La Cina comunista Mao Tse-Tung. Rivoluzione culturale cinese.

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Transcript della presentazione:

La Cina comunista Mao Tse-Tung. Rivoluzione culturale cinese. La Cina dopo Mao Tse-Tung. Repressioni dei dissidenti.

Mao Tse-tung Mao Tse-tung è stato un rivoluzionario e dittatore cinese. È nato il 26 dicembre 1893 a Shaoshan, ed è morto a Pechino il 9 settembre 1976. Fu portavoce del Partito Comunista Cinese dal 1943 fino alla sua morte. Sotto la sua guida, il partito salì al governo cinese a seguito della vittoria nella guerra civile e della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, di cui, dal 1949 fu presidente.

Mao Tse-tung Durante la guida della Cina, sviluppò un marxismo-leninismo "cinesizzato", noto come maoismo, collettivizzando l'agricoltura con il cosiddetto "Grande Balzo in avanti". Il presidente cinese fu promotore di un'alleanza con l'Unione Sovietica che in seguito ruppe e lanciò la Rivoluzione Culturale.

Mao Tse-tung A Mao vengono attribuiti: la creazione di una Cina unificata e libera dalla dominazione straniera, l'invasione del Tibet, l'uso sistematico della repressione e dei lavori forzati, lo sterminio di milioni di contadini nella riforma agraria del 1951, la carestia del 1958-1961 e la violenza della Rivoluzione Culturale. Tra il 1959 e il 1962, nel periodo del gran balzo in avanti, si stima che a causa della sua politica morirono tra i 13 e i 46 milioni di cinesi.

Rivoluzione culturale cinese La Rivoluzione culturale era fondata sulla mobilitazione dei giovani, universitari e non, che non fossero iscritti al partito, contro le strutture del partito comunista stesso. Basi teoriche erano il pensiero di Mao sulle "contraddizioni in seno al popolo e al Partito" in cui il processo hegeliano di tesi-antitesi-sintesi non veniva a cessare con la presa del potere da parte dei comunisti, ma continuava incessantemente per evitare fenomeni di imborghesimento del partito stesso.

In ogni città, provincia, qualsiasi Unità di lavoro fu investita dalla critica radicale contro gli esponenti di spicco del Partito comunista. Questi erano costretti all'autocritica e alle dimissioni, sovente seguite da un periodo di rieducazione presso i villaggi contadini più sperduti. In caso di resistenza da parte delle strutture del partito comunista contro i giovani rivoluzionari - generalmente chiamati "Guardie Rosse" anche se in effetti erano tantissimi gruppi autonomi con molti diversi nomi in lotta spesso anche fra loro, dato che il partito comunista aveva fondato sue proprie organizzazioni similari ma antagoniste - si ricorreva allo scontro fisico, talora anche armato.

Il periodo di caos che ne seguì si interruppe solo nel 1969, tanto che spesso per Rivoluzione culturale si intende solo il periodo 1966-1969. Nel 1969 infatti le Unità di Lavoro e ogni centro dirigenziale burocratico fu affidato a una triplice rappresentanza: del Partito comunista, degli attivisti delle "Guardie rosse" e dell'Esercito di liberazione popolare, che così si trovava nella posizione di garante della stabilità.

Nel 1976 la morte di Mao permise di chiudere la Grande rivoluzione culturale addossando tutte le responsabilità alla Banda dei quattro che, pur avendo fatto parte del movimento, non poteva essere considerata ispiratrice o dirigente della stessa. In questo modo il Partito comunista cinese fu nuovamente in grado di avere il controllo delle leve di comando della Repubblica Popolare Cinese. Ancora oggi non è chiaro quanti siano stati i morti dovuti alla Rivoluzione Culturale, e le stime degli storici oscillano tra 300.000 e 7 milioni di vittime.

La Cina dopo Mao Tse-Tung Inizia un processo di radicale revisione interna, guidata da Xiaoping, leader del comunismo cinese emarginato da Mao durante la rivoluzione culturale, perché sostenitore della linea nera moderata ed economicistica: si introduce così l’economia di mercato.

Fasi di modernizzazione Quattro modernizzazioni è il nome di una riforma lanciata ufficialmente da Deng Xiaoping nel 1978. Deng, allontanato durante la Rivoluzione Culturale, si affermò ai vertici del partito e del governo dopo la morte di Mao Zedong avvenuta nel settembre del 1976. Egli diede vita ad un periodo di riforme ideologiche, politiche, economiche e sociali e in questo contesto si colloca la riforma destinata ad occuparsi di quattro campi: agricoltura, scienza e tecnologia, industria e difesa nazionale.

