26 i bambini morti.
La scuola no. possiamo veder cadere i campanili che non hanno tempo, le case dei nonni con i loro odori di muffa o le palazzine costruite beffando leggi e divieti. Ma la scuola no.
Se cè un edificio che deve rimanere in piedi, è proprio quello.
E dalle finestre delle aule che i bambini debbono, semmai, veder crollare il mondo dei grandi che sta attorno al loro, corrotto e putrefatto, mai il contrario.
Quasi ovunque dopo un terremoto o un uragano gli sfollati vengono ospitati nelle scuole. Non è un caso. Il vivere civile si vede anche dalle priorità. E la scuola sta al primo posto.
Poi vengono gli ospedali, le altre strutture pubbliche e via discorrendo. Che comunità è mai quella che non garantisce aule sicure e indistruttibili??
Quante volte ci è capitato di passare accanto a un edificio scolastico e sentire i bambini che gridano nei cortili, che schiamazzano dietro le pareti. E sempre una bella sensazione.
Ci sentiamo sicuri e tranquilli perché i nostri figli e le nostre figlie sono sicuri e tranquilli..
Invece no. Stavolta nelle case, nei supermercati, nelle fabbriche e negli uffici ci si è salvati, nella scuola si è morti..
Dallalto degli elicotteri della protezione civile mi chiedo quanto debbano esser sembrate piccole le riforme scolastiche dei governi.
Insignificanti i moduli didattici che ogni ministro vuol cambiare.
A guardare quelle macerie suonano beffardi i commi e le circolari sulle norme antisismiche che tutti ci spiegheranno di aver diligentemente rispettato.
Quel cemento quel giorno infausto non si è accartocciato per il terremoto ma per la nostra ignoranza. Non cè fatalità, cè responsabilità.
Non siamo in grado di garantire una norma elementare.
Elementare come linsegnamento che pretendevamo di impartire ai bambini che abbiamo estratto morti, elementare come la scuola di quel paesino che risponde al nome di San Giuliano dove invece di proteggerli li abbiamo uccisi.