Circuiti penitenziari e differenziazione tra detenuti

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Circuiti penitenziari e differenziazione tra detenuti

Assegnazione, raggruppamento e categorie dei detenuti e degli internati (art. 14 ord. pen.) Il numero dei detenuti e degli internati negli istituti e nelle sezioni deve essere limitato e, comunque, tale da favorire l'individualizzazione del trattamento. L'assegnazione dei condannati e degli internati ai singoli istituti e il raggruppamento nelle sezioni di ciascun istituto sono disposti con particolare riguardo alla possibilità di procedere ad un trattamento rieducativo comune e all'esigenza di evitare influenze nocive reciproche. È assicurata la separazione degli imputati dai condannati e internati, dei giovani al disotto dei venticinque anni dagli adulti, dei condannati dagli internati e dei condannati all'arresto dai condannati alla reclusione. È consentita, in particolari circostanze, l'ammissione di detenuti e di internati ad attività organizzate per categorie diverse da quelle di appartenenza. Le donne sono ospitate in istituti separati o in apposite sezioni d'istituto.

Circuiti penitenziari I livello, c.d. di alta sicurezza: detenuti che presentano particolari problemi di sicurezza o in relazione al reato commesso o in relazione alla condotta tenuta in fase detentiva II livello, o media sicurezza: maggioranza dei detenuti, nei confronti dei quali possono essere attuate le attività trattamentali con modalità ordinarie III livello c.d. di custodia attenuata: detenuti tossico-dipendenti non pericolosi Detenute donne Giovani adulti Detenuti stranieri

Alta sicurezza Tradizionalmente dedicato a detenuti e internati appartenenti alla criminalità organizzata allo scopo di evitare che dal contatto con i detenuti per reati comuni possano derivare fenomeni di assoggettamento, di reclutamento criminale, nonché di turbamento per la sicurezza degli istituti I circuiti di alta sicurezza si distinguono, a loro volta, in 3 sottocircuiti, cui vanno dedicate sezioni differenti, di cui i primi due sono riservati ai detenuti a più elevata pericolosità.

Limitazione dei benefici e circuiti differenziati L’appartenenza dei detenuti alle prime due categorie di soggetti previsti dall’art. 4 bis ord. pen., oltre a determinare una limitazione nei benefici penitenziari, determina l’inserimento del soggetto in un circuito penitenziario differenziato. In particolare, si ha l’allocazione in sezioni autonome; attività trattamentali svolte all’interno della sezione e senza contatti con gli appartenenti ai circuiti di medio e basso livello di sicurezza.

I categoria Art. 4 bis comma 1 Divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti I categoria Art. 4 bis comma 1 1. L’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione previste dal capo VI, esclusa la liberazione anticipata, possono essere concessi ai detenuti e internati per i seguenti delitti solo nei casi in cui tali detenuti e internati collaborino con la giustizia a norma dell’articolo 58-ter della presente legge.

Art. 58 ter ord. pen. Persone che collaborano con la giustizia Persone che, anche dopo la condanna, si sono adoperate per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori ovvero hanno aiutato concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella raccolta di elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l'individuazione o la cattura degli autori dei reati. Tali condotte sono accertate dal tribunale di sorveglianza, assunte le necessarie informazioni e sentito il pubblico ministero presso il giudice competente per i reati in ordine ai quali è stata prestata la collaborazione.

I categoria: reati commessi Delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza, delitto di cui all’articolo 416-bis del codice penale (associazione di stampo mafioso), delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni in esso previste, delitti di cui agli articoli 600 c.p.(Riduzione o mantenimento in schiavitù), 600- bis, primo comma, c.p. (Induzione o sfruttamento della prostituzione minorile) 600-ter, primo e secondo comma, c.p. (Pornografia minorile: realizzazione e commercio) 601 c.p. (Tratta di persone) 602 c.p. (Acquisto e alienazione di schiavi) 609-octies c.p. [qualora ricorra anche la condizione di cui al comma 1-quater del presente articolo] (Violenza sessuale di gruppo anche in caso di partecipazione di minima importanza) 630 c.p. (Sequestro di persona a scopo di estorsione) all’articolo 291-quater del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale (Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi esteri) di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e all’articolo 74 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti).

Art. 4 bis 1-bis. I benefici di cui al comma 1 possono essere concessi ai detenuti o internati per uno dei delitti ivi previsti, purché siano stati acquisiti elementi tali da escludere l’attualita` di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, altresì nei casi in cui la limitata partecipazione al fatto criminoso, accertata nella sentenza di condanna, ovvero l’integrale accertamento dei fatti e delle responsabilità, operato con sentenza irrevocabile, rendono comunque impossibile un’utile collaborazione con la giustizia, nonché nei casi in cui, anche se la collaborazione che viene offerta risulti oggettivamente irrilevante, nei confronti dei medesimi detenuti o internati sia stata applicata una delle circostanze attenuanti previste dall’articolo 62, numero 6), anche qualora il risarcimento del danno sia avvenuto dopo la sentenza di condanna, dall’articolo 114 ovvero dall’articolo 116, secondo comma, del codice penale .

