanto lume e conoscimento nella bontà di Dio, che non si può dire; manifestando le cose future, andando e conversando tra i veri gustatori, e con la famigliuola di Cristo in terra.

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52 Vedevo venire novelle nuove di grande esultazione e pace, udendo la voce della prima e dolce Verità; che diceva: «Figliuola mia, io non sono spregiatore dei veri e santi desideri; anzi ne sono adempitore. Confortati dunque, e sia buono strumento e virile ad annunziare la verità: che sempre sarò con voi»: mi pareva sentire esaltazione del nostro arcivescovo.

53 Poi, quando udii l'effetto secondo che mi scriveste, mi raggiunse letizia sopra letizia. O figliuolo mio dolce, vi faccio manifesto l'ostinato e indurito mio cuore, acciocché ne domandiate vendetta e giustizia per me, che non scoppi e fenda tanto caldo d'amore.

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55 Oimè, che per ammirabile modo queste tre abitazioni, l'una non impediva l'altra, ma una condiva l'altra. Siccome il sale l'olio condisce, e fa perfetta la cucina; così la conversazione delle dimonia per umiltà e odio, e la fame e la conversazione della santa Chiesa per amore e desiderio, mi faceva stare, e gustare, nella vita durabile coi veri gustatori. Non voglio dire più. Pensate che io scoppio, e non posso scoppiare.

56 Vi dico novelle del mio Padre, frate Tommaso, che, per la grazia di Dio, con la virtù ha vinto il dimonio. Egli è fatto tutto un altro uomo che non soleva essere: in grande affetto e amore si riposa il cuore suo. Vi prego che gli scriviate alcuna volta, manifestando voi medesimo.

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58 Fate festa, che i miei figliuoli smarriti sono ritrovati e tornati al gregge, usciti sono delle tenebre. Nullo è che mi dica cavelle più che io mi voglio fare. Io Catarina, indegna vostra figliuola, domando la vostra benedizione. Vi raccomando tutti i miei figliuoli e figliuole, che voi n'abbiate buona cura, che il lupo infernale non me ne tolga nessuno.

59 Credo che Neri verrà costà; perché mi pare che sia bene di mandarlo a corte. Informatelo di quello che fa bisogno d'adoperare per la pace di questi membri putridi che sono ribelli alla santa Chiesa; perché non si vede più dolce rimedio a pacificare l'anima e il corpo che questo.

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61 Di questo, e dell'altre cose che bisognano, farete sollecitamente; attendendo sempre all'onore di Dio, e non a veruna altra cosa. Nondimeno, perché io vi dica così, fate ciò che Dio vi fa fare e ciò che vi pare che sia il meglio, o di mandarlo, o no.

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63 Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

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