Il termine “avanguardia”

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IL FUTURISMO di Marinetti esalta la guerra, ”sola igiene del mondo”
Transcript della presentazione:

Il termine “avanguardia” p. 15 Proviene dall’ambito In ambito letterario indica militare un gruppo di artisti… che si oppone al canone dominante polemizzando contro i borghesi…

Il crepuscolarismo p. 22 e 142 Tendenza poetica d’avanguardia nata nel 1903 e finita nel 1911 che interessò Roma e Torino Il termine crepuscolare fu usato per la prima volta nel 1910…. Rappresentanti principali: Corazzini e Gozzano Temi quotidiani e malinconici; piccole cose… ma prive di significati simbolici Atteggiamento dimesso e autoironico Uso del verso libero Contrapposizione rispetto alla poesia precedente

Corazzini: Desolazione del povero poeta sentimentale Romano, morì di tisi a soli 20 anni Le condizioni di salute e le difficoltà economiche influirono sul tono malinconico e dolente della sua poesia C. interpretò la propria malattia come metafora di un disagio generazionale

Corazzini: Desolazione del povero poeta sentimentale Pubblicata nel 1906 in “Piccolo libro inutile” È il manifesto del crepuscolarismo Nuova concezione della poesia: la poesia è riflessione intima sul dolore dell’esistenza e il poeta è “un piccolo fanciullo che piange” non un superuomo nè un vate... Stanchi e disillusi i poeti trovano conforto solo nelle piccole cose quotidiane... Questa poesia è una specie di grande litote....

Corazzini: Desolazione del povero poeta sentimentale “Perche’ tu mi dici poeta? io non sono un poeta.” →Crisi d’identità del poeta “Oggi io penso a morire” →Rassegnazione “Vedi: non ho che lacrime →Silenzio → e’ il non avere parole per via da offrire al Silenzio.” della prosaicita’ del contenuto Linguaggio prosastico...

Movimento artistico e letterario fondato da Marinetti nel 1909 p. 23-24 e 154-155 Movimento artistico e letterario fondato da Marinetti nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo sul quotidiano francese «Le Figaro». Finisce nel 1944…. Palazzeschi e Govoni i maggiori rappres in poesia

Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile è più bello della Vittoria di Samotracia. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, pur di ridurle a prostrarsi davanti all’uomo. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente. Noi volgiamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo- il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertarî, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. [F.T.Marinetti, “Fondazione e Manifesto del Futurismo”, Le Figaro, Parigi, 20 febbraio 1909]

MARINETTI F.Tommaso, Milano, 11 maggio 1912 “1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono. 2. Si deve usare il verbo all'infinito […]. 3. Si deve abolire l'aggettivo […]. 4. Si deve abolire l'avverbio […]. 5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia […]. 6. Abolire anche la punteggiatura […]. 11. Distruggere nella letteratura l'«io» […]. Noi inventeremo insieme ciò che io chiamo l'immaginazione senza fili.”          MARINETTI F.Tommaso, Milano, 11 maggio 1912

MARINETTI F.Tommaso, Milano, 11 marzo 1913 "Per immaginazione senza fili, io intendo la libertà assoluta delle immagini o analogie, espresse con parole slegate e senza fili conduttori sintattici […] L’immaginazione senza fili e le parole in libertà c’introdurranno nell’essenza della materia. […] Invece di umanizzare animale, vegetali, minerali […] noi potremo animalizzare, vegetalizzare, mineralizzare, elettrizzare o liquefare lo stile, facendolo vivere in un certo modo della vita stessa della materia". MARINETTI F.Tommaso, Milano, 11 marzo 1913

SAINT-POINT (De) Valentine, Milano, 25 marzo 1912 "E’ assurdo dividere l’umanità in donne e uomini; essa è composta soltanto di femminilità e di mascolinità […]. Un individuo esclusivamente virile non è altro che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è altro che una femmina […]. Ciò che manca di più alle donne come agli uomini è la virilità […]. Donne, per troppo tempo sviate fra le morali e i pregiudizi, ritornate al vostro istinto sublime: alla violenza e alla crudeltà". SAINT-POINT (De) Valentine, Milano, 25 marzo 1912

p. 23-24 e 154-155 Il futurismo fu la prima avanguardia del Novecento che, per la sua polemica contro le radici dell’arte e della cultura borghese tradizionale, investiva tutto il mondo di valori, di abitudini e di istituzioni legati a quella cultura. Boccioni, Unica forma nella continuità dello spazio, 1913

L’ideologia futurista p. 23-24 e 154-155 L’ideologia futurista Non ammetteva l’ossequio della legge, il rispetto della religione istituzionale, il culto della tradizione. La nuova divinità futurista, la velocità, era il simbolo del mutamento rapido, inesauribile, continuo della vita moderna. Crali Tullio, Le forze della curva, 1930

Dizionario Futurista Dinamismo: energia, linfa vitale di tutta la realtà, simbolo assoluto dell'essere futurista. Guerra: (unica igiene del mondo) è l'alta considerazione dell'ideologia futurista. Patriottismo, militarismo sono valori per cui vivere e morire. Simultaneità: principale requisito della cultura futurista, ossia la compresenza istantanea di figure, oggetti, ambiente, paesaggio, tutti in movimento. Velocità: è onnipresente, è l'espressione della modernità, è il principio basilare dell'ideologia futurista. Il movimento è il futuro della sopravvivenza umana.