II categoria Art. 4 bis comma 1 ter I benefici di cui al comma 1 possono essere concessi, purché non vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, ai detenuti o internati per i delitti di cui: agli articoli 575 c.p. (Omicidio), 600-bis, secondo e terzo comma, c.p. (Atti sessuali con minorenne, anche se minore di anni 16) 600-ter, terzo comma, c.p. (Distribuzione, diffusione, divulgazione o pubblicizzazione, con qualsiasi mezzo, di materiale pedopornografico). 600-quinquies, c.p. (Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile) 628, terzo comma, c.p. (Rapina aggravata: persona travisata, con armi, ponendo qualcuno in stato di soggezione, da chi fa parte di una associazione di stampo mafioso) 629, secondo comma, c.p. (Estorsione aggravata: persona travisata, con armi, ponendo qualcuno in stato di soggezione, da chi fa parte di una associazione di stampo mafioso) all’articolo 291-ter del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43 (Contrabbando di tabacchi lavorati esteri, in caso di reato aggravato) all’articolo 73 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, limitatamente alle ipotesi aggravate ai sensi dell'articolo 80, comma 2, del medesimo testo unico, (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, quando il fatto riguarda ingenti quantità)

(continua) all’articolo 416, primo e terzo comma, del codice penale, realizzato allo scopo di commettere delitti previsti dagli articoli 473 e 474 del medesimo codice (Associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere d’ingegno o prodotti industriali; introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) e all’articolo 416 del codice penale, realizzato allo scopo di commettere delitti previsti dal libro II, titolo XII, capo III, sezione I, del medesimo codice, (delitti contro la persona - delitti contro la libertà individuale - delitti contro la personalità individuale) dagli articoli 609-bis (Violenza sessuale) 609-quater (Atti sessuali con minorenne) 609-octies c.p. (Violenza sessuale di gruppo) dall’articolo 12, commi 3, 3-bis e 3-ter, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni (Disposizioni contro le immigrazioni clandestine).

III categoria Art. 4 bis comma 1 quater I benefìci di cui al comma 1 possono essere concessi ai detenuti o internati per i delitti di cui agli articoli 609-bis, (violenza sessuale), 609-ter (aggravato: ad es. perché la vittima è minore di 14 anni; o commesso da persona travisata; o su persona sottoposta a limitazioni della libertà), 609-quater (atti sessuali con minorenne) e [qualora ricorra anche la condizione di cui al medesimo comma 1] 609-octies del codice penale (violenza sessuale di gruppo se si tratta di partecipazione di minima importanza).

continua solo sulla base dei risultati dell’osservazione scientifica della personalità condotta collegialmente per almeno un anno anche con la partecipazione degli esperti di cui al quarto comma dell’articolo 80 della presente legge. Le disposizioni di cui al periodo precedente si applicano in ordine al delitto previsto dall’articolo 609-bis del codice penale salvo che risulti applicata la circostanza attenuante dallo stesso contemplata.

Art. 13 bis Trattamento pscicologico per i condannati per reati sessuali in danno di minori Le persone condannate per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, anche se relativo al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1, 600-quinquies, 609-quater, 609-quinquies e 609-undecies del codice penale, nonché agli articoli 609-bis e 609-octies del medesimo codice, se commessi in danno di persona minorenne, possono sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno. La partecipazione a tale trattamento è valutata ai sensi dell'articolo 4-bis, comma 1-quinquies, della presente legge ai fini della concessione dei benefici previsti dalla medesima disposizione.

Art. 4 bis 2. Ai fini della concessione dei benefici di cui al comma 1 il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza decide acquisite dettagliate informazioni per il tramite del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica competente in relazione al luogo di detenzione del condannato. In ogni caso il giudice decide trascorsi trenta giorni dalla richiesta delle informazioni. Al suddetto comitato provinciale può essere chiamato a partecipare il direttore dell'istituto penitenziario in cui il condannato è detenuto. 2-bis. Ai fini della concessione dei benefici di cui al comma 1-ter il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza decide acquisite dettagliate informazioni dal questore. In ogni caso il giudice decide trascorsi trenta giorni dalla richiesta delle informazioni. 3. Quando il comitato ritiene che sussistano particolari esigenze di sicurezza ovvero che i collegamenti potrebbero essere mantenuti con organizzazioni operanti in ambiti non locali o extranazionali, ne dà comunicazione al giudice e il termine di cui al comma 2 è prorogato di ulteriori trenta giorni al fine di acquisire elementi ed informazioni da parte dei competenti organi centrali.

(continua) 3-bis. L'assegnazione al lavoro all'esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione previste dal capo VI, non possono essere concessi ai detenuti ed internati per delitti dolosi quando il Procuratore nazionale antimafia o il procuratore distrettuale comunica, d'iniziativa o su segnalazione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica competente in relazione al luogo di detenzione o internamento, l'attualità di collegamenti con la criminalità organizzata. In tal caso si prescinde dalle procedure previste dai commi 2 e 3.

Art. 41 bis Situazioni di emergenza . 1. In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza,il Ministro della giustizia ha facoltà di sospendere nell'istituto interessato o in parte di esso l'applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l'ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto.

c.d. Carcere duro 2. Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti o internati per taluno dei delitti di cui al primo periodo del comma 1 dell'articolo 4-bis o comunque per un delitto che sia stato commesso avvalendosi delle condizioni o al fine di agevolare l'associazione di tipo mafioso, in relazione ai quali vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un'associazione criminale, terroristica o eversiva, l'applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza. La sospensione comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento delle predette esigenze e per impedire i collegamenti con l'associazione di cui al periodo precedente. In caso di unificazione di pene concorrenti o di concorrenza di più titoli di custodia cautelare, la sospensione può essere disposta anche quando sia stata espiata la parte di pena o di misura cautelare relativa ai delitti indicati nell'articolo 4-bis.

