Teologia della fede Giuseppe Lorizio Oristano, 5 luglio 2007.

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Transcript della presentazione:

Teologia della fede Giuseppe Lorizio Oristano, 5 luglio 2007

La fede nell’Antico Testamento ’aman (essere saldo/sicuro/fedele), batah (confidare), hasah (trovare rifugio),

La fede nell’Antico Testamento qawah (sperare), hakah (attendere), jahal (aspettare).

La fede nel Nuovo Testamento La novità neotestamentaria sta nel proprium cristologico della fede. Questo vuol dire che «la specificità del “credere” nel NT risiede nell’adesione alla persona di Gesù di Nazareth, il crocifisso, costituito da Dio Signore e Cristo nella potenza dello Spirito (At 2,36).

La fede nel Nuovo Testamento Il pistèuein è riferito a lui con accentuazioni diverse ai vari livelli del NT, ma con una costante: credere è volgere lo sguardo con fiducia al Dio che si è rivelato in Gesù di Nazareth, riferirsi alla sua predicazione e ai suoi atti, accettando di porsi alla sua sequela, nella fiducia-consapevolezza che in lui ormai si è realizzata la venuta della sovranità salvifica di Dio, il suo Regno, come evento atteso per i tempi escatologici».

La fede nel Nuovo Testamento Tale novità dice che l'atto della fede è dato dalla partecipazione all'evento Gesù Cristo che dinamizza la fede stessa nella circolarità del conoscere- riconoscere. All'interno di questa circolarità si incontrano armonicamente in unità sia la dimensione soggettiva, sia la dimensione oggettiva della fede.

La fede che salva "Sapendo che l’uomo non è giustificato in virtù di opere di Legge, ma soltanto per mezzo della fede di Gesù Cristo, anche noi abbiamo creduto in Cristo Gesù, per essere giustificati in virtù della fede di Cristo e non in virtù di opere di Legge, perché in virtù di opere di Legge non verrà giustificato nessuno [letter. ‘nessuna carne’]" (Gal 2,16-20).

La fede che salva “fede di Cristo”nel senso biblico di “fedeltà di Cristo”, dove, alla luce dell’Antico Testamento, è evidente il riferimento all’alleanza

La fede = abbandono La fede come abbandono fiduciale e quindi come affidamento ad un altro, sulla sua parola e sulla sua testimonianza La fede che sorge dall’ascolto della Parola (Rm 10,17) La fede obbedienza (Rm 16,26) La fede e i segni

Dimensioni della fede La fede come atto e contenuto La fede come atto del credere (fides qua creditur) La fede come contenuto del credere (fides quae creditur)

La fede cristiana Un complesso esperienziale, individuale e comunitario, con particolare riferimento alla comunità ecclesiale, comprendente la sua stessa esistenza il suo vissuto ed in particolare ciò che la Chiesa annuncia, celebra e opera, dove non sono esclusi, anzi svolgono un ruolo determinante gli aspetti dottrinali e morali, nonché giuridici e strutturali.

La fede cristiana Non va dimenticata la “simbolica”, intesa nel duplice significato di complesso di segni attraverso cui il credere cristiano si esprime e di “tessera di riconoscimento” dei credenti, che trovano appunto nel “Simbolo” della fede (altrimenti detto “Credo”) il loro punto identificante.

Dimensioni della fede Intelligenza Volontà Affettività

San Tommaso “credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam” (S. Th., II/II, 2, 9c);

San Tommaso “dilectio charitatis est forma fidei” (id. 4,3); “Ad fidem pertinet aliquid alicui credere” (id. 129,6);

San Tommaso (Commento al Simbolo) - Fede e metafora sponsale; - fede e vita eterna; - Fede e orientamento

Fede:ragione = Grazia:natura Il contesto entro il quale il pensiero cattolico affronta il tema del rapporto fede / ragione, non può che essere quello del rapporto grazia / natura, interpretato alla luce del famoso detto: la grazia non distrugge, ma perfeziona la natura (gratia non destruit sed perficit naturam).

Assenso assenso reale e assenso nozionale Actus credentis non terminatur ads enuntiabile sed ad rem

Immanuel Kant

La sfida L’uomo di chiesa dice: “Non ragionate, ma credete!” Osa pensare!

Ludwig Feuerbach

La sfida “[...] la mia testa e il mio cuore furono rimessi sulla loro via; io seppi ciò che dovevo e volevo: non teologia, ma filosofia! Non vaneggiare e fantasticare, ma imparare! Non credere, ma pensare!”

Igmar Bergman, Il settimo sigillo (1956)

La sfida “[…] il mio cuore è vuoto. Il vuoto è uno specchio che mi guarda. Vi vedo riflessa la mia immagine e provo disgusto e paura […] È così crudelmente impensabile percepire Dio con i propri sensi? Io voglio sapere. Non credere. Non supporre. Voglio sapere. Voglio che Dio mi tenda la mano, che mi sveli il suo volto, mi parli”

Fides et ratio 4 “Spinto dal desiderio di scoprire la verità ultima dell'esistenza, l'uomo cerca di acquisire quelle conoscenze universali che gli consentono di comprendersi meglio e di progredire nella realizzazione di sé”.

Fides et ratio 4 “Le conoscenze fondamentali scaturiscono dalla meraviglia suscitata in lui dalla contemplazione del creato: l'essere umano è colto dallo stupore nello scoprirsi inserito nel mondo, in relazione con altri suoi simili dei quali condivide il destino. Parte di qui il cammino che lo porterà poi alla scoperta di orizzonti di conoscenza sempre nuovi”.

Fides et ratio 4 “È però evidente che, in questi casi, entra in gioco una certa «superbia filosofica» che pretende di erigere la propria visione prospettica e imperfetta a lettura universale. In realtà, ogni sistema filosofico, pur rispettato sempre nella sua interezza senza strumentalizzazioni di sorta, deve riconoscere la priorità del pensare filosofico, da cui trae origine e a cui deve servire in forma coerente”.

Radici neotestamentarie 1 Pt 3,15 adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi

Metodo dell’apologia Essa non è mai prevaricatrice anzi le si richiede dolcezza e retta coscienza; non la violenza ma il metodo della persuasione e del dialogo. Ciò vuol dire il riconoscimento che anche nell’interlocutore opera il logos: se io esercito una ragione redenta l’altro possiede comunque la ragione creata.