FINALMENTE POESIA NASCERE La poesia futurista: Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) Aldo Palazzeschi (1885-1974) Corrado Govoni (1884-1965) FINALMENTE POESIA NASCERE

Corrado Govoni: da “Rarefazioni e parole in libertà” Il Palombaro burattino per il teatro muto dei pesci acrobata profondo spauracchio becchino mascherato che ruba cadaveri d’annegati uomo pneumatico assassino ermetico attinia ceppo insanguinato dove lasciarono i capelli serpini le sirene decapitate primavera metallizzata da coralli ostriche cofani di sputi e di perle medusa ombrello di mendicante giostra fosforescente di cavallucci marini alghe vermi verdi

Futurismo e fascismo Marinetti affermò che “Il fascismo, nato dall’interventismo e dal futurismo, si nutrì di principi futuristi” (Futurismo e fascismo, 1924)

Palazzeschi: E lasciatemi divertire Pubblicata nel 1910 ne “L’incendiario” Poesia come gioco Sarcasmo e ironia riguardo l’identita’ del poeta e del linguaggio tradizionale “Non e’ vero che non voglion dire, voglion dire qualcosa. Voglion dire… Come quando uno si mette a cantare senza sapere le parole.” ↓ Tematiche poetiche derise perche’ considerate vuote; p. 159-161

GIUSEPPE UNGARETTI La Vita e le opere La poetica Il porto sepolto 596-627 La Vita e le opere La poetica Il porto sepolto Lo stile e il linguaggio I temi I testi

LA VITA 1888 nasce ad Alessandria d’Egitto 1912 Parigi 1914 Italia e I Guerra mondiale 1918 Parigi 1921 Roma al Ministero degli Esteri 1936 San Paolo insegnante di italiano all’università 1939 morte del figlioletto 1942 Roma insegna letteratura italiana all’università 1970 muore a Milano

Principali opere 1916 Porto sepolto, nucleo originale della raccolta “Allegria di naufragi” del 1919 ripubblicata nel 23 con prefazione di Mussolini 1933: “Sentimento del tempo” 1947: “Il Dolore” Le ultime raccolte sono “La Terra Promessa”, “Un Grido e Paesaggi” e “Il Taccuino di un vecchio” del 1960 Tutta la sua produzione poetica fu raccolta nel 1969 nel volume “Vita di un uomo”

I riferimenti poetici Crepuscolari e futuristi per la voglia di innovare la propria espressività Rimbaud e la poesia francese per il gusto dell’analogia, della parola evocatrice, del simbolismo

PENSIERO E POETICA Ungaretti ha sentito la poesia come una vocazione e una missione:per lui esperienza umana e esperienza poetica tendono a coincidere. Alla base c’è la sua “poetica della parola”: la poesia è la parola carica di esperienza umana che misura il mistero dell’interiorità. L’affilato religioso che pervade la poetica di Ungaretti si accompagna a un idea altissima della funzione del poeta per l’umanità.

PENSIERO E POETICA La raccolta completa delle sue poesie è intitolata “ Vita di un uomo”.C’è in questo un bisogno di autenticità,di ancorare la poesia a un’esperienza umana intensamente sentita.Quando nasce la sue poesia,il clima letterario è dominato da una parte dall’estetismo dannunziano,dall’altra alle ricerche sperimentali di futuristi e Vociani.Ungaretti assegna fin dall’inizio alla poesia un’ambizione alta,in alternativa alle riduzioni ironiche dei crepuscolari con la loro “vergogna di essere poeta”. I “tormenti formali” del poeta lo portano a una perenne revisione dei suoi testi alla ricerca dell’espressione assoluta e definitiva. Quasi ogni sua poesia è il risultato di più riscritture fatte a distanza di anni,in cui a volte della prima redazione non è rimasto nulla o quasi. Con la composizione “Sentimento del Tempo”,Ungaretti coniuga la moderna poetica dell’analogia con il bisogno di “ ritorno all’ordine” diffuso all’epoca nella cultura artistica e letteraria. I suoi autori non sono più solo Baudelaire,Rimbaud,Mallarmé,ma anche Petrarca e Leopardi.E’ soprattutto il metro,il ritmo proprio della tradizione italiana che vuole riconquistare.