(continua) 2-bis. Il provvedimento emesso ai sensi del comma 2 è adottato con decreto motivato del Ministro della giustizia, anche su richiesta del Ministro dell'interno, sentito l'ufficio del pubblico ministero che procede alle indagini preliminari ovvero quello presso il giudice procedente e acquisita ogni altra necessaria informazione presso la Direzione nazionale antimafia, gli organi di polizia centrali e quelli specializzati nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata, terroristica o eversiva, nell'ambito delle rispettive competenze. Il provvedimento medesimo ha durata pari a quattro anni ed è prorogabile nelle stesse forme per successivi periodi, ciascuno pari a due anni. La proroga è disposta quando risulta che la capacità di mantenere collegamenti con l'associazione criminale, terroristica o eversiva non è venuta meno, tenuto conto anche del profilo criminale e della posizione rivestita dal soggetto in seno all'associazione, della perdurante operatività del sodalizio criminale, della sopravvenienza di nuove incriminazioni non precedentemente valutate, degli esiti del trattamento penitenziario e del tenore di vita dei familiari del sottoposto. Il mero decorso del tempo non costituisce, di per sé, elemento sufficiente per escludere la capacità di mantenere i collegamenti con l'associazione o dimostrare il venir meno dell'operatività della stessa.

Effetti della sospensione delle regole di trattamento 2-quater. I detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all'interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria (creazione di aree riservate). La sospensione delle regole di trattamento e degli istituti di cui al comma 2 prevede: a) l'adozione di misure di elevata sicurezza interna ed esterna, con riguardo principalmente alla necessità di prevenire contatti con l'organizzazione criminale di appartenenza o di attuale riferimento, contrasti con elementi di organizzazioni contrapposte, interazione con altri detenuti o internati appartenenti alla medesima organizzazione ovvero ad altre ad essa alleate;

Limiti ai colloqui b) la determinazione dei colloqui nel numero di uno al mese da svolgersi ad intervalli di tempo regolari ed in locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti. Sono vietati i colloqui con persone diverse dai familiari e conviventi, salvo casi eccezionali determinati volta per volta dal direttore dell'istituto ovvero, per gli imputati fino alla pronuncia della sentenza di primo grado, dall'autorità giudiziaria competente ai sensi di quanto stabilito nel secondo comma dell'articolo I colloqui vengono sottoposti a controllo auditivo ed a registrazione, previa motivata autorizzazione dell'autorità giudiziaria competente; solo per coloro che non effettuano colloqui può essere autorizzato, con provvedimento motivato del direttore dell'istituto ovvero, per gli imputati fino alla pronuncia della sentenza di primo grado, dall'autorità giudiziaria competente, e solo dopo i primi sei mesi di applicazione, un colloquio telefonico mensile con i familiari e conviventi della durata massima di dieci minuti sottoposto, comunque, a registrazione. I colloqui sono comunque videoregistrati. Le disposizioni della presente lettera non si applicano ai colloqui con i difensori con i quali potrà effettuarsi, fino ad un massimo di tre volte alla settimana, una telefonata o un colloquio della stessa durata di quelli previsti con i familiari

Altri limiti Limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono essere ricevuti dall'esterno; Esclusione dalle rappresentanze dei detenuti e degli internati; Sottoposizione a visto di censura della corrispondenza, salvo quella con i membri del Parlamento o con autorità europee o nazionali aventi competenza in materia di giustizia; Limitazione della permanenza all'aperto, che non può svolgersi in gruppi superiori a quattro persone, ad una durata non superiore a due ore al giorno ma non inferiore ad una (limite minimo). Saranno inoltre adottate tutte le necessarie misure di sicurezza, anche attraverso accorgimenti di natura logistica sui locali di detenzione, volte a garantire che sia assicurata la assoluta impossibilità di comunicare tra detenuti appartenenti a diversi gruppi di socialità, scambiare oggetti e cuocere cibi

Reclamo Il detenuto o l'internato nei confronti del quale è stata disposta o prorogata l'applicazione del regime di cui al comma 2, ovvero il difensore, possono proporre reclamo avverso il procedimento applicativo. Il reclamo è presentato nel termine di venti giorni dalla comunicazione del provvedimento e su di esso è competente a decidere il tribunale di sorveglianza di Roma. Il reclamo non sospende l'esecuzione del provvedimento. Il tribunale, entro dieci giorni dal ricevimento del reclamo, decide in camera di consiglio, nelle forme previste dagli articoli 666 e 678 del codice di procedura penale, sulla sussistenza dei presupposti per l'adozione del provvedimento. All'udienza le funzioni di pubblico ministero possono essere altresì svolte da un rappresentante dell'ufficio del procuratore della Repubblica di cui al comma 2-bis o del procuratore nazionale antimafia. Il procuratore nazionale antimafia, il procuratore di cui al comma 2-bis, il procuratore generale presso la corte d'appello, il detenuto, l'internato o il difensore possono proporre, entro dieci giorni dalla sua comunicazione, ricorso per cassazione avverso l'ordinanza del tribunale per violazione di legge. Il ricorso non sospende l'esecuzione del provvedimento ed è trasmesso senza ritardo alla Corte di cassazione. Se il reclamo viene accolto, il Ministro della giustizia, ove intenda disporre un nuovo provvedimento ai sensi del comma 2, deve, tenendo conto della decisione del tribunale di sorveglianza, evidenziare elementi nuovi o non valutati in sede di reclamo. Per la partecipazione del detenuto o dell'internato all'udienza si applicano le disposizioni di cui all'articolo 146-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271 (partecipazione a distanza mediante collegamento audiovisivo).

