Storia delle donne in Italia nel XX secolo. E’ molto difficile tracciare il cammino storico delle donne perché la subordinazione delle donne agli uomini.

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Transcript della presentazione:

Storia delle donne in Italia nel XX secolo

E’ molto difficile tracciare il cammino storico delle donne perché la subordinazione delle donne agli uomini risale a tempi antichi e non riguarda solo la sfera famigliare, ma anche quella sociale, politica ed economica. Fu solo nel tardo XIX secolo che la donna iniziò a sollevare la questione della sua condizione e, in particolare, nel XX secolo divenne cosciente della sua identità, diventando un soggetto della storia. La lotta per l’emancipazione fu lenta perché, al contrario degli altri paesi europei, le organizzazioni delle donne italiane non riuscirono a organizzare movimenti a livello nazionale. In paesi come Germania, Gran Bretagna e USA il suffragio delle donne fu ottenuto subito dopo la Prima Guerra Mondiale, in Italia le donne dovranno aspettare fino al 1945.

A partire dal 1800, in Italia le donne fecero grandi e significativi passi verso l’emancipazione. Nel Codice della Famiglia del 1865, non era permesso ad una donna sposata di esercitare la custodia sui suoi figli; non poteva gestire il denaro che guadagnava lavorando perché apparteneva al marito. Aveva bisogno del consenso del marito per donare e vendere i beni. Tale permesso era anche richiesto per ottenere una separazione legale. In aggiunta, le donne non potevano essere ammesse agli uffici pubblici.

Quanto all’educazione, solo nel 1874 alle donne fu permesso frequentare le scuole superiori e le università, ma in effetti le loro iscrizione erano respinte. Nel 1900, 250 donne frequentarono le università, 287 i licei, 1178 erano iscritte al ginnasio e alle scuole professionali. Comunque una laurea non garantiva alle donne l’esercizio di una professione.

Nonostante Anna Maria Mozzoni avesse fondato nel 1879 un’associazione che combatteva per il diritto al voto delle donne, le prime femministe italiane erano molto più interessate alle questioni sociali, in particolare al loro stato socio-economico. E 'stato il movimento delle lavoratrici che per la prima volta ha sollevato la questione delle donne.

La presenza di manodopera femminile era forte nell’industria tessile e del tabacco, dove ci furono le prime forme di organizzazione delle lavoratrici e i primi scioperi per difendere i salari e ridurre le ore di lavoro giornaliere. Anche il lavoro rurale vide un’alta partecipazione femminile. La maggior parte delle donne impiegate nell’agricoltura non erano riconosciute come lavoratrici e, comunque, il loro salario era di circa la metà di quello degli uomini. Tra il 1880 e il 1890 ci furono scioperi delle mondine nella valle del Po. A Monselice tre mondine furono uccise e 11 gravemente ferite.

Nel 1903 ci fu la prima Assemblea Nazionale delle Donne Italiane,che trattò i diritti sociali,economici,civili e politici. Negli anni seguenti, associazioni il cui scopo era il raggiungimento dei diritti civili e politici e associazioni legate a partiti politici come il Movimento delle Donne dell'Azione Cattolica Italiana e l’Unione Nazionale delle Donne Socialiste, ebbero un ruolo importante.

Nel frattempo, nel 1906 la grande pedagogista Maria Montessori chiese alle donne italiane sulla rivista “Life” di registrarsi come elettrici. Molte donne provarono a farlo, ma i tribunali di varie città rifiutarono tali registrazioni. Un dibattito tra i difensori del suffragio delle donne e quelli che erano contro di esso iniziò sulla stampa.

Nel frattempo, comunque, alcune donne riuscirono ad entrare in settori dai quali erano state escluse fino ad allora: nel 1907 Ernestina Prola fu la prima donna italiana ad ottenere la patente, Emma Strada si laureò in ingegneria nel 1908, nel 1912 Teresa Labriola si iscrisse all’ Albo degli Avvocati e Argentina Altobelli e Carlotta Clerks furono elette al Consiglio Superiore del Lavoro.

Nel 1908 il primo Congresso delle Donne Italiane fu tenuto a Roma, inaugurato dalla regina Elena. Parteciparono molte donne della nobiltà. Le decisioni del Congresso erano a sostegno di una rigorosa applicazione della legge sulla istruzione obbligatoria, dello stanziamento di fondi per la pensione e dell’ assistenza per la maternità. Tutte le mozioni furono accettate dalla maggioranza.

Nel 1910, il Comitato Pro- Suffragio chiese al Partito Socialista di esprimere la sua opinione sulla questione del suffragio delle donne. Turati decise contro il voto alle donne. Invece, Anna Kuliscioff, sua moglie, difese il suffragio delle donne.

L’ 8 marzo 1910, donne socialiste provenienti da tutta Europa si riunirono a Copenhagen per la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste. Alcune rappresentanti delle associazioni delle donne italiane presero parte al congresso. Clara Zetkin lanciò “La Giornata Internazionale Delle Donne”, in memoria delle 129 donne che erano morte in una fabbrica tessile a New York l’8 marzo 1908.

Nel maggio 1912, alcuni membri del Parlamento proposero un emendamento per garantire il voto alle donne. Comunque, Giolitti, il Primo Ministro, si oppose strenuamente, chiamandolo “un salto nel buio”. Secondo Giolitti, il suffragio alle donne doveva essere garantito gradualmente, iniziando con le elezioni locali.

