Selenio: stato dell’arte 6. Conclusioni e prospettive
Conclusioni La letteratura su selenio e tiroide è ampia e i risultati della supplementazione con selenio nella tiroidite autoimmune sono promettenti. La tiroidite autoimmune si associa a ridotti livelli di selenio. Seleniometionina e sodio selenite sono entrambi efficaci nel ridurre l’attività della tiroidite di Hashimoto, come dimostrato dalla riduzione progressiva di AbTPO e dal miglioramento dell’ecogenicità tiroidea con SeMet >> biodisponibile di sodio selenite. Per avere un effetto pieno sono necessarie dosi di selenio >100 µg/die, anche se dosi minori, ma prolungate, di 80 µg/die, che sono sufficienti per indurre l’espressione di GPx, possono essere altrettanto efficaci. La supplementazione con selenio migliora l’oftalmopatia basedowiana e previene la sua progressione verso forme più gravi, migliora la qualità di vita dei pazienti ed è ben tollerata. Il selenio protegge la tiroide in corso di tiroidite e nella tiroidite post-partum e sembra in grado di rallentare la progressione della tiroidite autoimmune. In gravidanza, bassi livelli di selenio si associano a pre-eclampsia e parto prematuro. Il meccanismo di azione proposto per la protezione con selenio è tramite un ridotto danno da parte dei ROS attraverso un’aumentata espressione/funzione di GPx e il miglioramento dello stato redox nel tireocita attraverso l’aumento di TRx. Inoltre, la funzione della tiroide è ulteriormente sostenuta dall’espressione delle DIO grazie alla somministrazione di selenio. Vi sono comunque dati discordanti che non confermano l’efficacia della supplementazione con selenio nella tiroidite autoimmune e nel ridurre gli AbTPO e che indicano la necessità di rispondere a quesiti ancora irrisolti.
Quesiti irrisolti e prospettive a) Domande Perché alcuni pazienti non rispondono al trattamento? C’è una soglia di AbTPO che indirizza alla supplementazione di selenio? Qual è il target di selenio ematico utile per avere una risposta terapeutica piena? b) Possibili risposte Dagli studi emerge che l’efficacia della supplementazione con selenio è legata alla durata dello studio, alla severità della malattia e ai livelli basali di selenio. Più bassi sono i livelli ematici di selenio iniziali, maggiore è il titolo di AbTPO e migliore è la risposta in termini di riduzione di AbTPO. c) Possibili strategie future Fenotipizzare e stratificare il paziente sui livelli iniziali di SePP e selenio (ampliando e favorendo la disponibilità delle tecniche di dosaggio anche per verificare l’efficacia della supplementazione e la compliance del paziente) e il grado di autoimmunità, non dimenticando lo stato di sufficiente introduzione di iodio nella dieta (la concomitante carenza di iodio amplifica gli effetti della carenza di selenio e riduce il beneficio della sua integrazione). Condurre studi sul potenziale del selenio di ritardare il corso della malattia su pazienti con TH iniziale in eutiroidismo, che non necessitano di terapia con levotiroxina, e incentivare gli studi/l’uso dell’integrazione con selenio in gravidanza. Confermare il dato che nel Basedow la supplementazione con selenio (durante la terapia con tireostatici e in fase di remissione) riduce il rischio di recidive e la progressione dell’oftalmopatia, di nuovo fenotipizzando i pazienti per i livelli di selenio e SePP.