FASI DI PRODUZIONE La prima fase della poesia di Ungaretti è caratterizzata dall'influsso del simbolismo francese. Il suo sforzo è di isolare e esaltare la parola singola, nei suoi valori di sonorità e ritmo, e in quelli di intensità emotiva. Le misure metriche tradizionali sono frantumate per lasciar spazio alla pausa, al silenzio. Si tratta quasi sempre di poesie brevi, spesso persino di una sola parola. Con "Sentimento del tempo" è una seconda fase: Ungaretti cominciò a ricostruire a modo suo forme meno elementari di sintassi, metrica, immagini. Sono costruzioni più complesse e ardite, fino al limite del barocco. Il lessico tende a perdere essenzialità, elabora una lingua letteraria "alta". Anche i contenuti sono concettualmente più ardui: riflessioni sul tempo e sulla morte, temi anche esplicitamente religiosi prendono il posto delle sensazioni concrete, degli "atomi" di emozione che costituiva il nucleo delle poesie di guerra. Anche dal punto di vista metrico, i versi brevissimi sono sostituiti da organismi più densi e arti colati, che ritrovano alcune cadenze della metrica tradizionale. La terza fase ha inizio con le poesie colme di straziante tenerezza per la morte del figlio. Più dense le riflessioni sul destino dell'uomo. E' una fase di meditazione: il linguaggio poetico non è più svolto alla ricerca di nuove possibilità e misure;mentre sempre di più Ungaretti sembra guardare alla vita e alla storia degli uomini con il distacco, la malinconia, l'ironica saggezza della vecchiaia.

L’Allegria,pubblicata per la prima volta nel 1919, comprende poesie scritte fra il 1914 e il 1919; la parte più significativa sono quelle del “Porto Sepolto”,scritte al fronte della prima guerra mondiale. Accanto ai temi della vita di trincea, situazione estrema di contatto quotidiano con la morte,affiorano ricordi della vita precedente,momenti di desolazione esistenziale,di contemplazione della natura,motivi di una religiosità ancora indefinita. Il messaggio dominante è “l’attaccamento alla vita”, il coraggio di vivere nonostante tutto. Il titolo originario,”allegria di naufragi”,alludeva appunto all’affermazione di un valore dell’uomo che resiste anche nel “ naufragio” materiale psicologico. Le poesie dell’Allegria sono composte da versi liberi brevissimi:poche e scarne parole, isolate tra grandi spazi bianchi,senza punteggiatura,vogliono concentrare in sé il succo di un’esperienza,di una sofferta meditazione. Sono per lo più parole usuali e “povere”,che il gesto del poeta riscatta dal logoramento quotidiano quasi a riscoprire le radici originarie della comunicazione:la frantumazione del discorso,esige dal lettore una pronuncia intensa e interiore. L’allegria fu per molti una rivelazione. Quella essenzialità espressiva,quella capacità di far scaturire significati inediti da un lessico usuale,dimostrano la possibilità di una poesia veramente moderna.

Il titolo è stato riferito dal poeta alla profonda impressione che gli fecero le memorie storiche di cui è ricca Roma quando andò ad abitarvi: è il sentimento della tradizione,e insieme della caducità delle cose umane. Le poesie sono datate dal 1919 al 1935. Nella prima parte prevale una tematica rarefatta: paesaggi,stati d’animo,evocazioni analogiche,in cui si perde la concretezza dell’esperienze degli oggetti. Da un lato Ungaretti sviluppa al massimo la suggestione analogica,gli effetti sonori,l’astrazione lirica che può giungere fino all’oscurità,sulla linea maestra della poesia europea di quegli anni; Da un altro lato c’è lo sforzo di riconquistare la tradizione poetica italiana: ricompaiono i versi regolari,ritorna la punteggiatura in una sintassi più articolata e distesa,il lessico si fa aulico e prezioso. La poesia del “Sentimento del tempo” ha segnato profondamente la lirica italiana tra il 1930 e il 1950 circa,inaugurando la stagione dell’ermetismo.

Versi della maturità e della vecchiaia Nelle raccolte pubblicate dopo la seconda guerra mondiale,Ungaretti tenta strutture compositive più complesse,intrecciando la tematica personale a meditazioni su temi universalmente umani, arricchite di richiami culturali. L’ispirazione religiosa resta prevalente in “Il Dolore” (1947), dedicato alle sventure familiari e alla tragedia collettiva degli anni di guerra. “La terra promessa” 1950 era stato concepito come un poema drammatico che avrebbe cantato l’arrivo di Enea in Italia. Le dolorose memorie personali e la meditazione su temi morali più generali si alternano in “Un grido e paesaggi” e “ il Taccuino del vecchio”; mentre negli ultimi versi il tema dominante sono gli amori del poeta ottantenne. Il recupero della tradizione poetica è ormai compiuto: nella metrica prevalgono gli endecasillabi e settenari,il lessico è quasi sempre sostenuto,il periodare ampio e complesso; si fanno più rare le associazioni analogiche.

