Non siamo mai tanto Chiesa come quando par­tecipiamo all’eucaristia.

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P R E C I S A Z I O N E Queste NON sono le letture della Messa originali: si tratta di mie rielaborazioni, comunque molto aderenti ai testi. I S T R U.
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Transcript della presentazione:

Non siamo mai tanto Chiesa come quando par­tecipiamo all’eucaristia.

3. La messa è la celebrazione che contiene in sin­tesi ciò che c’è di più essenziale nella vita della Chie­sa.

In altre parole: la vita della Chiesa è uno svi­luppo della messa In altre parole: la vita della Chiesa è uno svi­luppo della messa. Nella messa, infatti, si hanno, in maniera completa e strettamente collegati tra loro, i tre elementi fondanti la Chiesa: la parola di Gesù, l’offerta pasquale del suo Corpo e del suo Sangue, la comunione dei fedeli con il Risor­to, presente in mezzo a loro.

Se dovessimo riferirci a un’immagine biblica, potremmo ripensare a Gesù dopo la risurrezione, mentre cammina con i due discepoli di Emmaus, spiega loro le Scritture, spezza loro il pane, facendo di quei due personaggi, tristi e fuggia­ schi, una nuova comunità di amici e di apostoli (cfr. Lc 24, 13-35).

Egualmente, in ogni eucari­stia Gesù risorto è presente nella proclamazione della Parola, nella spiegazione di essa, si offre nel pane e nel vino per noi, fa di noi una comunità di amici e di apostoli.

Tutti gli altri elementi della vita della Chiesa sviluppano questi tre filoni: parola, offerta euca­ristica, comunione. Mai è esistita una messa sen­za la parola di Dio o senza l’offerta del Corpo e del Sangue del Signore; mai è esistita una messa senza la comunione.

Riferimenti biblici dell’Eucarestia *Mt 26, 26-29: Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo con voi nel regno del Padre mio».

Riferimenti biblici dell’Eucarestia *Mc 14,22-24: Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti».

Riferimenti biblici dell’Eucarestia *Lc 22,17-20: E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e di­stribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò piú del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».

Riferimenti biblici dell’Eucarestia *1Cor 11,23-26: Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni Volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.

Dopo l’ultima cena, la sera del Giovedì Santo, la seconda messa vespertina della storia fu quella con i discepoli di Emmaus, nella locanda del «Mane nobiscum Domine». Anche lì si ripeté il gesto dell’ultima cena, e sarebbe stato proprio quello a far aprire gli occhi dei due discepoli.

Riferimenti biblici dell’Eucarestia * Lc 24,28-31: Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare, più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

Struttura e significato della messa Le diverse parti dell’eucaristia esprimono da un lato la gioia di una appartenenza, dall’altro l’essenza stessa del cristiano: la liturgia penitenziale: la sua conversione;   la liturgia della Parola: la sua fede; la liturgia eucaristica: la lode e il ringraziamento attraverso il dono di sé; i riti di conclusione: l’invito alla testimonianza della propria vita.

Dal greco «eucharistein», «rendere grazie», verbo usato da Gesù nell’ultima cena, passato poi a indicare il sacramento, la celebrazione eucaristica è la preghiera per eccellenza, in quanto memoriale del sacrificio di Cristo e del suo corpo donato.

Celebrando l’eucaristia, la vita di un cristiano, per quanto povera, si arricchisce della vita stessa di Gesù e trova il suo senso più vero.

SCHEMA DEL RITO Ministro dell’eucarestia: il sacerdote. Materia del sacramento: il pane e il vino. Formula: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me» (Preghiera euca­ristica, Rito della messa). Soggetto: ogni battezzato.

Dal momento che l’eucaristia fa la Chiesa (popolo di Dio, assemblea liturgica), le varie parti della celebrazione possono essere distinte e considerate in rapporto ad essa.

Una comunità convocata (Riti di introduzione) La convocazione dell’assemblea è il segno fondamentale della celebrazione eucaristica; infatti, i riti di introduzione manifestano visibilmente la Chiesa come popolo di Dio, che risponde alla chiamata del suo Signore.

Essi comprendono: la processione, il canto d’ingresso e il raduno dell’assemblea, che rive­lano la Chiesa come popolo in cammino verso la Gerusalemme celeste, mentre i fedeli che si costituiscono in assemblea (ekkle­sìa) esprimono e realizzano il mistero della Chiesa, nata dalla Pasqua di Cristo;

l’atto penitenziale, ovvero il riconoscimento dei propri peccati e della propria povertà, atteggiamento indispensabile per appar­ tenere al popolo di Dio;

l’inno di lode («Gloria a Dio») per tutta l’opera della salvezza, cioè il preannuncio della grande lode-eucarestia che risuonerà al momento centrale della messa;

l’Orazione (Colletta, raccolta), che conclude i riti di introduzione e raccoglie i sentimenti del popolo radunato. L’amen conclusi­vo, da parte dei fedeli, esprime il senso comunitario e la parte­cipazione con il celebrante.

