L’ADULTERA
Gesù ci racconta di una donna… … e di come reagiscono i suoi vicini. Davanti alla sua colpa evidente l’unica reazione possibile è solo la lapidazione.
Somalia: lapidazione di Aisha Ibrahim Dhuhulow, 23 anni, colpevole di essere un adultera.
Noi no, noi non pratichiamo la lapidazione noi siamo civili, la lapidazione la lasciamo ai popoli barbari. Ma ne siamo proprio sicuri?
Siamo sicuri di non praticare una sorta di lapidazione più sottile, più civile? Certo non usiamo le pietre, ma i giudizi che lanciamo non sono forse altrettanto pesanti? Non uccidono il corpo… ma quanto male fanno a chi li riceve!
Sono solo alcune immagini, ma ne potremmo vedere migliaia… sono persone che stanno sulle nostre strade, i cui sguardi noi incontriamo quotidianamente: sono zingari, tossici, prostitute, immigrati, vucumprà… E ancora sono il vicino anziano fastidioso, il compagno di squadra che non sa fare nulla, il compagno imbranato e poco brillante… E ancora l’handicappato che non vorremmo vedere, la parente logorroica e noiosa con le sue richieste, il ragazzino svitato o troppo cannato…
Tutti esempi di una umanità che ci da noia perché diversa, che disturba il nostro avaro vivere. E allora forza con le pietre del giudizio, ne abbiamo per ognuno, l’importante è liberare la strada da chi ce la ingombra!
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra” – dice Gesù ai lapidatori. Chi di noi è senza colpa, senza macchia, chi di sé può dire di essere perfetto? Nessuno?
E allora abbassa quella mano, lascia cadere a terra la pietra del giudizio, allarga entrambe le braccia per accogliere, comprendere e perdonare…