Le quattro modernizzazioni vennero progettate per fare della Cina una delle più grandi potenze economiche dal XXI secolo e da questo punto di vista realizzarono totalmente il loro obiettivo. La Repubblica Popolare Cinese, pur avviata verso l'autosufficienza economica, ha deciso di accelerare il processo di modernizzazione aumentando il volume del commercio con l'estero, aprendo i suoi mercati al Giappone e all'Occidente. La crescita, trainata dall'aumento delle esportazioni, consentì ai cinesi di avanzare finanziariamente attraverso investimenti stranieri, un mercato più aperto, l'accesso alle tecnologie avanzate e un'accresciuta competenza manageriale.

Nel 1986 la corrente riformista guidata da Hu Yaobang lanciò il movimento del doppio cento secondo cui si proponeva una maggiore separazione tra le funzioni del Partito e quelle dello Stato. Seguirono manifestazioni studentesche di sostegno a Hu Yaobang. Quest’ultimo morì il 15 aprile 1989, e nelle commemorazioni gli studenti invocarono la democrazia. Gli organi di stampa replicarono che si trattava solo di pochi gruppi di “controrivoluzionari”, allora gli studenti iniziarono le manifestazioni che continuarono con gli scioperi della fame e gli applausi a Gorbačëv, in quel momento in visita ufficiale in Cina e considerato il campione delle riforme in Unione Sovietica. Le proteste culminarono nelle giornate del 16 e 17 maggio 1989 presso piazza Tiananmen a Pechino, quando l’esercito disperse i manifestanti sparando sulla folla. Probabilmente l’ordine di aprire il fuoco arrivò dalla stessa dirigenza, preoccupata che il movimento democratico potesse pregiudicare le riforme economiche.

Repressioni dei dissidenti Dopo la morte di Sun Yat, la guida del KTM fu affidata al suo braccio destro, Chiang Kai-shek.  A partire dal 1925, il Kuomintang divenne l'unico partito a capo della Cina unificata. Dalla nuova capitale Nanchino, il governo lanciò una dura repressione contro i militanti comunisti e, in quel periodo, lo stesso Mao rischiò la vita più di una volta.  Mao la resistenza agli attacchi dell'esercito di Chiang Kai-shek, cercando di coinvolgere anche le popolazioni rurali. organizzò Ebbe inizio quella che fu chiamata la Lunga Marcia che si concluse con la consacrazione di Mao a capo del partito. Dalla guerriglia urbana, i comunisti crearono un vero e proprio esercito, la cosiddetta Armata Rossa.  La proposta di MAO fu di creare una sorta di coalizione nazionale, in cui classe operaia, contadini, piccola borghesia urbana e borghesia nazionale, si univano sotto la direzione del PCC per sconfiggere i Nazionalisti guidati da Chiang Kai-shek e portare la rivoluzione socialista in Cina a rivelarsi vincente.  La guerra civile tra KTM e PCC, in realtà, fu poco più che l'ascesa inarrestabile dei comunisti, i quali da Nord Est, dove avevano riparato nel secondo dopoguerra, entrarono vittoriosi a Pechino. Il primo ottobre 1949, nella piazza Tienanmen, dichiararono la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Mao, ormai leader indiscusso del partito, divenne il presidente del governo centrale. 

La Campagna dei Cento Fiori – Ancor prima del Grande Balzo in Avanti, Mao lanciò una prima campagna di autocritica per distanziare il comunismo cinese dalla rigidità sovietica.  La Campagna dei Cento Fiori iniziò nel 1956 con lo scopo di democratizzare la Cina. Ben presto però le proteste contro l'establishmentsi moltiplicarono, coinvolgendo il Partito stesso e la forma di Stato e legandosi allo scontento di contadini ed operai.  Nel 1957 Mao decise allora di dichiarare conclusa l'esperienza della Campagna dei Cento Fiori, dando inizio alla repressione.  Molti degli intellettuali, studenti e politici che avevano aderito all'invito a manifestare liberamente il proprio pensiero, furono presto identificati, arrestati e inviati nei campi di rieducazione.

Il fronte comune anti-giapponese non fu in verità totale e compatto e inizò una strana guerra in cui spesso l'alleato era trattato come nemico, in un gioco di reciproche diffidenze che non poteva che fare le fortune del nemico. Nel 1937 le truppe nipponiche si impossessarono di Pechino, la loro azione fu molto efficace soprattutto nella guerriglia. Le milizie comuniste impegnarono le truppe giapponesi rendendole incerte sull'opportunità di addentrarsi ulteriormente nel paese. I Nipponici si limitarono a controllare le coste e le grandi città. Le ferrovie e le frontiere della cina, ma lo scoppio della guerra nel pacifico con gli Americani assorbì ben presto la maggior parte delle loro energie. La cessazione delle ostilità con la disfatta del Giappone, tolse l'uniko elemento che univa i comunisti ai nazionalisti del Kuomin-tang. Il generale americano Marshall inviato in missione straordinaria, tenta allora una formula di compromesso per favorire l'integrazione dei comunisti in una Cina unificata e guidata da Chiang Kai-Shek, al quale gli Stati Uniti continuavano a dimostrare fiducia.