Mantenimento dell’ordine e della sicurezza del carcere Strumenti ordinari: a) Sanzioni disciplinari; b) Ricompense. Regime di sorveglianza particolare per alcuni detenuti.

Regime disciplinare Il regime disciplinare è attuato in modo da stimolare il senso di responsabilità e la capacità di autocontrollo. Esso è adeguato alle condizioni fisiche e psichiche dei soggetti.

Infrazioni disciplinari Principi generali I detenuti e gli internati non possono essere puniti per un fatto che non sia espressamente previsto come infrazione al regolamento. Nessuna sanzione può essere inflitta se non con provvedimento motivato dopo la contestazione dell'addebito all'interessato, il quale è ammesso ad esporre le proprie discolpe. Nell'applicazione delle sanzioni bisogna tener conto, oltre che della natura e della gravità del fatto, del comportamento e delle condizioni personali del soggetto. Le sanzioni sono eseguite nel rispetto della personalità.

Sanzioni disciplinari Le infrazioni disciplinari possono dar luogo solo alle seguenti sanzioni: 1) richiamo del direttore; 2) ammonizione, rivolta dal direttore, alla presenza di appartenenti al personale e di un gruppo di detenuti o internati; 3) esclusione da attività ricreative e sportive per non più di dieci giorni; 4) isolamento durante la permanenza all'aria aperta per non più di dieci giorni; 5) esclusione dalle attività in comune per non più di dieci giorni.

Esclusione dalle attività in comune La sanzione della esclusione dalle attività in comune non può essere eseguita senza la certificazione scritta, rilasciata dal sanitario, attestante che il soggetto può sopportarla. Il soggetto escluso dalle attività in comune è sottoposto a costante controllo sanitario. L'esecuzione della sanzione della esclusione dalle attività in comune è sospesa nei confronti delle donne gestanti e delle puerpere fino a sei mesi, e dalle madri che allattino la propria prole fino ad un anno.

Infrazioni e sanzioni (manca una corrispondenza per legge) Le sanzioni disciplinari sono inflitte ai detenuti e agli internati che si siano resi responsabili di: 1) negligenza nella pulizia e nell'ordine della persona o della camera; 2) abbandono ingiustificato del posto assegnato; 3) volontario inadempimento di obblighi lavorativi; 4) atteggiamenti e comportamenti molesti nei confronti della comunità; 5) giochi o altre attività non consentite dal regolamento interno; 6) simulazione di malattia; 7) traffico di beni di cui è consentito il possesso; 8) possesso o traffico di oggetti non consentiti o di denaro;

(continua) 9) comunicazioni fraudolente con l'esterno o all'interno; 10) atti osceni o contrari alla pubblica decenza; 11) intimidazione di compagni o sopraffazioni nei confronti dei medesimi; 12) falsificazione di documenti provenienti dall'Amministrazione affidati alla custodia del detenuto o dell'internato; 13) appropriazione o danneggiamento di beni dell'Amministrazione; 14) possesso o traffico di strumenti atti ad offendere; 15) atteggiamento offensivo nei confronti degli operatori penitenziari o di altre persone che accedono nell'istituto per ragioni del loro ufficio o per visita; 16) inosservanza di ordini o prescrizioni o ingiustificato ritardo nell'esecuzione di essi; 17) ritardi ingiustificati nel rientro previsti dagli articoli 30, 30-ter, 51, 52 e 53 della legge; 18) partecipazione a disordini o a sommosse; 19) promozione di disordini o di sommosse; 20) evasione; 21) fatti previsti dalla legge come reato, commessi in danno di compagni, di operatori penitenziari o di visitatori.

(continua) Le sanzioni disciplinari sono inflitte anche nell'ipotesi di tentativo delle infrazioni sopra elencate. La sanzione dell'esclusione dalle attività in comune non può essere inflitta per le infrazioni previste nei numeri da 1) a 8), salvo che l'infrazione sia stata commessa nel termine di tre mesi dalla commissione di una precedente infrazione della stessa natura. Delle sanzioni inflitte all'imputato è data notizia all'autorità giudiziaria che procede.

Autorità competente a deliberare le sanzioni Le sanzioni del richiamo e della ammonizione sono deliberate dal direttore. Le altre sanzioni sono deliberate dal consiglio di disciplina, composto dal direttore o, in caso di suo legittimo impedimento, dall'impiegato più elevato in grado, con funzioni di presidente, dal sanitario e dall'educatore.

Impiego della forza fisica e uso dei mezzi di coercizione Non è consentito l'impiego della forza fisica nei confronti dei detenuti e degli internati se non sia indispensabile per prevenire o impedire atti di violenza, per impedire tentativi di evasione o per vincere la resistenza, anche passiva all'esecuzione degli ordini impartiti. Il personale che per qualsiasi motivo, abbia fatto uso della forza fisica nei confronti dei detenuti o degli internati, deve immediatamente riferirne al direttore dell'istituto il quale dispone, senza indugio, accertamenti sanitari e procede alle altre indagini del caso. Non può essere usato alcun mezzo di coercizione fisica che non sia espressamente previsto dal regolamento e, comunque, non vi si può far ricorso ai fini disciplinari ma solo al fine di evitare danni a persone o cose o di garantire la incolumità dello stesso soggetto. L'uso deve essere limitato al tempo strettamente necessario e deve essere costantemente controllato dal sanitario. Gli agenti in servizio nell'interno degli istituti non possono portare armi se non nei casi eccezionali in cui ciò venga ordinato dal direttore.