La lezione di Ungaretti L’immagine che Ungaretti ha dato di sé è quella dell’uomo che non fa il poeta,è un poeta in ogni momento e atteggiamento. La sua fede nella missione altissima della poesia si scrive in un quadro di certezze rassicuranti, a cui si ancora quest’uomo nato in terra straniera che ha avuto una giovinezza irrequieta: il ritorno alla fede dei padri,l’adesione spontanea al clima politico dominante. Fede nella poesia,fede nello spirito,religione dei padri,accettazione dell’ordine costituito ,continuità della tradizione letteraria: tutto questo rende singolare la figura di Ungaretti in un’epoca in cui il posto e la funzione della poesia nella società sono problematici: l’idea della poesia come espressione di una sfera spirituale superiore,di valori eterni più forti della crisi dell’uomo contemporaneo.

La missione della poesia Nel 1951 la radio Italiana chiese agli scrittori più noti di presentarsi a una trasmissione in cui chiarire le ragioni della propria attività letteraria fingendo di intervistare se stessi. In quell’occasione Ungaretti sostenne: Essi rifiuta per la poesia un preciso impegno sociale e politico, perché le assegna una missione più alta: quella di affermare valori spirituali superiori alle lotte che dividono gli uomini nella storia. Le “strutture sociali, di qualunque costituzione siano” sono tutte una minaccia per la vita morale; solo la poesia(insieme alle religioni affratellate) può affermare “il primato dello spirito”. L’ingenua fede del poeta nella missione della poesia si spinge fino a immaginare che essa possa imporre alla società questo primato, e cosi “salvare l’anima umana”.

Le poesie di guerra L’uomo posto di fronte a situazioni estreme si attacca ad un vitalismo disperato, all’amore, alla fratellanza con chi condivide la tua pena Condizione esistenziale scarnificata come le pietre del Carso

Soldati livello denotativo: i soldati sono come le foglie che, nel periodo autunnale, cadono dagli alberi livello connotativo:la poesia, scritta in tempo di guerra, vuole esprimere l'incertezza e la precarietà della vita dei soldati al fronte, che possono morire da un momento all'altro, come le foglie, in autunno, possono staccarsi improvvisamente dai rami. Il poeta usa la forma impersonale (si sta) in quanto si riferisce a tutti i soldati. L'uso della forma impersonale contribuisce a creare un'atmosfera di universalità, di indefinito e, nello stesso tempo, di immobilità e di fatalità. 31

Ungaretti rileva Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno; c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è […] esaltazione, quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. 32

La metafora straordinaria Il cuore del poeta diventa sia il cimitero posto a testimonianza dei valori andati perduti, sia il luogo più sconvolto dalla distruzione stessa. Da un lato c’è il consueto corrispondersi tra paesaggio e interiorità; dall’altro l’interiorità del poeta assume su di sé il compito di restituire alla distruzione una disperata armonia, quasi raccogliendo l’eredità di tutte le assenze (vv. 9-12) – R. Luperini, op. cit. 33

Sentimento del tempo Dopo la I guerra mondiale U. adegua la sua poetica al nuovo clima politico e culturale di ritorno all’ordine Abbandona le originarie idee anarchiche e si avvicina al Fascismo e alla fede cristiana Il risultato è una raccolta poetica molto + tradizionale, con una versificazione classica e tematiche religiose

Il Dolore 3° raccolta e ancora cambiamenti Avvenimenti politici e privati mutano l’animo del poeta. U. abbandona la ricerca metafisica e si cala nuovamente nella tragica realtà di tutti i giorni La II guerra mondiale, la deportazione di connazionali ebrei e dissidenti influisce enormemente sul suo spirito, che diventa più cupo e addolorato. (dolore pubblico) Morte del fratello e poi anche del figlio. (dolore privato) Questi eventi lo sconvolgono.

Non gridate più Cessate d’uccidere i morti, non gridate più, non gridate, se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l’impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo.

Commento La poesia, scritta nell’immediato dopoguerra, è una preghiera, vibrata e dolente, che invita gli uomini a salvare la loro stessa umanità, riscoprendo i valori della solidarietà e della pietà. Attraverso un uso particolare del paradosso (uccidere i morti - adynaton) il poeta chiede di superare gli odi e le divisioni di parte, che ancora insanguinano la vita politica e civile italiana. I caduti possono trasmetterci una lezione, ma bisogna raccogliersi in silenzio per poter ascoltare la loro voce, “l’impercettibile sussurro”.