Durante la Prima Guerra Mondiale, le donne fecero il lavoro degli uomini che stavano combattendo. Le donne lavoravano nei campi, ma soprattutto nelle fabbriche. Il governo permise alle donne lavoratrici di lavorare nelle fabbriche belliche (dalle quali erano state escluse con una legge del 1902). Dopo la fine della guerra, comunque, le donne persero questi lavori perché furono accusate di rubarli ai veterani.

Nel 1919, fu abolito il permesso sponsale e questo, almeno, diede alle donne l’emancipazione legale. Dall’unificazione dell’Italia all’avvento del fascismo (1922), furono presentate numerose proposte di legge sull’emancipazione delle donne, ma non ebbero successo. Gli anni ’20 videro la nascita del giornalismo femminile che trattava della crescita intellettuale delle donne e tendeva ad orientarla verso l’emancipazione. Fino ad allora, i giornali avevano sottolineato il ruolo della donna solo come moglie e madre.

Effettivamente il Fascismo garantì a certe categorie di donne il diritto di candidarsi alle elezioni, ma solo per le elezioni locali. Mussolini stesso, parlando al Congresso Internazionale del Suffragio delle Donne, dichiarò che il fascismo aveva intenzione di garantire il voto a numerose categorie di donne. In effetti la legge garantì il voto alle donne che avevano frequentato la scuola elementare e a quelle che sapevano leggere e scrivere.

Il fascismo, comunque, abolì le elezioni a cui le donne erano state ammesse. L’Associazione delle Donne fu sciolta, mentre la nuova presidente dell’Assemblea Nazionale Italiana delle Donne fu designata da Mussolini, segnando così la fine dell’associazione. Il fascismo respinse a casa le donne.

Durante il fascismo, i salari delle donne furono fissati per legge e corrispondevano a metà di quelli degli uomini. Le donne furono escluse dall’insegnamento della letteratura e della filosofia nelle scuole superiori e furono anche escluse dagli incarichi di presidenza. Le donne furono severamente limitate nel reclutamento del servizio civile. Furono anche negate loro prestigiose posizioni nella pubblica amministrazione.

Il Codice della Famiglia, già molto reazionario, fu esacerbato dal fascismo: la donna fu posta in uno stato di totale sottomissione al marito. In termini economici tutte le proprietà appartenevano al marito e in caso della morte del capofamiglia, venivano ereditate dai figli e la donna ne aveva solo l’usufrutto.

Donne italiane,votiamo per la repubblica Il 1 febbraio 1945 fu garantito alle donne il diritto al voto. La Costituzione garantì la parità formale tra i sessi, ma in pratica la discriminazione è ancora presente in molti lavori.

Nel 1959 fu fondato il Corpo di Polizia delle Donne; nel 1961 fu permesso alle donne di intraprendere la carriera giudiziaria e diplomatica; nel 1975 entrò in vigore la nuova legge sulla famiglia; nel 1979, Leonilde Jotti fu eletta Presidente della Camera dei Deputati. Da quel momento in poi, i passi dell’emancipazione della donna in Italia si susseguirono uno dopo l’altro a grande velocità. Nel 1966, il Parlamento approvò una legge con la quale lo stupro non era più un crimine contro la moralità pubblica ma un crimine contro la persona. Il ruolo delle donna, sebbene ci sia ancora una lunga strada da fare, è arrivato ad avere il pieno riconoscimento. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che molto è stato conquistato grazie all’ impegno di molte donne, spesso con grandi sacrifici, affinchè la vera uguaglianza tra uomini e donne potesse essere raggiunta.

DIVORZIO Nonostante i cambiamenti dei costumi dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia rimase per lungo tempo senza una legge sul divorzio a causa dell’influenza della Chiesa Cattolica. Nel 1965 il deputato socialista Loris Fortuna presentò in Parlamento una proposta di legge sul divorzio, che fu approvata nel Nel 1994 gli Italiani dovettero decidere, tramite un referendum, se abrogare la legge sul divorzio. La maggioranza dei votanti votò “no” così la legge sul divorzio rimase in vigore. Il divorzio è legge

ABORTO All’inizio del 1971 fu fondato il Movimento di Liberazione delle Donne. Tra i vari obiettivi, il primo era combattere per la liberalizzazione dell’aborto. L’aborto divenne legale in Italia nel 1978, quando fu permesso alle donne italiane di interrompere una gravidanza nei primi 90 giorni. Nel 1981 si tenne un referendum per abrogare la legge e il 68% dei votanti bocciò la proposta.

Nel 1959 fu fondato il Corpo di Polizia delle Donne; nel 1961 fu permesso alle donne di intraprendere la carriera giudiziaria e diplomatica; nel 1975 entrò in vigore la nuova legge sulla famiglia; nel 1979, Leonilde Jotti fu eletta Presidente della Camera dei Deputati. Da quel momento in poi, i passi dell’emancipazione della donna in Italia si susseguirono uno dopo l’altro a grande velocità. Nel 1966, il Parlamento approvò una legge con la quale lo stupro non era più un crimine contro la moralità pubblica ma un crimine contro la persona. Il ruolo delle donna, sebbene ci sia ancora una lunga strada da fare, è arrivato ad avere il pieno riconoscimento. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che molto è stato conquistato grazie all’ impegno di molte donne, spesso con grandi sacrifici, affinchè la vera uguaglianza tra uomini e donne potesse essere raggiunta.