Procedimento disciplinare Allorché un operatore penitenziario constata direttamente o viene a conoscenza che una infrazione è stata commessa, redige rapporto, indicando in esso tutte le circostanze del fatto. Il rapporto viene trasmesso al direttore per via gerarchica. Il direttore, alla presenza del comandante del reparto di polizia penitenziaria, contesta l'addebito all'accusato, sollecitamente e non oltre dieci giorni dal rapporto, informandolo contemporaneamente del diritto ad esporre le proprie discolpe. Il direttore, personalmente o a mezzo del personale dipendente, svolge accertamenti sul fatto. Quando il direttore ritiene che debba essere inflitta una delle sanzioni del richiamo e della ammonizione convoca, entro dieci giorni dalla data della contestazione dell’addebito, l'accusato davanti a sé per la decisione disciplinare. Altrimenti fissa, negli stessi termini, il giorno e l'ora della convocazione dell'accusato davanti al consiglio di disciplina. Della convocazione è data notizia all'interessato. Nel corso dell'udienza, l'accusato ha la facoltà di essere sentito e di esporre personalmente le proprie discolpe. Se nel corso del procedimento risulta che il fatto è diverso da quello contestato e comporta una sanzione di competenza del consiglio di disciplina, il procedimento è rimesso a quest'ultimo. La sanzione viene deliberata e pronunciata nel corso della stessa udienza o dell'eventuale sommario processo verbale. Il provvedimento definitivo con cui è deliberata la sanzione disciplinare è tempestivamente comunicato dalla direzione al detenuto o internato e al magistrato di sorveglianza e viene annotato nella cartella personale.

Provvedimenti disciplinari in via cautelare In caso di assoluta urgenza, determinata dalla necessità di prevenire danni a persone o a cose, nonché l'insorgenza o la diffusione di disordini o in presenza di fatti di particolare gravità per la sicurezza e l'ordine dell'istituto, il direttore può disporre, in via cautelare, con provvedimento motivato, che il detenuto o l'internato, che abbia commesso una infrazione sanzionabile con la esclusione dalle attività in comune, permanga in una camera individuale, in attesa della convocazione del consiglio di disciplina. Subito dopo l'adozione del provvedimento cautelare, il sanitario visita il soggetto e rilascia la certificazione prevista dalla legge. Il direttore attiva e svolge al più presto il procedimento disciplinare. La durata della misura cautelare non può comunque eccedere i dieci giorni. Il tempo trascorso in misura cautelare si detrae dalla durata della sanzione eventualmente applicata.

Ricompense Le ricompense costituiscono il riconoscimento del senso di responsabilità dimostrato nella condotta personale e nelle attività organizzate negli istituti. Le ricompense e gli organi competenti a concederle sono previsti dal regolamento.

COMPORTAMENTI MERITEVOLI Le ricompense sono concesse su iniziativa del direttore ai detenuti e agli internati che si sono distinti per: particolare impegno nello svolgimento del lavoro; particolare impegno e profitto nei corsi scolastici e di addestramento professionale; attiva collaborazione nell'organizzazione e nello svolgimento delle attività culturali, ricreative e sportive; particolare sensibilità e disponibilità nell'offrire aiuto ad altri detenuti o internati, per sostenerli moralmente nei momenti di difficoltà di fronte a loro problemi personali; responsabile comportamento in situazioni di turbamento della vita dell'istituto, diretto a favorire atteggiamenti collettivi di ragionevolezza; atti meritori di valore civile.

Tipi di ricompense I comportamenti suindicati sono ricompensati con: a) encomio; b) proposta di concessione dei benefici indicati negli articoli 47, 47-ter, 50, 52, 53, 54 e 56 della legge e 94 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, sempre che ne ricorrano i presupposti; c) proposta di grazia, di liberazione condizionale e di revoca anticipata della misura di sicurezza. La ricompensa dell’encomio è concessa dal direttore, quelle di cui alle lettere b) e c) sono concesse dal Consiglio di disciplina, sentito il gruppo di osservazione. Nella scelta del tipo e delle modalità delle ricompense da concedere si deve tenere conto della rilevanza del comportamento nonché della condotta abituale del soggetto. Delle ricompense concesse all'imputato è data comunicazione all'autorità giudiziaria che procede. (Anche per le ricompense va riscontrata la mancanza di una corrispondenza tra il comportamento tenuto dal detenuto e la ricompensa prevista per legge, che pertanto finisce con essere decisa di volta in volta senza indicazioni precise dalla autorità competente).

Il regime di sorveglianza particolare Pur avendo finalità punitiva, opera nei casi eccezionali in cui l’ordinario strumento delle sanzioni disciplinari non è riuscito a realizzare gli obiettivi del mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno degli istituti e dunque la pacifica convivenza dei detenuti e il rispetto delle regole che governano la comunità carceraria. Non solo: in certi casi tale regime può essere adottato preventivamente al momento stesso dell’ingresso in carcere.

