Sommario Quanto e come i Romani sapevano leggere?

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Sommario Quanto e come i Romani sapevano leggere? Cos’era un libro per i Romani? Esistevano biblioteche pubbliche o private? Chi leggeva e come si fruiva dei volumi fatti copiare dagli editori? Qual era l’importanza della scuola nella diffusione del libro? Cosa è giunto fino a noi del patrimonio librario di Roma antica? © Loescher Editore - Torino

L’importanza delle epigrafi nel processo di alfabetizzazione Esisteva un soggetto intermedio tra l’intellettuale e il lettore di epigrafi? Chi erano i lettori di «livello intermedio»? Un esempio particolare: le tavolette di Vindolanda Conclusioni: quanto e come i Romani sapevano leggere? © Loescher Editore - Torino

Leggere nel mondo romano: i libri e le epigrafi © Loescher Editore - Torino

Quanto e come i Romani sapevano leggere? Due questioni impediscono di rispondere: l’enorme estensione spaziale e cronologica del mondo romano; l’esistenza di diversi livelli di alfabetizzazione. © Loescher Editore - Torino

Cos’era un libro per i Romani? Un pezzo unico, scritto a mano da scrivani la diffusione libraria era limitata © Loescher Editore - Torino

Particolari da un affresco pompeiano, I secolo d. C Particolari da un affresco pompeiano, I secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale). © Loescher Editore - Torino

Esistevano biblioteche pubbliche o private? Biblioteche private: di Cicerone e Attico a Roma; di Celso a Efeso; della «Villa dei Papiri» a Ercolano. Biblioteche pubbliche: due aperte da Augusto a Roma; una aperta da Adriano ad Atene. © Loescher Editore - Torino

La facciata della Biblioteca di Celso, a Efeso, 110-135 d.C. © Loescher Editore - Torino

Chi leggeva e come si fruiva dei volumi fatti copiare dagli editori? Leggevano letterati e poeti, come Cicerone. I libri erano generalmente letti ad alta voce, come era prassi nel mondo antico. I volumi potevano essere utilizzati nelle scuole come sussidiario per insegnare le lettere dell’alfabeto. © Loescher Editore - Torino

Qual era l’importanza della scuola nella diffusione del libro? Sappiamo da diverse fonti (Orazio, Quintiliano) che le opere più famose venivano utilizzate per insegnare, come: l’Odysia di Livio Adronico; gli Annales di Ennio; l’Eneide di Virgilio. © Loescher Editore - Torino

Cosa è giunto fino a noi del patrimonio librario di Roma antica? I libri erano prevalentemente scritti su papiro, materiale deperibile. Sono conservati, grazie al clima secco assai favorevole, numerosi papiri in lingua greca provenienti dall’Egitto romano; tra i pochi papiri latini vi è quello del poeta elegiaco latino Cornelio Gallo. copie medievali delle opere latine. © Loescher Editore - Torino

L’importanza delle epigrafi nel processo di alfabetizzazione Erano il «sussidiario» per coloro che non frequentavano la scuola. Le «lettere cubitali» con cui erano scritte erano facilmente riconoscibili. Utilizzavano formule fisse e abbreviazioni che aiutavano nell’interpretazione del contenuto. © Loescher Editore - Torino

Stele funeraria di un medico della flotta di Ravenna; nella prima riga dell'iscrizione di legge D M (abbreviazione per DIS MANIBUS); II secolo d.C. (Ravenna, Museo Nazionale). © Loescher Editore - Torino

Piccolo altare dedicato alle Matrone, proveniente da Brienno (Como), che si chiude con la formula v(otum) s(olvit) l(ibens) me(erito), cioè «sciolse il voto volentieri al dio che se l'è meritato» (Milano, Civiche Raccolte Archeologiche). © Loescher Editore - Torino

Basamento di età imperiale con iscrizione S(enatus) P(opulus)Q(ue) R(omanorum). © Loescher Editore - Torino

Esisteva un soggetto intermedio tra l’intellettuale e il lettore di epigrafi? Risposta dai graffiti parietali di Pompei: diverse persone sapevano, oltre che leggere, anche scrivere e avevano quindi frequentato la scuola; ci sono graffiti parietali che «imitano» o ripetono versi di opere letterarie note. © Loescher Editore - Torino

Riproduzione di un graffito rinvenuto a Pompei, quindi certamente anteriore al 79 a.C. Il testo recita Fullones ululamque cano / non arma virumque, riprendendo il verso iniziale dell’Eneide. © Loescher Editore - Torino

Chi erano i lettori di «livello intermedio»? Militari, burocrati, funzionari locali con una cultura scolastica media: per costoro Plinio il Vecchio scrive la Naturalis historia; utilizzano reminiscenze letterarie nei loro epitaffi. © Loescher Editore - Torino

Epigrafe funeraria che ricorda il carme 101 di Catullo Epigrafe funeraria che ricorda il carme 101 di Catullo. Ac(c)ipe nunc frater supremi munus honoris (incipit dell’epigrafe) Accipe fraterno multo manantia fletu (verso del carme) © Loescher Editore - Torino

Un esempio particolare: le tavolette di Vindolanda scritte dai soldati dell’accampamento di Vindolanda, a sud del Vallo di Adriano; contengono rendiconti, inventari, rapporti militari, lettere ai familiari; caso particolare: una tavoletta riporta un esercizio di trascrizione di alcuni versi dell’Eneide. © Loescher Editore - Torino

Tavoletta rinvenuta a Vindolanda che recita interea pavidam volitans pinna/ta ubem seg riproponendo quasi alla lettera il verso di Eneide 9,473 interea pavidam volitans pinnata per urbem © Loescher Editore - Torino

Conclusioni: quanto e come i Romani sapevano leggere? Letteratura ed epigrafia fanno supporre un’alfabetizzazione abbastanza diffusa. Gli esponenti delle élites sapevano leggere e scrivere e disponevano di biblioteche. La lettura delle lettere epigrafiche era propria di gran parte della popolazione. Esisteva una «classe media» di individui in grado di leggere e scrivere, con una superficiale conoscenza di testi letterari. © Loescher Editore - Torino