Un’assemblea in ascolto (Liturgia della Parola) La liturgia della Parola risponde all’esigenza dell’ascolto e dell’accoglienza del messaggio di Dio, senza le quali non potrebbero esserci né l’alleanza né la costituzione di un popolo. La Chiesa, nuovo popo­lo, è stata infatti definita come una comunità in ascolto, in quanto chiamata ad ascoltare e accogliere Cristo che si rende presente con la Parola e con il suo corpo.

La liturgia della Parola comprende: le letture bibliche: nelle festività se ne fanno tre, tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, per mettere in evidenza la continuità della storia della salvezza; nei giorni feriali ce ne sono solo due. La parola scritturale rappresenta il dialogo che si instaura tra Dio e l’uomo; in esso l’iniziativa è sempre di Dio;

i canti fra le letture, che intendono manifestare l’accoglienza del­la Parola ascoltata. Il salmo responsoriale («responsorium», «ritornello») consiste in una preghiera di lode e di ringraziamento; l’alleluia («lode a Dio») è l’acclamazione gioiosa per la pienezza della rivelazione da parte di Gesù;

l’omelia, che serve ad attualizzare la parola di Dio ascoltata;

la professione di fede, con la quale la comunità rinnova la propria fede battesimale, è l’adesione alla Parola ascoltata e al mistero che sta per rinnovarsi sull’altare;

la preghiera universale (o preghiera del fedeli), che conclude la li­turgia della Parola e introduce alla liturgia eucaristica. Ha lo scopo di presentare a Dio le gioie e le speranze, le ansie e i do­lori della Chiesa e dell’umanità.

Un popolo che rende grazie (Liturgia eucaristica) Il termine «eucaristia» significa «rendimento di grazie»: la comuni­tà cristiana, che celebra l’eucaristia, innalza il suo ringraziamento a Dio per averle donato Gesù e per l’alleanza nuova operata da lui per mez­zo della sua morte e risurrezione. Questa parte della messa ha un carat­tere specificamente conviviale e i quattro momenti che la compongono si sviluppano sui quattro gesti compiuti da Gesù nell’ultima cena:

la preparazione del doni («prese il pane»): il sacerdote prepara il pane e il vino, mentre 1’assemblea si unisce a questo gesto manifestando la sua disponibilità a seguire Cristo nel dono di sé a Dio e ai fratelli. Dopo la presentazione dei doni e il rito di abluzione, il celebrante invita l’assemblea a pregare; quindi, recita l’orazione sopra le offerte;

la preghiera eucaristica («rese grazie»): è il cuore di tutta la ce­lebrazione, chiamata anche canone, il cui culmine è il raccon­to istitutivo. Il rendimento di grazie viene espresso dal prefazio, nelle varie preghiere di intercessione per i vivi e per i defunti, nell’invocazione dello Spirito Santo che rende presente ed effi­cace la salvezza di Cristo, nella memoria della cena pasquale e della morte e risurrezione, infine, nell’elevazione del pane e del vino al termine della preghiera eucaristica con il solenne Amen di tutta l’assemblea. Con questo Amen la comunità si unisce all’Amen con cui Cristo ha compiuto la volontà del Padre fino al sacrificio della croce;

la frazione del pane («lo spezzò»): questo gesto nacque dall’esi­genza di spartire il pane tra coloro che partecipavano al ban­chetto eucaristico ma, ben presto, acquistò un valore simbolico, segno dell’unità e della comunione dei fedeli tra di loro e con Cristo, il quale si è fatto cibo, proprio per essere con-diviso e mangiato, evidenziando, così, la comunione fraterna e la vo­lontà di conformarci a lui; la preghiera del Padre nostro ci invita al reciproco perdono suggellato dal segno della pace, mentre il pane spezzato, accompagnato dall’Agnello di Dio, sottolinea il sacrificio di Cristo, come espressione dell’amore più sublime;

la comunione («lo diede ai suoi discepoli»): è il momento in cui si mette in pratica il prendete e mangiate, realizzando un pieno inserimento in Cristo e l’identificazione con lui. La comunio­ne non è qualcosa di aggiunto al sacrificio, ma un’esigenza del medesimo; d’altra parte la cena del Signore era intimamente legata al banchetto sacrificale. Avrebbe poco senso una santa messa senza la partecipazione alla comunione, come sarebbe assurdo avere un invito a pranzo e non toccare cibo.

Una comunità inviata (Riti di conclusione) La partecipazione all’eucaristia non è fine a se stessa ma è finaliz­zata a portare nel mondo quanto si è vissuto, perché la comunione è sorgente della missione.

La benedizione finale e il congedo sono infatti l’affidamento di una missione da compiere, quella cioè di diffondere la bella notizia (vangelo) e la pace di Cristo.

La messa, mentre finisce come rito, continua a impegnare ogni cri­stiano nella propria vita e nel mondo, anche perché la Chiesa è fonda­mentalmente missionaria, quindi aperta a una dimensione universale.