Sorveglianza particolare (art. 14 bis o.p.) Possono essere sottoposti a regime di sorveglianza particolare per un periodo non superiore a sei mesi, prorogabile anche più volte in misura non superiore ogni volta a tre mesi, i condannati, gli internati e gli imputati: a) che con i loro comportamenti compromettono la sicurezza ovvero turbano l'ordine negli istituti; b) che con la violenza o minaccia impediscono le attività degli altri detenuti o internati; c) che nella vita penitenziaria si avvalgono dello stato di soggezione degli altri detenuti nei loro confronti. Tale regime è disposto con provvedimento motivato dell'amministrazione penitenziaria previo parere del consiglio di disciplina, integrato da due esperti. Nei confronti degli imputati il regime di sorveglianza particolare è disposto sentita anche l'autorità giudiziaria che procede.

(continua) In caso di necessità ed urgenza l'amministrazione può disporre in via provvisoria la sorveglianza particolare prima dei pareri prescritti, che comunque devono essere acquisiti entro dieci giorni dalla data del provvedimento. Scaduto tale termine l'amministrazione, acquisiti i pareri prescritti, decide in via definitiva entro dieci giorni decorsi i quali, senza che sia intervenuta la decisione, il provvedimento provvisorio decade. Possono essere sottoposti a regime di sorveglianza particolare, fin dal momento del loro ingresso in istituto, i condannati, gli internati e gli imputati, sulla base di precedenti comportamenti penitenziari o di altri concreti comportamenti tenuti, indipendentemente dalla natura dell'imputazione, nello stato di libertà. L'autorità giudiziaria segnala gli eventuali elementi a sua conoscenza all'amministrazione penitenziaria che decide sull'adozione dei provvedimenti di sua competenza. Il provvedimento che dispone il regime di cui al presente articolo è comunicato immediatamente al magistrato di sorveglianza ai fini dell'esercizio del suo potere di vigilanza. Contro le decisioni della amministrazione penitenziaria è possibile proporre reclamo al magistrato di sorveglianza.

Contenuti del regime di sorveglianza particolare (Art. 14-quater) Il regime di sorveglianza particolare comporta le restrizioni strettamente necessarie per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza, all'esercizio dei diritti dei detenuti e degli internati e alle regole di trattamento previste dall'ordinamento penitenziario. Per quanto concerne la corrispondenza dei detenuti, si applicano le disposizioni dell'articolo 18-ter. Le restrizioni di cui ai commi precedenti sono motivatamente stabilite nel provvedimento che dispone il regime di sorveglianza particolare. Se il regime di sorveglianza particolare non è attuabile nell'istituto ove il detenuto o l'internato si trova, l'amministrazione penitenziaria può disporre, con provvedimento motivato, il trasferimento in altro istituto idoneo, con il minimo pregiudizio possibile per la difesa e per i familiari, dandone immediato avviso al magistrato di sorveglianza. Questi riferisce al Ministro in ordine ad eventuali casi di infondatezza dei motivi posti a base del trasferimento.

(continua) In ogni caso le restrizioni non possono riguardare: l'igiene e le esigenze della salute; il vitto; il vestiario ed il corredo; il possesso, l'acquisto e la ricezione di generi ed oggetti permessi dal regolamento interno, nei limiti in cui ciò non comporta pericolo per la sicurezza; la lettura di libri e periodici; le pratiche di culto; l'uso di apparecchi radio del tipo consentito; la permanenza all'aperto per almeno due ore al giorno salva la possibilità di una eccezionale riduzione fino ad un’ora al giorno; i colloqui con i difensori, nonché quelli con il coniuge, il convivente, i figli, i genitori, i fratelli.

Custodia attenuata per tossicodipendenti Luogo detentivo privo dell’influenza negativa derivante dai detenuti ordinari e volto al superamento di stili di vita e comportamenti tipici degli ambienti devianti. Avviare un progetto di recupero fornendo strumenti di riflessione in grado di stimolare processi di cambiamento e riattivare rapporti costruttivi tra il soggetto e l’ambiente sociale esterno (in particolare, con la famiglia, i servizi sociali e il SERT) attraverso appositi protocolli d’intesa.

ICATT Negli istituti a custodia attenuata per il trattamento dei tossicodipendenti ci si propone di realizzare un adeguato passaggio tra fase detentiva e reinserimento sociale, attuando un percorso riabilitativo che inizi all’interno del carcere per poi proseguire e completarsi con misure di esecuzione esterna. Ogni sezione dovrebbe ospitare un numero di detenuti limitato (tra le 50 e le 100 unità) e possedere locali di pernottamento e di svolgimento delle attività trattamentali il più possibile simili a quelli della società esterna.

Chi ne fa parte Detenuti già disintossicati dal punto di vista fisico; Che si trovano ristretti per ragioni in qualche modo legate al loro stato di tossicodipendenza (ad esempio reati commessi a causa o quale conseguenza di tale condizione). L’accesso al circuito non avviene mai dallo stato di libertà, ma dopo un periodo di detenzione. Si tratta di soggetti condannati a pena definitiva, per lo più alla prima esperienza carceraria.

(continua) La scelta del percorso di custodia attenuata deve essere volontaria. Le sezioni sono composte da detenuti in età compresa tra i 18 e 35 anni (per evitare di dover intervenire su personalità già strutturate o comunque consolidate in senso delinquenziale nonché al fine di evitare il crearsi di posizioni di supremazia o di possibili plagi tra i soggetti più forti e quelli più deboli). Inoltre, si deve trattare di detenuti ch non presentano particolari problemi rispetto alla sicurezza.

Valutazione della pericolosità Gli indici di pericolosità sono ricavati dal: Titolo di reato commesso; La pena da scontare anche quale residuo pena; L’esito del’osservazione scientifica della personalità; La presenza di recidiva nel reato; L’esistenza di specifiche segnalazioni a livello disciplinare. Occorre una valutazione del GOT in composizione integrata da operatori del SERT, che terrà altresì conto della solidità delle motivazioni e delle possibilità di un effettivo recupero.

Regole degli ICATT Il detenuto all’ingresso nella struttura a custodia attenuata sottoscrive un contratto, c.d. Patto terapeutico, con cui si impegna ad aderire agli obiettivi prefissati e alle regole della struttura nella quale viene inserito. La vita all’interno degli istituti è basata su specifici regolamenti, che disciplinano: orari di apertura e chiusura dei locali di pernottamento; modalità di svolgimento delle attività trattamentali; forme articolate di controllo attraverso esami a tappeto e a campione; severe restrizioni sull’uso di psicofarmaci; esclusione dalla struttura in caso di violazioni. Particolare cura è prestata anche nella scelta del personale destinato a queste sezioni, soprattutto relativamente agli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, che deve operare non solo in un’ottica custodialistica ma eminentemente trattamentale.

Misure a tutela del rapporto tra detenute e figli minori La legge 8 marzo 2001 n. 40 ha ampliato l'ambito di operatività degli istituti del differimento dell'esecuzione pena e della detenzione domiciliare - applicabili fino ad allora il primo in maniera discrezionale e il secondo in casi limitati. La legge ha introdotto i due nuovi istituti della detenzione domiciliare speciale e dell'assistenza all'esterno di figli minori (art. 47 quinquies, sexies e art. 21 bis O.P.), con lo scopo di dare compiuta attuazione al principio costituzionale di cui all'art. 31 Cost. che officia lo Stato a predisporre gli strumenti giuridici e sociali a tutela della maternità e dell'infanzia. La concessione di tali benefici non è automatica, dovendo essere valutata caso per caso, in quanto subordinata all'assenza di un pericolo concreto di reiterazione del reato commesso. Questo ha comportato una concessione limitata delle nuove opportunità in quanto la popolazione detenuta femminile, pur connotandosi per una pericolosità sociale non elevata, presenta un alto tasso di recidiva: la maggior parte delle detenute sono infatti in carcere per reati legati alla tossicodipendenza o per reati contro il patrimonio.

Assistenza particolare alle gestanti e alle madri con bambini Assistenza particolare alle gestanti e alle madri con bambini. Asili nido Le gestanti e le madri con bambini sono assistite da specialisti in ostetricia e ginecologia, incaricati o professionisti esterni. Il parto deve essere preferibilmente effettuato in luogo esterno di cura. E' prestata, altresì, l'assistenza da parte di personale paramedico ostetrico. L'assistenza sanitaria ai bambini che le madri detenute o internate tengono presso di sé è curata da professionisti specialisti in pediatria. Gli specialisti in ostetricia e ginecologia e i pediatri, il personale paramedico, nonché gli operatori in puericultura degli asili nido sono compensati con onorari proporzionati alle singole prestazioni effettuate.

(continua) Presso gli istituti o sezioni dove sono ospitati gestanti e madri con bambini sono organizzati, di norma, appositi reparti ostetrici e asili nido. Le camere dove sono ospitati le gestanti e madri con i bambini non devono essere chiuse, affinché gli stessi possano spostarsi all'interno del reparto o della sezione, con il limite di non turbare l'ordinato svolgimento della vita nei medesimi. Sono assicurati ai bambini all'interno degli istituti attività ricreative e formative proprie della loro età. I bambini, inoltre, con l'intervento dei servizi pubblici territoriali o del volontariato, sono accompagnati all'esterno con il consenso della madre, per lo svolgimento delle attività predette, anche presso gli asili nido esistenti sul territorio. Quando i bambini debbono essere separati dalle madri detenute o internate, per avere superato il limite di età stabilito dalla legge o per altre ragioni, sentita in questo ultimo caso la madre, e non esistono persone a cui la madre possa affidare il figlio, la direzione dell'istituto, in tempo utile per le necessarie iniziative, segnala il caso agli enti per l'assistenza all'infanzia e al centro di servizio sociale, che assicura comunque il mantenimento di costanti rapporti tra la madre e il bambino.

Asili nido e non solo… Attualmente gli asili nido intramurari sono realizzati in 18 istituti e ospitano un numero di bambini di età inferiore ai tre anni che si aggira intorno alle settanta unità. Custodia attenuata in carcere: sperimentazione.

Custodia attenuata per detenute madri Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha affrontato il problema dei bambini in carcere avviando la sperimentazione di un tipo di istituto a custodia attenuata per madri (I.C.A.M), il cui modello organizzativo è analogo a quello della custodia attenuata per tossicodipendenti (D.P.R 309/90, art. 95) anche se non ne possiede l’aspetto terapeutico. Tale modello adotta uno strumento operativo di tipo comunitario da realizzare in sedi esterne agli istituti penitenziari, dotate di sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bambini. Il primo I.C.A.M è stato inaugurato a Milano nel dicembre 2006 ed è frutto di un accordo tra Ministero della Giustizia, Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. All’istituto, che dipende dalla Direzione della casa circondariale di S. Vittore, è stato destinato uno stabile di 420 metri quadri di proprietà della Provincia di Milano. La struttura ripropone la pianta di un appartamento interamente disposto su un piano, sul quale si aprono portineria, sala colloqui, sala polivalente/biblioteca attrezzata con tv e computer, lavanderia, giocoteca, sei camere da letto, guardaroba, sala, cucina, giardino, infermeria. L’ambiente è accogliente e arredato in maniera confortevole. Lo spazio dedicato alle attività ludiche con i bambini è stato organizzato seguendo i suggerimenti del modello degli asili nido del Comune di Milano. Tramite gli ICAM l'amministrazione intende consentire ai bambini figli di detenute di trascorrere i loro primissimi anni in un ambiente familiare che non ricordi il carcere, riducendo così il rischio d'insorgenza di problemi legati allo sviluppo della sfera emotiva e relazionale. L'istituto prevede un percorso personalizzato per ogni detenuta offrendo opportunità scolastiche, di mediazione linguistica e culturale. Nei primi due anni di attività l'istituto a custodia attenuata ha ospitato 87 bambini.

Collaboratori di giustizia Sono previste forme di isolamento funzionali a garantire la sicurezza di tali soggetti nonché la mancanza di contatti con altri collaboratori coinvolti nella medesima organizzazione criminale. In particolare, fino alla redazione del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione. Alle sezioni collaboratori deve essere destinato personale esperto e capace. Devono essere attuati controlli rigorosi negli accessi alle sezioni. Cura nella riservatezza degli atti dei collaboratori e nelle modalità di spostamento e di uscita dalle sezioni. Controlli contro la manipolazione di cibo, farmaci e oggetti destinati a tali detenuti. Attenzione durante trasferimenti e traduzioni, onde tutelare incolumità fisica dei collaboratori e della scorta, impedire evasioni e garantire l’effettività dei divieti di colloquio e di incontro stabiliti dalla legge.

Stranieri Non sono previste sezioni diverse, ma sezioni miste. Difficoltà nell’assicurare pari trattamento rispetto ai detenuti italiani a causa delle diversa lingua, della assenza di un numero adeguato di mediatori culturali. Molte disposizioni in realtà rimangono scritte solo sulla carta, non riuscendo ad essere attuate. Problemi all’atto del primo ingresso, dei visite mediche, colloqui (a partire da quello del servizio nuovi giunti), della identificazione, conoscenza regole istituto penitenziario. Gradimento per sportelli informativi per detenuti stranieri realizzati all’interno di alcuni istituti.

(continua) Sono più spesso trasferiti per ragioni di istituto in ragione della assenza di vincoli familiari o di radicamento sul territorio. Istruzione: i corsi di alfabetizzazione dovrebbero tenere conto della mancanza di conoscenza della lingua italiana. Si tratta, poi, di esecuzione di pene detentive brevi che non consentono una adeguata formazione. Lavoro: assenza iscrizione liste di collocamento; assenza di documentazione della propria professionalità. Con conseguente impossibilità di avere un introito da parte di soggetti già con difficoltà economiche. Religione: differenze con il culto cattolico e adeguamento delle regole dell’istituto per problemi organizzativi (es.: esigenza di consumare i pasti dopo il tramonto durante il Ramadam). Anche in merito alle tabelle vittuarie si tratta di regole il cui rispetto è lasciato alla sensibilità dei direttori essendo previsto che trovino attuazione “in quanto possibile”. Rapporti con la famiglia: per lo più assenti. Sia per la preoccupazione di non rendere note le generalità di familiari quando anche essi sono immigrati irregolari, sia per la loro lontananza e la difficoltà di un coordinamento con le autorità consolari al fine della loro identificazione. Difficoltà, dunque, per colloqui visivi ma anche telefonici.

Trattamento penitenziario dei minorenni e dei giovani adulti Per i reati commessi da minorenni, fino a 21 anni i detenuti scontano la pena negli istituti penali minorili. Fino a 25 anni la competenza è del magistrato di sorveglianza minorile che anche grazie alla presenza di componenti non professionali, riesce a garantire una più specifica competenza per la protezione e promozione dei diritti del minorenne. Fino a 25 anni, inoltre, anche negli istituti per adulti, è previsto che i detenuti c.d. giovani adulti (18-25 anni) siano separati da ogni altra categoria di detenuti.

Istituti penali minorili Maggiore presenza di educatori. La direzione degli istituti è affidata ad un coordinatore penitenziario e ad un direttore dell’area pedagogica.

Regole particolari Misure di sicurezza per minorenni: riformatorio giudiziario e libertà vigilata, da scontare rispettivamente nelle forme, nel primo caso, del collocamento in comunità, nell’altro, della permanenza in casa o delle prescrizioni. Non è consentito l’uso di strumenti di coazione fisica durante traduzioni e trasferimenti ed è possibile un’assistenza psicologica dei servizi dei Centri per la giustizia minorile. Detenzione domiciliare per chi non ha compiuto 21 anni per comprovate esigenze di studio, lavoro e famiglia. Permessi premio di 20 giorni per un massimo di 60 giorni l’anno. La liberazione condizionale, per i reati commessi da infradiciottenni, può essere ordinata in qualunque momento della detenzione e qualunque sia la durata della pena.